Professione Salute 02/2016

68
aprile 2016 2 Corso accreditato ECM Alimentazione e sport in diverse condizioni fisiopatologiche Alimentazione ed esercizio fisico: raccomandazioni per l’anziano INIZIATIVE IN FARMACIA Nuova Carta della qualità, farmacie consolidano il ruolo socio-sanitario sul territorio INTEGRAZIONE ALIMENTARE Una dieta varia e integratori specifici proteggono da stati carenziali in gravidanza FARMACOLOGIA Ipotiroidismo, levotiroxina in formulazione liquida migliora l’aderenza al trattamento PEDIATRIA E MATERNITÀ Probiotici somministrati in gravidanza e al neonato ridurrebbero il rischio di allergie SALUTE E BENESSERE Gotta, patologia del passato che rappresenta ancora oggi una sfida sanitaria aperta

description

Periodico bimestrale di counseling e formazione alla prevenzione

Transcript of Professione Salute 02/2016

Page 1: Professione Salute 02/2016

aprile 20162

Corso accreditato ECMAlimentazione e sportin diverse condizionifisiopatologiche

Alimentazioneed esercizio fisico:raccomandazioniper l’anziano

INIZIATIVE IN FARMACIANuova Carta della qualità, farmacie consolidano il ruolo socio-sanitario sul territorio

INTEgRAZIoNE AlIMENTAREUna dieta varia e integratorispecifici proteggono da stati carenziali in gravidanza

FARMACologIAIpotiroidismo, levotiroxinain formulazione liquida migliora l’aderenza al trattamento

pEdIATRIA E MATERNITàProbiotici somministrati in gravidanza e al neonatoridurrebbero il rischio di allergie

sAluTE E bENEssEREGotta, patologia del passatoche rappresenta ancora oggiuna sfida sanitaria aperta

Page 2: Professione Salute 02/2016
Page 3: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 3

Viaggio nel mondodella salute

Sono periodi molto caldi per il mondo della salute, sempre più orientato ad approfondire analisi, fare valutazioni, ipotizzare scenari e scegliere quello su cui puntare. La crisi economica è vero, ha lasciato il segno, ma ha generato un movimento di ricerca di ogni aspetto positivo e di autocritica del sistema, che lo sta portando ad autorigenerarsi. Anche in un recente convegno il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha ribadito l’importanza di «un’accurata analisi dello stato di salute come base di un’attenta programmazione finalizzata al soddisfacimento dei bisogni della popolazione». Dal rapporto “Crisi economica, sistemi sanitari e salute in Europa” pubblicato sulla rivista Health Policy in Non Communicable Diseases, emerge chiaramente come dal 2007 al 2011 la propensio-ne dell’Italia a investire in salute sia in controtendente crescita rispetto alla maggior parte dei pae-si europei. In Italia l’incidenza della spesa sanitaria su quella pubblica è passata infatti dal 13,85% al 14,2%, mentre è diminuita in 44 su 53 paesi.Personalmente registro in questi ultimi mesi un fermento di occasioni di incontro e confronto nel mondo della salute e in particolare della farmacia. Da ognuno di questi eventi escono per i parteci-panti una spinta e un’energia che li aiutano a riflettere su come è cambiato il panorama, come po-trebbe essere affrontato il cambiamento e quale scenario li aspetta.Partiamo dall’analisi dei dati diffusi da IMS Health sull’andamento del mercato della farmacia nel 2015, che vede una crescita generale dell’1,6% arrivando a toccare i 25,3 miliardi euro. I prodotti con obbligo di prescrizione segnano il passo con un sostanziale leggero rallentamento (-0,1% ) at-testandosi a 15,1 miliardi di euro, dove si registra l’aumento dei farmaci da automedicazione so-prattutto in valore (+3,4%). I restanti 10,2 miliardi di euro , ovvero il 40% del fatturato della farma-cia, riguardano il mercato di libera vendita, la cui crescita annua ha raggiunto nel 2015 il 4,1%. A trainare il settore si segnalano la dermocosmesi (+3% in fatturato, 5% in consumi), il parafarma-ceutico (+2,5%) soprattutto grazie ai prodotti per la gestione del diabete, che rappresenta quasi la metà di tale comparto con i suoi 1,1, miliardi di euro.La parte del leone la fanno però gli integratori, che aumentano sia a valori che a volumi rispettiva-mente del 7,95 e del 6,4%, arrivando a valere 2,5 miliardi di euro e superando di fatto il comparto dell’automedicazione. L’aumento della domanda si spiega da una parte con l’evoluzione delle esi-genze di salute della popolazione, che riconosce ormai l’enorme impatto della cultura della preven-zione, dall’altra con l’attività congiunta di counseling del medico e del farmacista ad orientare le scelte del paziente; metà dei medici di medicina generale e un terzo degli specialisti consigliano in-tegratori abitualmente perché ne riconoscono l’utilità clinica sulla base di un razionale scientifico.Con un quadro della situazione come questo il viaggio per gli operatori della salute può continua-re con grandi soddisfazioni a patto però che il motto rimanga sempre lo stesso: mutatis mutandis (cambiate ciò che bisogna cambiare).

Giuseppe Roccucci

La crisi economica

è vero, ha lasciato il segno,

ma ha generato

un movimento di ricerca

di ogni aspetto positivo

e di autocritica del sistema,

che lo sta portando

ad autorigenerarsi

editoriale

“”

Giuseppe [email protected]

Page 4: Professione Salute 02/2016

4 Professione Salute aprile 2016

sommario

3Editoriale

6Ne parliamo conCarta dElla qualità riNNovato il pattosoCialE tra farmaCiEE i CittadiNiIntervista ad Annarosa Raccadi Renato Torlaschi

11il prodotto del meseolEasir, Nuova liNEa CosmEtiCa NaturalEa basE di Estrattidi olivE tosCaNE

13Corso ECm 2016alimENtazioNEEd EsErCizio fisiCo:raCComaNdazioNipEr l’aNziaNodi Silvia Maffoni e Matteo Vandoni

22integrazione alimentarealimENtazioNEE supplEmENtazioNEiN gravidaNzadi Hellas Cena

25salute e benessereHEliCobaCtEr pylori,l’EradiCazioNE riduCEil risCHio di tumorigastriCidi Vincenzo Marra

29farmacologiaipotiroidismo,tErapia liquida azzEra i tEmpi di attEsadi Renato Torlaschi

33pediatria e maternitàprEvENirE lE malattiEgià NEl grEmbomatErNoCoN i probiotiCidi Renato Torlaschi

Page 5: Professione Salute 02/2016

Direttore responsabileGiuseppe Roccucci

Board scientifico

Hellas Cena (Direttore)

Donatella Ballardini

Silvia Brazzo

Mario Calzavara

Mariano Casali

Rachele De Giuseppe

Massimo Labate

Luca Marin

Mara Oliveri

Marco Rufolo

RedazioneAndrea Peren [email protected] Romanelli [email protected] Villa [email protected]

GraficaGrafic House, Milano

Hanno collaboratoHellas Cena, Andrea Luca Imposti, Silvia Maffoni, Vincenzo Marra, Monica Oldani, Andrea Telara, Renato Torlaschi, Matteo Vandoni

VenditeStefania Bianchi [email protected], tel. 340.1246792Giovanni Cerrina Feroni [email protected], tel. 346.2330694Lucia Oggianu [email protected], tel. 338.9609937

Ufficio AbbonamentiTel. 031.789085 - [email protected]

SIDeMaSTSocietà Italiana di Dermatologiamedica, chirurgica, estetica e delleMalattie Sessualmente Trasmesse

StampaReggiani spa - Divisione Arti GraficheVia Alighieri, 50Brezzo di Bedero (VA)

Abbonamento annuale Italia: euro 0,95Singolo fascicolo: euro 0,19

Professione Salute periodico bimestraleAnno VII - n. 2 - aprile 2016

Registrazione del Tribunale di Comocon il n. 4 del 14/04/2010

EditoreGriffin srl unipersonale, piazza Castello 5/E22060 Carimate (CO)

Tutti gli articoli pubblicati su Professione Salute sono redatti sotto la respon-sabilità degli Autori. La pubblicazione degli articoli della rivista deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e uti-lizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previ-sto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Grif-fin intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titola-re del trattamento dei dati è Griffin, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra ope-razione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inser-zionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.

sommario

39salute e benesseregotta: malE aNtiCo,EmErgENza Nuovadi Monica Oldani

43ricercavEiColarE i farmaCiCoN lE NaNotECNologiEdi Andrea Peren

47gestioneÈ possibilE parlarEdi sCENari futuriNEl sEttorEfarmaCEutiCo?di Andrea Luca Imposti

50professioneiNCENtivi allEassuNzioNi prosEguoNo NEl 2016di Andrea Telara

52focusiNvEstirENEl biomEdiCalE: ECCo lE azioNida tENErE d’oCCHiodi Andrea Telara

59Eventi

61attualità

65le aziende informano

Page 6: Professione Salute 02/2016

6 Professione Salute aprile 2016

In tema di accessibilità, la farmacia garan-tisce l’accesso ai propri locali, rimuovendo le barriere e propone all’autorità compe-

tente, tramite le proprie organizzazioni, l’a-dozione di orari di apertura, diurna e not-turna. Riguardo all’accoglienza e attenzione alla persona, la farmacia si pone come servi-zio pronto ad andare incontro alle esigenze dei cittadini, anche in termini di orientamen-to, rassicurazione e conforto. Relativamen-te all’informazione, la farmacia si impegna nell’offerta di informazioni aggiornate, quali-ficate, semplici e comprensibili su modalità di assunzione, conservazione, trasporto e smal-timento di farmaci e parafarmaci, per favorir-ne l’uso più corretto. Per garantire la sicurez-za, la farmacia fornisce, in caso di emergenza, le informazioni e il supporto necessari a su-perare la situazione di pericolo, tramite il col-legamento con le strutture sanitarie deputa-te. Per erogare servizi conformi agli standard di qualità, la farmacia si impegna a instaura-re un rapporto di collaborazione con il medi-co prescrittore, onde evitare, anche dal punto

di vista burocratico, disagi ai cittadini. Que-sti sono solo alcuni esempi tratti dai capitoli che compongono la nuova “Carta della qua-lità della farmacia”, che Federfarma ha ela-borato, in sinergia con Cittadinanzattiva-Tri-bunale per i Diritti del Malato. Ne abbiamo parlato con la presidente di Federfarma, An-narosa Racca.

Presidente Racca, cos’è la Carta della quali-tà della farmacia?La Carta è un elenco dei diritti dei cittadini in farmacia e degli impegni che la farmacia as-sume per garantire tali diritti a tutti, redatta insieme a Cittadinanzattiva. Accessibilità, ac-coglienza e attenzione alla singola persona, in-formazione, sicurezza, standard di qualità dei servizi erogati, fanno parte del Dna della far-macia. Con la Carta questi principi vengono esplicitati e declinati nei singoli impegni as-sunti dalla farmacia nei confronti di tutti co-loro che ogni giorno ne varcano la soglia per ottenere un farmaco, un consiglio, un servizio o anche solo un’informazione. La Carta della

Un’iniziativa di Cittadinanzattiva e Federfarma che si pone

l’obiettivo di promuovere un’assistenza sanitaria sempre più attenta

ai bisogni di cura della persone, confermando di fatto

il ruolo sociale e sanitario della farmacia

Carta della qualità rinnovato il patto sociale

tra farmacie e cittadini

Intervista diRenato Torlaschi

ne Parliamo con

Annarosa RaccaPresidente di Federfarma

Page 7: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 7

interviSta ad Annarosa Racca

della propria attività dei bisogni delle persone e delle difficoltà che esse possono incontra-re nell’esercitare il proprio diritto alla salute.

La prima stesura nel 1994 costituì una delle primissime esperienze di Carta del-la Qualità...Sì, fu una delle prime Carte, un’iniziativa in-novativa nata dalla volontà di Federfarma di essere all’avanguardia nel mettersi dalla parte dei cittadini e da quella delle singole farmacie di dare risposte adeguate e moderne alle esi-

genze della popolazione, non solo per quan-to riguarda la salute e l’uso del farmaco ma anche per l’attenzione alla persona, l’assistenza ai soggetti più deboli, l’aiuto

e la rassicurazione nei confronti di anziani malati e delle loro famiglie. Tutte le iniziative attivate in questi anni – fino alla recentissima consegna gratuita a domicilio dei farmaci – confermano il ruolo

sociale e sanitario della farmacia. Come ha sottolineato il ministro della Salute Beatrice

Lorenzin nel corso della presentazione dell’ini-

lA cARTA dellA quAliTà in fARmAciA in sinTesi

Ecco alcuni dei principi chiave riportati nel do-cumento.Questa farmacia si impegna a rispettare e divul-gare i 14 diritti della Carta Europea dei Diritti del Malato, promossa da Cittadinanzattiva, ed assi-cura: accessibilità, accoglienza e attenzione al-la persona, informazione, sicurezza, standard di qualità dei servizi erogati. Ecco alcuni degli im-pegni assunti dalle farmacie aderenti.La farmacia:z riserva particolare attenzione alle persone fra-gili, alle mamme, ai bambini, agli anziani, al-le persone con patologie croniche e ai migranti (con opuscoli informativi in varie lingue); z reperisce i farmaci prescritti nel più breve tem-po possibile o, in caso di difficoltà, individua la farmacia più vicina in grado di erogarli;z facilita l’accesso ai farmaci per le terapie cro-niche anche al di fuori del territorio di residenza delle persone;

z monitora l’andamento delle terapia, in sinergia con medici e altri professionisti sanitari, e favori-sce la segnalazione di eventi avversi;z promuove iniziative per la corretta conserva-zione e lo smaltimento dei farmaci, per favorir-ne una corretta assunzione e ridurre gli sprechi;z presta particolare attenzione ai percorsi mater-no infantili, promuovendo l’allattamento al seno, favorendo l’accesso della donna ai servizi socio-sanitari, fornendo informazione sul corretto uso dei farmaci in gravidanza e in età pediatrica;z promuove stili di vita salutari e iniziative di pre-venzione;z si adopera per rendere il proprio sito web ac-cessibile e, in caso di vendita on line, adotta tut-te le garanzie previste dalla normativa a tutela dei cittadini;z promuove l’utilizzo di farmaci equivalenti a prez-zo più basso anche nel caso di farmaci consiglia-ti dal farmacista, al di fuori di logiche di mercato.

qualità è una sorta di manifesto “culturale” che indica i principi sui quali si basano sia l’impe-gno sociale delle farmacie. Il valore della Car-ta è quello di far emergere con chiarezza tutto quello che la farmacia fa e può fare per anda-re incontro ai bisogni del cittadino.

Perché, a vent’anni dalla prima stesura, Cit-tadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato e Federfarma hanno realizzato una nuova Carta della qualità della farmacia?La nuova Carta della qualità rinnova l’impe-gno assunto dalle farmacie per favorire il ri-spetto dei diritti dei cittadini, alla luce del-le novità del panorama sanitario attuale (ad iniziare dalla farmacia dei servizi e dalla ri-organizzazione dell’assistenza territoriale) e del contesto sociale ed economico (difficoltà economiche di moltissime famiglie, difficoltà di accesso a servizi e prestazioni socio sanita-rie). L’impegno riguarda tutti i cittadini, non solo quelli che vivono in città e hanno tutti i servizi a portata di mano, ma anche quelli che vivono in zone lontane dalle strutture sanita-rie, nelle aree disagiate ed economicamente poco redditizie dove la farmacia c’è sempre, anche quando ha chiuso perfino l’ufficio po-stale. Con la Carta della qualità, infatti, le far-macie si impegnano a rispettare e diffonde-re i principi contenuti nella Carta europea dei diritti del malato, a tenere conto in ogni fase

Page 8: Professione Salute 02/2016

8 Professione Salute aprile 2016

ne Parliamo con

ziativa, «la Carta della qualità, a oltre vent’anni dalla sua nascita, è testimonianza del fonda-mentale rapporto tra la farmacia e il territorio. I principi ispiratori della Carta sono il marchio distintivo della relazione di fiducia tra i profes-sionisti e i cittadini».

Cosa significa per le farmacie l’adesione al-la nuova stesura della Carta?Dal 1994, anno di stesura della prima Carta, a oggi tante cose sono cambiate nel contesto sanitario, sociale ed economico del Paese e la farmacia si evolve per essere più vicina ai cit-tadini. La nuova Carta della qualità costituisce per le farmacie uno stimolo forte ad andare sempre più in direzione delle esigenze di salu-te dei cittadini. Con i nuovi servizi, da ultimo la consegna gratuita dei farmaci a domicilio riservata a categorie particolarmente fragili, la farmacia consolida il proprio ruolo di primo presidio sociosanitario sul territorio a disposi-zione della popolazione, pronta a dare ai citta-dini più servizi, il più possibile vicini a casa. Di fatto, aderendo alla Carta della qualità, le far-macie si impegnano a rispettare e diffonde-re i principi contenuti nella Carta europea dei diritti del malato, a tenere conto in ogni fase della propria attività dei bisogni delle persone e delle difficoltà che incontrano nell’esercita-re il proprio diritto alla salute.

Vanno in questa direzione di piena soddisfa-zione degli utenti i nuovi servizi, per i quali è però importante il sostegno delle istituzioni…La collaborazione delle istituzioni è fondamen-tale per poter proseguire sulla strada del miglio-ramento del servizio e del rispetto dei diritti dei cittadini. Stiamo facendo il nostro dovere e an-che molto di più, considerando che ci troviamo in una fase difficile dal punto di vista economi-co, con i continui tagli alla spesa farmaceutica, con il costante aumento delle trattenute impo-ste alle farmacie, con la crisi che riduce il po-tere d’acquisto dei cittadini. Nonostante que-sto contesto, le farmacie hanno continuato a puntare sul miglioramento del servizio offerto e sull’ampliamento della gamma di prestazioni assicurate ai cittadini. La Farmacia dei servizi in molte zone è già una realtà grazie all’impegno dei colleghi che si sono organizzati e sono riu-sciti da dare ai cittadini i nuovi servizi: prenota-zione di visite ed esami, test diagnostici di prima istanza, screening di prevenzione di patologie di forte impatto sociale, come lo screening per prevenire o individuare precocemente il tumo-re al colon retto. Funzioni che la farmacia svol-ge spesso in collaborazione con altri operatori in una complementarità che la nuova Carta sot-tolinea a rafforza ed è fondamentale per avere sempre meno ospedale e più territorio.

Riassumendo, Presidente Racca, qual è l’importanza della Carta?La sfida del Sistema sanitario nazionale è quella di riuscire a erogare servizi sempre più efficien-ti su tutto il territorio, guardando con partico-lare attenzione a una popolazione che invec-chia. La Carta della qualità è il modo con cui i farmacisti raccolgono la sfida, misurandosi con i cittadini in un rapporto aperto alla valutazio-ne degli standard di efficienza. Qualità, sicurez-za, trasparenza, personalizzazione della cura e umanizzazione sono le parole chiave della sani-tà che vogliamo realizzare. Nel corso del 2016 un monitoraggio civico realizzato da Cittadinan-zattiva permetterà di valutare i risultati raggiun-ti per poter consentire alle farmacie di individua-re nuovi traguardi da raggiungere. n

Page 9: Professione Salute 02/2016
Page 10: Professione Salute 02/2016
Page 11: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 11

il prodotto del mese

Le proprietà benefiche dell’oliva per la pelle e la bellezza della per-

sona sono ormai riconosciute da se-coli e rendono questo prezioso pro-dotto un ingrediente di eccellenza per la cosmesi naturale. Sulla base della propria trentenna-

le esperienza, I.R.A. Istituto Ricerche Applicate ha sviluppato la nuova li-nea cosmetica Oleasir, prodotti all’a-vanguardia che sfruttano l’elevata azione antiossidante dell’idrossitiro-solo contenuto in alta concentrazio-ne nella fase acquosa dell’oliva, re-galando il necessario nutrimento alla pelle, rinforzandola in profondità e favorendo il mantenimento del film idrolipidico superficiale necessario per contrastare l’aggressione da par-te degli agenti esterni quali smog e radiazioni solari. I prodotti della linea Oleasir rallentano inoltre l’inesorabi-

le trascorrere del tempo e donano al-la pelle un aspetto visibilmente più giovane, liscio e vellutato. Attualmente la linea cosmetica Ole-asir è costituita da tre prodotti: una crema viso studiata per proteggere la pelle e prevenire i processi di ossi-dazione e di invecchiamento cellula-re, una crema corpo revitalizzante e ristrutturante a rapido assorbimento per assicurare il massimo del comfort e infine una lozione specifica per la cura dei capelli in grado di migliora-re l’attività follicolare, contrastando l’insorgenza dei capelli bianchi dovu-to al progressivo trascorrere dell’età. Tutto ciò grazie all’utilizzo in formu-lazione dell’idrossitirosolo estrat-to dalla fase acquosa ottenuta del-la spremitura dell’oliva Toscana IGP, riconosciuta in tutto il mondo per le sue proprietà benefiche. n

Oleasir è una linea completa di cosmetici a basedi polifenoli estratti da olive toscane ad elevata attivitàantiossidante e antiradicalica

oleasir, nuova linea cosmetica naturale a base di estratti di olive toscane

i.r.a. istituto ricerche applicate s.r.l.

www.iralab.it - [email protected]

punti di forza

linea cosmetica ad elevato potere antiossidante e antiaging, a base di polifenoli estratti da olive toscane, ha proprietà ristrutturanti e lenitive, protegge dal fotoinvecchiamento

Page 12: Professione Salute 02/2016

AbbonAmento 2016

30 €solo la rivista

puoi abbonartianche online su

www.academystore.it

59 €Corso FAD+sCeglienDo trA

L’apparato gastroentericotra salute e patologia:

ruolo di alimentazione e stile di vita

*Alimentazione e sportin diverse condizioni

fisiopatologiche

il corso è costituito da 5 moduli didatticie darà diritto a maturare 21 crediti eCM

Corso erogato nei fascicoli di Professione Salutee disponibile anche online

I corsi sono svolti nell’ambito del programma ECM del Ministerodella Salute, con modalità FAD (Formazione a Distanza).

I crediti acquisiti con gli eventi formativi sono validi su tuttoil territorio nazionale.

