PARTE QUARTA: GIURISPRUDENZA COMUNITARIA E STRANIERA || sentenza 12 maggio 1989 (causa 388/87);...

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sentenza 12 maggio 1989 (causa 388/87); Pres. Koopmans, Avv. gen. Van Gerven (concl. conf.); Bestuur van de Nieuwe Algemene Bedrijfsvereniging c. Warmerdam Source: Il Foro Italiano, Vol. 113, PARTE QUARTA: GIURISPRUDENZA COMUNITARIA E STRANIERA (1990), pp. 301/302-305/306 Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARL Stable URL: http://www.jstor.org/stable/23185057 . Accessed: 28/06/2014 13:53 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Societa Editrice Il Foro Italiano ARL is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Il Foro Italiano. http://www.jstor.org This content downloaded from 141.101.201.103 on Sat, 28 Jun 2014 13:53:45 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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sentenza 12 maggio 1989 (causa 388/87); Pres. Koopmans, Avv. gen. Van Gerven (concl. conf.);Bestuur van de Nieuwe Algemene Bedrijfsvereniging c. WarmerdamSource: Il Foro Italiano, Vol. 113, PARTE QUARTA: GIURISPRUDENZA COMUNITARIA ESTRANIERA (1990), pp. 301/302-305/306Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARLStable URL: http://www.jstor.org/stable/23185057 .

Accessed: 28/06/2014 13:53

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301 GIURISPRUDENZA COMUNITARIA E STRANIERA 302

può fornire gli elementi interpretativi del diritto comunitario che consentiranno al giudice nazionale di pronunciarsi sul problema

giuridico di cui è investito. Lo stesso avviene allorché si deve valutare la compatibilità col diritto comunitario di norme di uno Stato membro diverso da quello del giudice di rinvio.

Sulla prima questione

13. - Tale questione mira in sostanza ad accertare se l'art. 6, n. 2, già ricordato, della direttiva osti a che una disciplina nazio

nale prescriva l'indicazione dei dati qualitativi e quantitativi delle

sostanze menzionate sull'imballaggio, nella pubblicità o nella de

nominazione dei prodotti cosmetici.

14. - È d'uopo ricordare a questo proposito che, secondo uno

dei considerandi della direttiva, questa si ispira alla necessità di

«determinare a livello comunitario le regole che devono essere

osservate per quanto riguarda la composizione, l'etichettatura e

l'imballaggio dei prodotti cosmetici». Essa mira perciò a soppri mere le divergenze esistenti tra le legislazioni nazionali, in quanto dette divergenze costringono le imprese comunitarie a differen ziare la loro produzione a seconda dello Stato membro di desti

nazione ed ostacolano cosi gli scambi relativi a questi prodotti. 15. - A questo scopo l'art. 6, n. 1, della direttiva elenca le

varie menzioni che devono comparire sugli imballaggi, recipienti 0 etichette dei prodotti cosmetici; tra queste menzioni non sono

compresi i dati qualitativi e quantitativi delle sostanze indicate

nella confezione di tali prodotti. 16. - Inoltre, l'art. 7 della direttiva vieta, nel suo n. 1, agli

Stati membri, di rifiutare, vietare o restringere l'immissione sul

mercato dei prodotti cosmetici che rispondono alle prescrizioni della direttiva con la sola riserva, enunciata al n. 2, che essi pos sono imporre per talune delle menzioni di cui all'art. 6, n. 1, l'uso delle loro lingue nazionali o ufficiali.

17. - Ne consegue che l'elenco di queste menzioni è esauriente

e che uno Stato membro non può prescrivere l'indicazione, non

espressamente contemplata dalla direttiva, dei dati quantitativi e qualitativi delle sostanze menzionate nella presentazione dei pro dotti cosmetici.

