B UG1 i Titel - Credit Suisse · l’immagine di una modella. Tra il 1996 e il 1997, la rivista...

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La rivista di Credit Suisse Financial Services | www.credit-suisse.ch/bulletin | N. 5 | Novembre/dicembre 2002

bulletin

BellezzaQuando l’involucro prevale sul contenuto

Previdenza per la vecchiaiaIl secondo pilastro scalda gli animiUnione monetaria L’Europa del Nord strizzal’occhio all’euroCalcioLa candidatura svizzera perEURO 2008 ha buone chance

Via libera alla prima casa di proprietà*.

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EDITORIALE/ SOMMARIO

Primo piano: bellezza6 Corpo Voglia di bellezza, voglia di sofferenza

10 Natura Quando la bellezza nasce da una catastrofe14 Acquisti Un design accattivante spinge in alto il fatturato18 Lavoro L’aspetto esteriore influisce sulla carriera20 Cosmetica Gli investitori puntano sui prodotti di marca24 Arte L’occhio non vuole sempre la sua parte

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Mai più a Mosca senza calze

Quando in redazione abbiamo discusso perla prima volta del tema bellezza, il filo con-duttore di quest’edizione del Bulletin, unodei miei colleghi ha affermato che l’edito-riale, inevitabilmente, avrebbe dovuto esse-re scritto da una donna. Come unica rap-presentante femminile del team, più perprincipio che per riflessione ho immediata-mente sollevato obiezione. Ma in fondo ilcollega aveva ragione. Non che le donnesiano a priori più belle degli uomini, anchese al più tardi dopo Kant – che coniò il termine «bel sesso» – quest’opinione godedi grande considerazione. Tuttavia una cosa è certa: le donne si dedicano all’argo-mento con molta più passione rispetto agliuomini.Da questa prima discussione sono nel frat-tempo trascorse alcune settimane, du-rante le quali ho esplorato la fitta giungla dilibri dedicati al tema. E non solo. Ho passa-to molto più tempo davanti allo specchio: lospazio fra gli occhi corrisponde all’ideale?Le braccia sono ben proporzionate? E ilnaso? È troppo lungo o troppo largo? Sen-za dimenticare la domanda essenziale: sono bella o no? Più cercavo risposte edeffettuavo confronti, più venivo travolta

dalle incertezze. Alla fine ho trovato un accordo con me stessa: è chiaro che sonobella! Senza un’abbondante dose di auto-fiducia, probabilmente sarei arrivata aun’altra conclusione.Quest’anno, a Mosca, ho costatato comeper soddisfare il mio ideale di bellezza sia disposta anche a soffrire. Siccome miavevano detto che l’estate moscovita èmolto calda, ho messo in valigia prevalente-mente abiti leggeri, nonché ogni sorta disandali. Già il secondo giorno i miei piedierano ricoperti di vesciche. A nulla è valso ilconsiglio di indossare un paio di calze, fer-mamente respinto non senza un pizzico divanità: a che serve portare sandali raffinatise poi si rovina il tutto con le calze? Peruna settimana intera ho tenuto duro: rende-vo rigorosamente omaggio all’estetica, esoffrivo a ogni passo. Alla fine mi sono ar-resa, e ho comperato un paio di calze dalprimo venditore ambulante che ho incontra-to. Quando ritornerò a Mosca, l’anno prossimo, saranno i primi indumenti a finirein valigia.

Ruth Hafen, redazione Bulletin

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SOMMARIO

Attualità28 Notizie stringate Duro colpo per il «colpo della frusta» 29 News finanziarie Meglio informati con l’Investors’ Circle30 Ipoteche Maggiore convenienza grazie al bonus iniziale32 Investimenti alternativi La scelta dei risparmiatori accorti33 Forum La salute tiene banco fra i lettori33 @propos In fuga dalla seduzione virtuale34 Expo.02 Cyberhelvetia cerca una nuova dimora35 In vetrina Segnalazioni editoriali per gli uomini d’affari36 Dietro le quinte Nei Contact Center ogni secondo conta37 emagazine La locomotiva della crescita è in affanno

Wealth managementTopics

39 Mercati La fiducia fa ancora difetto40 Unione monetaria L’euro si spinge al nord44 Previdenza La LPP e la quadratura del cerchio

Planning47 Semiconduttori I produttori sperano nelle applicazioni killer50 Petrolio L’Arabia Saudita ha un futuro incerto

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Savoir-vivre54 Orologi Il tempo è denaro (e oro)

Sponsoring58 Sports Awards La rivelazione del 2001 punta in alto60 EURO 2008 La palla è ora nelle mani dell’UEFA

63 Agenda Panoramica degli appuntamenti culturali e sportivi63 Cultura in breve Malinconia novembrina e leggende del jazz

Leader64 Bob Lutz Il boss dell’auto vorrebbe il dono dell’immortalità

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BELLEZZA

Troppo bella per essere veraDa sempre le donne si consumano perseguendo ideali di bellezza forgiati da uomini. Se la pressione si intensifica sul sesso forte, non è distinguibile un’inversione di tendenza. Ruth Hafen, redazione Bulletin

01 Supermodella e superwoman: la bellezza eterea della regina della passerella Naomi Campbell va a braccetto con un caratteraccio. 02 Gliuomini preferiscono le bionde: Marilyn Monroe si ossigenò i capelli per promuovere la propria carriera. Oggi dovrebbe inoltre perdere parecchichili per sfondare a Hollywood. 03 Addominali scolpiti non pancetta: le nuove esigenze estetiche mettono sempre più uomini sotto pressione.Palestra ad oltranza e disordini alimentari tormentano ormai anche il sesso forte.01

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Oggi Marilyn Monroe non avrebbe chan-ce: un bel visino, senz’altro, quella silhouet-te però... ma ci faccia il piacere! Troppograssa. Con una taglia 42/44, disterebbeanni luce dall’immagine ideale del corpoperfetto. Sebbene ci siano regolarmentedei tentativi per convincerci che «big isbeautiful, grasso è bello», non è certo di-stinguibile un’inversione di tendenza versoun ideale di bellezza che propugni l’opulen-za delle forme.

Bella magra

La Barbie, invece, qualche lunghezza divantaggio ce l’avrebbe. Se fosse di carneed ossa, le sue misure sarebbero 99-48-

84. Barbie: il sogno di tutte le bambine. Èin testa alle vendite dal 1959, quando ven-ne presentata per la prima volta alla Fieradel Giocattolo di New York. A livello mon-diale si stimano a 700 milioni le belle di vinile dai capelli di un biondo innaturale edalla magrezza patologica. Molte bambinecominciano a misurarsi con ideali di bellez-za irraggiungibili già all’età dell’innocenza.Un sogno che a un certo punto si trasfor-ma in incubo. Una ricerca effettuata nel2000 dalla Centrale tedesca per l’informa-zione sulla Salute rivela che a un numerocrescente di ragazzine i canoni preponde-ranti di bellezza e magrezza generano angoscia fisica e mentale. Un terzo dellebambine tedesche sono scontente del pro-prio corpo.

La quattordicenne Tijana chiedeva nel-l’agosto 2002 dalla prima pagina della rivi-sta giovanile tedesca «Mädchen» «Sonobella?» A dispetto delle asseverazioni di ra-gazzo e amica del cuore non si sente bella,perché « troppo grossa». Effettivamentebella sembra sempre più spesso far rimacon snella. E non solo in bocca di teenagerscosse dalla tempesta ormonale. L’autricedi «Körper machen Leute», Waltraud Posch, rileva che in Occidente siamo confrontati in media 12 volte al giorno conl’immagine di una modella. Tra il 1996 e il1997, la rivista americana «Psychology

Today» volle verificare l’impatto di modellipelle e ossa sul cittadino comune. Il 43 per-cento delle donne e il 28 percento degli uo-mini intervistati ammisero che corpi esili emuscolosi suscitano in loro un senso di in-sicurezza (in merito al proprio peso forma).Il 48 per cento del campione femminilericonobbero che le modelle anoressiche le spronano a desiderare di perdere pesoonde essere più confacenti con l’ideale.Ardua impresa: se nel 1965 le modellepesavano in media 8 per cento in menorispetto alla donna comune, oggi la propor-zione è del 23 per cento. Le conigliette del-le riviste per soli uomini sono più magresolo del 17 per cento circa, giacché la mag-gioranza degli uomini confessa di preferireun po’ di polpa a cui afferrarsi. Crescealtresì la pressione sugli uomini con il mol-tiplicarsi di riviste e manifesti che esibisco-no corpi maschili perfettamente torniti: la percentuale di uomini che soffrono di disordini alimentari è in aumento. Che ledonne si stiano prendendo la rivincita?

Bella bionda

Capigliatura dorata, carnagione diafana:nelle arti e nella letteratura l’amata beltà è

perlopiù bionda (e innocente). Era biondaBeatrice, al pari di Isotta, la «fanciulla dailunghi capelli biondi». Nei romanzi medie-vali come «Lancillotto» la bella dama eradetta semplicemente « la bionda». I capellichiari sono assai infrequenti e quindi tantopiù ricercati. Le donne di mondo hannoescogitato fin dal Medioevo artifici, non dirado velenosi, per imbiondire i capelli: sol-furo di arsenico, calce viva, poltiglie a ba-se di succo di limone e zafferano. Dal 1930

sono commercializzati prodotti ossigenanti.Le nuance di biondo sarebbero oltre 500.Nel suo libro «The Survival of the Prettiest»,Nancy Etcoff stima che oltre il 40 per cen-to delle donne americane si schiarisce i ca-pelli. In fin dei conti, le maggiori icone del-l’industria cinematografica sono bionde(platinate): Jean Harlow, Marilyn Monroe,Brigitte Bardot, Pamela Anderson.

Bella volubile

Attraverso i tempi, i canoni della figuraideale sono andati alternandosi costante-mente: di volta in volta erano desiderabiliforme opulente oppure slanciate. Fatta ec-cezione per l’Antica Grecia (con Adone, diodei Misteri dell’Asia anteriore, amante diAfrodite, dea dell’Amore, considerato l’in-carnazione della Bellezza), al centro delledispute sul Bello, ci sono sempre stati ladonna e il suo corpo.

Dal Gotico al primo Rinascimento la don-na ideale era sottile, dai seni piccoli e ven-tre a pera. Nel Barocco sovrabbondavano gliorpelli e le carni delle belle donne. Si ricer-cava l’opulenza dei corpi sia maschili chefemminili, simbolo di potere e piacere deisensi. Gli uomini indossavano fianchi e pol-pacci posticci per apparire più in carne e, seè vero che le donne erano martoriate dal cor-setto, pur mettevano in bella mostra petto,braccia e anche rigogliosi fianchi (la celluli-te non era ancora fonte di vergogna). Il Ro-cocò prescriveva nuovamente corpi asciutti,avvenenti e graziosi. Quanto oggi si speraottenere con l’allenamento in palestra, una volta era ricercato con busti e corsetti,

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BELLEZZA

spesso a discapito della salute: insufficien-za respiratoria e costole rotte, ma anche,sul lungo periodo, deformazioni degli orga-ni interni e compressione del fegato.

Se nei primi anni del XX secolo erano ri-cercate forme femminili generose, negliAnni Venti l’ideale era nuovamente una fi-gura sottile, quasi androgina, dal seno piat-to. Corsetti elastici fasciavano fianchi e se-no. Dopo dieci anni di martirio si ottenevaun décolleté piallato per sempre. Apparveper la prima volta l’equazione magrezzauguale emancipazione.

Ma già durante gli anni Trenta si inverti-va la tendenza, e gli ideali da perseguireerano quelli di femminilità e maternità, iquali esigevano di nuovo qualche chiletto inpiù. Il motto maschilista « il mondo delladonna è l’uomo, solo di tanto in tanto le èconcesso di pensare ad altro», non davaadito a dubbi. Dopo gli anni magri della Se-conda Guerra Mondiale, fecero ritorno lecurve; far mostra di quanto si possedevaera la parola d’ordine degli anni del mira-colo economico. Negli anni Cinquanta lebambole tutte curve erano il marchio di Hol-lywood: Marilyn Monroe, Liz Taylor, GinaLollobrigida e Sophia Loren con il loro cor-po da dee non erano certo delle silfidi. So-lo a metà degli anni Sessanta l’ideale dibellezza incarnato da Miss Twiggy (scarsi 41

chili per 1 metro 67) rasentava l’anoressia.

Bella come vuoi tu

Sebbene fosse perlopiù la donna a doversimodellare all’ideale di bellezza in auge,l’uomo si occupava di prescrivere e siste-matizzare i criteri estetici per viso e corpo.

Gli Antichi Egizi, Greci e Romani si avvalevano di trucchi e belletti e avevanosviluppato prodotti e tecniche alla pari deifrutti della ricerca cosmetica moderna. Nella sua Ars amatoria il poeta romano Ovidio forniva attorno al 4 a.C. ingredientie ricette di bellezza, non senza esortare ledonne ad occultare all’amante fiale e flaconcini: il trucco serve quando c’è manon si vede.

Nel Medioevo gli artifici cosmetici cadderoin disgrazia, dal pulpito zeloti predicatorilanciavano diatribe contro lo specchio,«porta dell’Inferno». I cosmetici erano sacri-legio e opera di Satana, un solo belletto po-teva adornare le guance e la fronte di unadonna: il decoroso rossore della modestia.

Filosofi, pittori e poeti tentarono attra-verso i tempi di definire un canone di bel-lezza universale e si avvalsero volentieri del-la geometria. Per Platone e Agostino labellezza era contenuta nell’equilibrio delleforme, Albrecht Dürer e Leonardo da Vinciinneggiavano alla simmetria. Dürer scelseil proprio dito come metro di tutte le cose:la lunghezza del medio doveva corrispon-dere al diametro della mano, e questa a suavolta essere proporzionale alla lunghezzadel braccio. Costruì su queste basi un ca-none della beltà con valori definiti per il cor-po intero e che ebbe grande influsso benoltre la sua morte. Le dita di Dürer eranolunghe e affusolate; non osiamo immagi-nare quali sarebbero stati i suoi canoni di bellezza avesse avuto mani tozze e cic-ciottelle.

A partire dalla metà del Settecento eraindice di modernità disquisire sul piano let-

terario di beltà ed estetica. Immanuel Kantpubblicò nella sua opera del 1764 «Osser-vazioni sul sentimento del bello e del subli-me» le conclusioni a cui era giunto, ovveroche il genere femminile era destinato allabellezza e quello maschile alla nobiltà. Sul-la stessa scia l’affermazione affrettata diFriedrich Nietzsche che nel 1878 ribadì chela donna era più bella, ma l’uomo più inte-ressante. Come ciliegina, una delle tanteperle di Oscar Wilde ne « Il Ritratto di DorianGray»: le femmine sono un genere decora-tivo; non hanno nulla da dire, ma lo diconoin modo incantevole.

Bella irraggiungibile

Soltanto dalla metà del XX secolo ha comin-ciato anche la sociologia a interessarsi di bellezza e attrattiva. Al centro sta la ricer-ca di un ideale estetico universalmente vali-do. È un team di psicologi dell’Università di Regensburg ad essersi maggiormenteavvicinato all’obiettivo. Per mezzo di unospeciale programma informatico chiamato«Morphing» i ricercatori hanno creato visiartificiali composti di un numero variabile di visi reali in proporzioni sempre uguali. Ilrisultato è stato sorprendente: le fattezzecosì ricomposte sono state sistematica-mente valutate più avvenenti di quelle origi-nali. Già Dürer era convinto che non esi-stesse essere umano bello che non avrebbepotuto essere reso ancora più bello. La pro-va del morphing gli dà ragione: anche ledonne più seducenti sono state giudicateancora più favorevolmente con le proporzio-ni del viso modificate onde renderne i trattipiù infantili.