*

Page 13: Professione Salute 02/2016

Corso ECM 2016Modalità di Formazione a Distanza (FAD)

riservAto Agli AbbonAti pAgAnti*

Alimentazione e sportin diverse condizioni fisiopatologiche

Responsabile scientificoprof.ssa Hellas CenaMedico Chirurgo, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, Università degli Studi di Pavia

Programma del corsoL’esercizio fisico e l’attività sportiva sono fondamentali per favorire il pieno sviluppo dell’organismo e per promuovere e mantene-re uno stato di salute ottimale sia a breve che a lungo termine. Alla luce di tali considerazioni, nel corso Alimentazione e sport in diverse condizioni fisiopatologiche verranno approfonditi diversi aspetti:z come una alimentazione corretta ed equilibrata rappresenti il sistema più adatto per soddisfare i particolari bisogni energetici e nutrizionali degli sportivi, sia amatoriali che professionisti; z come nell’anziano, in seguito a modificazioni fisiologiche quali il rallentamento del metabolismo basale, la diminuzione della muscolatura scheletrica e una ridotta attività fisica, sia necessario un intervento nutrizionale adeguato unitamente a un corretto programma di esercizio fisico al fine di mantenere un buono stato di benessere sia fisico che cognitivo e psichico;z come un’alimentazione equilibrata e corretta, affiancata a un valido e continuo programma motorio, sia un’efficace misura da adottare nella cura di patologie croniche (diabete mellito di tipo 1), nella riabilitazione del paziente affetto da patologia cardiova-scolare e nel paziente oncologico.

Struttura del corsoz Alimentazione nell’adulto sportivo sano (Mara Oliveri, Anna Gerbaldo)z Alimentazione ed esercizio fisico: raccomandazioni per l’anziano (Matteo Vandoni, Silvia Maffoni)z Esercizio e nutrizione nella riabilitazione della patologia cardiovascolare (Pietro Mariano Casali, Francesca Bicocca)z Alimentazione e attività fisica nel paziente oncologico (Luca Marin, Silvia Brazzo)z Ruolo di alimentazione e sport nel diabete di tipo 1 (Francesca Bicocca)

Obiettivi del corsoIl presente corso si prefigge di raggiunfìgere i seguenti obiettivi:z l’obiettivo specifico di alimentare in modo continuo le conoscenze delle figure professionali che lavorano in ambito sanitario; i contenuti forniti potranno essere “trasferiti” all’utente finale, con ripercussioni in termini di “aumento di competenze” della comunità in cui si è chiamati ad agire;z l’obiettivo più generale di contribuire al mantenimento e rafforzamento del network comunicativo con le varie figure professio-nali in un percorso verso l’implementazione e lo sviluppo delle loro competenze individuali in ambito preventivo, che potrà avere importanti ripercussioni “a cascata” in termini di “guadagno di salute” di tutta la popolazione.

Modalità di somministrazione del corso e accreditamento ECMIn ogni numero di Professione Salute a partire dal n. 1/2016 e per tutto il 2016 (gennaio-dicembre) sarà pubblicato un modulo composto da un articolo e da un questionario di valutazione.Tutti i moduli pubblicati sulla Rivista saranno disponibili online su sito www.fadmedica.it, dove sarà possibile, modulo per modu-lo, rispondere ai questionari di valutazione. L’erogazione dei crediti ECM avverrà al superamento di tutti i questionari.Tutti gli iscritti al corso riceveranno le informazioni necessarie per l’accesso online e la compilazione dei questionari.

*per informazioni: tel. 031.789085 e-mail: [email protected]

Page 14: Professione Salute 02/2016

14 Professione Salute aprile 2016

CORSO eCm

L’età di 65 anni in Italia è frequentemente adottata come soglia per definire la po-polazione anziana nonostante al giorno

d’oggi sia l’età biologica dell’individuo, condi-zionata dal suo stato di salute e dalla sua con-dizione fisica, a influenzarne la definizione.L’anziano fragile possiede infatti caratteristi-che ben diverse rispetto a un soggetto che ha

superato i 65 anni di età ma conserva un buo-no stato di salute e di autonomia. Viene defi-nito tale infatti un soggetto di età avanzata, o molto avanzata, caratterizzato da una sindro-me multidimensionale in cui vi è una ridotta resistenza a fattori stressanti dovuta al decli-no dei sistemi fisiologici e che è strettamen-te collegata ad outcome negativi nell’ambito

A cura di Silvia MaffoniMedico in formazione specialisticain Scienza dell’alimentazioneUniversità degli Studi di MilanoMatteo VandoniLaboratorio di attività motoria adattata (Lama)Università di Pavia

Alimentazioneed esercizio fisico:

raccomandazioniper l’anziano

Page 15: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 15

alimentazione e SPort in diverSe condizioni fiSioPatologiche

della salute (ospedalizzazione, istituzionalizza-zione, morte). La fragilità comporta quindi un rischio elevato di rapido deterioramento della salute e dello stato funzionale (1). La definizio-ne più utilizzata è di Fried et al. e si basa sulla valutazione di criteri quali debolezza muscola-re, perdita di peso involontaria, rallentamento del passo, spossatezza e sedentarietà. In Italia, per differenziare i soggetti anziani e di conseguenza l’intervento nutrizionale da attua-re, può essere utile effettuare una valutazione del paziente tramite test specifici come il Mini Nutritional Assessment (MNA), strumento ide-ato per individuare i pazienti anziani già affetti o a rischio di malnutrizione, suddividendoli per grado (2). In base al punteggio ottenuto è pos-sibile discriminare in basso, medio o alto rischio e l’intervento a cui sottoporli. Il MNA permette inoltre il monitoraggio del paziente nel tempo. Secondo l’Academy of Nutrition and Dietetics tutti i soggetti sopra ai 60 anni, e non solamen-te la popolazione fragile, malnutrita o malata, dovrebbero poter accedere a un’alimentazione adeguata e servizi nutrizionali appropriati. Per assicurare un invecchiamento in buona salute e minimizzare gli effetti della malattia e della di-sabilità sono necessarie delle raccomandazioni dietetiche flessibili e culturalmente accettabili dalla popolazione, oltre a programmi di attività fisica e di supporto adeguati (3).

L’alimentazione nell’anziano: fabbisogni energetici e dei principali nutrientiSecondo i Livelli di Assunzione Raccomanda-ta per i Nutrienti (Larn) 2014 (4), i fabbisogni stratificati per età si modificano nell’età adulta a partire dai 60 anni.

EnergiaIl dispendio energetico, cioè quella quantità di energia consumata ogni giorno dall’individuo durante le attività quotidiane, si riduce progres-sivamente con l’avanzare dell’età, e con esso le necessità di introito energetico che possiede un individuo per mantenersi sano. Le cause di ta-

le riduzione sono diverse e tra queste vi è sicura-mente la riduzione della massa magra metaboli-camente attiva, cioè della componente cellulare al-la base del metabolismo dell’organismo, prima fra tutte rappresentata dalle cellule muscolari. Spesso la riduzione della massa “magra” va di pari passo con la riduzione dell’attività fisica spontanea o programmata, mentre frequentemente gli in-troiti calorici non subiscono variazioni, por-tando il soggetto anziano a un aumento del-la massa grassa; questa situazione è in parte favorita nella donna dai cambiamenti ormona-li che si verificano a partire dall’instaurarsi del-la menopausa.Normalmente, mentre un uomo adulto con un indice di massa corporea ideale e un’altez-za media di 1,70 m ha all’incirca un dispendio energetico di 2325 kcal/die, un soggetto con età superiore ai 60 anni, di pari peso e altezza, avrà un dispendio di circa 1930 kcal/die; nella popolazione femminile, prendendo come rife-rimento un’altezza di 1,60 m, il dispendio pas-serà da 1890 kcal/die a 1695 kcal/die.

CarboidratiNel caso dell’assunzione specifica dei carboi-drati, i Larn 2014 fanno riferimento all’obiettivo nutrizionale per la prevenzione (SDT), indicazio-ni di riferimento non legate alla copertura del fabbisogno biologico ma rivolte alla prevenzio-ne. Si basano prevalentemente su dati di espo-sizione nella popolazione o sul parere di esperti derivati dall’interpretazione di evidenze riporta-te in letteratura. In questo caso si tratta di rac-comandazioni qualitative con indicazioni sulla natura e la frequenza di consumo di specifici alimenti, volte a ridurre il rischio di malattia. Pertanto vengono raccomandate fonti di car-boidrati a basso indice glicemico (per esempio

cereali preferibilmente integrali e non raffinati con cotture al dente, legumi e verdure), evitan-do tuttavia quegli alimenti a basso indice per-ché ricchi in grassi o fruttosio. Viene suggerito di far in modo che le calorie derivate dai carboi-drati rappresentino circa il 40-60% dell’intake energetico totale. Di questi, tuttavia, è impor-tante che gli zuccheri semplici (quindi esclusi gli amidi e la fibra) non superino il 15%. Va inoltre limitato l’uso di fruttosio come dolcificante e il consumo di bevande dolcificate con fruttosio o altri zuccheri aggiunti, soprattutto se i sogget-ti hanno in comorbidità intolleranza glucidica o diabete conclamato e/o sovrappeso/obesità.

ProteinePer quanto riguarda l’assunzione di protei-ne viene preso come riferimento l’assunzione raccomandata per la popolazione (PRI), cioè il quantitativo che copre i fabbisogni del-la maggior parte della popolazione. In que-sto caso non vi sono cambiamenti rispetto al-la popolazione adulta in quanto a partire dai 18 anni, sia per i maschi che per le femmine, l’introito da raggiungere è di 0,9 g per kg di peso corporeo. Nei soggetti presi come rife-rimento dai Larn 2014 risulta essere pertan-to di circa 63 g/die per i maschi e 54 g/die per le femmine. Le fonti alimentari da cui trarre le proteine so-no rappresentate principalmente da carne e derivati, pesce, latticini e formaggi, uova, le-gumi. Per quanto riguarda le frequenze di con-

Page 16: Professione Salute 02/2016

16 Professione Salute aprile 2016

CORSO eCm

sumo si fa riferimento alle Linee guida per una sana alimentazione italiana dell’Istituto nazio-nale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran) (5).La difficoltà principale nell’anziano è legata al fatto che molto spesso l’alimentazione quoti-diana di tale soggetto è ripetitiva e frequen-temente esclude i secondi, prevedendo pasti semplici nella preparazione, soprattutto se so-no presenti problemi legati alla masticazione e alla digestione, alle possibilità economiche, alla riduzione dell’appetito. Tuttavia è impor-tante che questo non accada in quanto man-tenere un adeguato consumo di proteine per kg di peso corporeo permette di mantenere la massa magra adeguata nel tempo, contrastan-do l’aumento della fragilità, e consente di evi-tare il rallentamento dei processi di guarigio-ne delle ferite e la riduzione dell’efficacia del sistema immunitario. Un intake proteico ade-guato è fondamentale per contrastare la sar-copenia, poiché la capacità di sintetizzare pro-teine muscolari dopo un pasto di proteine di elevata qualità, e dopo l’esercizio fisico, rimane costante anche nell’età avanzata, anche se non va dimenticato che sia nel giovane che nell’an-ziano il limite massimo di proteine utilizzabi-le per la sintesi muscolare è di 30 g per pasto.

LipidiPer quanto riguarda i lipidi, le raccomandazio-ni nel paziente adulto e nell’anziano si sovrap-pongono. Infatti i lipidi totali per entrambe le popolazioni devono essere compresi tra il 20% e il 35% dell’introito energetico totale; sarà più basso per i sedentari e più alto in coloro che continuano ad avere una corretta attività fi-sica; per stare bene è infatti fondamentale in-trodurre una certa quantità di grassi, evitando gli eccessi. Nella popolazione italiana spesso l’introito di grassi è eccessivo, soprattutto per quanto riguarda gli acidi grassi saturi e i trans, a discapito dei grassi insaturi.Gli alimenti contenenti grassi infatti, oltre a fornire energia apportano acidi grassi di diver-

se tipologie tra cui i monoinsaturi (Monounsa-turated Fatty Acids, MUFA) e i polinsaturi (Polyunsaturated Fatty Acids, PUFA). Tra que-sti ultimi distinguiamo gli acidi grassi essenziali omega-6 (acido linoleico) e omega-3 (acido li-nolenico), che non possono essere sintetizza-ti dall’organismo ma devono essere introdotti con l’alimentazione. Al giorno d’oggi l’introito di questi acidi grassi è fortemente preponde-rante verso gli omega-6 (fino a 20 volte supe-riore a quello degli omega-3), mentre il rappor-to ideale consigliato dai Larn 2014 prevede un rapporto w3:w6 di 1:6. Questo sbilanciamento si verifica perché gli omega-6 sono maggior-mente distribuiti in natura mentre gli omega-3 li troviamo soprattutto in alcuni oli e semi (se-mi di lino, noci, mandorle) e in alcuni pesci (ali-ci, sgombro, salmone) che non vengono sem-pre inclusi nell’alimentazione quotidiana. Tutti gli acidi grassi polinsaturi vanno incontro facilmente a ossidazione, perdendo l’efficacia potenzialmente protettiva sull’apparato car-diovascolare soprattutto grazie all’azione che riduce colesterolo LDL e trigliceridi e che incre-menta il colesterolo HDL. Inoltre, se esposti ad alte temperature, possono addirittura dar luo-go alla formazione di composti dannosi e per questo motivo si consiglia sempre di non sot-toporre gli alimenti citati a cotture che richie-dano elevate temperature, preferendo quando

possibile il consumo a crudo.Tra i grassi monoinsaturi, anch’essi con un’a-zione potenzialmente benefica sul quadro del colesterolo in quanto contribuiscono al-la riduzione dei livelli di HDL e all’incremen-to dell’HDL, troviamo l’acido oleico, prevalente nell’olio d’oliva, di cui è pertanto consigliato il consumo quotidiano come condimento esclu-sivo, preferibilmente a crudo.Negli alimenti ricchi di grassi di origine anima-le è spesso presente un quantitativo significa-tivo, più o meno elevato, di colesterolo. Que-sto può, sebbene parzialmente e in maniera variabile da persona a persona, influenzare il colesterolo circolante ematico. Per questo mo-tivo è importante limitare quei prodotti mag-giormente ricchi di colesterolo tra cui prodot-ti lattiero-caseari grassi (formaggi, latte intero, panna, burro), le carni grasse e i loro deriva-ti (affettati, insaccati), molluschi e crostacei (gamberi, granchio, cozze e vongole) e prodot-ti vegetali ricchi di grassi saturi come certi oli (olio di palma, olio di cocco). In tabella 1 sono riportati gli apporti giornalieri di riferimento dei lipidi per la popolazione italiana secondo i Larn.

Vitamine e mineraliCalcio e vitamina D sono legati a numerosi be-nefici, ma nel caso dell’anziano il calcio è quel-lo maggiormente legato alla prevenzione e/o

Acidi grassi saturi <10% En (SDT)

PUFA totali LC-PUFA 250 mg (AI) 5-10% En (RI)

PUFA n-6 4-8% En (RI)

PUFA n-3 0,5-2,0% En (RI)

Acidi grassi trans Il meno possibile (SDT)

en: energia totale della dietaSdt: obiettivo nutrizionale per la prevenzioneai: assunzione adeguatari: intervallo di riferimento per l’assunzione di macronutrientifonte: livelli di assunzione raccomandata per i nutrienti, 2014

tabella 1 - apporti giornalieri di riferiMento di lipidiper la popolazione italiana

Page 17: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 17

alimentazione e SPort in diverSe condizioni fiSioPatologiche

al ritardo della progressione dell’osteoporosi. Secondo i Larn, l’assunzione raccomandata per la popolazione femminile a partire dai 60 an-ni di età diventa di 1200 mg al giorno e rimane costante per gli anni a seguire. Per quanto ri-guarda la popolazione maschile, tra i 60 e i 75 anni sono previsti 1000 mg al giorno, che di-ventano 1200 mg a partire dai 75 anni. Per quanto concerne il calcio, è risaputo che si trova soprattutto nei latticini. È importante consumarne 1-2 porzioni al giorno sotto forma di latticini magri (latte scremato o parzialmen-te scremato, yogurt magro), mentre va limita-to il consumo di formaggi in quanto spesso ric-chi di sodio e grassi. Non bisogna dimenticare che una delle fonti di calcio più facilmente assi-milabile è rappresentata dall’acqua ricca in cal-cio, che può contenerne fino a 400 mg per litro. I soggetti con problemi ai reni o di calcoli do-vrebbero affidarsi al medico curante, onde evi-tare che ne venga introdotto in eccesso. La vitamina D può essere introdotta tramite la dieta, con alimenti o integratori ma, dato che spesso gli alimenti contenenti quantità rilevan-ti di vitamina D contengono anche più grassi e colesterolo e che la vitamina viene normalmen-te sintetizzata a livello cutaneo, è importante che all’alimentazione varia ed equilibrata sia affiancata un’esposizione quotidiana all’aria aperta e quindi alla luce del sole in ogni stagio-ne, evitando gli orari più caldi nei mesi estivi e facendo attenzione all’idratazione.

L’omeostasi dell’osso è poi influenzata anche da minerali (magnesio, fosforo), dalle vitamine A e K, dalle proteine e dall’assetto ormonale; in-fatti, la riduzione degli estrogeni in menopau-sa è spesso il fattore scatenante la progressione di osteoporosi nelle donne che, per questo mo-tivo, necessitano di essere seguite con un oc-chio di riguardo. In ogni caso la prevenzione dell’osteoporosi permette di mantener un osso sano, allonta-nare la fragilità ossea e potenziali fratture che possono portare a disabilità e/o allettamento prolungato con decadimento fisico e cognitivo.Per quanto riguarda vitamina B12 e acido fo-lico, l’assunzione raccomandata per la popo-lazione anziana di queste due vitamine idro-solubili coincide con quella della popolazione adulta ed è sovrapponibile nei due sessi; van-no pertanto assunti 2,4 µg al giorno di vitami-na B12 e 400 µg al giorno di folati.Studi in letteratura hanno riportato una corre-lazione tra l’età e i livelli di vitamina B12 che sembra ridursi nei soggetti più anziani, spe-cialmente se di sesso maschile (6), mentre i folati eritrocitari sembrano essere in concen-trazioni maggiori rispetto ai soggetti più gio-vani. Entrambe queste vitamine del gruppo B sono comunque a rischio di essere introdotte in quantità inadeguata nell’anziano, per moti-vi differenti, tendenzialmente legati al tipo di alimentazione e a eventuali terapie farmacolo-giche concomitanti. La vitamina B12 ad esem-

pio è di origine esclusivamente animale e molto spesso si riduce nell’anziano che introduce me-no alimenti di origine animale, soprattutto per quanto riguarda carne e pesce; inoltre farmaci antidiabetici orali (metformina) o altri che mo-dificano il pH gastrico inducendo un’alterazio-ne dell’assorbimento possono contribuire a un eventuale sviluppo di deficit. Allo stesso mo-do, l’intake dei folati può essere ridotto a cau-sa dello scarso consumo di verdura e frutta fre-sche, e soprattutto di verdura a foglia verde e crucifere. Farmaci antitumorali specifici (meto-trexate) possono interferire con il loro metabo-lismo riducendone la concentrazione.Le complicanze legate a un deficit di queste vitamine includono anemia macrocitica e di-sturbi neurologici a carico del sistema nervo-so sensoriale e motorio. Negli Stati Uniti mol-ti prodotti di uso comune sono fortificati con queste vitamine, mentre in Italia la fortificazio-ne coinvolge solo gruppi selezionati di cibi (tra cui ad esempio i cereali da prima colazione). Va-riare l’alimentazione e affidarsi al proprio me-dico per controlli annuali delle concentrazioni ematiche rappresenta un buon metodo di dife-sa da tali carenze in quanto ridotti livelli posso-no sovrapporsi al declino fisiologico dell’attività cognitiva, aggravandolo o accelerandolo senza che siano presi provvedimenti efficaci.

FibraMolto spesso l’intake di fibra nell’anziano è in-feriore rispetto ai livelli raccomandati. Secondo le linee guida nazionali negli adulti (Larn 2014), senza distinzione di età e sesso, è indicato con-sumare tra i 12,6 e 16,7 g di fibra alimentare ogni 1000 kcal introdotte con la dieta, sebbe-ne venga sottolineato di assumere comunque almeno 25 g al giorno di fibra anche in caso di apporti energetici inferiori a 2000 kcal/die. Si consiglia di preferire alimenti naturalmente ricchi in fibra alimentare quali cereali integrali, legumi, frutta e verdura che permettono oltre-tutto di raggiungere un adeguato intake di car-boidrati, vitamine e minerali senza tuttavia ec-

Page 18: Professione Salute 02/2016

18 Professione Salute aprile 2016

CORSO eCm

tidiane e prevenire la disidratazione. Purtrop-po il quantitativo raccomandato non è sempre raggiunto, soprattutto dal paziente anziano che spesso ha una riduzione della percezione della sensazione di sete; questo può essere rischioso se il paziente è in trattamento ad esempio con farmaci diuretici oppure se presenta una glice-mia scompensata in quanto entrambe queste condizioni possono indurre disidratazione au-mentando la frequenza della minzione. Alcuni anziani riducono l’intake di acqua di proposito per ovviare a problemi di incontinenza. A que-sto si può aggiungere il fatto che i reni dei sog-getti di età avanzata possono perdere in par-te la capacità di concentrare le urine. In tutti questi casi è fondamentale istruire il paziente stesso e i famigliari e/o i caregiver della necessi-tà e dell’importanza di bere nell’arco della gior-nata, utilizzando eventualmente strategie quali contare il numero dei bicchieri d’acqua assun-ti (per es. 10 bicchieri d’acqua da 200 ml) op-pure utilizzare bottiglie graduate da terminare nell’arco della giornata. Per facilitare l’idratazio-ne può essere utile affiancare alla semplice ac-qua il consumo di tè e tisane o di succhi di frut-ta e brodi, da valutarsi in base alle comorbidità del paziente stesso: è infatti da scongiurare l’ec-cessivo introito di zuccheri in un soggetto dia-betico e/o obeso così come è da controllare l’in-take di sodio nel paziente iperteso.

Attività fisicaUno degli obiettivi per la salvaguardia del-la salute pubblica è quello di individuare una strategia per prevenire gli effetti avversi dell’invecchiamento attraverso la promozio-ne di uno stile di vita attivo e specifici pro-grammi di attività fisica. Infatti, per chi è avanti negli anni l’esercizio fisico può rivelar-si uno dei migliori strumenti a disposizione per allontanare da sé lo spettro di malattie croniche e disabilitanti, per garantirsi un’au-tonomia funzionale e per assicurarsi la per-manenza nella propria comunità di riferimen-to, fattori questi che costituiscono alcuni tra gli elementi fondamentali per mantenere in-tatta la qualità della vita (7).Le evidenze correnti hanno stabilito che gli anziani riescono a trarre benefici e fornire ri-sposte efficaci sia ad allenamenti di forza sia ad allenamento aerobico (7).L’allenamento aerobico può aiutare a mante-nere e migliorare vari aspetti della funziona-lità cardiaca (8) e polmonare, aumentando nel contempo le capacità di resistenza. L’allena-mento contro resistenza (forza), invece, con-trasta la perdita di massa muscolare, che si ve-rifica tipicamente durante l’invecchiamento, migliorando in generale le capacità funzionali.Inoltre, nell’anziano che si allena regolarmente, si assiste a una riduzione dei fattori di rischio associati a diabete, osteoporosi (miglioramen-to della salute ossea dovuta a una preserva-zione della densità minerale con riduzione del numero di cadute e fratture) (9), favorendo lo stato generale di salute e aumentando l’aspet-tativa di vita.