18. - Infatti, una prescrizione di questo genere sarebbe per l'ap

punto tale da ostacolare gli scambi intracomunitari, dato l'obbli

go ch'essa comporta di modificare la presentazione con la quale 1 prodotti vengono legittimamente posti in vendita in taluni Stati

membri. Un distributore stabilito in uno di questi Stati può an

che incontrare difficoltà ad esporre prodotti cosmetici in un altro

Stato membro se questo prescrive la menzione in questione e se

il produttore non fornisce al distributore le informazioni richieste. 19. - Occorre aggiungere che, nonostante l'art. 6, n. 2, della

direttiva obblighi gli Stati membri ad adottare le disposizioni ade

guate onde evitare che nell'etichettatura e nella confezione per la vendita le diciture, le denominazioni, i marchi, le immagini e gli altri segni non vengano utilizzati per attribuire ai prodotti cosmetici in questione caratteristiche che essi non possiedono, ciò

non autorizza gli Stati membri a prescrivere l'apposizione di men

zioni non contemplate dalla direttiva nell'etichettatura o nell'im

ballaggio di detti prodotti. 20. - D'altro canto, la finalità di tutela dei consumatori che

sta alla base dell'art. 6, n. 2, della direttiva può essere perseguita mediante mezzi meno restrittivi degli scambi comunitari. Emerge infatti da un esame comparativo delle norme nazionali elaborate

a questo scopo che taluni Stati membri hanno vietato in via gene rale qualsiasi indicazione atta ad indurre in errore il consumato

re. Orbene, non risulta che tale divieto generale sia insufficiente

per conseguire l'obiettivo desiderato.

21. - Si deve quindi risolvere la prima questione dichiarando

che l'art. 6, n. 2, della direttiva 76/768 osta a che una disciplina nazionale prescriva l'indicazione dei dati qualitativi e quantitativi delle sostanze menzionate sull'imballaggio, nella pubblicità o nel

la denominazione dei prodotti cosmetici contemplati dalla direttiva.

Sulla seconda questione

22. - Tale questione mira in sostanza ad accertare se l'art. 6, n. 1, lett. a), della direttiva vieti ad uno Stato membro di prescri

vere, per i prodotti cosmetici importati, fabbricati da un produt tore stabilito nella Comunità, che il nome dell'impresa nazionale

e responsabile della loro vendita in questo Stato figuri sugli im

ballaggi, recipienti o etichette dei prodotti.

Il Foro Italiano — 1990.

23. - Emerge dalla sua stessa lettera che l'art. 6, n. 1, lett.

a), della direttiva prescrive soltanto l'indicazione o del fabbrican

te o del responsabile dell'immissione sul mercato del prodotto cosmetico, sempreché l'uno o l'altro siano stabiliti nella Comunità.

24. - Ne consegue che questa disposizione vieta ad uno Stato membro di prescrivere, per i prodotti importati, fabbricati da un

produttore stabilito nella Comunità, che il nome del distributore

nazionale responsabile della loro vendita in questo Stato figuri sugli imballaggi, recipienti o etichette dei prodotti.

25. - A questo proposito è irrilevante che lo Stato membro

si limiti a prescrivere che l'indicazione del distributore possa ve

nire apposta sull'involucro esterno del prodotto dopo l'importa zione, prima della sua vendita al pubblico e secondo modalità

che non obblighino ad aprire la confezione originale del prodotto. 26. - Infatti tale obbligo rende in ogni caso più onerosa la

vendita del prodotto ed implica di conseguenza un ostacolo agli scambi, che la direttiva mira ad eliminare.

27. - Si deve quindi risolvere la seconda questione dichiarando che l'art. 6, n. 1, lett. a), della direttiva vieta ad uno Stato mem

bro di prescrivere, per i prodotti cosmetici importati, fabbricati da un produttore stabilito nella Comunità, che il nome dell'im

presa nazionale responsabile per la vendita in questo Stato mem

bro figuri sull'imballaggio, sui recipienti o sulle etichette del

prodotto. 28. - Poiché la direttiva ha operato un'armonizzazione esau

riente delle norme nazionali in materia di imballaggio ed etichet

tatura dei prodotti cosmetici, non è necessario pronunciarsi sul

l'interpretazione dell'art. 30 del trattato, chiesta dal giudice na

zionale.

Sulle spese. — (Omissis)

Per questi motivi, la corte (sesta sezione), pronunciandosi sulle

questioni ad essa sottoposte dal Landgericht di Colonia con ordi

nanza 4 maggio 1988, dichiara:

1) L'art. 6, n. 2, della direttiva del consiglio n. 76/768, concer

nente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri rela

tive ai prodotti cosmetici, osta a che una disciplina nazionale pre scriva l'indicazione dei dati qualitativi e quantitativi delle sostan

ze menzionate sull'imballaggio, nella pubblicità o nella

denominazione dei prodotti cosmetici contemplati dalla direttiva.