Di gran lunga più attraenti sono statisistematicamente valutati nell’esperimentovisi che nella realtà non esistono. Uno stra-tagemma già utilizzato nell’Antichità dal pit-tore greco Zeuxis; quando gli venne com-missionato il ritratto della mitica bellezzaElena di Troia, riunì nell’immagine di unadonna di divina beltà le caratteristiche dellecinque più belle donne dell’epoca. Un idealetroppo bello per essere vero. ❙

04 Dal 1959 la Barbie desta già nelle bambine desideri di emulazione. Con le sue misure irrealistiche 99-48-84 si trasforma ben prestonell’incubo di molte donne. In tutto il mondo sono 700 milioni le belle di vinile dal peso forma di 300 grammi. Dagli anni Ottanta sono disponibilila Barbie di colore e latina. 05 La Miss Twiggy degli anni Novanta, Calista Flockhart, protagonista della serie-culto americana «Ally McBeal» e modello di molte giovani donne. Alla fine degli anni Novanta si scatenò una polemica attorno alla sua presunta anoressia.

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BELLEZZA

La natura: una bellezza senza tempoLa bellezza dell’uomo è effimera, quella della natura no; sempre che, come raramente accade, questavenga lasciata a se stessa. Tale considerazione vale persino per le zone disastrate come quella di Goldau,dove nel 1806 una gigantesca frana distrusse ogni cosa. Pia Zanetti, immagini; Andreas Schiendorfer, testo

Passeggiando sul monte Rossberg, nei pressi di Goldau, ovunque si guardi ci si trova immersi nella bellezza della natura, che risalta non solo con il bel tempo, ma anche con la neve e con la nebbia. Difficile credere che, nel 1806, questa zona possa essere stata flagellata da una delle più gravi catastrofi dell’epoca.

Il 16 ottobre 2002 dalle pendici del Rossberg vicino a Goldau si sono staccati 3000 metri cubi di roccia.Fortunatamente non ci sono state vittime. Qui sullo Gnipen, già nel 1806 franarono a valle ben 40 milioni di metri cubi di massi. Nel corso dei decenni, tuttavia, l’area si è trasformata in un magnificoparco naturale.

BELLEZZA

2 settembre, ore 17. I rintocchi della grande campana dellachiesa parrocchiale di Goldau ricordano, come ogni anno, la terri-bile catastrofe del 1806.

In pochi minuti un gigantesco ammasso di macerie scuote lagraziosa valle tra Rigi e Rossberg, appena scoperta dal turismo.Sullo Gnipen circa 40 milioni di m3 di molassa scivolano sul sotto-suolo bagnato dalle piogge, aprendo una ferita nella roccia e rico-prendo una superficie di 6,6 km2. Distruggono il villaggio di Gol-dau, travolgono 457 persone ignare, provocano una gigantescaonda nel lago di Lauerz. La più grave catastrofe naturale dell’epo-ca fa scalpore in tutta l’Europa, suscitando una straordinaria onda-ta di solidarietà e divenendo oggetto di ispirazione artistica perscrittori o pittori come William Turner.

Tutto ciò che la natura ordina serve a uno scopo, sosteneva Im-manuel Kant. E anche Maestro Eckehart affermava: Dio non è ildistruttore della natura, Egli la porta a compimento.

Questo vale in particolare per la Svizzera, ma si può applicareanche per le aree disastrate come Poschiavo (1987) o Gondo(2000)? Nell’anno internazionale delle montagne, indetto dall’ONU,siamo particolarmente sensibili alla bellezza della natura, ad esem-pio dell’area Jungfrau-Aletsch-Bietschhorn, inserita a dicembre2001 nel patrimonio naturale mondiale dell’Unesco. O del MonteSan Giorgio, vicino a Lugano, ormai prossimo allo stesso ricono-scimento. Ammiriamo la riserva della biosfera di Entlebuch, ap-prendiamo che gli abitanti della Muotathal hanno rifiutato il ricono-scimento, ma che il Glarner Hinterland ne ha da poco fattorichiesta.

L’inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturalid’importanza nazionale (IFP) comprende attualmente 162 regioniper un totale di oltre 780 000 ettari, tra cui il Randen diSciaffusa, la Schwarzburgerland con le gole dei torrenti Sense eSchwarzwasser, la Val Verzasca e persino l’area disastrata di Goldau. Non basta per cancellare la sofferenza umana, ma è co-munque consolante.

Le famiglie visitano il parco faunistico di Goldau, uno dei cinquegiardini zoologici a carattere scientifico della Svizzera che, entro il 2015, verrà ampliato da 23 a 40 ettari. Il Bergsturzmuseum, situa-to all’ingresso del parco e interamente dedicato al tragico eventodel 1806, racconta dei giganteschi blocchi di pietra che piovveronella valle. La passeggiata attraversa invece un bosco dalla bellezzaprimitiva, monumento naturale nonché area protetta, in cui la natu-ra è stata lasciata da sola a curare le sue ferite. Qui in primaveral’occhio esperto scopre numerose specie di orchidea, dalla scarpet-ta di Venere alla zonzella, persino la rara orfide dei fuchi, si imbattein pozzanghere con uova di rospo e salamandre alpine, osserva lestratificazioni del dirupo. In autunno e in inverno la bellezza si celadietro la nebbia e la neve, per poi riproporsi, più maestosa che mai.La natura non deve sforzarsi per essere bella. Lo è già. ❙

Visitate il giardino zoologico di Goldau, la meta ideale per

un’escursione con tutta la famiglia. Bulletin mette in palio 2 tes-

sere famiglia e 4 ingressi singoli (si veda il modulo allegato).

BELLEZZA

«La bruttezza si vende male»Dalla tazza da tè alla maniglia della porta, nulla sfugge alla legge del bello. Il trend nasce da un intentoprofano: poiché i beni di consumo sono tecnicamente intercambiabili, il design assurge ad argomento divendita determinante. Ma in futuro si andrà oltre l’estetica pura. Marcus Balogh, redazione Bulletin

01 La Panton Chair del 1967 fece il suo ingresso nei soggiorni della middle class agli inizi degli anni Settanta; oggi è presente in tutte le collezionidei più rinomati musei di design di tutto il mondo. 02 Il BeoSound 9000 è un inconfondibile prodotto Bang & Olufsen: il look, la funzionalità, maanche il prezzo rompono gli schemi della normalità. 03 Il design di Raymond Loewy del 1940 ha attraversato i decenni rimanendo pressoché invariato.01

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maggior parte non era riuscita ad imporsi;nel vecchio continente, dagli anni Cinquan-ta agli anni Settanta, la classe media si curava relativamente poco dell’aspetto degli oggetti di uso quotidiano di cui si circondava. Bello era ciò che possedeva il vicino, di solito un mobile in massello di rovere.

Solo a metà degli anni Settanta alcunioggetti di design fecero la loro apparizionenegli appartamenti del ceto medio: la chai-se longue LC4 in pelle e acciaio di Le Cor-busier, la poltrona girevole in palissandro diCharles Eames o la sedia di plastica del da-nese Verner Panton. L’arredamento di unacasa non rifletteva più solo l’appartenenzaa una determinata classe sociale, ma di-ventò l’espressione di uno stile di vita deltutto personale.

Il cattivo design costa milioni

Per far risaltare il proprio inconfondibile sti-le, oggi un must ampiamente riconosciutonei reparti di marketing, l’uomo moderno èdisposto a spendere somme astronomiche.Poco importa se per una chaise longue,per una macchina da caffè oppure per unimpianto stereo. Secondo un’indagine dimercato condotta dal costruttore di auto-mobili Audi, anche l’acquisto dell’auto, dasempre il bene di consumo di tutti i ceti so-ciali, è in molti casi condizionato dall’este-tica: circa il 47 per cento dei clienti acqui-sta una A4 Avant station wagon di mediacilindrata esclusivamente per la sua linea.

Non stupisce quindi che l’industria fac-cia pagare il design dei sui prodotti a suondi milioni. Quando un’auto piace diventa unsuccesso di mercato, se invece si rivela un

Chiunque operi nel campo del designdeve fare i conti con Raymond Loewy. Per oltre 50 anni « il maestro della forma aerodinamica» ha lasciato tracce indelebilinella vita quotidiana degli Stati Uniti. I suoiprodotti si vendono ancora oggi. Dalla suapenna sono nati, tra l’altro, la bottiglia della Coca Cola, il pacchetto di sigaretteLucky Strike, il bus Greyhound e i logoShell e BP. In realtà sono pochi gli oggettidi uso quotidiano con cui il designer, scom-parso nel 1986, non si sia cimentato.

Raymond Loewy, che era nato in Fran-cia, non ha lasciato il segno unicamentecon i suoi prodotti. La citazione del titolo«La bruttezza si vende male» evidenzia in-fatti un altro aspetto della sua opera: egliha intuito per primo che i beni industriali sisarebbero distinti sempre meno per prezzoe qualità e sempre più per il loro design.Secondo Loewy, tra due oggetti dello stes-so valore e dello stesso prezzo si vende sicuramente meglio quello più bello; ciò significa semplicemente che il design è unargomento di vendita decisivo.

Dal soggiorno in rovere alla sedia in plastica

Raymond Loewy ha sistematicamente ap-plicato questo credo già negli anni Quaran-ta, riscuotendo un enorme successo pro-fessionale. Il suo redesign di un frigoriferofece balzare le vendite dell’elettrodomesti-co nell’arco di un anno da 60 000 a 275 000

unità, un aspirapolvere ridisegnato registrò,nell’arco di pochi giorni, un aumento delfatturato giornaliero del 50 per cento.

A quell’epoca in Europa il design era an-cora praticamente sconosciuto. È vero chealcuni stilisti si erano già fatti notare, ma la

fiasco, diventa difficile persino ammortiz-zarne i costi di progettazione. Per sostene-re la vena ispiratrice dei designer, l’industriaricorre sempre più spesso a sistemi nonconvenzionali. La General Motors ha adesempio istituito un team di designer e ricercatori di tendenza, cui ha affidato ilcompito di frequentare i vernissage o i ne-gozi di giocattoli, oppure ha fatto studiareda un antropologo, munito di binocolo, i po-tenziali segmenti di clientela per scoprirnele abitudini.

Più bello non significa più funzionale

Idee di questo tipo non vengono solo all’in-dustria automobilistica. Eigil Thomsen, ca-po designer del produttore danese di im-pianti elettronici d’intrattenimento Bang &Olufsen, afferma: «Siamo alla continua ri-cerca di nuove fonti d’ispirazione. A talescopo può essere utile andare a vedere unballetto moderno, partecipare ad una con-vention politica o recarsi in California. Inogni caso l’ispirazione è solo il primo pas-so per la progettazione di un nuovo pro-dotto.»

Per realizzare il famoso lettore CD Beo-Sound 9000 ci sono voluti più di tre anni.Non solo per il design estremo: «Gli im-pianti della Bang & Olufsen non emergonosolo per il design, ma anche per la loroottima funzionalità, aspetto altrettantoimportante.»

Dopo tre anni di progettazione i danesihanno lanciato sul mercato un apparecchiodi forte impatto visivo che può essere col-locato verticalmente oppure orizzontalmen-te. Il sistema è davvero fuori dal comune,ma non rivoluzionario. Ciò che contraddi-

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stingue BeoSound 9000 è la sequenza deiCD così come sono stati inseriti nel lettore.«Tutti hanno lo stesso problema con un CD

changer. Si inseriscono sei CD e dopo unpaio d’ore ci si ricorda forse quali CD sonostati inseriti ma non certo in quale ordine.Il nostro impianto mostra i CD che sono sta-ti inseriti e si capisce subito quando inizieràla riproduzione o se un determinato disco ègià passato. Ecco perché BeoSound è piùfunzionale rispetto a tanti altri prodotti della concorrenza.»

Dipende sempre dai rapporti

La maggior parte dei designer preferiscecomunque ancora occuparsi di forma e colori piuttosto che di funzionalità; è unatendenza criticata da Michael Erlhoff, professore di storia e teoria del design aColonia, che afferma con amarezza: « Il design si trova purtroppo davanti ad un dilemma idiota. Il design è infatti conside-rato pubblicamente e socialmente solo perciò che in realtà non è, o è solo per caso:come decorazione o stupido ornamento.»Da anni il professore cinquantaseienne sisforza di dare una definizione più ampia didesign: l’estetica da sola non basta aErlhoff, in quanto la bellezza può celare unamancanza di funzionalità. Lo spremiagrumidel celebre designer francese PhilippeStarck, oggetto di culto negli anni Ottantae Novanta, ne è un chiaro esempio. L’og-getto assomiglia ad un ufo con gambe daragno. A un primo sguardo sembra decisa-mente funzionale. Chi prova a spremere unlimone o un’arancia fa invece una tristescoperta. Se si pone una tazza bassa sot-to la pressa di Starck, il succo dell’agrume

Foundations. Mettendo in palio ogni anno ilLucky Strike Junior Award, le fondazionipromuovono i giovani talenti di design. Di-versamente dagli abituali concorsi che siconcentrano perlopiù su pregi formali,Erlhoff e i giurati della Foundation pongo-no l’accento su aspetti contenutistici. I pre-miati degli scorsi anni hanno costruito adesempio un lucchetto per biciclette che in-via un SMS al cellulare del proprietarioquando una persona cerca di impossessar-sene, oppure hanno realizzato un futon do-tato di amplificatore, altoparlanti e regola-tore di frequenze, che si addice comeapparecchio terapeutico per audiolesi.

Erlhoff è altresì impegnato a costituireuniversità di design a Shanghai, Tokio, Syd-ney e Taipeh. Qui può realizzare la sua ideadi formazione moderna e proiettata al futu-ro. « In Cina si è imposta l’idea secondo cuinei prossimi decenni il design sarà l’argo-mento di vendita determinante. E i cinesivogliono essere fra i migliori.» La serietàdegli intenti dei cinesi è dimostrata dalla di-sponibilità a investire ingenti somme: l’uni-versità di design a Shanghai sarà in gradodi accogliere 20 000 studenti. Erlhoff con-sidera lo sviluppo di nuove strutture di ser-vizio e di nuovi processi fra i suoi compitiprioritari. «Non si tratta semplicemente dicreare un oggetto, bensì di un nuovo mododi relazionarsi con un prodotto. È il solo modo di creare nuove strutture di servizi e posti di lavoro. Noi europei dobbiamo nel frattempo ricuperare parecchio terreno.Se non iniziamo subito, ripensando il rap-porto tra design, economia e lavoro, neiprossimi anni saremo il fanalino di coda delpianeta.» ❙

04 Le Corbusier ha progettato la sua chaise longue LC4 1929 per una statura media di 1,75 metri – le persone più alte hanno qualche problema a sedervisi. 05 Esempio di un fattore di successo: malgrado il prezzo elevato, dal 1995 sono stati venduti oltre 45000 pezzi della macchina dacaffè svizzera X1. 06 Circa la metà dei proprietari di una Audi A4 Avant l’ha acquistata per la sua «bellezza». 07 Lo spremiagrumi di Philippe Starckcontraddice il motto «la forma viene dopo la funzione». 08 Design funzionale: chi tocca la tazza si rende subito conto della temperatura del contenuto.

gocciola oltre il bordo della tazza e finiscesul tavolo. Per togliere i semi dallo spre-miagrumi scivoloso occorre un’abilità delledita senza pari, a meno che i semi non siano addirittura finiti dritti nel succo.