Sistema cardiovascolare: effetti dell’allenamento aerobicoTra gli effetti dell’invecchiamento sul sistema cardiovascolare vi è una riduzione del massi-mo consumo di ossigeno (VO2max), l’indicato-re più utilizzato sulle capacità cardiache globali e massimali. Infatti, numerose ricerche indica-no che il VO2max diminuisce di circa il 15% per decade iniziando dai 25-30 anni a causa, princi-

cedere nell’introito energetico, a differenza dei cibi raffinati che sono più poveri di nutrienti e più densi di energia e potenzialmente in gra-do di predisporre a un maggior rischio di mal-nutrizione e obesità. La fibra inoltre permette di modulare l’assorbimento dei grassi e del co-lesterolo, di ridurre l’indice glicemico degli ali-menti e favorisce la motilità intestinale. Biso-gna far maggior attenzione nell’anziano fragile in quanto l’aumentato senso di sazietà indotto dagli alimenti ricchi di fibra potrebbe compor-tare una riduzione dell’appetito e dell’introito alimentare complessivo, inducendo un peggio-ramento dello stato nutrizionale del soggetto.Infine, l’introito di fibra deve essere accom-pagnato da un’adeguata assunzione di acqua e fluidi onde evitare che il transito intestinale, che spesso nell’anziano può essere difficoltoso a causa di una riduzione del tono e della peri-stalsi, ne risulti compromesso con il rischio di una subocclusione o di un occlusione intesti-nale vera e propria.

AcquaA partire dai 18 anni di età l’assunzione adegua-ta giornaliera di acqua totale non subisce mo-dificazioni e dovrebbe essere di circa 2 litri per le femmine e 2,5 litri per i maschi, indipenden-temente dall’età. Rispettare queste indicazioni permette di rimpiazzare le normali perdite quo-

Page 19: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 19

alimentazione e SPort in diverSe condizioni fiSioPatologiche

palmente, delle riduzioni della gittata massima cardiaca e del ridotto scambio di ossigeno arte-rovenoso. La frequenza massima cardiaca, inve-ce, diminuisce da 6 a 10 battiti al minuto per de-cade ed è responsabile della gittata cardiaca. In aggiunta alla ridotta capacità di utilizzo di os-sigeno, questi meccanismi riducono anche la funzionalità della muscolatura scheletrica.La pressione sanguigna e le resistenze perife-riche, a parità di lavoro assoluto e relativo e di intensità d’esercizio, sono più elevate nei sog-getti anziani rispetto ai giovani.Per quanto riguarda gli effetti dell’allenamen-to aerobico, dalle ricerche degli ultimi dieci an-ni si è evinto che le persone più anziane posso-no adattarsi a un programma di allenamento in maniera efficace come le persone giovani. Infatti, il soggetto anziano può raggiungere gli stessi guadagni di VO

2max (dal 10 al 30%) in risposta a un allenamento aerobico e le di-mensioni dei guadagni seguono lo stesso an-damento dei giovani: maggiore è l’intensità, maggiori sono i guadagni.In aggiunta, il miglioramento graduale in se-guito a esercizi di intensità moderata permet-te di sopportare carichi di intensità maggiore.Questi concetti si ritrovano nelle raccoman-dazioni circa l’intensità d’esercizio dell’Ame-rican College of Sport and Medicine (10), che prevedono un intensità variabile dal 55-65 fi-no al 90% della massima frequenza cardiaca. Per quanto riguarda la durata degli allenamen-ti, le raccomandazioni prevedono durate varia-bili dai 20 ai 60 minuti per almeno 3-5 volte a settimana. Chiaramente vi è una grande discrepanza tra i valori sia di intensità che di durata e frequen-za e questo è dovuto al fatto che le racco-mandazioni possono essere adattate a indi-vidui sedentari e più fragili come ad anziani attivi e allenati.Nella programmazione dell’allenamento di un anziano andrà quindi valutato in maniera scrupolosa il grado di allenamento e la pos-sibile compresenza di fattori di rischio per l’e-sercizio. Sarà poi di fondamentale importanza

il controllo attento dell’intensità tramite il cal-colo delle corrette frequenze cardiache e l’uti-lizzo del cardiofrequenzimetro.I miglioramenti di salute associati con i fattori di rischio per le patologie cardiovascolari inclu-dono la modificazione positiva del profilo lipi-dico (lievi incrementi di HDL; riduzioni più mar-cate del colesterolo LDL, trigliceridi e colesterolo totale), della pressione arteriosa (assesta su va-lori inferiori la pressione sanguigna a riposo an-che in soggetti anziani con ipertensione croni-ca) e della composizione corporea (11).

Apparato muscoloscheletrico: effetti dell’allenamentodi forzaLa sarcopenia (perdita di massa muscolare) è un ef-fetto ben documentato nell’invecchiamento. Le conseguenze della sarco-penia possono essere molte-plici e andare dalla maggior possibilità di cadere e ripor-tare fratture fino al rallenta-mento del metabolismo, alla scarsa regolazione glucidica e alla graduale perdita di autonomia nelle at-tività quotidiane.L’eziologia di tale patologia è da ricercarsi nel-lo scarso utilizzo della muscolatura che provo-ca atrofia, per cui la riduzione della forza mu-scolare è direttamente associata alla perdita della massa muscolare. La sedentarietà, inol-tre, contribuisce a un riallineamento neuro-muscolare (modificazione delle unità motorie e dell’innervazione delle fibre), a una riduzione dei processi di crescita e una modificazione nel turnover proteico.Più in generale, però, la perdita di volume mu-scolare deriva da una graduale diminuzione sia della grandezza che del numero delle fibre muscolari. Arrivati all’età di 50 anni si è perso il 10% di volume muscolare, dopo di che que-sto processo accelera in maniera significativa,

arrivando al 15% per decade fino ai 70 anni e a circa il 30% successivamente.A fronte di adeguati stimoli derivanti dall’alle-namento, gli anziani possono conseguire no-tevoli guadagni di forza. Un incremento di 2-3 volte il livello di forza può essere raggiunto con un allenamento di almeno 3-4 mesi. Gra-zie ad allenamenti più duraturi (dai 6 mesi in poi) è possibile apprezzare anche un incre-mento dei volumi muscolari (12).Poiché la sarcopenia e la perdita di forza so-no molto diffuse nella popolazione anziana,

è importante pianificare strategie per preser-vare e incrementare la massa muscolare ne-gli anziani. Una prevenzione mirata può mi-gliorare i livelli di attività fisica sia in anziani sani e indipendenti che in uomini e donne più fragili.In definitiva, l’allenamento di forza, oltre ai possibili effetti sull’azione dell’insulina, sul-la densità minerale ossea, sul metabolismo energetico e sulle capacità funzionali, è an-che un mezzo efficace per aumentare il livel-lo di attività fisica negli anziani.

Cambiamenti nella composizionecorporea dell’anzianoIl processo di invecchiamento è associato a cambiamenti significativi della composizione corporea, della distribuzione del grasso e del

Page 20: Professione Salute 02/2016

20 Professione Salute aprile 2016

CORSO eCm

metabolismo di base. In particolare, nell’anzia-no si osserva una diminuzione della quantità di massa magra e un aumento del tessuto adipo-so. È riportato come la perdita di massa magra nell’uomo avvenga in misura preponderante tra i 40 e i 60 anni, mentre nelle donne que-sta diminuzione è più marcata dopo i 60 an-ni (11, 12). La preservazione della composizione corporea può avvenire tramite una combina-zione sia di allenamento aerobico che di for-za, in grado di ridurre la percentuale di massa grassa nonostante minime variazioni pondera-li (effetto di preservazione e di incremento della massa muscolare) (11,12). Quando, poi, la per-dita di adipe si concentra nella zona addomina-le, in particolare negli uomini, vi è una riduzione significativa del rischio di eventi cardiovascolari e un miglioramento dell’insulino-sensibilità che caratterizza il diabete o le fasi che lo precedono.

ConclusioniIn sintesi, se l’invecchiamento e i suoi effet-ti sono un fenomeno inevitabile e in continua ascesa, l’abitudine a un’attività fisica regolare deve essere promossa precocemente e senza remore viste le potenzialità concrete di preser-vazione di salute e autonomia di vita. È altre-

sì chiaro che solo personale competente (quali i laureati in Scienze Motorie e ISEF) è in gra-do di stabilire le giuste tipologie di esercizio, la durata e l’intensità delle attività, i corretti re-cuperi e appropriate valutazioni funzionali at-te a eseguire in sicurezza i programmi finaliz-zati alla salute degli anziani. n

queStionario di Valutazione

1. La nutrizione nel soggetto anziano:a) è standardizzata in tutti i soggetti che abbiano compiuto 65 anni di età, salvo alcune differenze riferibili al sessob) viene personalizzata dal medico specialista con il supporto di test specificic) è sovrapponibile a qualsiasi altro intervento nutrizionale nella popolazione adulta sana d) non è necessario che tenga conto di patologie, purché non interessino il tratto gastro-intestinale

2. Il Mini Nutritional Assessment (MNA):a) è uno strumento ideato per dividere i soggetti anziani in sani e malatib) viene utilizzato solo nella popolazione anziana sana per conoscerne le abitudini alimentari

c) viene utilizzato solo nella popolazione anziana malata,per conoscerne le abitudini alimentarid) è uno strumento ideato per individuare i pazienti anziani già affettio a rischio di malnutrizione e suddividerli per grado

3. Il dispendio energetico nell’individuo anziano:a) aumenta fisiologicamente e progressivamente con l’aumentare dell’etàb) si riduce progressivamente, sebbene la composizione corporea subisca modificazionic) si riduce progressivamente, spesso contemporaneamente alla modificazione della composizione corporea, rappresentata principalmente da un aumento della massa grassa a discapito della massa magrad) è indipendente dall’attività fisica

Bibliografia1. linee-guida sull’Utilizzazione della valutazione multidimensionale per l’anziano fragile nella rete dei Servizi. Progetto finalizzato del ministero della Sanità icS 110.1 rf 98.98.

2. guigoz Y, vellas B, garry PJ. assessing the nutritional status of the elderly:the mini nutritional assessment as part of the geriatric evaluation. nutr rev. 1996 Jan;54(1 Pt 2):S59-65.

3. Kelaiditi e, guyonnet S, cesari m. is nutrition important to postpone frailty? curr opin clin nutr metab care. 2015 Jan;18(1):37-42.

4. Società italiana di nutrizione umana (SinU). larn-livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana-iv revisione. Sics, edizione, 2014.

5. inran. linee guida per una sana alimentazione italiana. http://nut.entecra.it/648/linee_guida.html

6. hopkins S, m. gibney mJ, nugent aP, mcnulty h, molloy am, Scott Jm, flynn a, Strain JJ, Ward m, Walton J, mcnulty Ba. impact of voluntary fortification and supplement use on dietary intakes

and biomarker status of folate and vitamin B-12

in irish adults. am J clin nutr 2015;101:1163–72.

7. healthy People 2020. http://healthypeople.

gov/2020

8. murphy Sm, edwards rt, Williams n, raisanen

l, moore g, linck P, hounsome n, din nU, moore

l. an evaluation of the effectiveness and cost

effectiveness of the national exercise referral

Scheme in Wales, UK: a randomised controlled

trial of a public health policy initiative. J epidemiol

community health. 2012;66:745–53.

9. Pruitt la, taaffe dr, marcus r. effects of a one-

year high-intensity versus low-intensity resistance

training program on bone mineral density in older

women. J Bone miner res. 1995;10(11):1788–95.

10. haskell Wl, lee im, Pate rr, Powell Ke, Blair Sn,

franklin Ba, macera ca, heath gW, thompson Pd,

Bauman a. american college of Sports medicine &

american hearth assocation. Physical activity and

public health: updated recommendation for adults

from the american college of Sports medicine

and the american heart association. circulation.

2007;116:1081–1093.

11. Binder ef, Yarasheski Ke, Steger-may K, Sinacore

dr, Brown m, Schechtman KB, et al. effects of

progressive resistance training on body composition

in frail older adults: results of a randomized,

controlled trial. J gerontol Ser a Biol med Sci.

2005;60(11):1425–31.

12. Janssen i. influence of Sarcopenia on

the development of Physical disability: the

cardiovascular health Study. J am geriatr Soc.

2006;54(1):56-62.

Page 21: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 21

alimentazione e SPort in diverSe condizioni fiSioPatologiche

4. L’introito di proteine nel soggetto anziano:a) deve essere ridotto rispetto al fabbisogno del soggetto adultoin seguito al rischio di sovraccarico renaleb) è indipendente dal peso corporeo, in quanto ogni anziano deve introdurre una quantità costante corrispondente a 30 g di proteine al giornoc) non è necessario calcolarlo all’interno del piano nutrizionalein quanto la sintesi proteica è severamente ridottad) in Italia è regolamentato dai Larn, che raccomandano un’assunzione quotidiana pari a 0.9 g per kg di peso

5. Quale delle seguenti affermazioni riferite ai lipidi è corretta?a) Con l’avanzare dell’età devono raggiungere almeno il 50% dell’introito energetico totaleb) Con l’avanzare dell’età non devono superare il 20% dell’introito energetico totalec) L’introito energetico derivante da essi deve rappresentare dal 20 al 35% dell’introito totale, indipendentemente dalla tipologia di acidi grassid) L’introito energetico derivante da essi deve rappresentare dal 20 al 35% e di questi meno del 10% deve essere rappresentato da acidi grassi saturi

6. Per quanto riguarda i micronutrienti nella popolazione anziana, quale delle seguenti affermazioni è corretta?a) Sebbene il calcio venga introdotto in maniera insufficientecon l’alimentazione, non vi è rischio di compromissione dello stato osseo se questo si è già consolidato negli anni precedentib) La vitamina D non può essere introdotta con gli alimenti,ma solo sintetizzata per via cutaneac) La vitamina B12, essendo di origine esclusivamente animale, molto spesso si riduce nell’anziano che introduce meno derivati animali.d) L’acido folico, essendo di origine esclusivamente animale, molto spesso si riduce nell’anziano che introduce meno derivati animali.

7. Con riferimento all’assunzione di fibra nell’anziano,quale affermazione è corretta?a) Deve essere inferiore a 25 g/die onde evitare, a seguito del ridotto introito idrico, fenomeni di subocclusione intestinale.b) Le linee guida nazionali indicano come adeguato un consumonegli adulti, senza distinzione di età e sesso, tra i 12.6 e 16.7 g ogni 1000 kcal introdotte con la dietac) Favorisce l’assorbimento di macro e micro nutrientid) Aumenta l’indice glicemico degli alimenti, pertanto è sconsigliabilein pazienti con intolleranza glucidica

8. L’introito idrico nella popolazione anziana sana:a) non deve superare 1 litro/giorno per evitare sovraccarico cardiovascolareb) può essere completamente costituito da bevande zuccherate e succhi di frutta aumentando così anche l’introito energetico e di zuccheri, spesso scarsamente presenti nell’alimentazione dell’anzianoc) deve essere uguale nella popolazione maschile e femminiled) non subisce modificazioni dal punto di vista quantitativo giornaliero

con l’avanzare dell’età e dovrebbe essere pertanto di circa 2 litriper le femmine e 2,5 litri per i maschi

9. Le evidenze correnti hanno stabilito che gli anziani riesconoa trarre benefici da:a) allenamenti aerobici e di flessibilitàb) allenamenti di flessibilitàc) allenamenti di forzad) allenamenti aerobici e di forza

10. Quali sono i principali effetti dell’allenamento aerobico?a) Miglioramento di capacità cardiovascolari e potenza muscolareb) Miglioramento di capacità cardiovascolari e polmonaric) Miglioramento di capacità cardiovascolari e polmonari e resistenzad) Miglioramento di capacità cardiovascolari e polmonari e flessibilità

11. Quali sono i principali effetti dell’allenamento di forza?a) Miglioramento di capacità cardiovascolari e potenza muscolareb) Miglioramento di capacità polmonari e funzionalic) Miglioramento di apparato muscolare e capacità funzionalid) Miglioramento di apparato muscolare e cardiovascolare

12. Qual è il limite superiore di massima frequenzacardiaca secondo le linee guida dell’American College of Sportand Medicine?a) 70%b) 80%c) 90%d) 75%

13. Per quanto riguarda la durata degli allenamenti,le raccomandazioni prevedono:a) dai 40 ai 60 minuti per almeno 2 volte a settimanab) dai 20 ai 60 minuti, 3-5 volte a settimanac) dai 30 ai 60 minuti 4 volte a settimanad) almeno 30 minuti tutti i giorni

14. Che percentuale di volume muscolare si perde per decadeoltre i 70 anni?a) 50%b) 30%c) 15%d) 10%

15. A fronte di un allenamento adeguato, quale può essereil guadagno di forza conseguibile in 3-4 mesi?a) 1,5 volte il valore inizialeb) 2-3 volte il valore inizialec) 2 volte il valore inizialed) 0,5 volte il valore iniziale

Page 22: Professione Salute 02/2016

22 Professione Salute aprile 2016

integrazione alimentare_gravidanza

Alimentazionee supplementazionein gravidanza

il raggiungimento di uno

stato nutrizionale ottimale

durante la gravidanza è

fondamentale per la salute

materna e del nascituro.

L’aumento della richiesta

calorica deve essere

soddisfatto da una dieta

varia ed equilibrata

e di alcuni nutrienti è

fortemente consigliabile

la supplementazione

Hellas CenaDipartimento di Sanità Pubblica,Medicina Sperimentale e ForenseUnità di Scienza dell’AlimentazioneUniversità degli Studi di Pavia

La gravidanza è quello straordinario pe-riodo della vita della donna caratterizza-to da modificazioni fisiologiche a carico

del suo corpo che promuovono e favoriscono l’adattamento all’accoglienza, sviluppo e cre-scita del nuovo essere.In gravidanza vi è un aumento della richiesta calorica giornaliera dovuta ad un aumento del dispendio energetico attribuibile all’incremen-to del metabolismo basale, a sua volta cau-sato dallo sviluppo del feto e della placenta, dall’aumento delle dimensioni degli organi in-terni della madre, dall’aumento del lavoro re-spiratorio e cardiovascolare.Qualitativamente le scelte alimentari devono prevedere un’attenzione particolare rispetto all’introito di proteine, al tipo di grassi assunti nonché all’apporto di vitamine e minerali.In gravidanza è necessario un particolare ri-

guardo nei confronti dell’assunzione di calcio, ferro, folati, vitamine del gruppo B, acidi gras-si omega-3.

La corretta prevenzione nutrizionaleUna corretta “prevenzione nutrizionale”, da raccomandare a tutte le donne in età ferti-le che programmano una gravidanza, a coloro che non la escludono e a quelle che non usano metodi contraccettivi efficaci, deve includere la promozione di un’alimentazione equilibra-ta e varia, ricca di verdura e frutta, alimenti ad alto contenuto di folati e un’adeguata supple-mentazione di acido folico (AF) da iniziare al-meno un mese prima del concepimento e con-tinuare per tutta la gravidanza. L’acido folico non è efficace nel prevenire l’insorgenza di di-fetti di sviluppo del tubo neurale se il tratta-mento viene iniziato dopo la quarta settimana

Page 23: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 23

integrazione alimentare_gravidanza

di gravidanza. Il ministero della Salute sottoli-nea l’efficacia dell’integrazione di acido folico e ne supporta la somministrazione. Anche la vitamina B12 è coinvolta nello svilup-po dei difetti del tubo neurale nonché nella cre-scita e nello sviluppo cognitivo e motorio. Per-tanto in target specifici di popolazione in cui c’è un consumo insufficiente, per esempio nel-le donne vegane oppure in presenza di difetti dell’assorbimento, è bene integrarla con supple-mentazioni specifiche. Più a lungo la madre è stata una vegana, maggiore sarà la probabilità di avere concentrazioni basse di cobalamina nel siero e nel latte che correlano strettamente con insufficienza della cobalamina nell’infante, la quale si può ripercuotere sulle attività cognitive. Anche la supplementazione di ferro in gravi-danza può rendersi necessaria dato che l’au-mentato fabbisogno, nonostante sia in parte

compensato dall’interruzione del flusso me-struale e dall’aumento della capacità di assor-bimento intestinale di ferro, non riesce a essere soddisfatto dalla sola dieta.Molto interessanti sono le ultime ricerche ri-guardo l’azione protettiva degli omega-3 sul prodotto del concepimento, non solo come aiu-to fin dai primi giorni durante la formazione del tessuto nervoso ma anche come protezione del-la durata della gravidanza stessa ed evidente ri-dotta prevalenza di allergie nei neonati.

Mantenere l’intestino in saluteOltre ai nutrienti che possono essere assunti in parte con la dieta e supplementati con integra-tori specifici, altri nutraceutici vengono pro-mossi durante la gravidanza come coadiuvanti di disturbi collaterali quali la stipsi, che è stato stimato possa riguardare una gestante su tre. Adeguati apporti di acqua e fibre grazie a un’a-limentazione ricca di vegetali o, in alternativa, con fibre solubili come il glucomannano ad al-ta viscosità e con prebiotici come il Lattulosio possono essere utili ed evitare l’uso di lassativi da contatto controindicati in gravidanza.Infine, sempre a livello intestinale, sarà impor-tante anche mantenere un ottimale microbiota. Infatti il nascituro viene al mondo con l’intesti-no pressoché sterile e, durante il parto natura-le, ingoia i batteri presenti nel canale del parto alla nascita. Quella sarà la prima colonizzazio-ne del suo intestino che è uno degli eventi im-munologici più importanti per il neonato, che potrà condizionare, nel bene o nel male, la sua futura salute di bambino e adulto. Nelle ultime 6-8 settimane di gravidanza assumere probio-tici, come alcuni ceppi selezionati di Lactobacilli e Bifidobatteri, e prebiotici, come i FOS (frutto-oligosaccaridi) e alcuni polimeri come l’inuli-na e particolari amidi, che giungono indigeriti nell’ultimo tratto dell’intestino e sono utilizzati come nutrimento dalla flora batterica, può es-sere molto utile. Questo, infatti, consentirà alla futura mamma di arrivare al parto in uno sta-to di eubiosi, che potrà incidere positivamente sulla salute del nascituro. n

Page 24: Professione Salute 02/2016
Page 25: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 25

salute e benessere_gastroenterologia

L’Helicobacter pylori è un batterio Gram negativo a forma di spirale capace di colonizzare la mucosa

dello stomaco e del duodeno, innescando una reazione infiammatoria che determina la gastrite cronica superficiale o atrofica. Tale microrganismo riesce a sopravvivere nell’ambiente acido dello stomaco (pH 1-2), danneggiandone le cellule, grazie all’attività dell’ureasi che produce ammoniaca, in grado di neutralizzare l’acido e ridurre l’attività battericida delle cellule immunitarie. L’infezione che si scatena è il fattore eziologico primario dell’ulcera peptica, duodenale e gastrica, patologie che si manifestano sotto forma di irritazione, piaghe o come un vero

l’infezione del batterio,

che colpisce in italia tra il 30 e

il 50% della popolazione

adulta ed è responsabile

di 9 ulcere su 10, secondo

l’oms provocherebbe il 78%

di tutti i tumori gastrici.