2) L'art. 6, n. 1, lett. a), della direttiva summenzionata vieta

ad uno Stato membro di prescrivere, per i prodotti cosmetici im

portati, fabbricati da un produttore stabilito nella Comunità che

il nome dell'impresa nazionale responsabile per la vendita in que sto Stato membro figuri sull'imballaggio, sui recipienti o sulle

etichette del prodotto.

CORTE DI GIUSTIZIA DELLE COMUNITÀ EUROPEE; sen tenza 12 maggio 1989 (causa 388/87); Pres. Koopmans, Avv.

gen. Van Gerven (conci, conf.); Bestuur van de Nieuwe Alge mene Bedrijfsvereniging c. Warmerdam.

Comunità europee — Cee — Sicurezza sociale dei lavoratori mi

granti — Prestazioni di disoccupazione — Periodi di ultima

occupazione — Cumulo — Assoggettabilità al medesimo setto

re assicurativo — Necessità — Esclusione (Reg. 14 giugno 1971

n. 1408 Cee del consiglio, relativo all'applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori au

tonomi ed ai loro familiari che si spostano all'interno della Co

munità, art. 67).

L'art. 67 § 1 del regolamento Cee n. 1408/71 del consiglio non

subordina il cumulo, da parte dell'ente competente di uno Sta

to membro, di periodi di lavoro compiuti in altro Stato mem

bro alla condizione che questi periodi siano considerati, dalla

legislazione nel cui ambito sono stati svolti, come periodi di

assicurazione per lo stesso settore di sicurezza sociale. (1)

(1) Per una migliore comprensione della sentenza, occorre tener presen te che, a differenza delle altre norme in materia di cumulo dei periodi di assicurazione o di residenza compiuti nei diversi Stati membri (art. 18, 45 e 72 reg. 1408/71) l'art. 67 § 1 prevede la possibilità di far luogo

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303 PARTE QUARTA 304

1. - Par ordonnance du 8 décembre 1987, parvenue à la Cour

le 30 décembre suivant, le Central Raad van Beroep à Utrecht

a posé, en vertu de Particle 177 du traitée Cee, deux questions

préjudicielles relatives à l'interprétation de certaines dispositions du règlement n. 1408/71 du Conseil, du 14 juin 1971, relatif à

l'application des régimes de sécurité sociale aux travailleurs sala

riés et à leur famille qui se déplacent à l'interieur de la Commu

nauté (JO L 149, p. 2). 2. - Ces questions ont été soulevées dans le cadre d'un litige

opposant Mme W.F.J.M. Warmerdam-Steggerda (ci-après «Mme

Warmerdam») au Bestuur van de Nieuwe Algemene Bedrijfsvere

niging (ci-après «Bestuur») au sujet de la question de savoir si

la période pendant laquelle elle a exercé une activité salariée au

Royaume-Uni doit ètre reconnue pour lui permettre de bénéficier

aux Pays-Bas de prestations de chómage. 3. - Il résulte du dossier de l'affaire au principal que Mme

Warmerdam, de nationalité néerlandaise, a travaillé comme po tier en Ecosse du 17 mars au 8 aotìt 1975. Elle a exercé cette

activité en tant que travailleur salarié et était assurée, conformé

ment au droit du Royaume-Uni, contre les accidents du travail.

Par contre, en raison de la modicité de ses revenus, elle n'était

pas assurée contre les autres risques couverts par le régime bri

tannique de sécurité sociale, et notamment pas contre les consé

quences financières du chómage. 4. - Le séjour en Ecosse de Mme Warmerdam était motivé par

le fait que son époux y accomplissait un stage. A la fin de ce

stage, Mme Warmerdam a résilié sa relation de travail et, après avoir fait un voyage d'agrément en Ecosse, les époux sont rentrés

aux Pays-Bas le 30 aotìt 1975. Le 1" septembre 1975, Mme War

merdam a sollicité dans cet Etat son inscription en qualité de

demandeur d'emploi et a demandé à bénéficier des allocations

de chómage su titre de la «Werkloosheidswet» (loi néerlandaise

sur le chòmage). 5. - Par décision du 3 mars 1977, le Bestuur a rejeté cette de

mande au motif que, pendant la durée de son activité au Royaume

Uni, Mme Warmerdam n'aurait pas été assurée contre les consé

quences financières du chómage, qu'elle ne pourrait, dès lors,

pas étre considérée comme un travailleur au sens des articles 1", lettre a), et 71 du règlement n. 1408/71 et qu'elle n'aurait, par

conséquent, aucun droit à une prestation au titre de la «Werkloo

sheidswet».