Sono errori di concezione che irritanonotevolmente Michael Erlhoff. «Un desi-gner deve chiedersi: che cosa fa la gentecon questo oggetto? Che rapporto stabili-sce? Nella maggior parte dei casi il designconsiste in realtà nella creazione di una sor-ta di interfaccia.» Erlhoff illustra il suo pen-siero con una tazza da tè. «La tazza da tèci mette in rapporto con il tè in diversi mo-di. Le tazze europee sono ad esempio mu-nite di un manico, cosa che comporta unnotevole svantaggio: se afferrate la tazzadal manico e la portate alla bocca, vi bru-ciate le labbra, perché il tè scotta. In Giap-pone, dove le tazze da tè non hanno mani-co, afferrando la tazza vi sareste subitoaccorti che il tè è troppo caldo e che è me-glio attendere un attimo prima di sorseg-giarlo. Le tazze europee sono un esempiodi una cattiva interfaccia, quelle giappone-si di una soluzione efficace.»

L’Asia soffia la preminenza all’Europa

Erlhoff è persuaso che il design è destina-to a confrontarsi con interrelazioni ancorapiù complesse. «Certo, c’è anche un designche può occuparsi di amenità. Ma se il risultato sfocia in un oggetto scadente, lasocietà e l’economia non possono sfruttareil potenziale di un buon design. E in que-st’ottica mi riferisco anche al profitto.»

Per affermare la sua tesi, il professoredi Colonia presiede in Germania, in Giap-pone e in Svizzera le Raymond Loewy

06 07 08

La bellezza mette il turbo alla carrieraIn realtà lo abbiamo sempre saputo: chi è bello ha la vita più facile. I privilegi di chi è baciato da madrenatura cominciano sui fasciatoi dei reparti maternità e proseguono poi per tutta la vita. Enormi sono anche i vantaggi per la carriera professionale. Daniel Huber, redazione Bulletin

02

01 Un aspetto esteriore piacevole spiana la strada alla carriera e può anche nascondere eventuali difetti. 02 Di bell’aspetto o no? Il giudizio viene formato dopo pochi sguardi. 03 Punto morto: nella scalata al vertice capita che le donne belle inciampino proprio nella loro avvenenza; il cliché secondo cui le bionde sono belle ma stupide è duro a morire.

BELLEZZA

Quali sono le caratteristiche di un look di successo?La consulente di immagine Esther Knaus, della ditta «Your Corporate and Private Image»,

ci risponde così: «Per gli uomini è decisiva la statura. Un uomo alto è più imponente e

quindi trasmette un’immagine di maggior successo. Importanti anche i tratti somatici, che

devono essere regolari: le zone della fronte, del naso e del mento devono avere presso-

ché le stesse dimensioni. Tuttavia la fronte, quale segno di intelligenza, può essere an-

che un po’ più ampia. La corporatura non deve essere né troppo robusta né troppo esile.

I pregiudizi a tale proposito sono enormi. Entrambi gli estremi, infatti, vengono conside-

rati sintomatici di problemi e di scarsa forza di volontà. Un corpo sportivo significa ener-

gia e capacità d’imporsi. Per le donne la bellezza è utile soprattutto nella fase iniziale, ma

quando si tratta di occupare posizioni di maggior rilievo può diventare addirittura un han-

dicap. In questo caso è necessario combattere i pregiudizi con un abbigliamento sempli-

ce e sobrio. Triste ma vero, per le donne certi vecchi cliché sono sempre validi: le bionde

sono più belle ma più stupide delle brune, e così via. Una donna che punta tutto sul pro-

prio fascino viene facilmente accusata di aver fatto carriera passando di letto in letto. Non

c’è quindi da meravigliarsi se le donne che occupano posizioni di rilievo hanno spesso

modi di fare poco femminili.»

Chi è bello guadagna in media il 5 per cento in più di chi, pur occupando la stessaposizione, ha un aspetto mediocre. A que-sta conclusione è giunto uno studio condot-to dagli economisti americani Daniel Ha-mermesh e Jeff Biddle, che su questo temahanno intervistato 7091 persone negli StatiUniti e in Canada. Ben diversa è la situazio-ne dei dipendenti che hanno un aspetto ritenuto sgradevole: essi devono acconten-tarsi, nei casi estremi, di uno stipendio finoal 15 per cento più basso. È interessante no-tare come, con un meno nove per cento dimedia, la mancanza di bellezza si ripercuotasullo stipendio degli uomini molto più pe-santemente che su quello delle donne, chese la cavano con un meno 5 per cento.

Ma il «bonus bellezza» non si limita alleprofessioni «di vetrina»: a guadagnare di più,se hanno un bell’aspetto, sono ad esempioanche i lavoratori edili o i venditori telefoni-ci. «A questo riguardo sembra esistere unavera e propria discriminazione», spiega Da-niel Hamermesh. D’altra parte ammette: «Èdifficile dire in che misura lo stipendio piùelevato delle persone belle non sia effetti-vamente legittimato da una maggiore pro-duttività.» Un altro studio di Hamermesh eBiddle, infatti, che ha messo in relazione laperformance di 289 agenzie pubblicitarieolandesi con l’aspetto fisico dei loro 1282 di-rigenti, ha effettivamente dimostrato che ingenere bellezza significa anche guadagni piùelevati.

Il nesso tra aspetto fisico e successo èmolto più complesso di quanto possa sem-brare a una prima superficiale analisi. Man-fred Hassebrauck*, docente di psicologiasociale all’Università di Wuppertal, spiega:«Il trattamento privilegiato comincia già nel-la primissima infanzia. I bimbi più belli go-dono infatti di maggiore attenzione da partedegli altri, vengono presi in braccio e acca-rezzati più spesso.» Anche all’asilo e a scuo-la sono di solito al centro dell’attenzione evengono contesi dai compagni. « In questomodo imparano presto ad apprezzare i van-taggi della propria bellezza», sostiene Has-

sebrauck. «Sviluppano una forte fiducia inse stessi e dispongono di competenze sociali che tornano loro utili nel rapporto congli altri.»

Nella vita professionale la bellezza è de-terminante fin dal colloquio di presentazione.I candidati di bell’aspetto non solo hannomaggiori possibilità di ottenere il posto, malasciano nei superiori un’impressione chedura nel tempo. «Chi è bello è anche bravo»,sosteneva la poetessa greca Saffo già oltre2600 anni fa. E questo stereotipo influenzaancor oggi la nostra percezione. Viviamo inuna cultura in cui i buoni sono belli e i catti-vi brutti, nelle fiabe come nei film di Hol-lywood.

La University of Houston, Texas, ha esa-minato 2235 sentenze. Lo studio ha dimo-strato che, in caso di reati minori, gli accu-sati di bell’aspetto se la cavano con pene piùmiti. E persino nelle cliniche psichiatriche,secondo uno studio zurighese, le donne bel-le ricevono più terapie individuali di quellemeno attraenti. Non c’è quindi un solo am-bito della vita in cui la carta della bellezza nonsi riveli vincente.

Ma torniamo al posto di lavoro appena otte-nuto. «Una volta formatosi, il cliché positivoinfluenza inevitabilmente la nostra percezio-ne», spiega Hassebrauck. «Caratteristichenegative o errori che non si adattano al qua-dro che già ci siamo fatti vengono cancella-ti o comunque sminuiti. In un certo qual mo-do, quindi, rielaboriamo ogni informazione inbase alle nostre aspettative.»

Ai collaboratori di aspetto meno gradevo-le, invece, vengono associate caratteristichenegative, che prima o poi vengono in qual-che modo confermate. Risultato: spessol’aspetto fisico diventa una profezia destina-ta ad avverarsi, poiché forgia l’essenza stes-sa della persona interessata. Hassebrauckspiega così il fenomeno descritto: «In fondoognuno di noi preferisce stare insieme a per-sone attraenti, sicure di sé e aperte piutto-sto che a persone meno belle, più timide eimpacciate. Chi è bello ha la vita più facile.È ingiusto, ma vero.» ❙

* Di Manfred Hassebrauck e Beate Küpper la casaeditrice rororo ha appena pubblicato il libro «Warum wiraufeinander fliegen» («Perché siamo attratti l’unodall’altra»).

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BELLEZZA

La bellezza fa bello il portafoglioIl settore cosmetologico mondiale è in pieno boom. Accanto alla clientela fidelizzata, dalle abitudini immutate,altri due segmenti si profilano quali potenziali acquirenti: le donne giovani e gli uomini. Sennonché non tutti gli investimenti nell’industria della cosmesi generano proventi. Harald Zahnd, CFA, Equity Research

01 Il segmento della cura dell’epidermide è vieppiù frammentato e le strategie di marketing sono fortemente differenziate per fasce di età eregione. 02 I prodotti per capelli registrano margini di profitto oscillanti tra l’8 per cento e il 14 per cento, valori medi del compartocosmetologico. 03 La quota di mercato di prodotti cutanei specifici per gli uomini è ancora inferiore al 5 per cento. Le aziende affermatepossono sfruttare un potenziale altamente interessante e lanciano nuove linee maschili con sempre maggiore frequenza.01

«La bellezza vera è la bellezza interiore!»Non possiamo che assentire. Un analista deibeni di consumo può invero giusta-mente ribadire che il fatturato complessivodel comparto cosmetologico racconta unastoria diversa. A dispetto della valenza del detto, molti rincorrono comunque labellezza più effimera. O quantomeno spen-dono un sacco di soldi nel tentativo diottenerla, come un qualsiasi bene veniale: ilmercato mondiale di articoli cosmetici e perla cura del corpo è valutato a 180 miliardi didollari USA, grosso modo il doppio di quellodei beni di lusso. Colipa (The EuropeanCosmetic Toiletry and Perfumery Associa-tion) stima la quota di mercato al dettaglioaccaparrata da questo settore a circa 30 per

cento o 52 miliardi di euro (vedi grafico a pa-gina 22). Le categorie più rilevanti sono iprodotti per la cura dei capelli, dermatologi-ci e i profumi (vedi grafico a pagina 23). Gliscorsi otto anni il mercato della cosmesi e deiprodotti per l’igiene del corpo ha registratoun tasso di crescita medio del 4 per centoannuale, con alcune performance notevol-mente superiori, quali l’8 per cento fatto segnare da L’Oréal.

La pelle più proficua dei capelli

Saggi di crescita e profitti registrano valoriassai eterogenei attraverso i vari comparti:nella parte inferiore della graduatoria siposiziona la profumeria con un tasso dicrescita attorno al 3,5 per cento e margini diprofitto dell’ordine del 6–7 per cento; al-l’estremo opposto si collocano i prodotti perla cura della pelle con un tasso di crescitapari al 9 per cento e margini che superanospesso il 20 per cento. A metà strada tro-viamo i prodotti per il maquillage e la curadei capelli, dove i margini oscillano tra l’8 percento e il 14 per cento.

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1% Australia

30% Europa occidentale

26% America del Nord

5% Europa orientale

5% Africa e Medio Oriente

10% America Latina

23% Asia/Pacifico

22 Credit Suisse Bulletin 5-02

Esempio da manuale che illustra la dinamicadel comparto della cosmesi sono i prodottiper la cura dell’epidermide. Il mercato dellecreme per il corpo (che costituiscono il 70

per cento dei prodotti per la cute) è in pienoboom da cinque anni, con valori da due a trevolte superiori a quelli fatti registrare dai preparati per la cura del viso (la cui quota dimercato si attesta sul 20 per cento). Questotrend si spiega con la crescente consapevo-lezza del proprio corpo e il desiderio di pro-teggere l’epidermide del corpo intero daglieffetti deleteri di inquinamento atmosferico e aria condizionata.

La crescita accelerata della domanda dipreparati per la cura della pelle si spiega con ulteriori fattori: invecchiamento della po-polazione, crescente proporzione di donne professionalmente attive ed espansione deitarget tradizionali ad altri consumatori poten-ziali come clientela femminile di una fascia dietà minore nonché popolazione maschile. InFrancia, al terzo posto in termini di consumodi prodotti per la pelle, il 37 per cento dellapopolazione avrà oltre 50 anni nel 2010; inGiappone, secondo in classifica, già oggi il 25

per cento della popolazione supera i 60 anni.Il trend che vede le donne attive professio-nalmente e con redditi in espansione nonsembra dar segni di flessione. Un forte im-pegno pubblicitario del comparto cosmetolo-

gico ha portato gli uomini a spendere unaquota maggiore del proprio reddito in articoliper la cura del corpo. Sebbene la quota dimercato dei prodotti cutanei per la clientelamaschile non abbia superato un modesto 5 per cento, il lancio di una nuova linea ma-schile da parte di Clarins e Chanel confermache le aziende affermate sono certe dell’esi-stenza di un potenziale interessante.

La voglia di lusso permane

I canali di distribuzione di prodotti di cura per la pelle sono solo due: i grandi centricommerciali (Carrefour, Wal-Mart, Coop)

gestiscono essenzialmente i beni di largoconsumo, mentre le boutique specializ-zate o i punti vendita delle grandi marche si concentrano sui prodotti di prestigio o di lusso (piccole profumerie, Sephora,Douglas, Marionnaud). A scopi di marke-ting, i gruppi dell’industria cosmetica(L’Oréal è l’eccezione che conferma laregola) scelgono di specializzarsi in uno diquesti due segmenti. Propongono prodottidi largo consumo in particolare Beier-sdorf (Nivea), Johnson & Johnson, Procter &Gamble e Unilever. Il segmento dei prodottidi lusso (commercializzati da aziende illustricome LVMH, L’Oréal, Clarins e Estée Lau-der), sebbene ciclico, è cresciuto in cinquedegli otto anni scorsi in misura maggiore(vedi grafico). Il timore diffuso che la clien-tela selezionata cominciasse a snobbare lemarche di prestigio a favore di prodotti di lar-go consumo più a buon mercato pur con unbuon livello qualitativo pare non essersi con-cretato. Il prezzo elevato è percepito comegaranzia di qualità e il servizio è indubbia-mente più competente e personalizzato nelsegmento dei beni di lusso. Spendere per lacura del viso è spesso considerato un inve-stimento.

Ottimo esempio della strategia di diversi-ficazione del segmento di beni di lusso in seno a un gruppo di cosmesi è offerto dal-la divisione Lusso di L’Oréal, che gestisce esviluppa marche esclusive quali Lancôme,Helena Rubinstein, Biotherm, Giorgio Ar-mani, Cacharel e Shu Uemura. Il businessplan per il 2002 prevede di sviluppare esfruttare l’interezza del potenziale di ciascunmarchio. Meta importante è il consolida-1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

beni di lusso

beni di largo consumo

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Un mercato tutt’altro che saturoArticoli per la cosmesi e la cura del corpo, per regione: gli svizzeri spendono ogni anno circa 340 franchi pro capite in articoli cosmetologici. Altre regioni d’Europa dispongono inveceancora di un potenziale di sviluppo elevato. Fonti: Euromonitor, Colipa, stime CSPB

Ricchezza in vasettoIl segmento dei beni di lusso è più ciclico di quello dei beni di largo consumo, in compenso è in più forte espansione, per quanto non in maniera omogenea per tutti i prodotti: va dal 3,5 per cento (profumi) a circa il 9 per cento (prodotti per la pelle). Fonti: Merrill Lynch, CSPB

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L’Oréal 49,4 mia. di euro

LVMH 17,6 mia. di euro

Clarins 798 mio. di euro

Estée Lauder 6,8 mia. di USD

3% protezione solare2% prodotti per bebè19% prodotti capillari

18% prodotti cutanei

15% profumi

6% deodoranti

6% prodotti per uomini9% prodotti per bagno/doccia

10% igiene orale

12% maquillage

Credit Suisse Bulletin 5-02 23

BELLEZZA

mento della già prestigiosa marca Lancômenella fascia superiore del segmento di lussoa livello mondiale, che si spera di ottenerecon tre linee di prodotti: Absolue, una nuo-va combinazione di principi attivi che agiscein profondità nella prevenzione dell’invec-chiamento cutaneo, il complesso idratantecon estratti di uva Vinéfit (nuovo, con gel elucidalabbra) e una formula rigenerativa not-te con complessi schiarenti per il mercatoasiatico. Le orientali preferiscono prodottiche schiariscano l’incarnato per ottenereuna pelle il più possibile simile a quella delle donne europee. Le marche Helena Ru-

binstein e Biotherm hanno l’incarico di assi-curare al gruppo la solidità dei tassi di crescita, mentre il recente e promettentemarchio Shu Uemura il suo posizionamentostrategico sul mercato giapponese.