Per combatterlo sono in arrivo

nel nostro Paese importanti

novità farmacologiche

e proprio foro che si forma nella mucosa producendo un dolore intenso, soprattutto a stomaco vuoto. Si calcola complessivamente che nove ulcere su dieci siano causate proprio dall’H. pylori, il quale sarebbe presente nella metà della popolazione mondiale.

Modalità di trasmissione e sintomi dell’infezioneA proposito dei meccanismi di trasmissione del batterio permane incertezza, anche se le mo-dalità orale o oro-fecale appaiono essere quelle maggiormente probabili. Ulteriori possibilità di contagio potrebbero avvenire per contatto con acque o con strumenti endoscopici contamina-ti, seppure non vi siano dati certi al riguardo.

di Vincenzo Marra

Helicobacter pylori,l’eradicazione riduce il rischio di tumori gastrici

Page 26: Professione Salute 02/2016

26 Professione Salute aprile 2016

Poiché si sa ancora molto poco sulle modali-tà di trasmissione di H. pylori, anche le misure preventive disponibili sono esigue. In genera-le, si raccomanda comunque di lavarsi bene le mani, mangiare cibo adeguatamente cucinato e bere acqua sicura.Generalmente l’infezione acuta da H. pylori può provocare nausea o vomito di breve du-rata, mentre l’infezione cronica può restare, nella maggioranza dei casi, asintomatica op-pure presentare i tipici sintomi dell’ulcera: bru-ciore, dolore gastrico, difficoltà di digestione. La gastrite causata dall’infezione, stimolando la secrezione acida all’interno dello stomaco, può scatenare, a sua volta, ulcera gastrica o duodenale. Il sintomo più comune dell’ulcera gastroduodenale è un bruciore misto a dolo-re avvertito nella parte superiore dell’addome (epigastrio), soprattutto lontano dai pasti e di primo mattino, anche se può manifestarsi in qualsiasi momento della giornata, e durare da pochi minuti fino ad alcune ore. Più raramente

possono presentarsi sintomi quali nausea, vo-mito e perdita di appetito; talvolta, poi, l’ulcera può sanguinare e indurre anemia.L’infezione da H. pylori porta con sé rischi estremamente seri per la salute: nel lungo ter-mine, infatti, è associata a un aumento pari a 2-6 volte del rischio di incorrere nel linfo-ma MALT (tessuto linfoide associato alle mu-cose) e nel carcinoma gastrico, la terza forma di cancro più comune nel mondo dopo quel-li al seno e al polmone. Per tali specifiche ra-gioni, il batterio rientra nel primo gruppo della classifica degli agenti cancerogeni stilata dalla World Health Organization, secondo cui, inol-tre, il 78% di tutti i casi di tumore gastrico è attribuibile all’infezione da H. pylori.

Come avviene la diagnosiLa diagnosi dell’infezione da H. pylori può avve-nire mediante diversi metodi, invasivi e non, a seconda delle specifiche condizioni del paziente.Test sierologici: consistono nella ricerca san-guigna di anticorpi IgG specificamente diret-ti contro H. pylori (sensibilità e specificità 80-95%, a seconda del kit utilizzato).Breath test (test del respiro): dopo aver somministrato al paziente dell’urea marcata radioattivamente si misura la quantità di ani-dride carbonica emessa con l’espirazione; que-sto gas costituisce infatti il prodotto metabo-lico del batterio in presenza di urea (sensibilità e specificità 94-98%).Test di ricerca dell’antigene fecale: consen-te di individuare la presenza del batterio attra-verso il controllo degli antigeni nelle feci.Endoscopia: durante l’esame vengono prele-vati campioni (biopsie) della mucosa dello sto-maco e del duodeno, analizzati poi al micro-scopio alla ricerca del batterio. Questo esame è considerato lo standard ottimale per la dia-gnosi dell’ulcera.

Opzioni terapeuticheIl trattamento dell’H. pylori consiste in una te-rapia di 1-2 settimane con una combinazione di antibiotici in associazione con un inibitore di

salute e benessere_gastroenterologia

h. pylori causa dell’ulcera: la scoperta

Durante il ventesimo secolo la comunità scienti-fica riteneva che l’ulcera fosse provocata in pre-valenza dallo stress, dall’assunzione di cibi aci-di o molto piccanti e da un regime alimentare scorretto. Le cure si traducevano quasi esclusi-vamente in condizioni di assoluto riposo, nella prescrizione di una dieta “leggera” e di farmaci per alleviare la sintomatologia.A partire dai primi anni Ottanta, però, iniziò a in-stillarsi tra i ricercatori un’ipotesi del tutto di-versa, secondo cui, cioè, l’origine dell’ulcera po-tesse essere addebitabile a un processo infettivo. Esattamente nel 1982, infatti, i due ricercatori australiani Robin Warren e Barry Marshall iso-larono il batterio Helicobacter pylori, il quale sembrava essere la causa d’insorgenza dell’ulce-ra gastrica e duodenale. Il primo a compren-dere il ruolo di responsabilità del batterio nel-la comparsa dei disturbi fu il patologo Warren, attraverso la constatazione che in quasi la metà dei pazienti sottoposti a biopsie si evidenziava la presenza di colonie batteriche nella parte infe-

riore dello stomaco, con il focolaio d’infiamma-zione che insisteva proprio nel punto in cui era-no presenti gli H. pylori. Il giovane collega Marshall arrivò a provare su se stesso gli effetti dell’H. pylori, e insieme a War-ren osservò che nonostante i sintomi dell’ulcera peptica potessere essere alleviati mediante l’ini-bizione della produzione di acidi gastrici, mol-to spesso i fastidi si ripresentavano, poiché l’in-fiammazione cronica dello stomaco dovuta ai batteri rimaneva intatta. Dedussero quindi che solo attuando una cura antibiotica sarebbe sta-to possibile combattere l’infiammazione causa-ta dal batterio, dimostrando definitivamente, a dispetto della diffidenza e dello scetticismo del mondo scientifico, che a provocare gastriti e ul-cere fosse un’infezione.Risale al 1996 l’approvazione da parte della Fo-od and Drug Administration del primo trattamen-to antibiotico specifico, mentre nel 2005 Marshall e Warren vennero insigniti del premio Nobel per la medicina proprio grazie alla scoperta dell’H. pylori.

Page 27: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 27

pompa protonica (PPI) o con antagonisti dell’i-stamina (H2), i quali contribuiscono ad allevia-re i sintomi dell’ulcera e a curare l’infiamma-zione della mucosa gastrica. Esistono diversi tipi di terapie. La triplice terapia che comprende PPI, claritromicina e amoxicilli-na o metronidazolo, proposta alla prima confe-renza di Maastricht, è il trattamento standard. La terapia sequenziale è una cura di dieci gior-ni che si compone di un periodo di cinque gior-ni con amoxicillina e PPI, seguito da un perio-do di cinque giorni con PPI più claritromicina e metronidazolo (o tinidazolo), mentre la tera-pia concomitante è una cura quadruplice non a base di bismuto che prevede l’utilizzo di PPI e tre antibiotici. Infine, c’è la possibilità di ricor-rere alla terapia quadruplice a base di bismuto, metronidazolo e tetraciclina più un PPI per set-te-dieci giorni. Ovviamente per contrastare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è opportuno fare molta attenzione nella scelta di uno di questi trattamenti.

Infezione da H. pylori:le novità farmacologicheDurante il 22° Congresso nazionale delle malat-tie digestive tenutosi a Napoli lo scorso febbra-io, è stato reso noto l’arrivo anche in Italia di un nuovo farmaco per l’eradicazione dell’Helico-bacter pylori. Si tratta di Pylera (Allergan), una capsula a tripla combinazione fissa che contie-ne tre sostanze: bismuto subcitrato potassio,

approfondimenti

metronidazolo e tetraciclina cloridrato da as-sumere dopo i pasti in associazione con ome-prazolo.L’azione precisa del bismuto nel trattamento delle infezioni da H. pylori è ancora sconosciu-ta. Sembra che il meccanismo includa: inibizio-ne della sintesi proteica e della parete cellulare, tossicità diretta sulla funzionalità della mem-brana, sintesi ATP e prevenzione della cito-ade-renza dell’H. pylori alla superficie delle cellule epiteliali. Il meccanismo di azione antimicrobi-co del metronidazolo dipende dalla produzione di radicali che danneggiano il Dna dei batteri, provocando un processo di morte cellulare. La tetraciclina interferisce con la sintesi proteica.«Questa nuova formulazione fa sì che sia di nuovo disponibile in Italia la cosiddetta quadruplice terapia basata sul bismuto, la cura più efficace nel trattamento sia di prima linea che di pazienti che non hanno risposto a precedenti terapie – afferma il professor Franco Bazzoli, ordinario di gastroenterologia presso l’università di Bologna. Inoltre, la nuova combinazione ha il vantaggio di una somministrazione molto più pratica, grazie al fatto che i tre farmaci sono contenuti in una singola capsula. Una caratteristica fondamentale per il paziente, poiché si riflette in maggiore semplicità di assunzione e quindi in una migliore aderenza al trattamento. Pylera, in combinazione con omeprazolo – conclude Bazzoli – si è già dimostrata altamente efficace nell’eradicazione dell’H. pylori». n

A onor del vero, la scoperta dell’Helicobacter pylori da più fonti è attribuita al medico italiano Giulio Bizzozero (1846-1901), patologo presso l’università di Torino, che nel 1892si imbattè nei tipici batteri spiraliformi osservandoli all’interno dello stomacodi un animale, ma la scoperta non venne considerata di rilevanza e pertanto trascurata.

salute e benessere_gastroenterologia

Page 28: Professione Salute 02/2016
Page 29: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 29

Ipotiroidismo, terapia liquidaazzera i tempi di attesa

FARMACOLOGIA_TERAPIA DELL’IPOTIROIDISMO

Èuna piccola rivoluzione ma potrà migliorare la vita di quattro milioni di italiani: coloro che soffrono di

ipotiroidismo. Non si tratta neppure di un nuovo farmaco ma della nuova formulazione di uno già esistente, la levotiroxina, che è estremamente efficace ma finora costringeva il paziente ad alzarsi da mezz’ora a un’ora prima di fare colazione. Infatti, le formulazioni in compresse devono dissolversi a livello gastrico per poter essere assorbite dall’intestino, entrare in circolo e raggiungere gli organi interessati. Questo processo è complesso ed estremamente delicato e può essere influenzato da diversi fattori, in primo luogo dal cibo e dagli altri farmaci che alterano la quantità di principio attivo che si riversa nel

La novità è nella formulazione

liquida del farmaco di

riferimento per la cura

dell’ipotiroidismo. Da oggi la

levotiroxina liquida può essere

assunta contemporaneamente

alla colazione e messa anche

direttamente nella spremuta,

nel cappuccino o nel caffè,

favorendo l’aderenza terapeutica

senza pregiudicarne l’efficacia

di Renato Torlaschitorrente circolatorio; inoltre le tempistiche dell’assorbimento influiscono sensibilmente sulla risposta clinica del paziente. La novità del giorno è rappresentata da tre studi scientifici, tutti italiani, che dimostrano come la levotiroxina in formulazione liquida possa cambiare drasticamente questo scena-rio: il farmaco può essere assunto senza per-dere di efficacia subito prima o anche duran-te la colazione.

Levotiroxina liquida: tre studi ne indagano l’efficaciaLa levotiroxina sodica (L-T4) è una sostanza praticamente identica all’ormone tiroideo na-turale e, grazie all’azione delle desiodasi, vie-ne trasformata nell’ormone attivo, la triiodo-

Page 30: Professione Salute 02/2016

30 Professione Salute aprile 2016

tironina (T3); costituisce la terapia d’elezione per l’ipotiroidismo ed è uno dei farmaci più prescritti al mondo, trattandosi di una condi-zione estremamente diffusa.«Indubbiamente esistono condizioni ben più severe – conferma Carlo Cappelli, endocri-nologo, responsabile degli Ambulatori del-la tiroide-endocrinologia-2° Medicina pres-so l’Asst degli Spedali Civili di Brescia – ma quello che la rende così rilevante è proprio la sua diffusione; sappiamo da studi epide-miologici condotti nei Paesi anglosassoni ma anche in Italia che, con maggiore o minore severità, è presente nell’8-9% della popola-zione adulta, particolarmente nelle donne, e che aumenta con il trascorrere degli anni. Le conseguenze dell’ipotiroidismo non tratta-to non sono immediatamente catastrofiche come quelle dei diabetici privati dall’insuli-na, ma con il tempo si tende a produrre una perdita di brillantezza e delle prestazioni, una

FARMACOLOGIA_TERAPIA DELL’IPOTIROIDISMO

serie di effetti piuttosto ubiquitari sull’orga-nismo e, in alcuni soggetti, questa condizio-ne può influire in modo decisamente sfavo-revole sulla qualità della vita. Il trattamento farmacologico disponibile, la levotiroxina in compresse, funziona molto bene ma come tutte le terapie sostitutive ha l’inconvenien-te di dover essere assunta ogni giorno e de-ve dunque convivere con le normali attività quotidiane».Proprio Carlo Cappelli ha coordinato uno dei tre studi sulla levotiroxina liquida, che è stato pubblicato recentemente su Thyroid. Rando-mizzato, in doppio cieco controllato con pla-cebo, il trial è stato condotto su 77 pazien-ti (di cui 64 donne) affetti da ipotiroidismo ma che in precedenza non avevano anco-ra ricevuto trattamenti; sono stati suddivisi in due gruppi per ricevere una soluzione ora-le di L-T4 direttamente alla colazione oppure mezz’ora prima. Ogni paziente ha completa-to due periodi di trattamento di sei settima-ne ciascuno, con diverse tempistiche di som-ministrazione: placebo prima di colazione e farmaco a colazione o viceversa. Alla fine di ciascun periodo sono state misurate la tiro-xina libera, la triiodotironina libera e la tire-otropina (TSH) e proprio la differenza dei li-velli di questo ormone nel siero (tipicamente elevati nei pazienti ipotiroidei) è stata scel-ta come outcome primario. I pazienti tratta-ti con il farmaco hanno raggiunto uno sta-to eutiroideo e non è stata osservata alcuna differenza significativa in funzione della di-versa tempistica di assunzione del farmaco in nessuno dei parametri considerati. Gli auto-ri hanno dunque concluso che la formulazio-ne liquida di levotiroxina può essere assunta direttamente con la colazione, favorendo in questo modo l’aderenza terapeutica: osserva-zione particolarmente rilevante visto che pro-prio la mancata compliance è la più probabi-le causa di variabilità della concentrazione di TSH nel sangue.Un altro studio è stato condotto dal team di Efisio Puxeddu, professore all’Università di

la TiRoide e le cause di ipoTiRoidismo

La tiroide è una ghiandola localizzata nella parte bassa e frontale del collo. Gli ormoni rilasciati dal-la tiroide viaggiano nel flusso sanguigno e influ-iscono praticamente su ogni parte del corpo, dal cuore al cervello, dai muscoli alla pelle.La tiroide controlla il modo con cui le cellule usano l’energia estratta dal cibo, in altre parole il metabo-lismo. Tra le altre cose ne sono implicati il control-lo della temperatura, il battito cardiaco e l’efficien-za nel bruciare le calorie. Se l’ormone tiroideo non è sufficiente, i processi dell’organismo rallentano.La causa più comune di ipotiroidismo è la cosid-detta tiroidite cronica di Hashimoto, un proces-so infiammatorio autoimmune caratterizzato da una cronica infiltrazione linfocitaria: spesso silen-te, porta in molti casi a una graduale ma progres-siva e irreversibile ipofunzione della tiroide.Altre cause comuni di ipoitiroidismo possono es-sere le seguenti.Radioterapia nell’area del collo. Indicata per il trattamento di certi tumori, in particolare linfomi, può danneggiare le cellule della tiroide rendendo difficoltosa la produzione degli ormoni.

Trattamento con iodio radioattivo. È comune-mente prescritto a pazienti con una tiroide ipe-rattiva, ma la radiazione distrugge le cellule della ghiandola tiroidea portando al problema opposto.Terapie farmacologiche. Alcune medicine in-dicate per trattare problemi cardiaci, condizio-ni psichiatriche e tumori (per esempio l’amioda-rone, il litio, l’interferone alfa, l’interleuchina 2) possono influire sulla produzione degli ormoni tiroidei. Chirurgia alla tiroide. Interventi di rimozione della tiroide portano inevitabilmente a ipotiroi-dismo, ma se viene rimossa solo una parte della ghiandola, quella che rimane può essere in gra-do di produrre abbastanza ormoni per i bisogni dell’organismo.Poco iodio nella dieta. Per la sua produzione ormonale, la tiroide ha bisogno di iodio. Il cor-po non lo produce e lo si assume con il cibo. Ol-tre al sale iodato, sempre più presente nelle no-stre tavole, altre fonti di iodio sono i molluschi, i pesci di acqua salata, le uova, i prodotti caseari e le alghe marine.

Page 31: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 31

approfondimenti

Perugia, e ha confermato, come dice lo stes-so autore, che «la formulazione liquida di le-votiroxina è in grado di superare le restrizio-ni di assunzione proprie della formulazione in compresse. È stata dimostrata la pari effi-cacia terapeutica, attraverso la misurazione della concentrazione di TSH, tra la sommini-strazione della levotiroxina liquida durante la colazione o dieci minuti prima di colazione». Per questa sperimentazione sono stati ar-ruolati pazienti adulti con ipotiroidismo pri-mitivo di qualsiasi natura in cui era indicata la terapia sostituiva con levotiroxina liqui-da. Nella fase iniziale dello studio, i pazien-ti hanno ricevuto dosi scalari di levotiroxina liquida, somministrata 30 minuti prima del-la colazione, fino al raggiungimento di una concentrazione di TSH entro valori normali; a questo punto, hanno iniziato un periodo di run-in di sei settimane. Al termine di questa fase, i pazienti sono stati randomizzati a due sequenze di trattamento differenti, separa-te da un periodo di wash-out di 6 settimane. In tutti i pazienti sono stati valutati i livel-li ematici di TSH al termine di ciascun perio-do di studio e l’analisi dei dati ha mostrato una concentrazione media senza differenze clinicamente e statisticamente significative e indipendenti dalla sequenza e dal periodo di trattamento. Il terzo degli studi citati è stato coordina-to da Enrico Papini, responsabile scientifico dell’Associazione medici endocrinologi (Ame) e direttore della Uoc Endocrinologia e malat-tie del metabolismo presso l’Ospedale Regina Apostolorum ad Albano Laziale. Condotto in tre centri di riferimento per la tiroide, è stato eseguito su 101 pazienti ipotiroidei con valo-ri stabili di TSH in corso di terapia sostituti-va e i risultati verranno presentati al prossi-mo congresso dell’Endocrine Society.«Il passaggio dalla tradizionale terapia in compresse alla formulazione liquida al mo-mento della colazione – riferisce Papini – si è associato a un miglioramento della quali-tà di vita nella maggioranza (66%) dei casi,

I risultati di questi studi potrebbero mettere d’accordo endocrinologi e pazienti, come rileva un’indagine DoxaPharma, che ha intervistato pazienti, medici di medicina generale e endocrinologi. L’indagine ha messo in evidenza come l’elemento critico della terapia dell’ipotiroidismo sia proprio l’imposizione di quella pausa tra l’assunzione della levotiroxina e la colazione, che anticipa il risveglio e rallenta l’inizio della giornata. Infatti il 68% degli endocrinologi e il 43% dei medici di famiglia riceve segnalazioni da parte dei pazienti sull’insofferenza di questa modalità di assunzione.

secondo quanto dichiarato dagli interessa-ti, mentre i valori medi di TSH e i principa-li parametri metabolici non hanno mostrato modificazioni significative. Resta ovviamen-te confermata, nella pratica clinica, la neces-sità di un ricontrollo dopo un mese del pro-filo tiroideo in seguito al passaggio dall’una all’altra forma di terapia».

La nuova formulazione migliora il successo terapeuticoQuesti risultati sono stati accolti con molto interesse dalle associazioni che vedono l’ade-renza terapeutica uno dei fattori cruciali di successo del percorso di cura e per ottener-la, come afferma Paola Polano, presiden-te del Comitato associazione pazienti endo-crini (Cape), sono essenziali l’informazione e il coinvolgimento del paziente. «È ormai evi-dente – sostiene Polano – che l’efficacia del-la cura delle patologie, e per quanto ci inte-ressa di quelle tiroidee, non dipende soltanto dalla appropriatezza prescrittiva ma anche dal coinvolgimento del paziente nel percor-so terapeutico soprattutto in presenza di una patologia cronica come l’ipotiroidismo Più la prescrizione tiene conto delle specifiche dif-ficoltà del singolo paziente, maggiore sarà la corretta applicazione della terapia con con-seguente migliore efficacia della stessa». n

FARMACOLOGIA_TERAPIA DELL’IPOTIROIDISMO

Page 32: Professione Salute 02/2016
Page 33: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 33

Prevenire le malattiegià nel grembo maternocon i probiotici

pediatria e maternità_probiotici

C’è chi ha definito il corpo umano come un meta-organismo e in effetti è fatto anche di virus,

batteri e funghi, i componenti che formano il microbioma. Adottare questa prospettiva ci può anche aiutare a migliorare la nostra salute, provando a influire sulla composizione del microbioma stesso, per

La somministrazione di probiotici durante la gravidanza

contribuirebbe efficacemente a ridurre il rischio di allergie

e di infezioni nel nascituro. Lo dimostrano ricerche lunghe

e complesse, molte delle quali condotte in italia

di Renato Torlaschicurare certe malattie e prevenirne altre. Sorprendentemente, il tutto può iniziare ancor prima della nascita quando, durante la gravidanza, è il microbioma della madre a influire in maniera determinante su quello del nascituro: un’impronta che, pur con continue modificazioni, rimarrà per tutta la vita.