6. - Mme Warmerdam a introduit un recours contre cette déci

sion devant le Raad van Beroep à Arnhem, qui, par jugement du 8 septembre 1977, a déclaré fondé le recours au motif, d'une

part, que l'article ler, lettre a), du règlement n. 1408/71 subor

donnerait la qualité de travailleur à la seule condition que l'inté

ressé soit assuré contre une ou plusieurs éventualités au sens de

cette disposition et, d'autre part, que l'article 71, paragraphe 1, lettre b) ii), de ce règlement exigerait uniquement la qualité de

travailleur en général et non pas celle de travailleur assuré contre

le chòmage, de sorte que Mme Warmerdam, qui aurait été assuré

contre les accidents du travail dans un autre Etat membre, serait

à considérer comme un travailleur au sens du règlement et aurait

droit, aux Pays-Bas, aux prestations de chómage conformément

à l'article 71, paragraphe 1, lettre b) ii), du règlement n. 1408/71.

7. - A l'appui de son appel devant le Central Raad van Beroep à Utrecht, le Bestuur a fait valoir, d'une part, qu'une personne

qui ne serait assurée que pour une seule branche de sécurité so

ciale ne serait pas, de ce fait, à considérer comme un travailleur

au sens du règlement pour toutes les autres branches de sécurité

al cumulo, ai fini della concessione delle prestazioni di disoccupazione, dei periodi di occupazione compiuti nel paese da cui proviene il lavorato re disoccupato, anche nel caso in cui questi non risultino assoggettabili all'assicurazione contro la disoccupazione in tale Stato. In questa ipotesi, tuttavia, detti periodi di occupazione, per essere presi in considerazione, debbono risultare assoggettabili nello Stato che procede al cumulo. Nella

fattispecie decisa, il verificarsi di detta condizione non è richiesto ricor rendo l'assoggettabilità in base alla legislazione dello Stato in cui i perio di di lavoro sono stati svolti. In senso conforme, v. Corte giust. 15 marzo

1978, causa 126/77, Foro it., 1978, IV, 387, con ampi richiami in nota. Circa il principio di cui agli art. 1, lett. a), e 3 reg. Cee 1408/71, che

regola le condizioni di affiliazione ad un regime di sicurezza sociale ai fini dell'applicazione dei regolamenti comunitari in materia, demandan dola alla legislazione degli Stati membri, v. Corte giust. 24 aprile 1980, causa 110/79, id., 1980, IV, 415, nel senso che ogni Stato può istituire

regimi previdenziali diversi implicanti condizioni di applicazione partico lari a seconda dei rischi protetti e, più in generale, Corte giust. 9 novem bre 1977, causa 41/77, id., 1978, IV, 354.

Il Foro Italiano — 1990.

sociale et, d'autre part, que Mme Warmerdam, qui n'aurait ac

compli aucune periode d'assurance au Royaume-Uni, ne satisfe

rait pas aux conditions des dispositions combinées des articles

71, paragraphe 1, lettre b) ii), 67 et 1", lettres r) et s), du règle ment n. 1408/71, en vertu desquelles les périodes d'emploi ac

complies dans un autre Etat membre ne pourraient ètre totalisées

que pour autant que ces periodes soient considérées dans cet au

tre Etat membre comme des periodes d'assurance.

8. - Considérant que le litige soulève un problème d'interpreta tion de la réglementation communautaire en cause, le Centrale

Raad van Beroep à Utrecht a sursis à statuer et a posé à la Cour

de justice les questions préjudicielles suivantes:

«1. Celui qui, au sens du règlement n. 1408/71, dans la version

de l'époque, est exclusivement assuré contre une ou plusieurs éven

tualités ne correspondant qu'à une seule branche d'un régime de

sécurité sociale (en l'espèce, la branche visée à l'article 4, para

graphe 1, lettre e)), deduit-il également de cette disposition la

qualité de travailleur, requise pour bénéficier des avantages of

ferts par ce règlement, pour une autre branche de sécurité sociale

(en l'espece, la branche visée à l'article 4, paragraphe 1, lettre g)? 2. L'institution compétente d'un Etat membre, visée a l'article

67, paragraphe 1, initio, du règlement n. 1408/71, dans la ver

sion de l'époque, peut-elle, aux fins de l'application de la légis lation de cet Etat membre, ne tenir compte des 'periodes d'em

ploi' accomplies sous la législation d'un autre Etat membre —

et qui remplissent la condition qu'elles eussent été considérées

comme périodes d'assurance si elles avaient été accomplies sous

la législation citée en premier lieu — que si ces périodes d'emploi sont aussi définies ou admises comme périodes d'assurance pour la mème branche de sécurité sociale par la législation sous laquel le elles ont été accomplies?».