Il marchio è garanzia per gli investitori

L’industria cosmetica è assai frammentata:le cinque imprese più importanti generanocirca il 38 per cento del fatturato comples-sivo, le prime dieci un 54 per cento (diecianni fa, le percentuali erano rispettivamen-te 35 e 50 per cento). Alcuni fattori presa-giscono un ulteriore consolidamento del

settore: le sinergie in ricerca e sviluppo (leimprese di maggiori dimensioni investonocirca il 3 per cento del proprio fatturato inR & S), l’inserimento di un marchio cono-sciuto in un segmento nuovo con un pro-dotto innovativo (per esempio una cremasolare formulata in modo da prevenire l’in-vecchiamento oppure prodotti per il maquil-lage che curano la cute) nonché il crescen-te consolidamento effettuato nei negozi divendita al dettaglio. Sennonché, il fatto chele grandi marche di cosmetici siano con-centrate nelle mani di pochi gruppi indu-striali e che scarseggino potenziali candidatiper soppiantarli, tenderà a rallentare in futuro detto processo.

Le azioni delle aziende del compartodella cosmesi (si veda la tabella in calce) ealtri settori sulla difensiva hanno fatto regi-strare cospicui utili di quotazione. La perfor-mance relativa (utile di quotazione rispettoall’andamento dei corsi dell’intero mercato)si attesta sul 15 per cento nel primo se-mestre 2002 (contro un ragguardevole 41 per cento nel 2000). Le quotazioni han-no registrato un incremento pari al 70 percento se comparate con la performancecomplessiva dei mercati (rapporto corsi/uti-li). Ergo, attualmente si consiglia di investi-re solo in titoli di aziende con un eccezio-nale portafoglio di marche. ❙

20% del mercato USA per la cura della pelle nel segmento di lusso

54,4% del fatturato in beni di largo consumo

26,5% nel segmento dei beni di lusso

13,5% nel settore professionale

4,9% in cosmesi farmaceutica

7% del mercato europeo in prodotti di lusso per la cura della pelle

17% del fatturato in prodotti curativi

61% profumeria

22% maquillage

Leader del mercato europeo con il 16% in prodotti di lusso per la cura a della pelle

49,9% del fatturato in prodotti curativi

36,1% profumeria

9,9% maquillage

Leader negli USA con il 49% in prodotti di lusso per la cura della pelle

L’Oréal, Lancôme, Garnier, Maybelline,

Vichy, Helena Rubinstein, Redken,

Biotherm

Christian Dior, Guerlain, Givenchy, Kenzo

Clarins, Thierry Mugler, Azzaro Parfums,

Hugo Boss Parfums

Estée Lauder, Aramis, Clinique

Pelli sensibili (e maschili) generano profittiArticoli per la cosmesi e la cura del corpo, per categoria: sull’arco degli scorsi dieci anni la cosmesi registra un tasso di crescita pari al 4 per cento annuo. Un alto potenziale è contenutonei prodotti curativi per la pelle nonché in quelli formulati per gli uomini. Fonti: Euromonitor, stime CSPB

Belli si diventa (a suon di quattrini)I margini di profitto lucrati nel segmento dei beni di lusso possono raggiungere anche il 60 percento. Quando il prezzo è garanzia di qualità c’è chi è disposto a pagare. Un marchio afferma-to è indice della solidità di un’azienda. Fonti: pubblicazioni aziendali

Capitalizzazione al 30.8.2002 Marche selezionate Categorie di prodotti e quote di mercato

BELLEZZA

L’arte non deve essere bellaIn tema di bellezza, il riferimento alle arti figurative è d’obbligo. Ma se gli esperti dissertano sulla qualità dell’arte, allora la bellezza non costituisce più un parametro di valutazione. Approccio a una delle più affascinanti contraddizioni dell’umanità. Andreas Schiendorfer, redazione Bulletin

01 La casa madre del Credit Suisse a Paradeplatz ospita un’opera d’arte in più parti di Silvie Defraoui. In immagine, l’ingresso della Banca con videoinstallazioni montate alle pareti ed elementi luminosi incastonati nel suolo, che attirano lo sguardo ad un livello matriciale, nel ventre della terra, dove il tempo intesse la trama. Accenni di sabbia, fondi di caffè o nuvole riflettono il tentativo di interpretare i segni...02 Per l’«Octavo» a Oerlikon Anselm Stadler ha creato due oggetti che si propongono di sondare la percezione del nesso tra la realtà e i suoipossibili riflessi. In primo piano appare la «Doppiatura scintillante» (con sfere di vetro variopinte), dietro si scorge la creazione a mo’ di isola «Formazione cristallina». I tesori dell’infanzia o l’isola deserta non sono che riflessi scintillanti, affrancati dal quotidiano.01

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Rappresentare il bello e il sublime se-guendo il modello della natura era un tempolo scopo delle «belle arti». Nel 1750 il filosofotedesco Alexander Gottlieb Baumgarten bat-tezza una nuova disciplina, l’estetica, sorret-ta nella sua essenza da «pittura, musica,scultura, architettura, calcografia e tutte lealtre espressioni delle arti liberali e belle».Baumgarten definisce la percezione del bel-lo come conoscenza sensibile, ma ancoraamorfa e sfuggevole, della perfezione, cui siapproda dando prova di genialità, entusia-smo, talento ed esercizio.

L’arte per l’arte solo al tramonto del XVIII secolo

Per Baumgarten le arti liberali e le belle artisono ancora un tutt’uno. Sin dall’antichità le «arti liberali» comprendono grammatica,retorica, dialettica, aritmetica, musica, geo-metria e astronomia.

Non è un controsenso. Dall’antichità alMedioevo e sin oltre il Rinascimento non esi-ste la figura dell’artista indipendente, ovviaai nostri giorni. Nel Medioevo gli artisti sonoartigiani, molto spesso al servizio della Chie-sa. Durante il Rinascimento lavorano per laCorte e più tardi per lo Stato. Imparare le di-verse attività riassunte nelle «arti liberali»rientra nella formazione di base degli artistidi quel tempo: ne è un illustre esempio Leo-nardo da Vinci. Soltanto verso la fine delXVIII secolo l’espressione artistica è pro-mossa a libera professione. L’opera d’artediventa fine a se stessa, priva di committen-ti. L’arte per l’arte.

Contro la pretesa morale all’arte quale«massima concretizzazione del bello», cosìcome ancora formulato da Kant nel 1790 nel-la sua «Critica del Giudizio», insorgono paral-lelamente il riscatto delle opere e la moder-na critica dell’arte. «L’arte può esser bella.Può, sia chiaro, ma non deve», precisa DoraFrey, responsabile del servizio Arte al CreditSuisse. E Magdalena Plüss, storica dell’artee collaboratrice dello stesso servizio, incalza:«Per valutare la qualità di un oggetto d’arte,la bellezza non rappresenta alcun criterio.Spesso ciò che riteniamo bello non è altro

03 Dalla metà degli anni Settanta sono stati realizzati diversi progetti di «Arte nell’architettura», come testimonia il riuscito interventoeffettuato nel 1996 a Chiasso. L’opera in alluminio termolaccato di Gianfredo Camesi esprime magicamente la realtà assoluta in alternanza tra spirito e materia. Con la sua forma, il cerchio simboleggia la perfetta sintesi tra natura e cultura; da notare, comunque, che questo non è completamente chiuso.

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Credit Suisse Bulletin 5-02 27

BELLEZZA

«mi piace» –, approfondendo la riflessionescoprirà invero ulteriori criteri. Nelle sue «Note», lo scrittore Ludwig Hohl riferiva ad esempio: «Per il solo fatto che l’imma-gine rispecchi il suo esecutore, si sublima labellezza».

Idee chiare al servizio della professionalità

Quando i fondi sono destinati alla costituzio-ne professionale di collezioni d’arte – in se-no ad aziende, istituti d’arte oppure anche alivello privato – è imperativo avere le idee inchiaro, o, detto altrimenti, procedere a unavalutazione sistematica.

Il Credit Suisse, sia detto per inciso, ac-quista opere d’arte sin dalla fondazione delCredito Svizzero nel 1856 o della Banca Po-polare Svizzera nel 1869, e vanta oggetti chesul mercato raggiungono quotazioni da pri-mato. Tuttavia, per una politica d’acquistovera e propria bisogna attendere il 1975, conl’istituzione di una commissione per l’arte, o meglio il 1977 con l’avvio di progetti in materia a cura della commissione «Arte al-l’Üetlihof». In questo breve periodo la pro-spettiva muta radicalmente. Per la prima tap-pa dell’Üetlihof si fa infatti appello a 14

giovani artisti contemporanei svizzeri anzichéa firme note. Un’idea cui si è rimasti fedeli,con una sola eccezione: il Credit SuisseCommunication Center «Bocken» di Horgen,che ospita opere di personalità di fama inter-nazionale come Dani Karavan, Nam JunePaik oppure Beverly Pepper.

Con la decisione di puntare su artisti con-temporanei il Credit Suisse Group concretiz-za tre intenzioni. «Le opere d’arte sono la lin-fa di un’atmosfera rilassata e suggestiva»,precisa Dora Frey. «Grazie al suo interessa-mento, la Banca promuove inoltre la produ-zione artistica del nostro Paese. Infine, siaper i collaboratori che per la clientela la col-lezione si propone come spunto di riflessio-ne e base per comprendere le creazioni deigiovani artisti».

I lavori non vengono selezionati in funzio-ne di un aumento del valore, bensì per l’artein sé. Il Credit Suisse può invero assicurarsi

opere a buon prezzo, ma corre rischi benmaggiori rispetto all’acquisto di quadri cele-bri come «La posta del Gottardo» di RudolfKoller oppure lo «Sguardo al Wetterhorn» diAlexandre Calame.

L’arte contemporanea va assaporata con calma, a piccole dosi, poiché non sa-zia la percezione estetica dell’osservatore profano.

Una cosa è però certa: la capacità di apprezzarne i risvolti può essere acquisita.Grazie alle visite guidate del servizio Arte o dopo attenta osservazione delle opere, l’esposizione dello scultore Anselm Stadler«Arte nell’architettura» nell’«Octavo» di Zurigo-Oerlikon riscuote un plauso presso-ché unanime. Un’eco analoga si rileva pureper la composizione multiforme nella sedecentrale a Paradeplatz. L’artista Silvie De-fraoui lavora con oggetti (la fontana), motivi(l’oracolo) e materiali (la cera) che trascen-dono il tempo, intrecciati in un gioco in cui sialternano vetro, acqua, acciaio, scritte lumi-nose ed elementi fotografici.

I nove criteri di qualità di Salvador Dalí

Ritorniamo ora al capitolo sull’oggettivazionedella qualità. Salvador Dalí, per fare unesempio, ha elencato nove criteri alla base diuna graduatoria guidata da von Vermeer vanDelft, Raffaello e Velázquez: attività artigia-nale, ispirazione, colore, disegno, genialità,composizione, originalità, mistero, genuinità.

Lo storico dell’arte elvetico Peter Killer silimita invece a cinque caratteristiche di qua-lità: genesi della forma (la forma corrispondeal contenuto?); innovazione (ingegnosità); intensità; complessità; il tutto numinoso (l’in-nominabile quintessenza).

Sia quel che sia, un criterio prevale su tutti, quello del «mistero» o del «nume». Gliattributi oggettivi ci permettono di accanto-nare le creazioni leggere, il fast food del-l’arte, ma dobbiamo pur convenire conJohann Wolfgang von Goethe, che nelle sue«Massime e riflessioni» annotava: «L’eccel-lenza è insondabile, che se ne faccia ciò chesi vuole». ❙

che decorazione, derubata di contenuti equindi non classificabile come arte figurati-va. Invece l’arte deve avere corpo. Bellezzae bruttezza non sono categorie di valoreestetiche, bensì percezioni soggettive – os-sia legate al tempo e al luogo – delle qualitàdell’avvenenza».

Non basta, quindi, che un’opera piacciaper ragioni estetiche: «Dobbiamo penetrarenell’universo dell’artista. Le nostre ricerchesi estendono ad autori professionisti, impe-gnati nel raffigurare le soluzioni di determinatiproblemi o quesiti. Persone che nei loro lavori sanno trasporre una visione propria einnovativa del tempo e dello spazio, ponendol’osservatore di fronte a ‹soluzioni› apparen-temente ermetiche che sarà invogliato ad in-terpretare. Un processo che noi chiamiamo‹osservazione riflessiva›».

L’esperienza come chiave del retto giudizio

Durante il suo lavoro l’artista mobilita criteridi valutazione soggettivi, rimette sempre tut-to in discussione, trascinato nella perenne ri-cerca dell’«opera compiuta». L’analisi propo-sta dalla filosofia dell’arte pone frattantol’accento sull’osservazione comparata, masoprattutto sull’esperienza. «Esistono operedi consultazione sul vino, eppure la sua co-noscenza è frutto dell’esperienza. Occorreaverne degustato molto per poter parlare daintenditori. Allo stesso modo, bisogna aver vi-sto molta arte per capirla e per formulare ungiudizio di qualità impermeabile al dibattito sudi essa», spiega Lucius Grisebach, Direttoredel Neues Museum Nürnberg (NZZ Folio, ottobre 2000).

Il consumatore d’arte tende a definirlasulla base dei criteri di qualità originari: laperfezione artigianale (pretesa da Aristotele),il concetto del sublime (Platone), la bellezzaovvero ciò che piace soggettivamente. Cri-teri che oggi, tuttavia, non possono più es-sere applicati incondizionatamente ad unaproduzione artistica dissociata da qualsivo-glia fine.

Chiunque percepisca qualcosa come«bello» – magari dichiarando semplicementeFo

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28 Credit Suisse Bulletin 5-02

Nelle scorse settimane molti titolari di una carta ec/Maestro e Cash Service del Credit

Suisse hanno ricevuto una tessera con il nuovo soggetto, un labirinto nei colori rosso

e blu. Il suo percorso conduce talvolta all’esterno e talvolta all’interno, ma finisce sempre

per portare alla meta. Il nuovo motivo esce dalla matita di Roger Pfund, titolare di un ate-

lier di comunicazione visiva a Carouge. «Il Credit Suisse aiuta i propri clienti a orientarsi

in questo labirinto e a trovare la giusta via», osserva il noto artista e designer. Roger Pfund

ha anche partecipato alla creazione dell’attuale serie di banconote svizzere, ha disegna-

to i nuovi assegni Reka, il francobollo speciale dell’ONU, appena apparso, e il passapor-

to svizzero in vigore dal 2003. (schi)

Il 21 ottobre 2002 il Credit Suisse ha inau-

gurato il nuovo pianterreno della sua sede

centrale situata a Parade-

platz. Costruito dal 1873

al 1876 sul progetto del-

l’architetto Jakob Friedrich

Wanner, nel corso dei de-

cenni l’edificio è assurto a

simbolo della città di Zuri-

go e della piazza finanzia-

ria elvetica. A catturare

l’attenzione è soprattutto il nuovo cortile a

lucernario, sorto dove fino a poco tempo

fa si trovava l’atrio sportelli e disegnato

dallo studio di architettura «Atelier 5» di

Berna. Nella zona dedicata agli acquisti

sono presenti undici marche di prestigio.