Page 34: Professione Salute 02/2016

34 Professione Salute aprile 2016

Microbiota e microbiomaIniziamo con le definizioni: il microbio-ta umano è l’insieme di microrganismi che vivono in simbiosi con l’organismo, per la maggior parte nel tubo digerente, mentre il termine microbioma si riferisce all’insieme del patrimonio genetico e delle interazio-ni ambientali della totalità di questi micror-ganismi: può trattarsi dell’intero organismo umano oppure di una sua parte, come l’inte-stino o la cute. Anche se le ricerche sul mi-crobioma, moltiplicatesi negli ultimi anni, appaiono ancora in una fase iniziale, il con-cetto non è nuovo ed è stato formulato da Joshua Lederberg, genetista e microbiolo-go, insignito con il premio Nobel nel lontano 1958. Si stima che i microrganismi presenti nel corpo umano siano in numero dieci vol-te maggiore rispetto alle stesse cellule uma-ne, a cui sono metabolicamente e immuno-logicamente integrati, ma forse è ancora più impressionante pensare che, nel loro insie-

pediatria e maternità_probiotici

me, formano una biomassa che pesa oltre un chilo e mezzo. Le specie di microrganismi identificate sono circa un migliaio e ogni es-sere umano ospita almeno 160 specie.

La formazione del microbiomaCome spiega Susanna Esposito, diretto-re dell’Unità di pediatria ad alta intensità di cura del Policlinico dell’Università degli Stu-di di Milano e Presidente WAidid, l’Associa-zione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici, al momento del-la nascita il corpo umano è sterile. Il micro-bioma caratteristico di ogni individuo si for-ma già durante la vita fetale e si completa dall’ottavo al trentaseiesimo mese di vita. Vi contribuiscono diverse fonti: il microbioma della madre, il microbioma della pelle, pro-veniente da madre, padre, parenti, babysitter e coloro che hanno un contatto fisico con il neonato, l’ambiente, l’alimentazione e le ca-ratteristiche genetiche. Durante il corso della vita, l’impronta batte-rica, ossia l’abbondanza relativa dei gruppi batterici (phyla) di ciascun individuo, cam-bia: la composizione tende a essere diver-sa tra una persona sana e una obesa, tra una giovane e una anziana. Influiscono molto certe condizioni cliniche, ma anche i farma-ci e, se gli antibiotici trasformano il bioma in senso negativo, alcuni probiotici influisco-no positivamente. «Tuttavia – chiarisce Su-sanna Esposito – si è visto che il microbioma ha una certa resilienza e, dopo l’interferen-za di farmaci o malattie transitorie, tende a ritornare com’era prima. Appare comunque accertato che il microbioma è in grado di influenzare tutta una serie di condizioni cli-niche molto varie. Tra queste ci sono malat-tie infettive acute come può essere la diar-rea acuta o infezioni sistemiche del neonato, ma anche disturbi neurologici come l’auti-smo, oltre alle patologie allergiche in cui pa-re esistere un’associazione tra determina-te caratteristiche del microbioma e lo stato atopico: sono in corso numerosi studi che si

Susanna Esposito, direttore dell’Unitàdi pediatria ad alta intensità di curadel Policlinico dell’Università degli Studidi Milano e Presidente WAidid

Page 35: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 35

pediatria e maternità_probiotici

approfondimenti

propongono di valutare se, nei soggetti con determinate allergie, l’assunzione di probio-tici possa influenzare favorevolmente in ter-mini preventivi lo sviluppo di certe condizio-ni cliniche».

L’impiego dei probiotici in gravidanzaMa, come si diceva, resta il problema della re-silienza e quindi dell’effetto temporaneo pro-dotto dall’assunzione dei probiotici. Alcuni studiosi hanno però avuto un’idea molto bril-lante: se il “microbioma basale” è determina-to in modo così significativo da quello della madre, perché non somministrare alla parto-riente ceppi di probiotici con effetto benefi-co sulla salute con l’intento di determinarne la presenza anche nell’intestino del neonato?Michael Schultz, dell’università tedesca di Regensburg, ha pubblicato più di dieci an-ni fa, con un gruppo di colleghi, uno studio pionieristico sul Journal of Pediatric Gastro-enterology & Nutrition (1). Dopo una speri-mentazione in cui vennero somministrate a donne incinte ceppi del probiotico Lactoba-cillus rhamnosus, ha affermato: «è difficile modificare in modo permanente la composi-zione della complessa microflora intestinale nell’adulto e batteri probiotici somministra-ti per via orale producono solo una coloniz-zazione temporanea dell’intestino». Tuttavia questo è possibile in un neonato, colonizzan-do la madre prima del parto: «questa colo-nizzazione rimane stabile per sei mesi e, in alcune circostanze ancora non chiaramente definite, può persistere fino a 24 mesi».Spesso le relazioni tra microrganismi e deter-minate condizioni cliniche sono molto precise e alcune sono già state individuate. «Il Bifido-bacterium animalis subsp. lactis BB12 – rife-risce Susanna Esposito – sembra associarsi a un’evoluzione tendenzialmente favorevole dei rischi allergici; contro le infezioni siste-miche del neonato si può considerare l’Ente-rococcus faecium L3; per prevenire le coliche il Lactobacillus casei R0215; invece riguardo alla digeribilità del latte, per evitare l’allergia

«I probiotici sono microrganismi vivi – spiega la professoressa Susanna Esposito – presenti in molti alimenti comuni, come yogurt o latte fermentato che rappresentano dei validi alleati per la salute delle donne in gravidanza e del bambino nei primi anni di vita quando somministrati in quantità adeguate».

alle proteine del latte vaccino potrebbe essere utile il Lactococcus lactis subsp lactis SP 38».La professoressa parla spesso di ricerca, per-ché il fiorire di studi a cui stiamo assistendo fornirà certamente dati utili, mentre oggi in molti casi gli indizi non sono ancora suffra-gati da prove incontrovertibili: «Le evidenze più forti riguardano le infezioni e la sommi-nistrazione di Enterococcus faecium L3 ha di-mostrato un effetto antimicrobico sul nasci-turo (vedi tabella in questa pagina). Esiste poi un razionale e di conseguenza un potenziale vantaggio per altre condizioni cliniche molto comuni nel neonato come coliche e allergie. In quest’ultimo caso le indicazioni più pro-mettenti stanno nella prevenzione della der-matite atopica e si è dimostrato in laborato-rio che i probiotici possono modificare certe caratteristiche nella risposta dei linfociti, con una riduzione della secrezione di citochine di tipo 2. Bisogna però sottolineare una cosa apparentemente ovvia: come succede sempre con i probiotici, anche in questo caso si ha un vantaggio in soggetti che hanno una predi-sposizione, non si propone un’assunzione ge-neralizzata per tutte le donne gravide».Si tratta di ricerche complesse, che richiedo-no un lungo follow-up prima di fornire dati certi e sono complicate dal fatto che sono ri-volte a malattie molto comuni con numerosi cofattori, per cui risulta molto più difficile ri-levare gli effetti della somministrazione di un dato probiotico. Per una volta il nostro Paese è all’avanguardia: mentre i Paesi anglosasso-

somminisTRazione di enTeRococcus faecium l3 nel TeRzo TRimesTRedi gRavidanza in donne con posiTiviTà al Tampone peR sTRepTococco e/o candida

Ceppo Positività Positività Efficacia prima del trattamento dopo il trattamentoCandida (Albicans) 44/112 7/112 84%

Streptococco (gruppo B) 24/112 5/112 79,5%

Streptococco (gruppo D) 12/112 6/112 40%

Streptococco + Candida 20/112 0/112 100%

Gardnerella + Candida 14/112 0/112 100%

Page 36: Professione Salute 02/2016

36 Professione Salute aprile 2016

pediatria e maternità_probiotici

ni sembrano un po’ meno interessati perché i vantaggi promessi sono più sfumati rispetto ad altri approcci, in Italia sono molti i gruppi che lavorano su questo tema. Tra questi an-che quello di Susanna Esposito presso il Po-liclinico dell’Università di Milano: «In questo momento stiamo facendo uno studio su un probiotico nasale costituito da Streptococ-cus salivarius DSM 23307 e da Streptococcus oralis 89a nella prevenzione dell’otite media acuta ricorrente. Lo scorso anno abbiamo già pubblicato sullo European Journal of Clinical Microbiology & Infectious Diseases un lavoro (2) in cui si dimostra che la somministrazione di Streptococcus salivarius 24SMB a bambi-ni da uno a cinque anni si associa a una ridu-zione del rischio di recidive di questa malattia e ora vorremmo valutare quali sono i bambi-ni che traggono maggiore beneficio da que-sto approccio preventivo».

Trapianto fecale, una soluzioneper problemi difficiliPuò non apparire particolarmente attraen-te, ma il trapianto fecale sta mostrando ef-fetti benefici sempre più evidenti sulla salu-te. Il Fecal microbiota transplant (Fmt) è una procedura in cui le feci sono raccolte da un donatore testato e dopo aver indagato ed escluso la presenza di batteri o virus o paras-siti contagiosi, vengono mescolate con una soluzione fisiologica o di altro tipo e succes-sivamente inserite nella tratto gastrointe-stinale superiore attraverso un sondino na-sogastrico che risale fino a livello del cieco. Sono state però sperimentate anche capsu-le, ovviamente rivestite, per una più sem-plice somministrazione orale. Lo scopo del trapianto fecale è di ricostituire la flora bat-terica “buona” quando è stata compromessa, spesso in seguito all’uso di antibiotici, pro-vocando la proliferazione di batteri “cattivi”, specialmente il Clostridium difficile. Si tratta di uno dei microrganismi più pericolosi per l’uomo, responsabile di diarree gravi e della colite pseudomembranosa da C. difficile, as-

sociata a complicazioni gravi, alta morbilità e mortalità. Queste infezioni sono sempre più frequenti e sono aggravate dalla comparsa di ceppi batterici estremamente difficili da trattare, che non rispondono più alla tera-pia classica a base di metronidazolo e van-comicina.Il trapianto di microbioma fecale sembra molto efficace in queste situazioni critiche e si sono registrati numerosi casi di guari-gione clinica, anche se ancora non sono di-sponibili studi randomizzati che ne dia-no una conferma definitiva. Ma i ricercatori della University of Minnesota (3) riferisco-no di trapianti che «hanno avuto un impat-to significativo sulla composizione della flo-ra intestinale dei pazienti. Il cambiamento nella composizione batterica è stato accom-pagnato da risoluzione dei sintomi. I batte-ri del donatore hanno occupato rapidamen-te le loro nicchie con conseguente ripristino sia della struttura che della funzione delle comunità microbiche presenti». n

Bibliografia1. Schultz M, Göttl C, Young RJ, Iwen P, Vanderhoof JA. Administration of Oral Probiotic Bacteria to Pregnant Women Causes Temporary Infantile Colonization. J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2004 Mar;38(3):293-7.2. Marchisio P, Santagati M, Scillato M, Baggi E, Fattizzo M, Rosazza C, Stefani S, Esposito S, Principi N. Streptococcus salivarius 24SMB administered by nasal spray for the prevention of acute otitis media in otitis-prone children. Eur J Clin Microbiol Infect Dis. 2015 Dec;34(12):2377-83.3. Khoruts A, Dicksved J, Jansson JK, Sadowsky MJ. Changes in the composition of the human fecal microbiome after bacteriotherapy for recurrent Clostridium difficile-associated diarrhea. J Clin Gastroenterol, vol. 44, n. 5, pp. 354-60.

Page 37: Professione Salute 02/2016
Page 38: Professione Salute 02/2016
Page 39: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 39

Gotta: male antico,emergenza nuova

salute e benessere_GOTTA

A dispetto della sua storia plurimillenaria – nel corso della quale se ne rinvengono la prima descrizione clinica di cui

si abbia notizia in un papiro egizio del 2600 a.C. e la prima formulazione della spiegazione fisiopatologica a metà del 1800 – la gotta rappresenta ancora, per certi versi, una sfida sanitaria aperta. Non soltanto perché nella gestione clinica della malattia si impone via via la necessità di adattare criteri diagnostici e approccio te-rapeutico alla disponibilità rispettivamente di elementi classificativi (clinici e strumentali) più appropriati e di nuove risorse farmacolo-giche, ma anche perché da una ventina d’an-ni se ne sta rilevando un continuo aumen-to di incidenza nella popolazione generale, un aumento di prevalenza in fasce di popo-lazione già gravate da comorbidità e tassi di sottodiagnosi e di sottotrattamento che, per una condizione così da lungo tempo e così

Una terapia corretta

della patologia prevede

la dieta come intervento

non farmacologico,

i corticosteroidi orali

e la colchicina a basso

dosaggio negli attacchi

acuti e febuxostat

o allopurinolo per il

trattamento ipouricemizzante

a lungo termine

ben conosciuta, possono apparire paradossa-li. E in considerazione dell’impatto sulla qua-lità di vita dei pazienti, della compromissione a lungo termine della funzionalità articolare e della frequente associazione con un aumen-tato rischio cardiovascolare e renale (che oggi si pensa essere non semplice comorbidità ma complicanza diretta della malattia), il ritardo nella diagnosi, il controllo subottimale dell’i-peruricemia e lo scarso ricorso ad adeguate misure preventive che sono stati riscontrati nei più recenti studi di popolazione configu-rano una vera e propria emergenza.

Aumentano i casi, ma tarda il trattamentoPur con consistenti variazioni su base geo-grafica e nonostante la disomogeneità me-todologica che rende gli studi epidemiologici condotti in diversi Paesi difficilmente com-parabili, i dati di prevalenza e di incidenza ri-

La gotta in una famosa illustrazione del caricaturista inglese del 18° secolo James Gillray, pubblicata nel 1799

di Monica Oldani

Page 40: Professione Salute 02/2016

40 Professione Salute aprile 2016

levati nel corso degli ultimi decenni descri-vono tutti concordemente un progressivo aumento dei casi di malattia, con partico-lare riferimento alle nazioni industrializza-te (essendo però ancora scarse le informa-

zioni riguardanti i Paesi in via di sviluppo). A livello globale sono riportate percentuali di prevalenza comprese tra 0,1 e 10%, con i va-lori più alti nelle popolazioni adulte dell’A-merica settentrionale (>3% negli Stati Uniti), dell’Europa occidentale (>3% in Gran Breta-gna, Olanda, Spagna e quasi il 5% in Grecia) e dell’area oceanica (percentuali comparabili a quelle occidentali in Australia e Nuova Ze-landa e percentuali decisamente più alte in alcune isole del Pacifico, Taiwan, Hong Kong, Singapore) (1).

Pochi i pazienti in terapiaParallelamente, dagli studi che si sono occu-pati di delineare oltre all’andamento epide-miologico anche gli orientamenti dominanti nella gestione della malattia è emerso il se-condo aspetto critico della situazione: com-plessivamente una quota sorprendentemente bassa dei pazienti è in trattamento con far-maci ipouricemizzanti. Sebbene sia ampia-mente provato che tale approccio terapeuti-co è in grado di prevenire la neoformazione di cristalli di urato monosodico e di favorire la dissoluzione dei depositi sinoviali già costitu-

salute e benessere_GOTTA

la nuOva classificaziOne acr/eular

Tra i motivi che rendono gli studi epidemiologici e clinici sulla gotta di difficile confronto vi è spes-so il ricorso a set di criteri diagnostici e di indica-zioni differenti. Nella lunga storia della gotta sono state prodotte svariate linee guida e classificazio-ni cliniche basate su dati obiettivi, di laboratorio e strumentali, che sono state adottate in periodi, in Paesi e in contesti sanitari diversi.Da un lato l’esigenza di ovviare a tale disomo-geneità metodologica e dall’altro la necessità di aggiornare in modo uniforme le procedure dia-gnostiche sulla base delle conoscenze più recenti, hanno spinto le due maggiori istituzioni scientifi-che del settore, l’American College of Rheumato-logy (Acr) e la European League Against Rheuma-tism (Eular) a produrre, attraverso il lavoro di un panel internazionale di venti esperti, una classifi-cazione condivisa. L’obiettivo generale di Acr ed Eular è stato quel-

lo di formulare criteri clinici dotati di maggiore sensibilità e specificità di quelli finora utilizzati e di includere nuovi parametri, sia clinici (relati-vi all’evoluzione della sintomatologia articolare), sia di laboratorio (relativi al monitoraggio dell’aci-do urico sierico e sinoviale), sia strumentali (rela-tivi ai reperti ecografici, radiografici e tomografici attualmente noti). Nella classificazione Acr/Eular 2015 sensibilità e specificità dei criteri sono me-diamente alte, rispettivamente 92% e 89%.

Neogi T, Jansen TL, Dalbeth N, Fransen J, Schumacher HR, Berendsen D, Brown M, Choi H, Edwards NL, Janssens HJ, Lioté F, Naden RP, Nuki G, Ogdie A, Perez-Ruiz F, Saag K, Singh JA, Sundy JS, Tausche AK, Vaquez-Mellado J, Yarows SA, Taylor WJ. 2015 Gout Classification Criteria: An American College of Rheumatology/European League Against Rheumatism Collaborative Initiative. Arthritis Rheumatol. 2015;67(10):2557-68.

Page 41: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 41

salute e benessere_GOTTA

iti, facendo della gotta l’unica forma di artrite cronica in una certa misura “curabile”.Una recente revisione sistematica realizza-ta presso l’australiana James Cook Universi-ty nel contesto della medicina generale (che ha incluso 9 studi retrospettivi condotti pre-valentemente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, per un totale di quasi 260.000 pazien-ti) ha riscontrato tassi di trattamento profi-lattico inferiori al 50% e percentuali ancora più basse per quanto riguarda il monitorag-gio uricemico, persino nei soggetti sottopo-sti a terapia (2).In Europa, l’ultimo studio epidemiologico che ha preso in esame la popolazione britannica riporta in un periodo di quindici anni com-preso tra il 1997 e il 2012 un aumento dei valori di prevalenza e di incidenza rispettiva-mente del 63,9% e del 29,6%, a fronte di tassi di trattamento con ipouricemizzanti presso-ché invariati e, allo stato delle cose, decisa-mente inadeguati: al di sotto del 40% sul to-tale dei pazienti e ancora più bassi sui nuovi casi (<20% a 6 mesi dalla diagnosi e <30% a 12 mesi) (3).In sintesi, pochi i pazienti trattati e oltretut-to avviati al trattamento con notevole ritardo.

La mobilitazione italianaPer quanto riguarda la diffusione della ma-lattia, l’Italia si attesta su valori un po’ in-feriori a quelli dei Paesi europei più colpiti, ma anche qui il trend di crescita si conferma: un’indagine condotta sul quinquennio 2005-2009 ha registrato nella popolazione genera-le adulta un incremento della prevalenza da 0,5% a 0,9%, che diventa nettamente supe-riore (circa 8%) se si considera la fascia di età over 65 (4).In aggiunta, si stima vi siano circa 5 milioni di soggetti a rischio di svilupparne le manife-stazioni cliniche sulla scorta di livelli uricemi-ci prossimi al punto di saturazione dell’urato monosodico (6,8 mg/dL o 404 μmol/L).Il problema già da alcuni anni ha mobilitato l’impegno delle società scientifiche del settore.

Nel 2011 la Società italiana di reumatologia (Sir) ha avviato lo studio multicentrico King (Kick-off of the Italian Network for Gout) per valutare l’impatto delle condizioni cliniche legate alla malattia e di alcune variabili so-cio-demografiche sulla qualità di vita e sul li-vello di disabilità funzionale dei pazienti. I ri-scontri sul campione di 446 pazienti seguiti per 12 mesi hanno evidenziato la necessità di una più adeguata gestione della malattia, che contempli non solo la diagnosi precoce, il trattamento sintomatico appropriato e la prevenzione della cronicizzazione, ma anche l’integrazione di interventi mirati sulle condi-zioni patologiche associate e di misure edu-cative (5).A spiegare l’espansione quasi epidemica del-la gotta sono infatti principalmente fattori di natura socio-economica e socio-demogra-fica: l’estensione degli stili di vita predispo-nenti (consumo di alimenti ad alto contenuto di purine, alcolici e bevande ricche di frutto-sio) a fasce di popolazione via via più ampie e l’ampliamento della popolazione di età avan-zata maggiormente esposta ai fattori di ri-schio iatrogeni (assunzione di diuretici) e cli-nici (insufficienza renale) e a comorbidità che ne complicano la gestione.La stessa Sir, con l’obiettivo di rendere più efficaci i protocolli terapeutici nazionali, ha da poco portato a termine un lavoro multidisciplinare di aggiornamento e di adattamento al contesto italiano delle raccomandazioni Eular 2006, sintetizzandolo in un documento di consenso che contiene le 12 proposizioni originali rielaborate sulla base degli ultimi dati sul ruolo della dieta come intervento non farmacologico, sulla validità dei corticosteroidi orali e della colchicina a basso dosaggio nella gestione degli attacchi acuti e sull’efficacia e sicurezza del febuxostat, in alternativa all’allopurinolo, per il trattamento ipouricemizzante, e che si chiude con la formulazione di 8 quesiti di ricerca ancora aperti, da approfondire nel prossimo futuro (6). n

Bibliografia1. Kuo C-F, Grainge MJ, Zhang W, Doherty M. Global epidemiology of gout: prevalence, incidence and risk factors. Nature Rev Rheumatol 2015 Jul 7. 2. Jeyaruban A1, Larkins S, Soden M. Management of gout in general practice-a systematic review. Clin Rheumatol 2015;34(1):9-16.3. Kuo CF, Grainge MJ, Mallen C, Zhang W, Doherty M. Rising burden of gout in the UK but continuing suboptimal management: a nationwide population study. Ann Rheum Dis. 2015;74(4):661-7.4. Trifirò G, Morabito P, Cavagna L, Ferrajolo C, Pecchioli S, Simonetti M, Bianchini E, Medea G, Cricelli C, Caputi AP, Mazzaglia G. Epidemiology of gout and hyperuricaemia in Italy during the years 2005–2009: a nationwide population-based study. Ann Rheum Dis 2013;72:694–700.5. Scire CA, Manara M, Cimmino MA, Govoni M, Salaffi F, Punzi L, Monti MC, Carrara G, Montecucco C, Matucci-Cerinic M, Minisola G for KING Study Collaborators. Gout impacts on function and health-related quality of life beyond associated risk factors and medical conditions: results from the KING observational study of the Italian Society for Rheumatology (SIR). Arthritis Res Ther 2013;15(5):R101.6. Manara M, Bortoluzzi A, Favero M, Prevete I, Scirè CA, Bianchi G, Borghi C, Cimmino MA, D’Avola GM, Desideri G, Di Giacinto G, Govoni M, Grassi W, Lombardi A, Marangella M, Matucci Cerinic M, Medea G, Ramonda R, Spadaro A, Punzi L, Minisola G. Raccomandazioni della Società Italiana di Reumatologia sulla gestione della gotta. Reumatismo 2013; 65(1):5-24.