9. - Pour un plus ampie exposé des faits du litige au principal, du déroulement de la procedure et des observations présentées à la Cour, il est renvoyé au rapport d'audience. Ces éléments

du dossier ne sont repris ci-dessous que dans la mesure nécessaire

au raisonnement de la Cour.

10. - A titre liminaire, il convient de rappeler qu'il est de juris

prudence constante (voir, en dernier lieu, arret du 28 février 1989,

Schmitt, 29/88, non encore publié; Foro it., 1990, IV, 13) que le règlement n. 1408/71 n'a pour objet, conformément à l'article

51 du traité Cee qu'il est appelé à mettre en oeuvre, que la totali

sation, pour l'ouverture et le maintien du droit aux prestations, ainsi que pour le calcul de celles-ci, de toutes les periodes prises en considération par les différentes législations nationales et qu'il ne détermine pas les conditions de constitution de ces périodes.

11. - En effet, conformément à l'objectif poursuivi par l'article

51 du traité Cee, le règlement n. 1408/71 a institué un système en vertu duquel les periodes accomplies par les travailleurs mi

grants sous les différentes législations des Etats membres sont

prises en compte, de sorte que ces travailleurs peuvent bénéficier

des prestations de sécurité sociale, quel que soit le lieu de leur

emploi ou de leur résidence. Ce système permet ainsi d'éviter que les travailleurs ressortissant des Etats membres, qui, en faisant

usage de la libre circulation à l'intérieur de la Communauté, ont

exercé des activités couvertes par un régime de sécurité sociale

dans plusieurs Etats membres, ne subissent un traitement plus défavorable dans le domaine de la sécurité sociale que s'ils avaient

exercé ces mèmes activités dans un seul Etat membre.

12. - En ce qui concerne, plus particulièrement, le droit aux

prestations de chómage, cet objectif a été mis en oeuvre par l'arti

cle 67 du règlement n. 1408/71, dont l'interprétation du paragra

phe 1 fait l'objet de la deuxième question posée par la juridiction de renvoi et qu'il convient, dès lors, d'examiner en premier lieu.

13. - L'article 67 du règlement n. 1408/71, qui comporte les

règles de totalisation des périodes prises en compte pour le béne

fice des prestation de chómage, opère une distinction entre le cas

où la législation de l'institution compétente d'un Etat membre

subordonne le droit auxdites prestations à l'accomplissement de

périodes d'assurance (art. 67, par. 1) et celui où cette législation fait dépendre ce droit de l'accomplissement de periodes d'emploi

(art. 67, par. 2). 14. - La juridiction de renvoi est d'avis que la «Werkloosheid

swet» doit ètre considérée comme un régime subordonnant l'ac

quisition, le maintien ou le recouvrement du droit aux prestation de chómage à l'accomplissement de périodes d'assurence. En con

séquence, elle a posé à la Cour une question d'interprétation du

paragraphe 1 de l'article 67 du règlement n. 1408/71.

15. - Par cette question, la juridiction de renvoi veut, en sub

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305 GIURISPRUDENZA COMUNITARIA E STRANIERA 306

stance, savoir si l'article 67, paragraphe 1, du règlement n. 1408/71

subordonne la totalisation, par l'institution compétente d'un Etat

membre, de pèriodes d'emploi accomplies dans un autre Etat mem

bre à la condition que ces périodes soient considérées comme pè

riodes d'assurance pour la mème branche de sécurité sociale par la législation sous laquelle elles ont été accomplies.

16. - Pour répondre à cette question, il convient de rappeler d'abord que l'article 67, paragraphe 1, du règlement n. 1408/71

dispose que l'institution compétente d'un Etat membre, dont la

législation subordonne l'acquisition, le maintien ou le recouvre

ment du droit aux prestations à l'accomplissement de périodes

d'assurance, tient compte, dans la mesure nécessaire, des perio

des d'assurance ou d'emploi accomplies sous la législation de tout

autre Etat membre, comme s'il s'agissait de périodes d'assurance

accomplies sous la législation qu'elle applique, à condition toute

fois que les périodes d'emploi eussent été considérées comme pé

riodes d'assurance si elles avaient été accomplies sous cette légis

lation.