Con questa parziale ridestinazione d’uso il

Credit Suisse ha riabilitato la concezione

originaria dell’edificio, che in effetti già nel

XIX secolo presentava un passaggio aperto.

La rivista di architettura «Hochparterre»

ha dedicato alla ristrutturazione un numero

speciale (in tedesco e inglese) che può

essere ordinato mediante il modulo acclu-

so. (schi)

Fino all’8 dicembre sarà ancora possibilepartecipare all’Invest Game Junior, il noto gioco che il Credit Suisse organizzaassieme alla casa editrice h.e.p., specia-lizzata in mezzi didattici. I giovani dai 14

ai 20 anni possono gestire un capitale fit-tizio di 250 000 franchi, acquisire primeesperienze con la borsa e, fatto non tra-scurabile, vincere premi per un valorecomplessivo di oltre 12 000 franchi. Ognisettimana ricevono inoltre una newslettercon le analisi degli esperti del campo.L’anno scorso hanno partecipato al gioco8700 investitori in erba che hanno gestito14 200 depositi. Il vincitore ha portato ilproprio deposito a 655 336 franchi. Quan-ti saranno quest’anno? Iscriversi al gioco è possibile in ogni momento al sitowww.investgame.ch (schi)

Il premio Aeppli, un riconoscimento con unmontepremi di 25 000 franchi conferitoogni anno dal Credit Suisse Group, que-st’anno è stato assegnato al team di infor-tunistica della Winterthur Insurance. Wip-gard, questo il nome del prodotto, pro-tegge gli automobilisti dal cosiddetto «col-po di frusta» al verificarsi di una collisioneda tergo: in caso di tamponamento, questoparticolare dispositivo fa in modo che tuttoil sedile retroceda orizzontalmente e si ri-balti in modo controllato. Wipgard, presen-tato al pubblico in giugno, ha avuto un ri-scontro positivo immediato, come dimostral’ordinazione da parte della polizia di Rot-terdam per tutti i suoi veicoli d’intervento.

Per ora ha un solo svantaggio: è disponibi-le unicamente per i modelli VW Golf IV,Passat e Bora. La speranza è che il dispo-sitivo possa essere applicato ad altri mo-delli VW e, se la richiesta sarà sufficiente,anche ad altre marche.

Il premio Aeppli viene conferito dal 1987

ai dipendenti del Credit Suisse in Svizzera;nel 2001 è stato assegnato al team InternetBanking del Credit Suisse Private Bankingper il sito MyCSPB. Questo premio al meritoè stato istituito da Oswald Aeppli, che dal1977 al 1983 fu Presidente del Consiglio diamministrazione del Credito Svizzero. Permaggiori informazioni su Wipgard rimandia-mo al sito www.wipgard.com (schi)

Impedire il trauma cervicale

Il Credit Suisse indica il percorso da seguire

Nel suo atelier Roger Pfund

ha creato due quadri

formati da innumerevoli

carte ec/Maestro e Cash-

Service del Credit Suisse.

Visibilmente soddisfatti per la

vincita del premio Aeppli:

Anton Brunner, responsabile

infortunistica Winterthur

Insurance, e la sua assistente

Janine Kramer.

Taglio del nastro a Paradeplatz

La borsa, questaconosciuta

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Credit Suisse Bulletin 5-02 29

ATTUALITÀ

Il tema di «Perspectives 2003»era assai promettente: dopo ilsecondo conflitto mondiale, lacombinazione di progresso eco-nomico, politico e sociale ha de-terminato il successo dei paesiindustrializzati. Perché oggi que-sta «trilogia» non funziona più?Dove sono gli errori, e dove lesoluzioni? La conferenza pro-metteva risposte, che sono stateeffettivamente date, ma che non sempre sono state piacevoli.

Alois Bischofberger, capoeco-nomista del Credit Suisse, haesposto il suo riepilogo degli ul-timi mesi e le previsioni per ilfuturo con parole piuttosto me-ste: «Il 2002 è l’anno delle illu-

sioni perdute. Il rallentamentodella crescita economica, laperdita di fiducia nella politicaeconomica, nella gestione e neirisultati aziendali e la valutazio-ne negativa delle prospettive delmercato azionario da parte de-gli investitori non fanno bensperare per il futuro. Quello di cuiabbiamo bisogno è una politicadella concorrenza, del lavoro edell’istruzione che prenda sulserio le esigenze dell’economia,nonché un clima in cui si possa-no sviluppare le forze creative.E tanta, tanta pazienza».

Tra gli oratori, oltre ad AloisBischofberger, anche Roger deWeck, giornalista ed ex capore-

dattore di «Tages-Anzeiger» e«Die Zeit», Andreas Koopmann,CEO del gruppo Bopst, attivo alivello mondiale e specializzatoin imballaggi, nonché MichelCamdessus, direttore del Fondomonetario internazionale dal1987 al 2000.

Mentre Roger de Weck hacercato, in tono piuttosto malin-conico, di attribuire ai mediaparte della colpa del generalecalo di fiducia, Andreas Koop-mann e Michel Camdessus si sono dimostrati più ottimisti.

Koopmann ha presentato le cifre del Bobst Group per ilprimo semestre 2002, il cui fatturato è cresciuto dello 0,8

per cento toccando i 680 milionidi franchi, risultato soddisfa-cente se si considera l’attualecongiuntura. Questo successosarebbe da ricondurre a duefattori di cui nessun rapporto digestione tiene conto: la soddi-sfazione dei clienti e quella deicollaboratori. Koopmann ha in-vitato a riflettere sull’importanzadi questi due elementi.

Sulla stessa lunghezza d’on-da anche Michel Camdessus:«La parola chiave è collabora-zione. Solo se i paesi industria-lizzati e quelli in via di sviluppoaffronteranno insieme temi qualiaiuto allo sviluppo, indebitamen-to e coerenza delle strutture fi-nanziarie globali e regionali saràpossibile trovare soluzioni so-stenibili. Senza questi obiettiviraggiunti insieme non vi sarà al-cuna crescita economica dure-vole». (ba)

Informati come iprofessionistiInformazioni finanziarie fondate, aggiornate e di prima mano: fino a metà gennaio 2003 l’Investors’ Circle è aperto a tutti gliinteressati. Andreas Schiendorfer, redazione Bulletin

I clienti del Credit Suisse Private Bankingsanno che i loro consulenti investono i ri-sparmi nel miglior modo possibile, ovviamen-te nel rispetto dei criteri di rischio concor-dati. Ciononostante vi sono situazioni in cui è utile che anche il cliente sia informato sul-l’andamento dei mercati finanziari.

Considerato l’immenso volume delleinformazioni finanziarie pubblicate, in parteanche contraddittorie, questo intento noncostituisce tuttavia un’impresa di poco con-to. Per tale motivo, circa tre anni or sono il Credit Suisse Private Banking ha creatol’Investors’ Circle, una piattaforma che offre ai suoi clienti accesso esclusivo alle

informazioni di massima attualità elaborateda analisti ed esperti del Credit Suisse. Che l’offerta corrisponda a una reale esi-genza lo dimostra il fatto che, fino ad ora, più di 1500 clienti ne hanno usufruitoregolarmente.

Piattaforma strutturata in modo chiaro

Per quattro mesi anche i non clienti o colo-ro che comunque non sono membri del-l’Investors’ Circle avranno accesso alleinformazioni altamente affidabili offerte daquesto servizio. Al sito www.cspb.com gli interessati potranno, mediante registra-zione, effettuare gratuitamente il log-in e

approfittare quindi della vasta piattaforma di tool e informazioni per ogni strategiad’investimento.

I principali strumenti dell’Investors’ Cir-cle sono: analisi di mercato, analisi di rapporti aziendali, ricerca tecnica, StockScreener, Portfolio Tracker, panoramica deirating, rating secondo criteri di sosteni-bilità, studi macroeconomici e pubblicazionidi ricerca degli analisti del Credit Suisse.Chi prova adesso l’Investors’ Circle avràtutto da guadagnare! ❙

Fino a gennaio 2003 anche i non

clienti potranno accedere

all’Investors’ Circle sul sito

www.cspb.com.

L’anno delle illusioni perdutePer la sedicesima volta il Credit Suisse ha organizzato a Losanna la conferenza«Perspectives». Quest’anno, tuttavia, un quartetto di rinomati oratori ha dovutoesporre verità piuttosto amare ai 600 rappresentanti di industria e politica.

ATTUALITÀ

30 Credit Suisse Bulletin 5-02

Marcus Balogh Le prospettive dell’economia

sono piuttosto grigie, la propensione al

consumo scarsa. Questo clima si fa sentire

anche negli affari ipotecari?

Ursula Gut Direi di no. L’interesse nei con-fronti della proprietà abitativa continua aessere notevole. Formuliamo la domanda diversamente: al

momento attuale i tassi d’interesse sono a un

livello estremamente basso; è questo il mo-

mento ideale per l’acquisto di una casa?

Nelle zone più attraenti, negli ultimi due –tre anni i prezzi sono tornati a salire e le co-siddette «occasioni» sono diventate unamerce rara. D’altro canto, il livello dei tassicontinua a essere molto vantaggioso. Tut-tavia, la convenienza o meno di acquistareuna casa deve essere chiarita sempre caso per caso.Qual è attualmente il livello medio dei tassi?

A questa domanda non posso risponde-re con un unico dato. Ogni prodotto ipotecario presenta infatti una sua strut-tura e, ovviamente, anche tassi d’interes-se propri.

Il Credit Suisse propone già quattro prodotti

ipotecari. Adesso se ne aggiunge un quinto.

Non sono troppi? Assolutamente no. Questiprodotti vengono sviluppati appositamenteper soddisfare le esigenze della clientela. Icinque prodotti coprono effettivamente pro-pensioni al rischio o esigenze di sicurezzadiverse e tengono conto delle varie situazio-ni finanziarie. Il nuovo prodotto ipotecario èstato concepito per acquirenti della primaproprietà abitativa adibita ad uso personale.Questa «ipoteca per esordienti» è davvero

unica, o il Credit Suisse si allinea semplice-

mente alla concorrenza? Prodotti simili ven-gono proposti anche dalle altre banche. Ma l’ipoteca con bonus iniziale presentaovviamente delle caratteristiche che la di-stinguono dagli altri prodotti.Cos’ha di speciale questa ipoteca? Il mo-dello corrisponde a quello di un’ipoteca atasso fisso, ma, sulla metà dell’importo ipo-tecario e per la metà della sua durata, offre un tasso d’interesse più conveniente.Facilitiamo così l’acquisto della prima pro-prietà abitativa ai novelli proprietari, i

quali godono di uno sgravio finanziario pro-prio quando la spesa è maggiore.Chi detiene già un’ipoteca non può usufruire

dei vantaggi dell’ipoteca con bonus iniziale.

Queste persone non si sentono svantaggiate

rispetto ai nuovi clienti? Non dovrebbe acca-dere. Manteniamo infatti buoni contatti coni nostri clienti e chiariamo le loro esigenzein merito al modello finanziario in modo cosìpreciso da riuscire a trovare di norma unasoluzione veramente ritagliata su misura. Lasituazione individuale del cliente, l’oggettoconcreto da finanziare nonché tutto l’insie-me della relazione con il cliente sono in definitiva i fattori che influiscono sul livellodel tasso d’interesse.Il basso livello dei tassi fa sì che oggi venga-

no richieste soprattutto ipoteche a tasso

fisso con lunghe durate? Nel nostro Paese,ipoteche a tasso fisso su più di cinque an-ni costituiscono, almeno finora, un’eccezio-ne. Tuttavia, così come si presenta attual-mente la situazione, spieghiamo sempre ainostri clienti quali sono i vantaggi di un’ipo-teca a tasso fisso conclusa sul lungo pe-

Pianificare bene per abitare meglioPer molte persone l’acquisto di una casa tutta per sé costituisce un sogno. «Noi aiutiamo a far sì che questo sogno non diventi un incubo», spiega Ursula Gut, Head Sector Sales Mortgages & Loans. Intervista a cura di Marcus Balogh, redazione Bulletin

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Ursula Gut, Head Sector Sales

Mortgages & Loans, vuole poter

offrire a ogni cliente una

soluzione ritagliata su misura.

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riodo. Bisogna tuttavia fare attenzione a nonimporre al cliente qualcosa che non vuole.In quale misura si può passare da un prodot-

to ipotecario all’altro? Di norma, chi ha op-tato per un prodotto con durata fissa è vincolato al periodo convenuto. Un cambioall’interno delle durate è possibile, ma com-porta ovviamente dei costi. Diversa è la situazione nell’ambito delle ipoteche a tas-so variabile. In linea di massima, questenon prevedono durate fisse; in altre parole, rispettando il regolare termine di disdetta di tre mesi, il passaggio a un altro pro-dotto può essere richiesto in qualsiasi mo-mento.Qual è il prodotto attualmente più venduto?

Le più richieste sono naturalmente le ipo-teche a tasso fisso. Il cliente ha così lapossibilità di garantirsi l’attuale basso livellodei tassi per tutta la durata dell’ipoteca. Maanche le ipoteche Flex e Mix continuano aessere molto interessanti.Si tratta di una situazione costante o questa

cambia a seconda delle previsioni sui tassi

d’interesse? Ovviamente l’attrattiva dei singoli prodotti dipende dalla situazione eco-nomica del momento. Secondo le prospet-tive sui tassi formulate dal reparto di ricercadel Credit Suisse, l’attuale contesto do-

vrebbe perdurare ancora per un certotempo. In altre parole, attualmente non visono segnali che indicano un prossimo aumento dei tassi. Riteniamo pertanto chela situazione attuale dovrebbe rimanere così come si presenta oggi ancora per unpo’ di tempo.Quali sono i risultati del portale Internet

«yourhome» creato quasi due anni fa? È ri-

sultato utile, o si tratta solo di un prodotto

d’immagine? Il portale è risultato decisa-mente utile. Non tanto come strumento perstipulare delle ipoteche, cosa che succedeancora relativamente di rado, ma piuttostocome canale d’informazione.Qual è il consiglio più frequente che dà at-

tualmente ai clienti? Devono mettere in pri-mo piano le proprie esigenze, ovvero scoprire se desiderano una copertura pos-sibilmente ampia, e allora un’ipoteca a tasso fisso sarebbe il prodotto giusto, o sepreferiscono disporre di un certo margine di manovra, nel cui caso andrebbero consi-derate le ipoteche Mix o Flex; o ancora, se desiderano lasciare agire il mercato econfidano quindi nella classica ipoteca atasso variabile.Per ulteriori informazioni:

www.credit-suisse.ch/yourhome

I prodotti ipotecari del Credit Suisse in breve

BONUS INIZIALE | Durata: da 2 a 10 anni | Ammortamento: indirettamente permezzo del 3° pilastro | Importo minimo: 100 000 franchi | Tasso d’interesse: è fisso per tutta la durata selezionata. Tuttavia, la metà del capitale ipotecariogode per la metà della durata dell’ipoteca di un bonus iniziale pari allo 0,5 per cento

FLEX con fascia di oscillazione | Durata: 3 o 5 anni | Ammortamento: indiretta-mente per mezzo del 3° pilastro | Importo minimo: 200 000 franchi | Tassod’interesse: viene adeguato ogni tre mesi al tasso interbancario (LIBOR) |Garanzia dei tassi: una fascia di oscillazione dei tassi integrata protegge daun eccessivo aumento dei tassi

MIX | Durata: 3 o 5 anni | Ammortamento: indirettamente per mezzo del 3° pilastro | Importo minimo: 200 000 franchi | Tasso d’interesse: si basa per metà sul tasso del mercato monetario (3 mesi) e per metà sul tasso delmercato dei capitali (3 o 5 anni) | Garanzia dei tassi: un tetto degli oneri d’in-teresse può essere scelto in due varianti

FIX | Durata: da 1 a 10 anni | Ammortamento: indirettamente per mezzo del3° pilastro | Importo minimo: 100 000 franchi | Tasso d’interesse: viene fissato all’inizio per tutta la durata dell’ipoteca

VARIABILE | Durata: non esiste nessuna durata fissa | Ammortamento: diretto o indiretto per mezzo del 3° pilastro | Importo minimo: 100 000 franchi |Tasso d’interesse: viene aggiornato in base all’andamento del mercato monetario e dei capitali | Termine di disdetta: 3 mesi

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Tremont Global Macro IndexSMI

32 Credit Suisse Bulletin 5-02

I mercati azionari continuano a zoppica-re. Dopo aver scalato la vetta massima nel2000, i principali indici sono precipitati per-dendo fino a più del 40 per cento del lorovalore, come è avvenuto per l’MSCI World o anche per lo svizzero SMI. Consideratoche la congiuntura mondiale mostra sintomidi un ulteriore raffreddamento, gli espertieconomici rimangono cauti e non prospet-tano una ripresa nell’immediato. Il previstomovimento laterale volatile dei listini azio-nari favorirà soprattutto gli investimentialternativi, con le loro peculiari strategie ditrading.