Page 42: Professione Salute 02/2016
Page 43: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 43

Veicolare i farmacicon le nanotecnologie

ricerca_nanomedicina

La ricerca sui farmaci antitumorali ma non solo si concentra sulla nanomedicina, che sarà probabilmente in grado di sviluppare

sistemi che trasportino il farmaco solo nelle cellule malate, annullando così gli effetti collaterali dell’attuale somministrazione massiccia, che diffonde i farmaci in tutto l’organismo. Questi “nanoveicoli” dovrebbero navigare nell’organismo per portare il farmaco dove occorre, invisibili al sistema immunitario e capaci di superare le barriere biologiche attive nel nostro corpo. Veicolare i farmaci in questo modo significa aumentarne la biodisponiblità e i parametri farmacocinetici. Si potrebbero così ridurre sensibilmente le dosi di farmaco, aumentandone la precisione ed eliminandone o quasi gli effetti collaterali. Se ne è parlato il 2 febbraio a Milano in occa-sione del Nano World Cancer Day 2016, even-to internazionale organizzato dall’European Technology Platform for Nanomedicine (Etpn - www.etp-nanomedicine.eu), un organismo che raggruppa istituzioni di ricerca, aziende farma-ceutiche e scienziati per promuovere la ricer-ca e lo sviluppo della nanomedicina. La confe-renza stampa italiana, una delle 12 simultanee organizzate in Europa, dal Regno Unito al-

Parallelo alla ricerca di nuove molecole c’è un filone

che si occupa di trovare nuovi vettori. La promessa per il futuro

è la nanomedicina, che prova a «costruire» nanoveicoli

per i farmaci in grado di aumentarne la precisione, ridurne i dosaggi

e quindi gli effetti collaterali

di Andrea Peren

Page 44: Professione Salute 02/2016

44 Professione Salute aprile 2016

la Svizzera, alla Germania, Francia, Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Austria e Turchia, è sta-ta organizzata dall’Università di Milano-Bicoc-ca e dalla Fondazione Irccs Istituto dei Tumori.

Come funzionano i nanoveicoliI vettori, che hanno una grandezza che va dai 20 ai 500 nanometri (miliardesimi di metro), hanno spiegato i ricercatori riuniti in Bicocca, si adattano sia ai tradizionali farmaci chemio-terapici sia ai farmaci biologici (acidi nucleici, proteine): entrambe le classi di farmaci hanno bisogno di nano-shuttle che li portino alla de-stinazione desiderata, ad esempio il tessuto tu-morale. Raggiunta la destinazione occorre an-cora superare le barriere biologiche. A tal fine si stanno sviluppando due differenti strategie. «Una – ha spiegato Francesco Nicotra, ordina-rio di chimica organica dell’Università di Mila-

no-Bicocca e membro dell’Etpn – prevede l’“a-pertura delle porte” col rilascio del farmaco prima del superamento della barriera; se il far-maco è una piccola molecola, potrà essere in grado di superarla per diffusione. L’altra, indi-spensabile per i farmaci che non sono in grado di diffondere, consiste nel dotare la nanopar-ticella di una “chiave” per attraversare la bar-riera e aprire le porte solo dopo averla supe-rata. Le barriere dispongono infatti di sistemi di trasporto che riconoscono le sostanze uti-li e ne consentono il passaggio». La ricerca è at-tualmente concentrata sui sistemi di ricono-scimento della fermata giusta, sui metodi per aprire le porte e sulle chiavi per superare le bar-riere. Anticorpi e ligandi di recettori espressi in abbondanza dalle cellule tumorali, ultrasuoni da indirizzare sul tumore per fare collassare le nanoparticelle sono solo alcuni esempi.«In questo contesto – ha detto Nadia Zaffaroni, direttore della struttura complessa di farmaco-logia molecolare della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori – stiamo lavorando in col-laborazione con ricercatori leader mondiali nel settore delle nanotecnologie, come il professor Mauro Ferrari dello Houston Methodist Rese-arch Institute e il professor Frank Caruso dell’U-niversity of Melbourne, e studiando a livello pre-clinico la rilevanza terapeutica di nanoparticelle “intelligenti” capaci, ad esempio, di concentrarsi specificamente a livello delle aree di infiamma-

WORLD CANCER DAY 2016

Ogni giorno nel mondo vengono diagnosticati mille nuovi casi di tumore, ma l’Italia resta uno dei paesi in Europa con il più elevato tasso di sopravvivenza. Questo grazie alla ricerca avan-zata e alle cure d’avanguardia, ma molto può fare la prevenzione. E proprio la diagnosi preco-ce e la prevenzione sono stati al centro dell’at-tenzione in occasione del World Cancer Day che si è svolto lo scorso 4 febbraio. L’Istituto Nazionale dei Tumori ha aderito all’ini-ziativa illuminando la facciata dell’Istituto per dif-fondere la cultura della prevenzione tra la popola-

zione. «La giornata Mondiale contro il Cancro – ha dichiarato Enzo Lucchini, Presidente dell’Istituto Nazionale dei Tumori – è l’occasione per fare luce sulle modalità con cui combatterlo: con corretti e salutari stili di vita utili a prevenirlo, con un pron-to riconoscimento dei segni che manifesta al suo nascere, con un’efficace terapia, disponibile per un sempre maggiore numero di forme tumorali. L’I-stituto Nazionale dei Tumori, operando dalla sua fondazione contro il cancro a tutti i livelli, parteci-pa e sostiene il WCD richiamandone la finalità ap-punto ‘facendo luce’ sulla propria facciata». R.V.

ricerca_nanomedicina

Page 45: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 45

ricerca_nanomedicina

zione nel tessuto tumorale mimando la struttu-ra dei globuli bianchi o altre in grado di aprirsi rilasciando le molecole terapeutiche solo dopo l’internalizzazione nelle cellule tumorali sfrut-tando caratteristiche chimico-fisiche».

Le difficoltà della ricerca traslazionalePerò l’innovazione e la ricerca si devono tra-sformare in qualcosa di tangibile, in farmaci per ospedali e farmacie, ed è proprio in que-sta fase che emergono tutte le criticità di un sistema che per vari motivi, ma soprattutto per scarsità di finanziamenti, non riesce a far proseguire il percorso oltre il laboratorio. Chi si occupa di sostenere la ricerca di tra-slazione della nanomedicina per arrivare al-la cura è la Piattaforma europea di nanome-dicina (Etpn), nata nel 2005 come iniziativa guidata dall’industria e da alcuni istituti di ricerca. La piattaforma, che oggi conta più di 150 membri in 25 Paesi europei, ha ricevuto finanziamenti importanti dalla Commissione Europea, con la quale ha definito priorità e obiettivi nell’ambito del noto programma di ricerca e innovazione Horizon2020.

approfondimentiL’Unione Europea, tra il 2008 e il 2014, ha fi-nanziato più di 50 progetti di nanomedici-na che vanno dalla messa a punto di nuovi sistemi di somministrazione dei farmaci na-nostrutturati alla medicina rigenerativa, fi-no alla creazione di nanoparticelle per la dia-gnostica precoce. Uno sforzo importante alla luce del fatto che con 4 milioni di nuovi ca-si all’anno e 8,2 milioni di decessi (nel 2012, fonte World Cancer Report 2014), il cancro è la causa principale di morte e comorbilità a livello mondiale e, nonostante i grandi pas-si avanti nelle cure, rimane letale nella me-tà dei casi.In Europa sono più di 500 le piccole e medie imprese che operano nella nanomedicina, tra farmaceutiche, aziende di biotech, chimiche e tecnologie mediche, mentre sono solo 150 negli Stati Uniti. Attualmente comunque so-no circa 49 i nanofarmaci presenti sul mer-cato. Pochi e non tutti indiscutibilmente ef-ficaci. Sul fronte della sperimentazione sono più di 230 i nanofarmaci attualmente testati sull’uomo, il 30 per cento dei quali sono far-maci per la cura del cancro. n

Horizon 2020 è il più grande programma mai realizzato dall’Unione europea per la ricerca e l’innovazione. Condurrà a più innovazioni, scoperte e risultati rivoluzionari trasferendo grandi idee dal laboratorio al mercato. Sono disponibili ingenti finanziamenti per un periodo di 7 anni (2014-2020), oltre agli investimenti nazionali pubblici e privati che questa somma attirerà.

Page 46: Professione Salute 02/2016
Page 47: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 47

È possibile parlaredi scenari futurinel settore farmaceutico?

gestione_farmacia in evoluzione

Il mio status di “osservatore esterno” mi consente di fare libere valutazioni su quello che percepisco e su ciò che ritengo avverrà,

anticipare i trend di consumo e leggere le richieste del mercato. E la richiesta oggi non è solo la ricerca del prodotto giusto al miglior prezzo. Per eccellere bisogna saper anche offrire un approccio personalizzato sulle necessità dei singoli, bisogna proporre esperienze d’acquisto uniche, bisogna dar valore al tempo e aiutare il personale in un approccio alla clientela unico, efficace ed efficiente. Le farmacie rappresentano oggi uno dei settori maggiormente in fermento per la necessità di fornire risposte ai mutati bisogni del cliente. Due anni fa mi rivolsi proprio all’Editore di Professione Salute per cercare di capire quale evoluzione fosse in corso nelle farmacie italiane e come riuscire a introdurre un’azienda francese che mi aveva chiesto di distribuire il proprio prodotto (integratori alimentari) sul mercato italiano attraverso il canale delle farmacie. Negli ultimi anni l’evoluzione e la confusione generata dal susseguirsi di leggi e dalle strategie che le farmacie attuano per la vendita di prodotti farmaceutici, parafarmaceutici e

in un contesto sempre più competitivo le farmacie devono

individuare nuove strategie vincenti per riuscire a differenziare

l’offerta proponendo servizi che soddisfino le esigenze del paziente,

preservando allo stesso tempo il proprio ruolo socio-sanitario

di Andrea Luca ImpostiMi occupo di moderna distribuzionee di retail da molto tempo e le mie ricerche si sono focalizzate sul settore odontoiatrico. Analizzo i consumi italiani e le tendenze distributive implementando strategiedi marketing, processi di venditaefficaci e sviluppando l’atteggiamento,la motivazione e il team work del personale

l’offerta di servizi che soddisfino le esigenze del cliente, obbliga il farmacista a diventare anche un esperto di merchandising per organizzare al meglio lo spazio del punto vendita e attirare l’attenzione del cliente. Lo scorso 8 marzo ho partecipato a un con-gresso intitolato “Il ruolo della farmacia come presidio del territorio”, organizzato a Milano da Paola Gallas, direttore del Centro Studi Re-tail Salute e general manager di Farmacia Evo-luzione, dove si è parlato di scenari futuri e di punti di vista dei rappresentati dei farmacisti, degli accademici e delle aziende di produzione. Cito testualmente l’intervento di Silvana Casa-le (Federfarma Modena) intitolato “La farma-cia che vogliamo” che evidenzia l’importanza e il ruolo della farmacia nei confronti dei citta-dini considerando “l’indipendenza, la vicinanza e gli orari” requisiti necessari per una farmacia orientata alla salute pubblica: «Per preservare ruolo, professionalità e rilevanza socio-sanita-ria della farmacia è necessario che questa si re-inventi sfruttando le potenzialità che for-mazione professionale, distribuzione capilla-re sul territorio, rapporto con l’utenza e con le pubbliche istituzioni rendono uniche e impre-

Page 48: Professione Salute 02/2016

48 Professione Salute aprile 2016

scindibili occasioni di collaborazione per un si-stema sanitario pubblico in difficoltà».Paola Brusa del dipartimento di Scienza e Tec-nologia del Farmaco dell’Università degli Stu-di di Torino ha presentato il progetto da lei co-ordinato presente ormai da anni sul territorio piemontese che si basa sulla prevenzione di al-cune patologie molto diffuse e sul corretto im-piego delle informazioni trasmesse ai pazien-ti in merito a tali patologie. Ebbene i risultati sono eccezionali ma scarsamente considerati dai medici di base che vedono le farmacie co-me entità di mera somministrazione del far-maco dove non si può generare informazione né tantomeno considerarli luoghi di divulga-zione di corrette informazioni. Nell’intervento della dottoressa Brusa è stato palesato come i medici specialisti sono tutti assolutamente fa-vorevoli ad assegnare un ruolo più importan-te alla farmacia e al farmacista mentre i medi-ci di base hanno osteggiato questo approccio.Si è anche parlato della “funzione sociale” del-la farmacia ma sta di fatto che le evoluzioni in corso sono evidenti e sono dettate da moltissi-mi fattori: la crescita demografica con il rela-tivo mutamento sociale, l’avanzamento dell’e-tà media e delle conseguenti nuove necessità, il cambiamento degli stili di vita, il tanto sof-ferto e temuto ingresso dei “capitali” nel setto-re farmaceutico, l’utilizzo degli smartphone e della tecnologia in generale, le nuove abitudini dei consumatori. Oggi tutto questo incide sui possibili sviluppi del settore farmaceutico an-che se, a strettissimo parere dello scrivente, gli scenari saranno molteplici perché molteplici e differenti sono le condizioni dove le farmacie si vanno a insediare nel territorio. Le farmacie si connotano oggi in base a dove so-no ubicate e al loro bacino di utenza, le esigen-ze dei consumatori di una farmacia posta in un quartiere di una grande città saranno certamen-te differenti da quelle di una farmacia ubicata in un piccolo paese di campagna centrato su un’e-conomia primaria; il mix dei prodotti e dei ser-vizi offerti dovrà essere molto differente. Trovo anacronistico il sistema di gestione di molte del-

gestione_farmacia in evoluzione

le attuali farmacie dove vale la legge dell’ 80-20, ossia che il 20% della superficie della farmacia (quella dedicata alle prescrizioni) vale l’80% del fatturato. Tutti i lettori avranno sentito parlare di category management: una selezione di prodot-ti e di approcci commerciali tali da valorizzare il mix dei prodotti stesso, proprio di questo e sem-pre più spesso ogni farmacista dovrebbe interes-sarsi per proiettare la propria attività nel futuro e rendere un servizio adeguato ai suoi pazienti/clienti. La vendita assistita è un altro argomento poco trattato e considerato ma basta osservare paesi che hanno già percorso questa strada per vedere quali benefici possa produrre e quali mu-tamenti induca nella conduzione della farmacia e nella relazione con il pubblico. Trovo che vi siano troppi elementi di confusione, soprattutto legislativi, affinché la farmacia pos-sa connotarsi e differenziarsi da altre formule che si affacciano sul mercato (capitale, grande distribuzione). La farmacia dovrà evolvere ver-so un centro di raccolta e distribuzione di infor-mazioni tra ambito medico e farmaceutico, do-vrà accogliere servizi pratici per i cittadini come la diagnostica di base e i centri di prenotazione, già attivi in alcune farmacie. Inoltre, la quantità di farmaci e parafarmaci presenti sono il veicolo all’integrazione di nuove figure all’interno delle farmacie più grandi con aree assistite da perso-nale specializzato (estetisti, esperti di make-up e cosmetologi) e mi auguro in futuro che si pos-sano integrare spazi dedicati anche all’odonto-iatria estetica. Solo così le farmacie possono af-frontare serenamente e con forti elementi di distinzione i prossimi scenari di mercato e al-trettanto serenamente vi scrivo che sopravvi-vranno e si svilupperanno solo le farmacie più attente al cambiamento e che meglio sapran-no adattarsi allo stesso. Il settore farmaceutico si regge su un dato medio di 3300 abitanti ogni farmacia, la facilità di spostamento e la velo-cità dell’acquisto faranno necessariamente cre-scere le farmacie che meglio adatteranno la loro formula distributiva e l’accoglienza al paziente/cliente in relazione alle mutate attitudini e mo-dalità di acquisto dei consumatori. n

Sui prossimi numeri di Professione Salute approfondiremodi volta in volta alcuni aspettidel marketing declinatosul canale farmacia

Page 49: Professione Salute 02/2016
Page 50: Professione Salute 02/2016

50 Professione Salute aprile 2016

professione_nuove assunzioni

Incentivi alle assunzioniproseguono nel 2016

Meno generosi di quelli

dello scorso anno, gli incentivi

alle nuove assunzioni,

introdotti con la Legge

di stabilità 2016, sono

comunque attraenti per chi

ha intenzione di potenziare

il proprio organico

Meno contributi da pagare sullo stipendio del lavoratore, per un periodo di due anni e fino a un

importo massimo di circa 3mila euro ogni 12 mesi. Ecco il beneficio che si ottiene assumendo nuovo personale entro il prossimo 31 dicembre. A introdurre queste agevolazioni è stata l’ultima Legge di Stabilità, cioè la manovra economica per il 2016 approvata dal governo Renzi. A ben guardare, gli attuali incentivi alle as-sunzioni sono molto meno generosi di quel-li in vigore fino alla fine dell’anno passato, che prevedevano invece l’esonero totale dai con-tributi, con una soglia massima di 8.060 euro. Dal primo gennaio scorso, il tetto per le agevo-

lazioni è sceso a 3.250 euro annui e non potrà oltrepassare comunque il 40% dei contributi. Sempre da gennaio, si è ridotta anche la du-rata degli incentivi: chi ha reclutato nuovo personale nel 2015, infatti, godrà delle age-volazioni per ben tre anni; chi farà nuove as-sunzioni nel 2016, invece, potrà usufruire del-lo sconto sui contributi soltanto per 24 mesi.

Qualche esempio concretoPer capire cosa è cambiato quest’anno rispet-to al 2015, è meglio prendere in esame il ca-so specifico di un professionista che vuole re-clutare un dipendente con una retribuzione lorda di 20mila euro annui. Per questo profi-lo di lavoratore, i contributi previdenziali da

di Andrea Telara

Page 51: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 51

pagare sono di regola pari a circa 6.600 euro (cioè attorno al 33% del salario). Chi ha fatto l’assunzione entro il 31 dicembre scorso, cioè con gli incentivi del 2015, non dovrà versare all’Inps neppure un centesimo e godrà di ta-le esenzione per ben 3 anni. Chi recluterà un dipendente con lo stesso stipendio entro la fine del 2016, invece, per 24 mesi avrà uno sconto sui contributi ben più basso, cioè pari a 2.640 euro all’anno, corrispondenti al 40% dei 6.600 euro che avrebbe dovuto versare in assenza degli incentivi. Per tale profilo di la-voratore, insomma, i contributi da pagare nel 2016 ammontano a 3.960 euro (6.600-2.640) e le agevolazioni sono dunque calate di 4mi-la euro rispetto al 2015. Non va dimenticato, poi, un particolare im-portante: se la retribuzione del dipendente assunto è più alta, il bonus contributivo del 2016 si ferma comunque entro il limite dei 3.250 euro. Anche in tal caso, è meglio chia-rirsi le idee con un esempio concreto, pren-dendo in esame la situazione di un lavorato-re che ha uno stipendio di 30mila euro annui lordi. Per questo profilo di dipendente, i con-tributi previdenziali da versare ammontano di regola a 10mila euro circa (il 33% di 30mi-la euro). Chi assumerà nel 2016 un lavoratore con un tale livello di retribuzione dovrà inve-ce versare all’Inps una somma un po’ più bas-sa, cioè pari a 6.750 euro ogni 12 mesi, co-sì calcolata: innanzitutto, sulla contribuzione ordinaria di 10mila euro si stabilisce l’agevo-lazione del 40%, che corrisponde a una som-ma di 4mila euro. Poiché quest’ultima cifra supera il tetto massimo previsto per l’incen-tivo del 2016, dai 10mila euro di contribuzio-ne ordinaria si sottrae dunque un importo di soli 3.250 euro e si ottiene appunto il risulta-to di 6.750 euro.

Per molti, ma non per tuttiFatte queste premesse, una cosa resta certa: per chi è intenzionato ad allargare il proprio organico, gli incentivi del governo garanti-scono comunque un risparmio non trascu-

professione_nuove assunzioni

rabile sul costo del lavoro, anche se la con-venienza rispetto al 2015 è notevolmente diminuita. Non va dimenticato però che le agevolazio-ni spettano soltanto a certe condizioni e per alcune specifiche categorie di dipendenti. Per avere lo sgravio, infatti, bisogna assumere a tempo indeterminato una persona che, nei sei mesi precedenti, non è stata occupata con un contratto stabile presso qualsiasi altro dato-re di lavoro. Sono escluse dal bonus anche le assunzioni di quei dipendenti che, nei tre me-si precedenti in l’entrata in vigore della Leg-ge di Stabilità 2016 (cioè nell’ultimo trimestre del 2015), hanno avuto un contratto di lavo-ro a tempo indeterminato presso la stessa im-presa o lo stesso professionista che richiedo-no gli incentivi. Le agevolazioni spettano anche se il datore di lavoro trasforma in un’assunzione stabile un contratto a tempo determinato di un dipen-dente che, nei sei mesi precedenti, già risul-tava come collaboratore. La nuova assunzione proposta può essere anche part-time e avere qualsiasi inquadramento: operaio, impiegato, quadro o dirigente. Non può usufruire degli incentivi, invece, chi propone al dipendente un impiego flessibi-le come le tanto discusse collaborazioni co-ordinate e continuative o a progetto (co.co.co e co.pro.). Questi contratti sono stati in gran parte eliminati dal Jobs Act, la riforma del wel-fare del governo Renzi, ma restano in vigore per una sola categoria di lavoratori: chi eser-cita una professione intellettuale che richiede l’iscrizione a un Ordine. È il caso per esempio degli avvocati, dei commercialisti, dei medici e degli odontoiatri e dei farmacisti. Dunque, chi ha bisogno di assumere un professionista ap-partenente a queste categorie, può continuare a proporgli una semplice collaborazione coor-dinata e continuativa. In questo modo, il pro-fessionista rinuncia a ottenere un po’ di sgravi sui contributi ma può contare su un rapporto di lavoro molto più flessibile per quel che ri-guarda gli orari e le ferie. n

Page 52: Professione Salute 02/2016

52 Professione Salute aprile 2016

focus_investimenti

Altro che titoli di stato, obbligazio-ni bancarie, oro o petrolio. Per chi va a caccia di guadagni sui mercati fi-

nanziari, c’è una categoria di azioni che forse molti investitori italiani non conoscono anco-ra ma che, almeno nel medio e lungo periodo, possono regalare soddisfazioni a chi le acqui-sta. Sono i titoli delle aziende che producono materiali e apparecchiature biomedicali, uti-lizzate in diverse aree terapeutiche, dall’or-topedia alla cardiologia, dall’odontoiatria si-no all’oncologia. Si tratta di imprese che già oggi fatturano una montagna di miliardi ma che hanno buone probabilità di macinare ri-cavi e profitti anche nei decenni a venire, per una ragione molto semplice: la popolazione mondiale sta invecchiando progressivamen-te e avrà sempre più bisogno in futuro di in-terventi chirurgici sofisticati, con l’impianto di pacemaker al cuore, protesi al ginocchio o im-pianti dentali, solo per citare qualche esempio.