17. - Il résulte du libellé de cette disposition que, dans l'hypo

thèse où la législation de l'Etat membre sur le territoire duquel

se trouve l'institution compétente fait dépendre le bénéfice du

droit aux prestations de chómage de l'accomplissement de pério

des d'assurance, les périodes d'assurance accomplies dans tout

autre Etat membre doivent ètre prises en compte dans l'Etat mem

bre où les prestations ont été demandées comme si ces périodes d'assurance avaient été accomplies sous la législation de ce der

nier Etat membre. Dans la mème hypothèse, les simples périodes

d'emploi, sans affiliation à un régime de chómage, accomplis sous

la législation de tout autre Etat membre, doivent ètre prises en

compte dans l'Etat membre où les prestations ont été demandées

comme si ces périodes d'emploi avaient été accomplies sous la

législation de ce dernier Etat membre, à condition que, d'après

la loi de celui-ci, ces périodes d'emploi eussent été considérées

comme périodes d'assurance.

18. - L'article 71, paragraphe 1, lettre b) ii), du règlement n.

1408/71, qui accorde au travailleur concerné la faculté de se met

tre à la disposition des services de l'emploi de l'Etat membre dans

lequel il a conservé sa résidence habituelle et d'y solliciter le bé

néfice des prestations de chómage selon la législation de cet Etat,

comme s'il y avait exercé son dernier emploi, reste, lorsque les

conditions de son application sont réunies, sans incidence sur les

règles de totalisation précitées qui déterminent les conditions dans

lesquelles doivent ètre prises en compte les périodes accomplies

par un travailleur migrant dans les Etats membres autres que ce

lui de l'institution compétente appelée à décider de l'octroi des

prestations. 19. - A cet égard, il convient de rappeler que la notion de

«périodes d'assurance» est définie à l'article 1", lettre r), du rè

glement n. 1408/71 comme recouvrant les périodes de cotisation

ou d'emploi admises par la législation sous laquelle elles ont été

accomplies ou considérées par celle-ci comme équivalant à des

périodes d'assurance. Il en résulte qu'en matière de droits aux

prestations de chómage, la notion de «périodes d'assurance» doit

ètre entendu comme visant non seulement les périodes pendant

lesquelles des cotisations à un régime d'assurance contre le chó

mage ont été versées, mais également les périodes d'emploi consi

dérées par la législation sous laquelle elles ont été accomplies com

me équivalant à des périodes d'assurance, c'est-à-dire des pério des pendant lesquelles la couverture par un tei régime est assurée.

20. - Le terme de «périodes d'emploi», défini à l'article 1",

lettre s), du règlement n. 1408/71, ne recouvre ainsi que des pé

riodes de travail qui, d'après la législation sous laquelle elles ont

été accomplies, ne sont pas considérées comme de périodes ou

vrant droit à une affiliation à un régime de prestations de chómage. 21. - Au cas où, comme il semble dans l'espèce au principal,

il y a lieu à application de l'article 71, paragraphe 1, lettre b)

ii), du règlement n. 1408/71, l'institution compétente ne doit, en

vertu de l'article 67, paragraphe 1-, de ce règlement, prendre en

compte de telles périodes d'emploi accomplies dans un autre Etat

membre que si, d'après la législation qu'elle applique, ces pério

des sont à considérer comme des périodes d'affiliation, c'est-a

dire de couverture par le régime d'assurance contre le chómage.

22. - Dès lors, il y a lieu de répondre à la deuxième question

posée par la juridiction de renvoi que l'article 67, paragraphe

1, du règlement n. 1408/71 ne subordonne pas la totalisation,

par l'institution compétente d'un Etat membre, de périodes d'em

ploi accomplis dans un autre Etat membre à la condition que

Il Foro Italiano — 1990.

ces périodes soient considérées comme périodes d'assurance pour la mème branche de sécurité sociale par la législation sous laquel le elles ont été accomplies.

23. - Compte tenut de la réponse donnée à la deuxième que

stion, la première question de la juridiction de renvoi est devenu

sans objet.