Dall’inizio del 2000 il Tremont Perfor-mance Index, un indice generale per lestrategie alternative, registra una crescita divalore di circa il dieci per cento; il suo mi-gliore sottoindice, il Tremont Global MacroIndex, è addirittura progredito di oltre il 45 per cento. La strategia global macro sibasa su un’analisi macroeconomica; questaformula mira a individuare significative rotture di trend e le loro conseguenze suimercati finanziari, nonché a riconoscere gli squilibri a breve termine.

Nel quarto trimestre 2002 il Credit Suisse lancia un prodotto d’investimentoche punta proprio su questa strategia: le«Units on Diversified Macro Strategies».Queste soluzioni consentono all’investito-re di scegliere fra una proposta molto am-pia e diversificata di gestori con un ap-profondito know-how specifico. Questimanager sono accuratamente selezionatidal Credit Suisse e costantemente sor-

Il risparmiatore accorto punta sugliinvestimenti alternativiI prodotti d’investimento che generano rendimenti assoluti (ossia non correlati all’andamento dei mercati finanziari) sono più in auge che mai. Gli investimenti alternativi, come le «diversified macro strategies», rientrano in questa categoria e sono dunque in grado di spuntare buoni rendimenti. Lukas Bucher, Structured Investments Group

Gli investimenti tradizionali hanno la peggioIl confronto degli indici di investimenti alternativi e tradizionali evidenzia l’autonomia dei prodotti alternativi rispetto ai mercati azionari in discesa. Gli investimenti alternativi rappresentano pertanto un’ottima soluzione per diversificare il portafoglio. Fonte: Bloomberg (base inizio 2000 = 100)

vegliati. Le Unit sono disponibili in tre tranche: in franchi svizzeri, in euro e in dol-lari statunitensi.

Nell’attuale contesto alquanto ostile, investire con successo significa soprattuttominimizzare quanto più possibile i rischi epreservare il capitale. Gli investimenti alter-nativi figurano tuttora fra gli strumenti piùefficaci per rimanere investiti sul mercato erealizzare rendimenti assoluti. ❙

Lukas Bucher,Structured Investments Group

Credit Suisse Bulletin 5-02 33

ATTUALITÀ

Salvatemi da Peggy e Janina!

Nei confronti della pubblicità ho sempre avuto un atteggiamentoleggermente paranoico: parto dal presupposto che vuole indurmi aspendere soldi per qualcosa di cui non ho affatto bisogno. Quan-do guardo la televisione evito sistematicamente gli intervalli pub-blicitari, cambiando canale. E su Internet? Ho effettuato una pic-cola statistica: oltre cento messaggi pubblicitari invadono ognimese il mio conto di posta elettronica, messaggi che mi prometto-no la luna nel pozzo: un permesso di lavoro per gli Stati Uniti, ipo-teche iperconvenienti, seducenti avventure con Peggy e Janina.A questo genere di invasioni mi sono ormai abituato: i messaggi finiscono nel cestino senza essere aperti né letti.

Nelle ultime settimane sono diventato vittima di un nuovo tipo diattacchi via mail. Nella riga dell’oggetto non figura più un accatti-vante «l’ombelico di Britney Spears», bensì «sentenza giudiziaria» o«RE: la parola d’ordine da lei richiesta». Due giorni fa è stato rag-giunto l’apice: «la sua disdetta». Dietro questi titoli, tuttavia, ritrovonuovamente Peggy e Janina. Tutto ciò mi fa inviperire e ha conse-guenze disastrose soprattutto quando torno a casa dopo un paio di giorni di assenza o dalle ferie. Infatti, per scaricare, aprire, guar-dare e cancellare i messaggi pubblicitari ci voglio alcune ore. Ditormento e frustrazione, ovviamente.

Siccome si avvicinano le prossime vacanze ho cercato di pre-munirmi contro ogni pubblicità molesta organizzando i miei conti diposta elettronica secondo il principio della cipolla. Nel nucleo piùinterno si trova il mio conto e-mail più personale, noto unicamen-te ad amici e conoscenti. Sopra di esso figura un secondo contoper gli affari minori di tutti i giorni, con un mittente fittizio. Neltesto informo i destinatari sull’espediente utilizzato. Grazie a que-sto sistema, se un programma informatico esplora gli indirizzi perspedire mail pubblicitarie, l’invio andrà a vuoto. Infine dispongo di un terzo conto, che utilizzo per tutto il resto e che cambio al piùtardi dopo due mesi dalla sua apertura.

Finora il sistema funziona sorprendentemente bene, fatto di cuisono molto lieto. Purtroppo sono confrontato a una nuova minac-cia: il telefonino. Ieri ho ricevuto un SMS con il seguente testo:«Una persona che conosci è innamorata cotta di te e ci ha incari-cato di contattarti... Vuoi sapere di chi si tratta? Digita090XXXXXXXX – 6,66 CHF/min.». Terrore pubblicitario viacellulare? Devo acquistare un secondo telefonino? Un terzo?Qualsiasi consiglio sarà bene accetto.Marcus Balogh

marcus.balogh@csfs.com

@propos

Lo studio sulla salute inrassegna nei media svizzeriCorriere del Ticino:

«Per risparmiare, razionalizzare»Giornale del Popolo:

«Cinque mosse ‹argine› per la salute»La Regione Ticino

«Ecco come ridurre i costi»Berner Zeitung:

«Riforme, ma con prudenza»Blick:

«Il Credit Suisse dà ragione a Ruth Dreifuss»Die Südostschweiz:

«Il Credit Suisse analizza il sistema sanitario»Tages-Anzeiger:

«Le ricette del Credit Suisse per ridurre i premi»

Revisione LAMal: i miei dubbiSono un affezionato lettore del Bulletin. Nell’ultimo nu-mero mi sono soffermato con piacere sull’articolo diSemya Ayoubi e Petra Huth «Riforme nel settore sanita-rio: strade praticabili e vicoli ciechi», nonché sulle affer-mazioni di Beat Fellmann. I miei complimenti! Finalmenteuna rivista che analizza le ragioni del fallimento della LAMal e che scrive qualcosa di positivo sul risanamentodel settore delle assicurazioni malattie! Questo in con-trocorrente rispetto alla stampa «normale», che preferiscepiangere sul latte versato e lanciare accuse.

Mi occupo di questa problematica da oltre trent’anni.(…) Per conseguire un risultato positivo bisogna avere ilcoraggio di applicare misure impopolari. Ovviamente for-nendo le dovute giustificazioni! Ma i politici si limitano alle allusioni. Dubito, quindi, che l’attuale revisione porteràa una soluzione che tuteli gli interessi della popolazione.Jakob Greminger, Bussnang

Reazioni al Bulletin 04/2002

Contrariati? Entusiasti?Cari lettori

Diteci la vostra opinione! Inviate le vostre lettere a:

Credit Suisse Financial Services, Redazione Bulletin,

XCEB, Casella postale 2, 8070 Zurigo; oppure a

bulletin@credit-suisse.ch

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I cancelli girevoli all’ingresso delle arte-plage sono tristemente fermi, i serpen-toni umani davanti ai padiglioni sono ormai acqua passata. Ciò che rimane sono sol-tanto i ricordi: nei visitatori, negli orga-nizzatori e nei numerosi collaboratori. E diricordi speciali ne hanno anche i 255 di-pendenti del Credit Suisse Financial Servi-ces che hanno lavorato all’interno e al-l’esterno del padiglione Cyberhelvetia.ch. La fine dell’Expo chiude un capitolo ancheper loro, che dopo aver smesso i panni di «bagnini», tecnici e responsabili del-l’infrastruttura sono tornati al loro posto di lavoro tradizionale. Ma Cyberhelvetia.ch

non è stata solo un semplice padiglione: il progetto ha infatti dato vita a una In-ternet-Community, i cui protagonisti sonodenominati In.Cyder, che ora vorrebbeconservare la città virtuale Cy. Corre tut-tavia voce che la costruzione potrebbe essere destinata a una nuova sede.

Chi è stato tra le 700 000 persone chehanno visitato il padiglione sa che il suoinvolucro poteva trarre in inganno. Os-servata dall’esterno, infatti, la struttura sembrava una piscina come molte altre.Per contro, il visitatore entrava in un localein cui, anziché una vasca, si trovava difronte un cubo di vetro che spuntava dal

suolo. Egli poteva rilassarsi sopra e ai bor-di del pool, creare diverse forme di vita artificiali o comunicare con i presenti realie quelli virtuali. Per stupire il visitatore econsentirgli di capire questo mondo sco-nosciuto era necessaria tutta l’abilità

Cyberhelvetia.ch cercauna nuova patriaCyberhelvetia, il padiglione del Credit Suisse Group presente a Expo.02, ha salutato gli ultimi «bagnanti» della piscina virtuale. Il futuro del progetto è ancora incerto. Michaela Bissig, redazione emagazine

Cyberhelvetia non deve morire:

per il padiglione si sono fatti avanti

possibili acquirenti. Anche la Internet-

Community potrebbe sopravvivere.

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INSERZIONE

Credit Suisse Bulletin 5-02 35

ATTUALITÀ

dei volontari: «150 grammi di gioia nel trattare con la gente, 90 grammi di schiet-tezza, 80 grammi di pazienza, una tazza di resistenza e un pizzico di flessibilità»,così Monique Oldham, collaboratrice delCredit Suisse a Berna, descrive la propriaattività all’esposizione nazionale.

Gli In.Cyder non demordono

Mentre i collaboratori del Credit Suisse si affidano al ricordo, i membri della Inter-net-Community Cy si preoccupano dimantenere vivo il progetto anche dopo lachiusura dei cancelli. «Con la fine di Expo.02 si è conclusa anche Cyberhel-vetia.ch», annota Ulrich Pfister, responsa-bile generale del progetto presso il CreditSuisse Group. «Se la Community vuole sopravvivere deve trovare nuovi sostenitoriall’interno o al di fuori del Credit Suisse».Alcuni In.Cyder vorrebbero continuare: alla metà di settembre c’è stato un primoincontro; all’inizio di ottobre, in occasionedi un secondo meeting, è stata fondatal’associazione Cyberhelvetia. Ma mancanoancora un progetto chiaro e soprattutto ifinanziatori. Nel frattempo si sta cercandouna soluzione provvisoria e lavorando auna propria piattaforma tecnica. Idee, de-sideri e creatività non mancano, e forsenemmeno la possibilità di realizzare l’ambi-zioso progetto.

Il futuro della Community è ancora tutto da scoprire, così come è ancora in-certa la nuova sede della struttura. Ulrich Pfister: «Per il padiglione abbiamoalcune persone interessate, ma nessunacquirente definitivo». Momentanea-mente sono al vaglio varie proposte per ilsuo riutilizzo: si sta discutendo, ad esem-pio, se convertirlo in un edificio multi-funzionale o nella sede di un club musicalenell’area di Baden. Il responsabile di progetto Martin Zwyssig precisa che gliaspiranti devono disporre, oltre che degli adeguati mezzi finanziari, anche delterreno necessario. Il tempo stringe purequi: il padiglione non può restare eter-namente sull’arteplage di Bienne, prima o poi si dovrà cominciare a smontare. Nella peggiore delle ipotesi la struttura,composta da oltre 130 tonnellate di legno di quercia e abete, di acciaio e divetro, verrà smembrata e rimossa. ❙

Business ClassNuove cronache dal mondo del management.Di Martin Suter, edizione rilegata, solo in tedesco, 230 pagine,

30 franchi circa, ISBN 3-257-06329-6

Eccoli, finalmente, i nuovissimi racconti uscitidalla penna tagliente di Martin Suter. Anchequest’ultimo suo libro consente di operareun’incursione nella vita quotidiana di uomini edonne che farebbero di tutto pur di sedere sullepoltrone del potere ma, ahimè, non riescono ad approdare alla meta. Infatti, prima di raggiun-gere le alte sfere dirigenziali cadono in una trap-

pola fatta di colleghi invidiosi e giochi di potere, di acconciaturesbagliate e tacchi consumati, oppure inciampano nella loro arro-ganza e nel loro orgoglio. Ciò che colpisce nei racconti di MartinSuter è il fatto di riconoscersi nei protagonisti: da qualche parte e in qualche modo ritroviamo i personaggi del libro anche in noistessi. Talvolta più grandi, talvolta più piccoli. E così anche la nuo-va raccolta di tentativi falliti deve far tappa obbligata sul comodi-no dei manager ambiziosi. Assaporati a piccole dosi, prima di spe-gnere la luce, i brevi racconti aiutano a rilassarsi e ad addormen-tarsi col sorriso sulle labbra. E forse, nel sonno, ci aiutano a cono-scere meglio noi stessi; un’introspezione che, si dice, dovrebbetornare utile alla carriera. Marcus Balogh, redazione Bulletin

Free Trade TodayDi Jagdish N. Bhagwati, edizione rilegata, solo in inglese, 144 pagine,

45 franchi circa, ISBN 0-691-09156-0

Sia che siate fautori del libero commercio e vogliate ampliare la lista degli argomenti a favo-re, o che siate schierati sul fronte degli antiglo-balizzatori: il nuovo libro del professore dellaColumbia University Jagdish Bhagwati, «FreeTrade Today», è un’opera di consultazione chenon può mancare nella vostra biblioteca. Lapubblicazione si riallaccia a tre lezioni tenute alla

Stockholm School of Economics. La prima parte prende in esa-me e confuta i principali argomenti avanzati dagli antiglobal. Nellaseconda lezione, l’ardente sostenitore di un approfondimento del libero commercio si concentra sulle ansie provocate dalla glo-balizzazione del commercio, relativizzandole. La terza parte del volume è dedicata ai vari approcci risolutivi che potrebbero portarealla liberalizzazione degli scambi internazionali. Fra l’altro vengonovalutate le azioni unilaterali, come le iniziative di singoli stati, e lesoluzioni concertate sotto forma di accordi multilaterali. Un im-portante spazio è dedicato anche alle soluzioni attuate a livello re-gionale: accanto all’accordo nordamericano sul libero commercioviene attentamente esaminata l’Unione europea che, oltre all’inte-razione economica, a lungo termine mira anche a un’integrazionepolitica.Bertrand W. Merkli, analista finanziario, Credit Suisse Equity Research

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36 Credit Suisse Bulletin 5-02

Molte vie portano al Credit Suisse: quellafatta a piedi fino alla più vicina succursale,quella scritta attraverso la posta conven-zionale o elettronica nonché quella telefoni-ca. Sempre più spesso la clientela scegliel’ultima. «Al giorno d’oggi circa il 95 percen-to dei contatti a distanza avviene pertelefono», spiega Urs Joss, responsabile dei cinque Contact Center del CreditSuisse.