Investire nel biomedicale: ecco le azioni

da tenere d’occhiomolte aziende che producono

materiali, dispositivi e apparecchiature

mediche hanno guadagnato parecchio

in borsa negli ultimi anni. Per gli analisti

restano una buona opportunità

di investimento, anche se bisogna procedere

con prudenza e senza un approccio

troppo speculativo

di Andrea TelaraDunque, se le persone con i capelli bianchi aumentano nel numero e i ricavi del setto-re biomedicale andranno a gonfie vele, an-che le azioni di certe aziende hanno buo-ne chance di viaggiare con il turbo in borsa. Questo, almeno, è ciò che pensano diver-si esponenti della comunità finanziaria in-ternazionale, che sono ovviamente abituati a cogliere la palla al balzo per far soldi e che hanno messo da tempo gli occhi su azien-de del settore.

Affari a stelle e strisceLe imprese che producono materiali e ap-parecchi biomedicali quotate in borsa sono moltissime e si concentrano prevalentemen-te negli Stati Uniti. Chi fosse intenzionato ad acquistare queste di azioni, dunque, deve possedere un conto-titoli che consente l’ac-cesso alle principali borse americane di Wall Street, cioè al New York Stock Exchange e

Page 53: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 53

focus_investimenti

al Nasdaq. Quasi tutte le banche italiane of-frono questa possibilità ai propri clienti, so-prattutto a quelli un po’ più esperti che pos-siedono un conto online e investono con il fai-da-te. Nell’era di internet, dunque, com-prare un’azione americana è facile quanto acquistare un Buono del Tesoro o un titolo di una società italiana quotata sul listino di Piazza Affari, cioè alla borsa di Milano. Ma come si fa a riconoscere le aziende vin-centi, tra quelle che producono materia-li e apparecchi biomedicali? La domanda è tutt’altro che campata in aria visto che il ri-schio di fare qualche passo falso è sempre in agguato. Non va dimenticato, infatti, che l’investimento su un singolo titolo aziona-rio è sempre una scommessa dall’esisto in-certo, che può regalare molte soddisfazio-ni ma anche parecchie amarezze, qualora le borse dovessero attraversare una fase pro-lungata di ribassi o di forti oscillazioni, co-me è avvenuto a partire dall’agosto scorso con lo scoppio di una mini-crisi finanziaria in Cina. Meglio dunque procedere con i pie-di di piombo e destinare a una singola azio-ne (anche se di un settore molto gettonato come quello delle apparecchiature medi-che), una parte assai limitata della propria ricchezza complessiva, cioè una quota non superiore all’1 o 2% del totale, o magari fi-no al 3-4% per chi è disposto a rischiare un po’ di più.

La bussola degli analistiFatte queste premesse di buon senso, si può procedere alla ricerca delle azioni che in fu-turo possono viaggiare a gonfie vele. Qua-li sono? Una bussola per orientarsi (anche se tutt’altro che infallibile) è rappresentata dai giudizi sui titoli espressi periodicamente dagli analisti delle principali case d’investimento. È il caso per esempio degli esperti della gran-de banca d’affari statunitense Goldman Sa-chs che, nell’agosto scorso, hanno rilasciato una raccomandazione di acquisto sulle azio-ni di Boston Scientific Corporation, un grup-

le Azioni più inTeressAnTi del biomedicAle

Per acquistare le azioni dei maggiori gruppi di apparecchiature biomedicali bisogna avere in banca un conto-titoli che consente la negoziazione sui mercati esteri, in particolare sulle borse statunitensi del Na-sdaq e del Nyse (New York Stock Exchange). Oggi quasi tutte le banche italiane (allo sportello o tramite un conto online) consentono ai propri clienti di investire sulle piazze finanziarie straniere.

AziendA

ABBOTTLABORATORieS

BOSTOn SCienTiFiC CORPORATiOn

edWARdSLiFeSCienCeS

JOHnSOn& JOHnSOn

MedTROniC

ORTHOFiXinTeRnATiOnAL

SMiTH & nePHeW

ST. JUde MediCAL

STRYKeRCORPORATiOn

ziMMeR BiOMeTHOLdinGS

dOve SOnOqUOTATe Le AziOni

New York Stock Exchange

New York Stock Exchange

New York Stock Exchange

New York Stock Exchange

New York Stock Exchange

Nasdaq

New York Stock Exchange

e Borsa di Londra

New York Stock Exchange

New York Stock Exchange

New York Stock Exchange

iL BUSineSS

È un’azienda con oltre 20 miliardi di dollari di fatturato che commercializza diversi tipi di farmaci. Ha una importante divisione dedicata alla produzione di

apparecchiature e dispositivi biomedicali, per diverse aree terapeutiche

È un gruppo con oltre 7,2 miliardi di dollari di ricavi, che si occupa dello sviluppo e della produzione

apparecchi biomedici per la cardiologia, la neuromodulazione, l’elettrofisiologia, l’endoscopia,

l’oncologia, l’urologia e la ginecologia

È un colosso che fattura 23miliardi di dollari e ha più 90mila dipendenti. Produce dispositivi biomedicali per le cure cardiache, il diabete, le terapie riabilitative e la

chirurgia vertebrale

È un’azienda che fattura quasi due miliardi di dollari ed è specializzata nella produzione di diverse categorie

di apparecchi biomedicali, in particolare le valvole cardiache

È un’azienda statunitense quotata sul mercato del Nasdaq, che produce materiali ricostruttivi e

rigenerativi, utilizzati nel campo dell’ortopedia. Ha un giro d’affari di quasi 400 milioni di dollari

Anche la nota multinazionale della farmaceutica e della cosmetica, che fattura oltre 70 miliardi di dollari

all’anno, ha una importante divisione dedicata alla produzione di materiali e apparecchi biomedicali

È un’azienda con sede a Londra che produce materiale ricostruttivo per l’ortopedia, per la stabilizzazione delle

fratture e la correzione delle deformità. Ha un giro d’affari di oltre 4,7 miliardi di dollari

È un’azienda con sede nel Minnesota, che produce apparecchiature e dispositivi di vario tipo, destinati per

lo più alle terapie cardiovascolari. Ha un fatturato di oltre 5,5 miliardi di dollari

È un’azienda del Michigan che produce materiale ortopedico, utilizzato per soprattutto negli interventi all’anca e al ginocchio. Ha un giro d’affari di quasi 10

miliardi di dollari

È un’azienda americana che produce apparecchiature e dispositivi di vario tipo per l’ortopedia e l’implantologia

dentale. Ha un fatturato di oltre 6 miliardi di dollari

Page 54: Professione Salute 02/2016

54 Professione Salute aprile 2016

po con oltre 7,2 miliardi di dollari di ricavi che si occupa dello sviluppo e della produ-zione di apparecchi biomedici per la cardio-logia, la neuromodulazione, l’elettrofisiolo-gia, l’endoscopia e l’oncologia. Gli esperti di Goldman Sachs hanno individuato un po-tenziale di rialzo di oltre il 17% per il tito-lo di Boston Scientific Corporation, dopo che la società ha diffuso gli ultimi dati di bilancio trimestrali, superiori alle aspettative della co-munità finanziaria. Riscuote grande consenso tra gli analisti anche un’altra impresa quota-ta a New York, che produce materiali di vario tipo, utilizzati prevalentemente in ortopedia ma anche in odontoiatria. Si tratta di Zimmer Biomet Holdings, ha sede nello stato dell’In-diana e raccoglie oggi 19 rating buy (com-prare), su 25 analisti che ne seguono il titolo a Wall Street. Il che significa che la maggio-ranza delle case d’investimento d’Oltreocea-no suggerisce ancora di acquistare le azio-ni di questa società, anche se il loro valore è praticamente raddoppiato tra il 2012 e og-gi. Stesso discorso per Medtronic, altro colos-so statunitense che fattura ben 23 miliardi di dollari e produce dispositivi biomedicali per le cure cardiache, il diabete, le terapie riabilitati-ve e la chirurgia vertebrale. Su 23 analisti che seguono le azioni Medtronic a Wall Street, 17 consigliano di comprarle, altri 6 suggerisco-no di tenerle nel portafoglio mentre nessuno invita gli investitori a venderle. In media, gli analisti hanno individuato per il titolo di que-sta società un prezzo-obiettivo (target price) superiore a 86 dollari, contro la quotazione di 66 dollari, registrata in questi mesi dalle azio-ni a Wall Street. In teoria, dunque, il potenzia-le di rialzo dei titoli Medtronic supera il 25%, benché il loro valore in borsa, come nel caso di Zimmer Biomet Holdings, sia cresciuto di oltre il 100% negli ultimi 5 anni.

Azioni da cassettoChi fosse interessato ad acquistare le azio-ni dei produttori di apparecchiature medi-che, però, deve evitare l’errore di avvicinarsi

a questi titoli con un approccio speculati-vo, cioè aspettandosi dei guadagni facili nel breve termine, cioè nel giro di pochi giorni o settimane. In realtà, la strategia miglio-re da mettere in campo è quella di compra-re tali azioni con un obiettivo di rendimento nel medio e lungo periodo, cioè in un arco di tempo superiore a 5 o 10 anni. Meglio dun-que tenerle nel “cassetto” per un bel po’, se-guendone ovviamente le quotazioni con una certa costanza, pronti a rivenderle quando i guadagni hanno raggiunto una certa consi-stenza. Per rendersi conto di quanto sia consiglia-bile seguire tale approccio, basta analizza-re l’andamento in borsa di Smith & Nephew, azienda britannica quotata sia a Londra che a New York. Si tratta di un gruppo che produ-ce materiale ricostruttivo per l’ortopedia, per la stabilizzazione delle fratture e per la cor-rezione delle deformità con un giro d’affari di oltre 4,7 miliardi di dollari. Negli ultimi 10 anni, il valore sul mercato delle azioni Smith & Nephew è passato dai 14,5 dollari del set-tembre 2005 agli oltre 35 dollari dello stesso mese di quest’anno.Nell’arco di una decade, dunque, il rialzo complessivo è stato del 137%, per la gioia di chi ha avuto la costanza di tenersi nel por-tafoglio i titoli per così tanto tempo. Pren-dendo in esame il breve periodo, però, si ar-riva invece a conclusioni ben diverse. Tra il luglio e il settembre scorso, quando le bor-se internazionali hanno iniziato a traballare a causa della crisi finanziaria cinese, pure le azioni di Smith & Nephew hanno perso qua-si il 5% nell’arco di due mesi. Anche investire in un’azienda dal business promettente, in-somma, può riservare agli investitori qualche amara sorpresa, soprattutto quando i suoi titoli vengono acquistati nel momento sba-gliato, cioè poco prima di una fase di ribassi sui mercati. Meglio dunque non farsi prende-re mai troppo dall’entusiasmo: le azioni che fanno guadagnare sempre, infatti, non sono mai esistite né mai esisteranno. n

focus_investimenti

Page 55: Professione Salute 02/2016
Page 56: Professione Salute 02/2016
Page 57: Professione Salute 02/2016
Page 58: Professione Salute 02/2016
Page 59: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 59

eventi

Cosmofarma Exhibitioncompie 20 anni

Cosmofarma Exhibition, l’evento di Bologna-Fiere leader in Europa nell’ambito dei prodot-ti e servizi legati al mondo della farmacia, in programma a Bologna dal 15 al 17 aprile 2016, celebra la sua 20a edizione.«20 anni di Cosmofarma: un traguardo im-portante per una manifestazione che, mai come oggi, guarda al futuro – ha dichiarato Duccio Campagnoli, Presidente di Bologna Fiere –. Dal 1996, anno in cui è nata, Cosmo-farma ha triplicato l’area espositiva, qua-druplicato le presenze delle aziende, più di 400.000 addetti ai lavori l’hanno visitata, so-no state organizzate 2.500 ore di approfon-dimento professionale, sono stati consegnati Premi ad oltre 200 aziende, come riconosci-mento dell’attività di imprese e farmacie».Questa edizione vede ancora una volta il pre-stigioso patrocinio di Federfarma, la Federa-zione che raccoglie oltre 16.000 farmacie ita-liane, e il sostegno del Gruppo Cosmetici in Farmacia di Cosmetica Italia.«Cosmofarma offre sempre nuovi utili spun-ti per rendere le farmacie al passo con i tempi e con l’innovazione, – ha commentato Anna-rosa Racca, Presidente Federfarma – raffor-zandone la funzione di primo presidio socio-sanitario sul territorio, capace di dare risposte sempre più adeguate alle diverse esigenze di salute e di benessere della popolazione. An-che in questa ventesima edizione i temi dei focus sono di grande attualità e i colleghi possono trovare molteplici opportunità di aggiornamento professionale oltre, natural-mente, a preziose occasioni di incontro con le aziende. Tutto quello che serve per lo svi-luppo di una farmacia sempre più moderna e vicina alla gente, un presidio che, in un mo-mento di grande trasformazione del conte-

sto sociale, normativo e economico, contri-buisca a spostare il baricentro della sanità dall’ospedale al territorio. In questo quadro, per agevolare il processo di territorializzazio-ne dell’assistenza e rafforzare il legame con il SSN, si colloca la farmacia dei servizi».

Creiamo valore, condividiamo il sapereIl claim scelto per il 2016 rappresenta la sto-ria ventennale Cosmofarma Exhibition “Cre-iamo valore, condividiamo il sapere” sottoli-nea il ruolo di Cosmofarma come piattaforma in cui nascono progetti e idee per il futuro della farmacia, e dove si incontrano le espe-rienze imprenditoriali, l’ingegno e la crea-tività delle aziende leader del settore. Que-sti contenuti di eccellenza vengono condivisi con tutti i protagonisti del settore, mediante momenti di formazione, corsi di approfondi-mento e presentazioni dei prodotti e dei ser-vizi più innovativi.

I focus 2016L’offerta espositiva e convegnistica di Co-smofarma Exhibition 2016 si articola secon-do quattro focus di approfondimento, in linea con le più recenti analisi del mercato farma-ceutico le necessità di business delle azien-de espositrici. In primo piano la cosmesi in farmacia, che con un valore consolidato di circa 2 miliar-di di euro continua ad essere una delle voci principali nel bilancio economico delle farma-cie. Il focus vedrà un approfondimento con la seconda edizione del convegno “Dermoco-sm – Vita Cutis”, organizzato con il Professor Antonino di Pietro, dove saranno analizzati i principali temi e le novità terapeutiche relati-ve ai problemi della cute, con la partecipazio-

ne congiunta di medici dermatologi, chirur-ghi plastici, medici estetici e farmacisti, uniti nel rispondere alle problematiche comuni del cittadino.Riflettori puntati sull’alimentazione, in ri-sposta all’incremento economico del mercato per gli integratori e i nutraceutici, che hanno raggiunto un valore di circa 2,5 miliardi di eu-ro di fatturato, superiore del 10% rispetto allo scorso anno. A tal proposito, dietologi e nu-trizionisti saranno invitati a un “simposium” focalizzato sulla nutrizione e sui suoi effetti sull’organismo. Novità del 2016 è il focus sui medical de-vices/diagnostica e prevenzione: macchina-ri, prodotti e servizi che permettono di tenere sotto controllo specifiche patologie mediche, migliorando la qualità della vita dei pazienti. Infine si affronta il tema del management in farmacia e della farmacia: un’analisi del-le attività di marketing, comunicazione, vi-sual merchandising e di tutte quelle voci ge-stionali che influenzano il fatturato di una farmacia, rendendola sempre più una vera e propria attività imprenditoriale.

Page 60: Professione Salute 02/2016

60 Professione Salute aprile 2016

eventi

FarmacistaPiù, in 4mila a Firenze per la terza edizione

Tre giorni di lavori, 43 convegni, 167 relatori, oltre 200 interventi, 22 associazioni di catego-ria presenti e, soprattutto, 4.000 partecipanti, in rappresentanza dell’intero mondo della far-macia e della professione di farmacista: sono i numeri scaturiti dalla terza edizione di Farma-cistaPiù, il Congresso nazionale dei farmacisti Italiani, svoltosi a Firenze dal 18 al 20 marzo. «Oggi non hanno vinto solo i numeri – ha det-to in conclusione il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, Presidente del Comitato Scientifico di FarmacistaPiù e Vicepresidente di Fofi (la Fede-razione Ordini dei farmacisti Italiani, organizza-trice del Congresso con la partnership di Utifar e Fondazione Francesco Cannavò in collaborazio-ne con Edra) – oggi ha vinto la qualità, la com-petenza, la concretezza dei dibattiti e degli inter-venti nei tanti momenti convegnistici». Convegni che hanno affrontato quella che lo stesso D’Am-brosio Lettieri ha definito la sfida del farmacista di domani: «offrire un modello virtuoso nell’inte-grazione tra sfera sociale e sanitaria, in un mon-do di complessità, dove nulla è semplice ma dove dobbiamo essere pronti a cogliere tempestiva-mente tante importanti opportunità per il rilan-cio del ruolo professionale e di mission per la far-macia italiana». Giudizio condiviso dal presidente

di Fofi, senatore Andrea Mandelli: «La formula di FarmacistaPiù è in continua evoluzione ma si conferma un congresso dei farmacisti che ha l’o-biettivo di continuare a formare i farmacisti dan-dogli idee per affrontare il futuro».Confrontarsi con le sfide in atto e con tutti gli attori, politici, scientifici e istituzionali era l’o-biettivo dichiarato dal Comitato Scientifico di FarmacistaPiù, di cui fanno parte, oltre agli stes-si D’Ambrosio Lettieri e Mandelli, il direttore dell’Aifa Luca Pani e il presidente di Utifar Eu-genio Leopardi. Obiettivo centrato, a giudica-re dal parterre istituzionale che ha visto sabato mattina, confrontarsi, in un’affollatissima ple-naria dedicata al Ddl Concorrenza, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi («un comparto, quello della farmaceutica, che registra una cre-scita talmente evidente da rappresentare un se-condo made in Italy»); il vice ministro allo Svi-luppo economico Antonio Gentile («Si tratta di superare definitivamente le “lenzuolate” di an-tica memoria, ricercando una soluzione equili-brata e rispettosa del ruolo e della professione di tutti»); i presidenti delle Commissioni Parlamen-tari, rispettivamente di Camera e Senato, Mario Marazziti ed Emilia Di Biasi – entrambi con-trari a una deregulation che finisca per snatura-re il ruolo delle farmacie quale servizio pubblico essenziale – e, infine, il relatore del Ddl concor-renza in Commissione Industria, senatore Lui-gi Marino, che ha confermato l’accelerazione nell’iter di approvazione del Ddl con l’arrivo in aula previsto per la prima parte di aprile. Al tema della concorrenza si è aggiunto quel-lo delle riforme, in senso federalista, del Ser-vizio Sanitario Nazionale, con la partecipazio-ne dell’on. Federico Gelli, responsabile Sanità del Partito Democratico («meno ospedale, più territorio: così si salva il Ssn») e dell’assessore

per il Diritto alla Salute della Regione Toscana, Stefania Saccardi («farmacisti strategici, met-teremo risorse per valorizzarli»). L’altro tema caldo della produzione farmaceu-tica e dei farmaci innovativi si è sviluppato con gli interventi di Massimo Scaccabarozzi, pre-sidente di Farmindustria e Luca Pani, diretto-re dell’Aifa, secondo il quale: «sotto il profilo della sostenibilità dei costi per l’innovazione la farmacia può svolgere un compito strategico e contribuire a contenere la spesa e a recuperare risorse da dedicare ai nuovi medicinali».FarmacistaPiù non è stato solo un appuntamen-to dedicato alle urgenze legislative: il congresso si è articolato in una ricchissima attività di approfon-dimenti scientifici e tematici che hanno affrontato i temi delle Medicine Use Review e della farmacia oncologica, della medicina predittiva e dell’evo-luzione della farmacia verso pharmaceutical care e chronic care model, solo per citarne alcuni. Un contesto – la dichiarazione di Ludovico Baldessin, direttore esecutivo di Edra – nel quale «la sanità si sta sempre di più “deospedalizzando”, potenzian-do l’assistenza territoriale e conferendo, tra gli al-tri, al farmacista il ruolo di migliorare l’assistenza ai pazienti complessi come quelli colpiti da patologie croniche, anche di natura oncologica».

Page 61: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 61

attualità

Lo stretto legame tra sonnoe invecchiamento cerebrale

Il cervello è un organo straordinario che, a differenza di altre parti del corpo, non si usura, anzi funziona in maniera più efficace se allenato. Per preservare la salute cerebrale è importante riposare bene: secondo gli esperti dormire male contribuirebbe al declino cognitivo e al rischio di demenza

In occasione della Settimana Mondiale del Cervello, che si è svolta dal 14 al 20 mar-zo 2016, gli esperti della Società Italiana di Neurologia (Sin) hanno voluto richiamare l’attenzione sui numerosi studi scientifici che dimostrano come il cervello, a differenza di altri organi, migliori il proprio funzionamen-to in proporzione al lavoro effettuato e non risenta, quindi, di un particolare processo di usura correlato al suo impegno continuo.«Fin dall’età giovanile – ha dichiarato il pro-fessor Leandro Provinciali, Presidente Sin e Direttore della Clinica Neurologica e del Di-partimento di Scienze Neurologiche degli Ospedali Riuniti di Ancona – il cervello ridu-ce la sua componente più nobile, la quantità di neuroni: in pratica, a breve distanza dall’e-poca in cui ha completato il proprio sviluppo inizia a perdere cellule ma, con l’apprendi-mento, crea nuove connessioni fra i neuro-ni. In realtà, i collegamenti fra i neuroni ri-mangono attivi se impiegati con continuità, mentre il numero delle cellule decresce pro-gressivamente, pur non compromettendole prestazioni fino all’età molto avanzata».Una riduzione dell’efficienza cognitiva po-trebbe significare l’inizio di un decadimento cerebrale, ma i meccanismi di compensazio-ne attuati sono tali che l’espressione clini-ca si realizza molto tardivamente rispetto ai cambiamenti biologici. In generale, mettono in guardia gli esperti,

la prima a essere interessata dal decadimen-to cognitivo è la memoria di episodi, seguita dalla rievocazione di nomi propri. È bene ri-volgersi a un neurologo quando si notano le prime avvisaglie di questo tipo.

L’importanza di un buon sonnoNumerosi studi hanno dimostrato come il son-no e l’invecchiamento cerebrale siano stretta-mente correlati: da un lato, dormire poco e male contribuisce al declino cognitivo e al ri-schio di demenza; dall’altro, con il passare de-gli anni si assiste a un’alterazione del ciclo sonno/veglia con maggiore vulnerabilità a sti-moli esterni a causa della riduzione delle on-de delta del sonno profondo, con conseguente maggior frammentazione del sonno.Riposare bene è fondamentale, ma non sem-pre si riesce a farlo a causa di stili di vita frene-tici e patologie del sonno spesso sottovalutate.