Sur les dépens. — (Omissis)

Par ces motifs, la Cour (sixième chambre), statuant sur les que stions à elle soumises par le Centrale Raad van Beroep à Utrecht,

par ordonnance du 8 décembre 1987, dit pour droit:

L'article 67, paragraphe 1, du règlement n. 1408/71 du Con

seil, du 14 juin 1971, relatif à l'applications des régimes de sécu

rité sociale aux travailleurs salariés et à leur famille qui ne se

déplacent à l'intérieur de la Communauté, ne subordonne pas la totalisation, par l'institution compétente d'un Etat membre,

de périodes d'emploi accomplies dans un autre Etat membre à

la condition que ces périodes soient considérées comme périodes d'assurance pour la mème branche de sécurité sociale par la légis

lation sous laquelle elles ont été accomplies.

CORTE DI GIUSTIZIA DELLE COMUNITÀ EUROPEE; or dinanza 27 settembre 1988 (causa 194/88); Pres. Koopmans;

Commissione Ce c. Repubblica italiana.

Comunità europee — Cee — Opere pubbliche — Appalti — Di

rettiva del consiglio — Pubblicità dei bandi — Omissione —

Effetti (Direttiva del consiglio 26 luglio 1971 n. 305, che coor

dina le procedure di aggiudicazione degli appalti di lavori pub

blici, art. 9, 12).

Deve ordinarsi la sospensione dell'aggiudicazione di appalto di

lavori pubblici per violazione delle disposizioni sulla pubblicità dei bandi di gara contenute nella direttiva del consiglio Cee

n. 71/305 qualora la mancata pubblicazione del bando, a cura

della stazione appaltante, sulla Gazzetta ufficiale delle Comu

nità europee non sia giustificata dall'eccezionale urgenza deter

minata da avvenimenti imprevedibili per l'amministrazione ag

giudicatrice. (1)

(1) Con il riportato provvedimento (che rinnova due ordinanze analo

ghe emesse il 20 luglio ed il 13 settembre 1988), in accoglimento dell'i

stanza della commissione Cee, la corte ha disposto la sospensione dell'ag

giudicazione dell'appalto dei lavori relativi ad un forno inceneritore; la

stessa corte ha affermato, contrariamente a quanto sostenuto dalla re

pubblica italiana, che non può invocarsi nella fattispecie l'applicazione della deroga apportata dall'art. 9, lett. d), della direttiva del consiglio n. 71/305 al regime di pubblicità fissato dalla stessa, dal momento che

«l'urgenza dei lavori da intraprendere non è conseguenza di eventi impre

vedibili», ma dipende piuttosto dalla lentezza e dall'inefficienza dell'am

ministrazione aggiudicatrice. La corte ribadisce cosi un principio già espresso in una sentenza del

1987 (Corte giust. 10 marzo 1987, causa 199/85, Raccolta, 1987, 1039) in cui si era dichiarato che l'Italia, avendo il comune di Milano deciso

di aggiudicare un appalto di lavori pubblici a trattativa privata senza

quindi pubblicare il bando di gara sulla Gazzetta ufficiale delle Comunità

europee, era venuta meno agli obblighi derivanti dalla direttiva del consi

glio 26 luglio 1971 n. 305, di coordinamento delle procedure di aggiudica zione degli appalti di lavori pubblici (sulla direttiva n. 71/305, in dottrina

F. Caiarco, Direttive della Cee sul metodo di aggiudicazione degli ap

palti (nota a Corte giust. 28 marzo 1985, causa 274/83, Foro it., 1985,

IV, 273), in Riv. giur. edilizia, 1987, I, 7; V. Bonito, Adeguamento alle

direttive della Cee in tema di appalti di lavori pubblici, in Nuova rass.,

1985, 557; T. Alibrandi, A. De Roberto, M. Pallottino, F.P. Puglie

se e G. Sella, Le norme di adeguamento alle direttive Cee in materia

di appalti di lavori pubblici, Giuffrè, Milano 1980; cui adde gli atti del

convegno su «Profili giuridici e prospettive della normativa sugli appalti

pubblici» (1. 8 agosto 1977 n. 584) svoltosi a Vietri sul Mare 1*8-9 dicem

bre 1978, Promedi, Roma, 1980, spec. 51-54.

A questo punto non è difficile prevedere che anche il giudizio principa

le, a cui afferisce l'ordinanza in epigrafe, si concluderà con un'analoga dichiarazione di inadempienza nei confronti della repubblica italiana.

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