Il Contact Center di Horgen ospita tral’altro il servizio di supporto tecnico compe-tente per i problemi legati all’applicazione di Internet banking DirectNet e la hotlineper i clienti titolari di carte di credito. Inoltretratta tutte le telefonate di emergenza pro-venienti da sedi con Bancomat. È cosaovvia quindi che nel centro di Horgen, ope-rativo 24 ore su 24, le luci non si spen-gano mai.

Durante la settimana le richieste deiclienti vengono accettate nei Contact Cen-ter di Zurigo Glattbrugg, Berna, Losanna e Mendrisio dalle 7.30 alle 17.30. La maggiorparte dei clienti non si rende conto che è in linea con un consulente di un Contact

Center, in particolare dopo aver composto ilnumero della centrale di una succursaleche ha trovato sull’elenco telefonico. Tuttequeste linee nonché i numeri «0848»indicati sugli estratti di conto sono deviativerso i Contact Center, dove il collabora-tore che risponde si annuncia con il nome della sede o del servizio chiamato dalcliente.

I clienti vogliono essere serviti rapidamente

Per la maggioranza dei processi lavorativinon importa se la telefonata viene accettatadallo sportellista di Canobbio o dal ContactCenter di Mendrisio.A tale scopo i consulenti telefonici hannoaccesso a tutti i canali informativi necessariper l’attività bancaria. Grazie a questa pos-sibilità infatti possono evadere direttamentedue terzi delle richieste.

«Diversi sondaggi hanno dimostrato cheil cliente vuole innanzitutto che la sua ri-chiesta venga trattata in maniera rapida»,spiega Joss. «Dove poi tutto ciò avvengaspesso non è rilevante.» Qualora il chia-mante desiderasse parlare con una determi-nata persona, il Contact Center lo metterà

in linea con l’interlocutore richiesto.Per farsi un’idea di cosa Joss intende per servizio alla clientela, basta guardare al-l’obiettivo ambizioso che si è fissato: accet-tazione dell’80 percento delle chiamate nell’arco di dodici secondi. A tale propositoil commento di Joss: «I nostri clienti non ci chiamano per rimanere in attesa adascoltare la musica registrata. A questo siaggiungono i vantaggi dell’orario d’aper-tura prolungato».

Trend verso la consulenza finanziaria

I collaboratori dei Contact Center ricevonouna formazione speciale che tiene conto deiparticolari requisiti in materia di comunica-zione. In quanto primo contatto del cliente,essi sono il biglietto da visita dell’impresa.«È a loro che incombe il difficile compito di imprimere ad un canale di comunicazionecosì anonimo quale è il telefono una notapersonale», sottolinea Joss. Secondo il re-sponsabile dei Contact Center, dall’analisidel tipo di informazioni desiderate si con-stata una riduzione delle richieste semplici,le quali possono essere fornite anche dalcomputer, e una chiara tendenza verso la

Urs Joss, responsabile dei

cinque Contact Center del

Credit Suisse: «I nostri clienti

non ci chiamano per rimanere

in attesa ad ascoltare la

musica registrata.»

Incursione all’interno della banca

Contact Center: «linee ad alta frequenza»Per far banca con successo è fondamentale una buona reperibilità. I 600 collaboratori dei cinque ContactCenter del Credit Suisse evadono ogni anno, in modo rapido e competente, oltre 2,2 milioni di richiestetelefoniche. Daniel Huber, redazione Bulletin

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Approfittate delle conoscenze e dell’esperienza dei nostri specialisti. emagazine offre gratuitamentep una newsletter settimanale con articoli in tema di economia, cultura e sportp un ampio archivio tematico, costantemente ampliatop una libreria elettronica con tutte le principali pubblicazioni del Credit Suissep interviste video con analisti finanziari ed esponenti di spicco del mondo economicop tutte le edizioni del Bulletin degli ultimi cinque anni

Online nel mese di novembre:

Economia mondiale

La locomotiva della crescita ha rallentato il passoA inizio 2002 i promettenti indici previsionali USA avevano relegato in secondo piano leripercussioni economiche dell’11 settembre. Tuttavia, non avendo interamente smaltito gli eccessi degli anni del boom, la locomotiva dell’economia mondiale non ha potuto riportarsisu un sentiero di crescita duraturo. Tale circostanza influenzerà le prospettive congiunturaliglobali anche nel 2003. Anja Hochberg, Equity Research, intervista video. (ml)

Sport e investimenti

Stadio di Zurigo: nuovo tempio del calcioIl calcio svizzero necessita di ulteriori impulsi. A Basilea si gioca già nel nuovo stadio, a Berna e Ginevra i lavori di costruzione proseguono a pieno ritmo. E nella città sulla Limmat? Dopo la presentazione della nuova arena sportiva il 4 aprile 2002, sul progetto di300 milioni di franchi, di cui il Credit Suisse indossa la maglia di principale investitore, è calato un certo silenzio. Un buon segno? (schi)

Nuovo prodotto previdenziale

Sicurezza e maggior rendimento con il 3° pilastroChi ha un conto di previdenza corre un rischio esiguo, tuttavia deve attendersi rendimentimodesti. Per questo motivo il Credit Suisse propone una previdenza in titoli con quote azio-narie fino al 45 per cento. All’offerta è stata ora aggiunta una previdenza in titoli senza azioni. «Mixta-LPP Basic» garantisce un’elevata sicurezza e accresce le prospettive di ren-dimento, anche con un orizzonte d’investimento inferiore a cinque anni. (schi)

Società

Il diritto all’istruzione è un diritto umanoDall’agosto del 2001 Irene Khan è segretaria generale di Amnesty International. Giurista diformazione, originaria del Bangladesh, ha alle spalle una lunga carriera nel campo dei diritti umani, avendo lavorato per oltre venti anni presso l’Alto Commissariato delle NazioniUnite per i rifugiati. In seno ad Amnesty International vuole impegnarsi in particolare per i diritti delle donne e i diritti umani in ambito economico, sociale e culturale. (mb)

ATTUALITÀ

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Credit Suisse Bulletin 5-02 39

WEALTH MANAGEMENT TOPICS

Daniel Huber Dopo il breve rialzo d’inizio

anno i mercati hanno accusato pesanti arre-

tramenti. Cosa non funziona?

Burkhard Varnholt Manca la fiducia, fatto checomporta conseguenze rovinose. Sia il consumo delle famiglie sia gli investimentidelle imprese diminuiscono. L’economiareale subisce un freno e trascina al ribassoi mercati finanziari. È una catena disastrosa.E com’è possibile spezzare questa catena?

Occorrerebbe un miglioramento della fidu-cia su vasta scala. Attualmente, tuttavia,non intravedo nessun elemento che potreb-be innescare una svolta. L’allontanamentodel pericolo di un conflitto in Iraq costitui-rebbe un segnale incoraggiante, ma al mo-mento attuale i venti di guerra non sem-brano calmarsi. Oppure sarebbe necessarioun forte impulso sul fronte politico per ri-lanciare l’economia. Ma qui siamo confron-tati a due problemi: da un lato le misure dipolitica congiunturale o fiscale manifestanoil loro effetto sull’economia reale con uncerto ritardo; dall’altro gli stati europei sonocosì indebitati che non hanno più margini di manovra. Qual è la situazione al di là dell’Atlantico?

In via di massima, gli Stati Uniti possonoancora dare impulsi all’economia con interventi di politica fiscale. Sul fronte del-la politica monetaria l’area d’azione è in-vece sempre più ridotta, in quanto i tassisono già molto bassi. L’indebolimento deldollaro ha tuttavia gli stessi effetti d’un intervento di sostegno a livello di politicamonetaria. Cosa intende per misure di politica fiscale?

Gli strumenti classici: ridurre le imposte,creare incentivi agli investimenti, aumen-tare la spesa pubblica. Ma anche qui c’èun nodo: finché avremo capacità ecce-dentarie su scala globale nel settore indu-striale e nei servizi, le imprese avranno

difficoltà a investire, e ovviamente anchead aumentare i prezzi. Tale situazionecomporta un latente rischio di deflazione. Finora sembra tuttavia che la voglia di con-

sumo degli americani non sia diminuita.

Certo, ma questo dipende dalla situazionefavorevole sul mercato immobiliare.Quali sono le ragioni di questo boom? L’ab-bassamento dei tassi e le conseguenti possibilità di rifinanziamento, mai così con-venienti. Nell’anno in corso questa circo-stanza consente agli americani di rispar-miare circa 200 miliardi di dollari. Gli effettisono di fatto pari a quelli di una riduzionefiscale.E cosa succede con questi soldi? Finora so-no sempre confluiti nel consumo. L’attualeflessione della fiducia, tuttavia, implica il ri-schio che vengano destinati al risparmio. Amio avviso, il boom del consumo e degliimmobili negli Stati Uniti non durerà a lungo.Negli ultimi mesi ci si è compiaciuti di lodare

i pregi degli investimenti alternativi. Anche

questi prodotti, tuttavia, hanno ottenuto

rendimenti in parte negativi. Tutto sommato

non sarebbe meglio investire in liquidità?

In media i nostri investimenti alternativi sono stati leggermente positivi. Dobbiamoperò ammettere che, a seconda della mo-neta, la performance è stata più o menouguale a quella della liquidità. La principaledifferenza sta nel fatto che chi punta su un prodotto hedge fund ben gestito è inte-ramente investito sui mercati e ha quindil’opportunità di realizzare profitti oltre lamedia. Proprio gli hedge fund, rispetto alle azioni,

non godono di una reputazione particolar-

mente buona. Questa è l’ironia della sorte; apuntare sugli hedge fund, infatti, sono generalmente manager di grande esperien-za che sanno esattamente ciò che fanno e sono altresì in grado di proteggere i fondida eventuali collassi. Negli ultimi tre mesiabbiamo spuntato rendimenti positivi prati-camente in tutti i nostri prodotti hedge fund.Sono certo che nei prossimi anni la reputa-zione di questi strumenti cambierà.Come valuta l’andamento dei mercati per il

prossimo futuro? Sui mercati azionari assisteremo presto a una ripresa, che tut-tavia sarà di brevissima durata. Troppi investitori aspettano che i corsi salgano del10–15 per cento, per poi liquidare le posi-zioni maggiori. Seguirà un periodo di due–treanni senza una chiara tendenza rialzista.Cosa consiglia agli investitori in questo sce-

nario? Prodotti alternativi che possanosfruttare con flessibilità le opportunità intutte le categorie d’investimento. Di conse-guenza, quest’inverno lanceremo un inve-stimento con i nostri migliori gestori dihedge fund, che perseguono le cosiddettestrategie global macro. Per i prossimi 12–18 mesi sarà il mio prodotto d’investi-mento preferito.

«Oggi è decisivo gestire il rischio in modo dinamico»Il capo analista Burkhard Varnholt parla della mancanza di fiducia sui mercati e della necessità di rimanere investiti con prodotti alternativi. Intervista a cura di Daniel Huber, redazione Bulletin

«Gli USA possono dare impulsi all’economia conmisure di politica fiscale.»Burkhard Varnholt, Head Financial Products

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Paesi candidati all’UEMDanimarcaGran BretagnaSvezia

Paesi membri dell’UEMBelgioGermaniaFinlandiaFranciaGreciaItaliaIrlandaLussemburgoOlandaAustriaPortogalloSpagna

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Credit Suisse Bulletin 5-02 41

WEALTH MANAGEMENT TOPICS

Il Nord Europa segue la luce dell’euroNel freddo Nord il dibattito sull’euro si è di nuovo infiammato. Probabilmente la Svezia entrerà a far partedell’Unione monetaria nel 2006, forse fungendo da apripista per la Danimarca. La Gran Bretagnapresumibilmente attenderà oltre. Hans-Peter Wäfler, Economic & Policy Consulting

42 Credit Suisse Bulletin 5-02

Il primo test dell’euro si è già svolto. Nelgiugno 2002 la cittadina gallese Llangollenper una settimana si è autoproclamata prima zona eurofila della Gran Bretagna,permettendo così di pagare in euro alle100 000 persone giunte da tutto il mondoper assistere al tradizionale festival musi-cale di Eisteddfod. Alcuni negozianti hannoaccettato con disponibilità la valuta euro-pea, altri non ne hanno voluto sapere e han-no invocato fedeltà alla sterlina. Forse lasperimentazione non sarà stata un succes-so su tutti i fronti, ma i media hanno datoun risalto senza precedenti al festival musi-cale di Llangollen, con tanto di troupe televisive europee, americane e asiaticheche hanno fatto balzare agli onori della cronaca la prima località britannica che,seppur temporaneamente, ha fatto parte di Eurolandia.

Il forte interesse mediatico dimostra cheil dibattito sull’adesione di Gran Bretagna,Svezia e Danimarca all’Unione monetariaeuropea (UEM) è tornato in auge. Nell’au-tunno del 2002 la Danimarca aveva rifiuta-to la partecipazione, contagiando, con il

proprio euroscetticismo, anche Svezia eGran Bretagna. Nel frattempo sono entra-te in circolazione banconote e monete ineuro, e il temuto caos non si è verificato.L’Unione monetaria ha dato quindi grandedimostrazione di serietà, guadagnandosiuna crescente stima nel Nord Europa. In

Danimarca e Svezia la maggioranza dellapopolazione è a favore dell’euro, mentreanche in Gran Bretagna, pur rimanendo inminoranza, la schiera degli eurosostenitorisi sta infoltendo (si veda il grafico in bassoalla pagina 43).

Una scelta affidata alla popolazione

In tutti e tre i paesi la decisione sull’ade-sione all’UEM è soggetta a referendum po-polare. Quindi con l’aumento della popola-rità dell’euro sono cresciute anche lespeculazioni su luogo e data delle prossimevotazioni. Il più chiaro fino ad ora è statol’eurofilo premier svedese Göran Persson,che già all’inizio dell’anno ha presentato unpossibile piano di marcia per la partecipa-zione all’UEM, prospettando un referendumin primavera o in autunno del prossimo an-

no, a cui potrebbe seguire un’adesione nel2005. Tony Blair è altrettanto convinto:sembra che anche il primo ministro inglesepreveda una votazione sull’euro nel 2003.Appare invece più reticente il governo da-nese. Dopo il rifiuto di due anni fa la Dani-marca non vuole più fare da spartiacque.

Eurolandia li accoglierebbe a braccia aperte

L’Unione monetaria beneficerebbe del-l’adozione dell’euro della Gran Bretagna,della Svezia e della Danimarca, pertanto i tre paesi sarebbero i benvenuti. Vantanofinanze pubbliche sane, un basso tassod’inflazione e tassi d’interesse contenuti. Itre supererebbero brillantemente l’esame deirelativi criteri di convergenza di Maastricht,ovvero il passaporto per l’Unione monetaria(si veda il grafico in fondo alla pagina 43), percui una loro partecipazione costituirebbe unsegnale di ulteriore consolidamento dellafiducia nell’UEM.