Le alterazioni del sonno si associano spesso a patologie del sistema nervoso«I disturbi del sonno colpiscono circa 13 milioni di italiani – ha affermato il profes-sor Gianluigi Gigli, Ordinario di Neurologia presso l’Università di Udine –. I principali so-no l’insonnia, che, in forma più o meno gra-ve, colpisce circa il 41% della popolazione, la sindrome delle apnee in sonno, di cui soffro-no circa 2 milioni di italiani, la sindrome del-le gambe senza riposo, che colpisce 3 milioni

di italiani, ed i disturbi del ritmo circadiano. I disturbi del sonno si associano spesso ad al-tre malattie, soprattutto a carico del Siste-ma Nervoso».Ad esempio, i soggetti affetti da decadi-mento cognitivo sono frequentemente col-piti anche da alterazioni del sonno. La sin-drome delle apnee in sonno è un fattore di rischio riconosciuto per malattie cardio e ce-rebrovascolari. I pazienti affetti da epilessia lamentano frequenti disturbi del sonno qua-li insonnia, eccessiva sonnolenza diurna, ap-nee nel sonno, sonno notturno frammentato, movimenti periodici degli arti in sonno, che spesso sono un fattore limitante il corretto controllo delle crisi. La sclerosi multipla è invece associata a sva-riati disturbi del sonno, quali insonnia, spa-smi notturni, narcolessia, disturbi respiratori in sonno e, in particolare, alla sindrome delle gambe senza riposo.

Page 62: Professione Salute 02/2016

62 Professione Salute aprile 2016

attualità

Mal di schiena, al via la campagna informativa nelle farmacie

Un’iniziativa che vuole sensibilizzare i cittadini sulla malattia del dolore e arruolare pazienti per il proget-to Pain-Omics, una ricerca scientifica internazionale che ha lo scopo di identificare i marcatori genetici alla base dell’evoluzione di un mal di schiena da acuto a cronico

Sono oltre 500 le farmacie coinvolte su tutto il territorio nazionale, che a partire da metà apri-le e per tutto l’anno, distribuiranno materiale informativo sul dolore e sulla Legge 38/2010 e realizzeranno un’indagine per capire quali si-ano le reali esigenze e aspettative dei cittadi-ni con sintomatologia algica nell’ambito della campagna educazionale e di sensibilizzazione promossa da Pinhub (Pain Interregional Net-work HUB), la prima Rete nazionale per la tera-pia del dolore, in collaborazione con la Federa-zione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi) e con alcune associazioni territoriali di medici di medicina generale. Il network italiano Pinhub riunisce una ventina di centri HUB di riferimento per la terapia antal-gica e le cure palliative, accreditati da Delibera regionale. È nato ufficialmente a gennaio 2016 con l’obiettivo di favorire la ricerca sul dolore, la definizione e implementazione di appropria-ti Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA), per garantire ai cittadini con sintomato-logia dolorosa un’uguaglianza di trattamento, ovunque risiedano nel Paese, e una corretta e uniforme applicazione della Legge 38.

Saranno 5 mila i pazienticoinvolti nello studio Protagonisti del progetto saranno il farmacista e il medico di medicina generale. In prima linea ci sarà il farmacista che condurrà uno scree-ning sulle diverse tipologie di dolore, tramite

un’apposita check list, e individuerà i poten-ziali pazienti con mal di schiena improvviso da inviare al medico di famiglia. Quest’ultimo va-luterà se indirizzarli a un centro HUB per una visita specialistica e per l’eventuale inserimen-to della ricerca Pain-OMICS. La ricerca scientifica internazionale Pain-OMICS supportata da Pinhub è coordinata dall’HUB di Parma e mira a identificare i mar-catori genetici associati alla trasformazione di un mal di schiena acuto in una forma croni-ca, per poterne migliorare la diagnosi e la cura. Si tratta di uno studio di genetica totalmen-te finanziato con fondi della Commissione Eu-ropea ed è il più importante condotto finora a livello mondiale sulla lombalgia, patologia dolorosa molto diffusa, che nel 35% dei sog-getti colpiti può sviluppare sintomi di cronici-tà. Obiettivo di Pain-OMICS è arruolare in Ita-lia ben 5 mila pazienti entro la fine del 2016. «I tempi sono maturi per una reale applica-zione della Legge 38 – ha dichiarato il “pa-dre” della normativa Guido Fanelli, Professore Ordinario di anestesia, rianimazione e terapia del dolore all’Università di Parma e Direttore Scientifico del progetto Pinhub –. L’accordo tra Fofi e Pinhub rappresenta uno step ulte-riore nel cammino del nostro progetto e dà vi-ta a un’alleanza che coinvolge non solo i Cen-tri Hub di tutte le regioni, ma anche i Medici di famiglia e, da oggi, le farmacie. Questo in linea con i nostri obiettivi: assistere i cittadini con

dolore, favorire lo scambio dei dati e promuo-vere la ricerca. A cominciare da quella sul mal di schiena, patologia che colpisce tra i 12 e i 15 milioni di italiani; ecco perché Pinhub sup-porta Pain-OMICS, il più significativo proget-to di ricerca scientifica degli ultimi anni sul-la lombalgia».«La Federazione degli Ordini dei Farmacisti ha deciso di sostenere questo progetto di Pinhub per una serie di considerazioni importanti –spiega il senatore Andrea Mandelli, Presiden-te Fofi –. Innanzitutto perché la patologia al centro dell’iniziativa è una delle occasioni più frequenti di accesso alla farmacia, soprattut-to alla ricerca di un intervento in automedi-cazione, ma anche di consigli e indicazioni per affrontare correttamente e in modo efficace il mal di schiena. Il Farmacista, quindi, mette a disposizione la sua prossimità al cittadino per il reclutamento dei pazienti da avviare al per-corso diagnostico-terapeutico e, al contempo, rinsalda il rapporto con gli altri professionisti della salute presenti sul territorio: il Medico di Medicina Generale e lo specialista algologo. Non poteva mancare l’apporto dei farmacisti a questo progetto, che punta a migliorare la qualità del trattamento del dolore, un’area che li ha sempre visti in prima fila».Per informazioni sarà attivo il Numero Verde 800.178.541, a cui potrà rivolgersi chiunque abbia problemi di dolore e necessiti di maggio-ri informazioni.

Page 63: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 63

attualità

Cittadini stranieri, accessoin ospedale è spesso in urgenza

Rispetto agli italiani, tra i cittadini stranieri prevale una percezione più positiva del proprio stato di salute.

Le patologie più diffuse tra gli stranieri sono quelle che interessano l’apparato respiratorio, quello digerente e i

denti, mentre l’accesso in ospedale spesso è in urgenza sia per infortuni sul lavoro che per gravidanza o parto

Iniziamo a sfatare una leggenda metropolita-na che si sente pronunciare spesso, quella se-condo cui gli immigrati stranieri sono portatori di malattie. Ebbene, gli esperti della cosiddetta medicina delle migrazioni concordano nell’af-fermare che i migranti contraggono più ma-lattie nel Paese di immigrazione (a causa della precarietà delle condizioni di vita nelle fasi ini-ziali di inserimento) rispetto a quelle che por-tano con sé dal Paese di emigrazione, da do-

ve partono nella grande maggioranza dei casi giovani e sani.Gli immigrati presentano profili di sofferen-za sanitaria (malattie da disagio, infortunistica soprattutto sul lavoro, malattie infettive, ecc.) addebitabili quasi sempre a politiche di inte-grazione decisamente poco efficaci, difficoltà di accesso ai servizi e problematiche comuni-cative con gli operatori sanitari. Dunque, il pe-ricolo per la salute pubblica nel Paese di im-

migrazione è causato proprio dalla mancanza di un’adeguata politica dell’accoglienza, a cau-sa della quale l’immigrato da una parte viene esposto al rischio di malattia anche grave e in-fettiva e dall’altra gli nega o rende difficile l’ac-cesso ai servizi sanitari di prevenzione e cura.In tema di salute e di assistenza agli immigra-ti stranieri l’Italia presenta una normativa mol-to avanzata che prevede per coloro i quali so-no provvisti di regolare permesso di soggiorno l’obbligo di iscrizione al Servizio sanitario na-zionale e per quelli irregolari le cure ambulato-riali e ospedaliere urgenti o continuative, per malattia e infortunio, oltre alla possibilità di essere inseriti in programmi di medicina pre-ventiva a salvaguardia della salute individua-le e collettiva.

I dati IstatIn tema di numeri, facendo riferimento al cen-simento Istat 2011, risultano risiedere in Ita-lia 4 milioni e 29.145 cittadini stranieri (il 6,8% del totale della popolazione residente), di cui il 53,3% costituito da donne. Gli immigrati pro-venienti dai Paesi a forte pressione migrato-ria rappresentano circa il 95% del totale degli stranieri residenti in Italia soprattutto al nord.Negli anni 2011-2012 l’Istat ha condotto per la prima volta una rilevazione statistica sul-la “Condizione e integrazione sociale dei cit-tadini stranieri”, attraverso la quale sono sta-te ricavate informazioni su numerosi aspetti

Page 64: Professione Salute 02/2016

64 Professione Salute aprile 2016

del processo di inserimento dei cittadini stra-nieri in Italia, tra cui quello relativo alle con-dizioni di salute.Tra i cittadini stranieri prevale una percezione positiva del proprio stato di salute in misu-ra maggiore rispetto agli italiani: per l’87,5% le proprie condizioni di salute sono buone o molto buone a fronte dell’83,5% degli ita-liani. A sentirsi in buona salute tra i cittadi-ni dei Paesi Ue sono soprattutto i polacchi (88,4%), tra i non comunitari i cinesi e i filip-pini (90,2%) e gli indiani (88,8%). In fondo al-la classifica si trovano gli ucraini (85,8%) e i marocchini (85,2%). Le patologie più diffuse sono quelle dell’ap-parato respiratorio (65,4 stranieri ogni mille), dell’apparato digerente e dei denti (20,2 per mille), quelle del sistema nervoso (19,8) e quel-le del sistema osteomuscolare (15,5). I disturbi che interessano l’apparato muscolo-scheletrico da sovraccarico biomeccanico so-no assai diffusi tra lavoratrici e lavoratori stra-nieri, per via delle attività logoranti esercitate, caratterizzate da sforzi continui e prolungati.

I lavoratori stranieri sono generalmente espo-sti a maggiori rischi di infortunio rispetto agli autoctoni, e tali rischi sono soprattutto a cari-co dei lavoratori maschi impegnati in attività non qualificate e particolarmente pesanti. Nel 2010 gli infortuni sul lavoro riconosciuti dall’I-nail sono stati 536.258, di questi 78.368, pari al 14,6% del totale, hanno riguardato i lavora-tori nati all’estero.In assenza di disturbi o sintomi va dal medico il 57,5% degli stranieri, di più le donne (59,6% contro il 53,9% degli uomini) e i giovani under 14 (62,9%), di meno i cinesi (44,1%). Inoltre il 13,8% degli stranieri (da 14 anni in su) mostra difficoltà a spiegare in italiano i disturbi al me-dico e il 14,9% a comprendere ciò che il medi-co dice. Lo svantaggio è maggiore per le don-ne, per gli over 54, per chi ha un titolo di studio basso e per le comunità cinesi, indiane, filippi-ne e marocchine.

I ricoveri ospedalieriA livello nazionale, ancora oggi, la fonte più attendibile ed esaustiva sulla salute degli im-

migrati stranieri è quella che fa riferimento al-le schede di dimissione ospedaliera. Secondo il progetto nazionale di indagine messo a punto da ministero della Salute in col-laborazione con l’Agenas “La salute della po-polazione immigrata: il monitoraggio da par-te dei Sistemi sanitari regionali”, nel 2010, su oltre 10 milioni di ricoveri totali avvenuti nel-le strutture italiane la proporzione dei ricove-ri degli immigrati stranieri provenienti dai Pae-si a forte pressione migratoria (Pfpm) residenti è risultata pari al 4,4%. L’analisi dei ricoveri or-dinari dei residenti per sesso evidenzia, sia a li-vello delle Regioni che a livello nazionale, un maggior ricorso del genere femminile, soprat-tutto nella categoria dei Pfpm. A livello nazio-nale la proporzione dei ricoveri delle donne dei Pfpm è del 68,5%, mentre per quelle dei Pae-si a sviluppo avanzato (Psa) tale proporzione è del 52,5% (anno 2010).La maggior frequenza di ricoveri tra gli uomi-ni del gruppo Pfpm si verifica tra i 18-49 anni, mentre per le donne più della metà dei ricoveri si concentra nella classe 18-34 anni.Per gli uomini e le donne dei Psa la maggiore proporzione di ricoveri, come era da attender-si, è a carico delle classi di età anziane (mag-giori di 64 anni).In Italia, nel 2010, si sono registrati 172 rico-veri totali ogni 1.000 individui appartenenti ai Psa residenti e 103 ogni 1.000 dei Pfpm re-sidenti: la popolazione dei Pfpm, dunque, ri-corre al ricovero meno di quanto non avven-ga per quella dei Psa, verosimilmente perché si tratta di una popolazione giovane e quindi con minori bisogni assistenziali. A livello na-zionale (anno 2010), le principali cause di ri-covero delle donne dei Pfpm di tutte le età sono legate alla gravidanza, parto e puerpe-rio (51%), seguite dalle malattie dell’appara-to digerente (6%) e del sistema genito-urina-rio (6%). Per quelle dei Psa i motivi principali sono riconducibili a gravidanza, parto e puer-perio (17%), a malattie del sistema circolato-rio (15%) e ai tumori (10%).

Vincenzo Marra

attualità

Le principali cause di ricovero negli uomini dei Pfpm, invece, sono rappresentate da «traumati-smi e avvelenamenti» (15%), legati agli infortu-ni sul lavoro e a varie tipologie di incidenti, segui-te dalle malattie dell’apparato digerente (12%) e di quello respiratorio (12%), mentre per quelli dei Psa prevalgono le malattie del sistema circolato-rio (21%) e i tumori (11%). Questi dati non evi-denziano specifiche criticità sanitarie se non l’e-levata frequenza di ricoveri per traumatismi negli uomini (da imputare in genere all’elevato nume-ro di incidenti lavorativi in particolare se il lavo-ro è in nero), e un rischio maggiore per le malat-tie infettive (quasi il doppio rispetto ai residenti autoctoni), seppur con un trend in diminuzione. La maggior parte delle malattie infettive riscon-trate sono espressione di una fragilità sociale do-vuta, spesso, a promiscuità abitativa, difficoltà di accesso ai servizi, scarsa igiene negli ambienti di vita e lavoro e poca attenzione alla prevenzione.

A livello nazionale per l’anno 2010, la propor-zione dei ricoveri ordinari in urgenza è stata del 54,1% nella categoria dei Psa, del 64,1% in quella dei Pfpm residenti e del 74,5% tra i non residenti. La distribuzione dei ricoveri in urgen-za evidenzia che la maggiore frequenza di ac-cesso con tale modalità per gli appartenenti ai Pfpm si verifica in tutte le classi di età, tranne quelle estreme (inferiori a 4 anni e superiori a 64 anni). Ciò suggerisce, anche in considerazio-ne delle principali cause di ricovero, che per gli uomini l’urgenza è condizionata da traumi e in-cidenti, mentre le donne utilizzano la modalità dell’urgenza anche per gravidanza/parto, a cau-sa di scarsa conoscenza/utilizzo dei servizi ter-ritoriali e della medicina generale, oltre a una difficoltà ad essere prese in carico da questi. Il pronto soccorso dunque risulta essere la princi-pale modalità di accesso alle cure a cui gli immi-grati dei Pfpm fanno ricorso.

alta incidenza di ricoveri per traumi da lavoro

Page 65: Professione Salute 02/2016

Professione Saluteaprile 2016 65

La problematica del-la pelle reattiva e

allergica è in continua crescita, a tal punto che è stata classificata dall’Oms al quarto po-sto tra le malattie cro-niche. Reattive o aller-giche, entrambi questi tipi di pelle ipersen-sibile diventano col tempo intolleranti ai cosmetici. Per donare sollievo e per riconci-liare queste pelli con l’utilizzo dei cosmetici, Laboratoires Svr pre-senta Sensifine, una linea sicura

per tutte le pelli iper-sensibili e intolleran-ti con una formula-zione ultra essenziale (meno di 12 ingre-dienti) per la massi-ma tollerabilità.Nel cuore della for-mula si trova il 2% di niacinamide, ad azio-ne lenitiva, antin-

fiammatoria, idratante e di rin-forzo cutaneo, e il 10% di olio di cotone, fonte di omega-3, 6 e 9, ad azione riparatrice, riequili-brante e idratante.

La linea Sensifine si compone di quattro trattamenti per tutte le pelli ipersensibili. Il detergen-te struccante con azione leniti-va Sensifine Dermo-Nettoyant è un gel-crema dalla texture fre-sca, che deterge e rimuove il ma-ke-up da viso, occhi e labbra. Il gel struccante per occhi sensibi-li Sensifine Demaquillant Yeux, fresco e lenitivo, è più conforte-vole rispetto a un’acqua per oc-chi sensibili, e rimuove il trucco, anche waterproof, senza bisogno di strofinare. Sensifine Crème, trattamento

dermo-lenitivo per pelle intolle-rante normale e secca, è un gel crema vellutato, a rapido assor-bimento, che dona comfort im-mediato. Completa la gamma Sensifine Fluide, trattamento dermo-leni-tivo per pelle intollerante norma-le e mista, un gel-crema fresco, delicato e non grasso, ideale per le pelli miste.

Laboratoires SVRTel. 02 6713271

[email protected]

Gunabasic è l’integratore com-pleto adatto per ripristina-

re un ideale rapporto acido-ba-se, correggere i disturbi legati al suo squilibrio e favorire il drenag-gio dell’organismo. La sua formu-la contiene una selezione di com-ponenti, tra cui sali minerali, beta carotene ed estratti vegetali, noti per le proprietà alcalinizzanti, dre-nanti e remineralizzanti. Tra que-sti spiccano lo zinco, che contri-buisce al fisiologico metabolismo acido-base, e il magnesio, che re-gola l’equilibrio elettrolitico. Inol-tre gli estratti vegetali di carota e finocchio sono utili per il drenag-

gio dei liquidi corporei, mentre l’e-stratto vegetale di tarassaco con-tribuisce alle funzioni depurative dell’organismo. Per evitare possibili effetti colla-terali, i fosfati, i carbonati e i ci-trati presenti in Gunabasic so-no formulati per coprire il range completo di sistemi tampone e in una concentrazione bilancia-ta, garantendo il riequilibro del pH senza scompensare verso l’alcali-nizzazione.Gunabasic è la soluzione ideale per coloro che soffrono di acidità le-gata a una cattiva alimentazio-ne, seguono una dieta sbilanciata

(iperproteica) o hanno ritmi di vita stressanti o abitudini poco salutari (fumo, alcool, mancanza di attivi-tà fisica). Apporta beneficio a chi si appresta a seguire una dieta dima-grante e agli atleti che abusano di integratori proteici non bilan-ciati. Gunabasic è anche raccomandato per preparare il “terreno” del pazien-te prima di una qua-lunque terapia farmacologica.Gunabasic è privo di glutine e da oggi è disponibile con glicosidi steviolici (stevia).

GunaTel. 02 280181

[email protected]

le aziende informano

Gunabasic, salute e benessereper l’intero orGanismo

sensiFine, la linea per pelle ipersensibile e intollerante

Page 66: Professione Salute 02/2016

66 Professione Salute aprile 2016

le aziende informano

Liposcudil Plus è un integratore alimentare caratterizzato dalla

presenza di elevate quantità di ri-so rosso fermentato (di cui 10 mg di monacolina K) che contribui-scono al mantenimento di livelli normali di colesterolo nel sangue. Inoltre nella formula di Liposcudil Plus è stato inserito il coenzima Q10 (30 mg) al fine di integrar-ne l’eventuale deplezione dovuta all’inibizione della sua sintesi da parte delle monacoline. L’integra-zione del coenzima Q10 può esse-re utile nella mioprotezione e fa-vorisce la bioenergetica cellulare.

I componenti di Liposcudil Plus, il riso rosso fermentato da Mo-nascus Purpureus e il coenzima Q10, per mezzo di un’innovativa tecnica farmaceutica sono sta-ti adsorbiti in un sistema autoe-mulsionante che ne favorisce l’e-mulsionamento con i sali biliari.

Pertanto presentano il vantag-gio di essere più solubili e quin-di maggiormente biodisponibili. Con l’impiego di questa tecnica si assicura un’ottimale efficacia del riso rosso fermentato non-ché una migliore biodisponibili-tà del coenzima Q10.

Liposcudil Plus è utile per favo-rire il controllo dei livelli emati-ci di colesterolo nell’ambito di una dieta globalmente adegua-ta. L’effetto benefico si ottiene con l’assunzione di una capsula al giorno da deglutire con un po’ d’acqua, preferibilmente dopo il pasto serale.Per l’uso del prodotto si consiglia di sentire il parere del medico.

Piam FarmaceuticiTel. 010 518621

[email protected]

liposcuDil plus, l’inteGratore cHe contribuisce al controllo Del colesterolo nel sanGue

Il siero SansTime (brevetto n. 2072032), a differenza di diver-

si prodotti anti-age in commer-cio, non contiene acido jaluroni-co, bensì i suoi precursori: acido

glucuronico e N-acetyl glucosa-mina. Sono queste le due mole-cole che introdotte nel derma con un liposoma diventeranno, attra-verso l’azione della jaluron sinte-

tasi, acido jaluronico.Si tratta di acido jaluro-nico vero, quello natura-le, poiché prodotto fisio-logicamente attraverso un processo biochimico. L’a-cido jaluronico che si vie-ne a formare dopo 20-25 giorni avrà raggiunto un peso molecolare di circa 500.000/600.000 dalton, sufficiente per produrre quell’idratazione profonda

essenziale per la distensione del-le rughe di superficie e già dalla prima settimana di utilizzo si no-teranno importanti benefici sulle zone trattate.SansTime non è formulato come un cosmetico tradizionale, poi-ché è essenzialmente un veico-lo transdermico che serve a in-trodurre nei fibroblasti del derma le due sostanze che formeran-no l’acido jaluronico. Queto sie-ro viene assorbito velocemen-te senza lasciare tracce di unto o grasso in superficie, lascia la pel-le liscia e compatta. Si presen-ta senza conservanti, coloranti e profumo; non contiene sostan-

ze di natura animale e non è sta-to testato su animali. SansTime si applica, secondo le necessità, sulle zone interessate del viso e del collo; si consiglia di massag-giare delicatamente fino ad as-sorbimento completo. Per le sue particolari caratteristi-che formulative, si raccomanda di usare il siero da solo e preva-lentemente di notte, poiché du-rante il riposo si ha una risposta più efficace.

MedichemTel. 02 92590281

[email protected]

sanstime, l’unico siero al monDo cHe ricostruisce l’aciDo Jaluronico nel Derma per via transDermica

Page 67: Professione Salute 02/2016
Page 68: Professione Salute 02/2016