Per i candidati del nord Europa l’aspettovalutario è di carattere prevalentemente po-litico. L’ultimo referendum sull’euro in Dani-marca ha evidenziato che da una tale deci-sione popolare può scaturire un dibattitofondamentale sulla politica europea, il cherende più tortuoso il cammino degli euroen-tusiasti. Infatti proprio la Gran Bretagna, laSvezia e la Danimarca sono restii alla pro-spettiva di una maggiore integrazione nel-l’Unione europea (UE), assumendo una po-sizione storica, visto che anche in passatoquesti paesi non sono stati propriamente trai pionieri del processo di integrazione euro-peo. La Gran Bretagna nonostante la parte-cipazione all’Unione non è mai stata fau-trice dei trasferimenti di sovranità, orientan-dosi fortemente verso la partnership trans-atlantica con gli USA. La Danimarca nel 1973

più che per convinzione entrò a far parte del-l’UE per considerazioni di natura economica:seguì il suo principale partner commerciale,ovvero la Gran Bretagna. La Svezia, entratatra le file dell’Unione appena nel 1995, si defilò già in occasione del grande passo se-guente verso l’integrazione, l’istituzione del-l’Unione monetaria. Però il trattato di adesio-ne svedese, contrariamente a quello dellaGran Bretagna e alla Danimarca, non preve-deva nessuna clausola di opting-out che la li-berasse, in sostanza, dell’obbligo di aderireall’Unione monetaria. Pertanto la Svezia è te-nuta ad introdurre la moneta unica.

Corsi di cambio nel mirinoL’adesione all’Unione monetaria comporta una conversione in euro della valuta naziona-

le. Il tasso di cambio viene stabilito dagli attuali membri dell’UEM in accordo con i paesi

candidati.

La situazione danese è chiara: la parità con la corona danese (DKK) si attesta a 7,46038

DKK/EUR. In caso di adesione questo rapporto, a pari condizioni, dovrebbe essere man-

tenuto.

La questione si profila meno chiara per quanto riguarda la Svezia e la Gran Bretagna: at-

tualmente per la corona svedese (SEK) sarebbe probabile un cambio tra gli 8,5 SEK/EUR

e i 9,0 SEK/EUR. Il rapporto sterlina inglese – euro dovrebbe essere stabilito tra i 0,65

GBP/EUR e i 0,70 GBP/EUR.

«La Svezia, la Danimarca ela Gran Bretagna sarebberoi benvenuti nell’UEM.»Hans-Peter Wäfler, Economic & Policy Consulting

3 Troverete informazioni approfondite nella pubblicazione «Still cool, but warming up – Denmark, Sweden, UK and the euro.», disponi-bile in tedesco e inglese su Intranet all’indirizzo www.credit-suisse.ch/de/research.

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WEALTH MANAGEMENT TOPICS

La Svezia fa il primo passo

In effetti tra i tre paesi nordici la Svezia pa-re sia davvero la prima ad osare il grandepasso verso l’UEM. In settembre il primo mi-nistro Persson ha vinto le elezioni politiche,garantendo così continuità all’avvicinamen-to all’euro. Persson si consulterà con tuttele forze politiche prima di stabilire una dataper il referendum popolare. Ma la Svezianon soddisfa ancora tutte le condizioni diaccesso all’Unione monetaria: da un lato laBanca centrale europea è dell’avviso che laReichsbank, la Banca centrale svedese,non disponga di sufficiente indipendenzaeconomica, richiedendo quindi una norma-tiva più dettagliata, dall’altro la corona sve-dese (SEK) non partecipa al meccanismo dicambio europeo (SME II). Dal maggio 2000

al settembre 2001 la corona si è deprezza-ta del 18 per cento nei confronti dell’euro,fuoriuscendo dalla banda di oscillazione di+/–15 per cento.

Il crollo della moneta svedese ha contri-buito a fare crescere nuovamente la po-polarità dell’UEM nel paese. Persson con-fida nel fatto che questo stato d’animo perduri. In tal caso nel corso del 2003 glisvedesi saranno chiamati alle urne. MaPersson ha già anticipato che anche se laSvezia dovesse dare il proprio nulla osta nel2003, non è realistico pensare ad un’inte-grazione prima del 2005. Qualora ci si atte-nesse strettamente al criterio legato ai cor-si di cambio, la Svezia prima di accedereall’UEM dovrà rispettare per due anni lebande di oscillazione previste dallo SME II,

quindi appare più probabile un’adesione perl’inizio del 2006.

Un’eventuale introduzione dell’euro inSvezia potrebbe avere un effetto trainanteanche per la Danimarca. Anche il governodanese è favorevole all’entrata nell’Unionemonetaria, ma al momento non vuoleesporsi troppo. La coalizione di centro-de-stra non detiene la maggioranza in parla-mento e ha bisogno del sostegno del parti-to popolare danese, formazione di destrarefrattaria all’euro.

La Danimarca può stabilire i tempi di adesione

Contrariamente alla Svezia, la Danimarcaha tutte le carte in regola per accedere intempi brevi all’UEM. La corona danese faparte dello SME II dal 1999 e si è mostratamolto stabile nei confronti dell’euro. Vistoche il paese è pronto per la moneta unica,può permettersi di attendere le mosse del-

la vicina Svezia: infatti, anche fissando unadata non imminente per la consultazionereferendaria riuscirebbe ad introdurre l’eu-ro con la Svezia nel 2006.

Tony Blair fa i conti con gli oppositori

È invece improbabile che anche la GranBretagna entrerà nell’UEM nel 2006. Blairè a favore di un’adesione tempestiva perrafforzare il ruolo del suo paese in seno al-l’UE, ma la maggioranza del popolo britan-nico frena i suoi entusiasmi. Inoltre il pre-mier dovrà sottoporre la pianificazione delreferendum al ministro delle finanze GordonBrown, che prevede di presentare entrogiugno una relazione sulle conseguenze fi-nanziarie di un’eventuale adesione all’UEM.

Uno dei punti focali in Gran Bretagna ri-guarda lo sviluppo dei corsi di cambio, vistoche la sterlina inglese, come la corona sve-dese, non fa parte dello SME II. Dopo l’in-troduzione dell’euro nel 1999, le quotazio-ni della sterlina nei confronti della monetaunica sono fortemente cresciute. L’indebo-limento segnato quest’anno costituisce unargomento a favore degli eurosostenitori: ilvantaggio sul fronte delle esportazioni con-dizionato dalla svalutazione della sterlinarende più rosee le prospettive di adesioneall’UEM. Ma probabilmente Blair commet-terebbe un errore se decidesse di indire leelezioni sull’euro già nel 2003. Presumibil-mente dovremo attendere fino alla metà deldecennio perché la moneta unica possaavere la meglio in questo paese. Solo allo-ra si potrà dare inizio all’era dell’euro inGran Bretagna

La popolarità dell’euro in rialzo anche al nordDai sondaggi emerge che l’euro ha superato il momento di maggioreimpasse tra l’opinione pubblica. Fonte: Eurobarometer

Buoni voti all’esame dei criteri di MaastrichtPer quanto riguarda le finanze pubbliche, l’inflazione e i tassi d’interesse, Gran Bretagna,Svezia e Danimarca sono allievi modello. Ma la Gran Bretagna e la Svezia non partecipanoancora allo SME II. Fonte: Credit Suisse

Tasso d’inflazione Tassi a lungo Deficit pb. Debito pb. Partecipazionein % termine in % in % del PIL in % del PIL SME II

12 mesi fino a luglio 2002 2001 2001 2000/2001

Valore di riferimento 3,0 6,9 –3 60

Danimarca 2,2 5,1 +2,5 44,5 si

Svezia 2,6 5,3 +4,8 55,9 no

Gran Bretagna 1,2 4,9 +0,9 39,0 no

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primavera2002

Eurolandia

Svezia

Danimarca

Gran Bretagna

Hans-Peter WäflerTelefono 01 333 28 08, hans-peter.waefler@csfs.com

Breve profilo della LPP Le prestazioni di vecchiaia dipendono dall’avere di vecchiaia, che a sua volta si compone dei versamenti dei dipendenti e del datore di lavoro, come pure degli interessi maturati sui loro contributi.L’ammontare di questa remunerazione riveste un’importanza cruciale: ipotizzando un tasso d’interesse del quattro per cento, alla fine di un processo di risparmio lungo un arco di 40 anni i redditidi capitale sono altrettanto importanti dei contributi versati dai salariati e dal datore di lavoro.

LPP

Averi di vecchiaia

Prestazioni di vecchiaia

1

1

Redditi dicapitale

Accrediti divecchiaia

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WEALTH MANAGEMENT TOPICS

La previdenza professionale svizzera è vista,agli occhi del mondo, come un modello esem-plare. Il primo pilastro assicura il minimo esi-stenziale, il secondo, insieme al primo, il te-nore di vita abituale, mentre il terzo copre ilfabbisogno individuale che trascende gliobiettivi prestazionali precitati. Il principio deitre pilastri come insieme ha saputo affer-marsi, rivelandosi una formula vincente. Maa dispetto di tutti i riconoscimenti, esso deveessere conformato alle mutate realtà econo-miche e sociali, un imperativo che si applicasoprattutto alla previdenza professionale.

Un tema che oggi accende gli animi è iltasso d’interesse minimo con cui le cassepensioni devono remunerare gli averi del se-condo pilastro. L’annuncio dato dal Consigliofederale circa la riduzione del tasso d’inte-resse minimo, rimasto immutato al quattroper cento dal 1985 a questa parte, e l’inten-zione di flessibilizzarlo in futuro, ha colto mol-ti di sorpresa ingenerando un sentimento diincertezza. Quali cambiamenti si accompa-gnano a una flessibilizzazione? Quale impat-to produce sulle rendite?

Il provento d’interessi è sottovalutato

Il finanziamento delle prestazioni di vecchiaiadel secondo pilastro avviene con il sistema acapitalizzazione, nel quale la remunerazioneriveste un’importanza cruciale. Alla fine delprocesso di risparmio articolato su un periododi circa 40 anni, già con una remunerazionedel quattro per cento la componente degli in-teressi è altrettanto importante dei contributiversati dai dipendenti e dal datore di lavoro.

Per le casse pensioni, il tasso d’interes-se minimo rappresenta un rendimento chedevono realizzare in ogni caso. Nel sistemaodierno, questa performance obbligata as-sume una rilevanza prioritaria: se il tasso mi-nimo è fissato a un livello eccessivamentebasso, la pressione obbiettivata alla perfor-

mance subita dagli enti previdenziali è troppodebole, con il rischio che a dispetto di un oriz-zonte d’investimento assai lungo, soprattut-to dei salariati più giovani, le casse pensioninon colgano sistematicamente le opportunitàdi rendimento che si offrono nel lungo perio-do. Viceversa, una remunerazione minimasmisuratamente elevata costringe gli istitutidi previdenza ad adottare una politica d’in-vestimento più gravida di rischi che accrescela probabilità di una copertura insufficiente.Inoltre, una garanzia minima non può esige-re più di quanto renda il mercato.

La varietà delle formule complica la procedura

Dopo le drastiche correzioni dei corsi osser-vate dalle borse e la conseguente evapora-zione delle riserve per fluttuazioni presso gliistituti di previdenza e assicurativi, le cassesono però confrontate con l’ultima situazionedescritta: devono corrispondere più interes-si di quanti il mercato consenta oggi di inca-merare. Ciò ha spinto il governo a conformaremaggiormente in avvenire il tasso d’interes-

se minimo al contesto di mercato. Invero esi-ste una moltitudine di possibilità di formula-re una normativa sul reddito minimo. Vi sonomargini di manovra nella definizione dellegrandezze di riferimento, riguardo all’am-montare del tasso, al periodo al quale essodeve riferirsi, oppure ancora alla periodicitàdell’adeguamento. In particolare l’interroga-tivo teso a sapere a quali valori di riferimen-to vada improntata la flessibilizzazione solle-va attualmente un dibattito controverso.p Modalità nominali o realiContrariamente ai valori di riferimento nomi-nali, le soluzioni reali offrono all’assicurato unriparo esplicito contro l’inflazione e assicuranola conservazione del potere d’acquisto, ma nonconsiderano direttamente la situazione sulfronte degli investimenti delle casse pensioni. p Indici collettiviGli indici collettivi adottati come grandezze diriferimento per il tasso minimo riflettono l’evo-luzione e le prospettive di rendimento di va-rie categorie d’investimento, rappresentan-do così una sorta di portafoglio benchmark.Il rischio consiste nei condizionamenti che taliportafogli sono suscettibili di esercitare sugliofferenti: costoro potrebbero essere spintiad allineare rigidamente la loro politica d’in-vestimento alla composizione del benchmark.p Rendimento di un impiego privo di rischiScegliere il rendimento di un’obbligazione alungo termine della Confederazione comegrandezza di riferimento offre la certezza chele casse pensioni non devono esporsi a in-vestimenti rischiosi. Vi è tuttavia il pericoloche con gli averi di vecchiaia forzatamenteaccumulati gli istituti di previdenza siano po-co incentivati a mettere a disposizione del-l’economia un capitale di rischio sufficiente.Di più, gli assicurati si vedrebbero sfuggirela possibilità di incamerare i potenziali red-diti realizzabili nel lungo periodo con investi-menti più rischiosi.

Secondo pilastro: urge una maggiore flessibilitàIl Consiglio federale intende abbassare e flessibilizzare il tasso d’interesse minimo, valore di riferimento fondamentale nella previdenza professionale. Ma come dev’essere definito l’ammontare della remunerazione? David S. Gerber e Alex Beck, Economic & Policy Consulting

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«Alle casse pensioni iltasso fisso sta stretto.»David S. Gerber (a sinistra) e Alex Beck

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WEALTH MANAGEMENT TOPICS

p Forma relativizzataLa remunerazione minima può essere su-bordinata alla media dei rendimenti messi asegno dagli operatori del mercato, con il be-nefico effetto che l’assicurato consegue,con il suo avere di vecchiaia, un rendimentoche non è spiccatamente superiore o infe-riore alla media delle altre casse pensioni.Per contro, lo svantaggio è costituito daglieffetti condizionanti nella politica d’investi-mento. Si teme che questo stato di cosesfoci in una standardizzazione della politicad’investimento fra gli offerenti, ciò che – allaluce dell’attuale deficit d’informazioni e del-l’eterogeneo panorama di casse pensioni –sarebbe un’opzione comunque improponibi-le, in quanto i redditi effettivamente introita-ti dagli istituti di previdenza non sono noti o comparabili fra loro.p Evoluzione dei salariIl tasso d’interesse minimo potrebbe esserecorrelato all’evoluzione dei salari. Lo svan-taggio di un simile meccanismo di adegua-mento risiede nel fatto che il salario – e quin-di anche il tasso d’interesse minimo – variaindipendentemente dalle possibilità d’inve-stimento, ciò che potrebbe comprometterel’equilibrio finanziario del secondo pilastro.

Accanto alla scelta del valore di riferi-mento e alla determinazione del tasso d’in-teresse minimo, un altro parametro di riferi-mento è dato dal periodo al quale si riferiscela remunerazione minima. Più lungo è l’in-tervallo di tempo prescelto, più ampio è lospazio di manovra a disposizione degli entiprevidenziali nell’ambito della politica d’inve-stimento. Infine vi sono margini di azione an-che con riferimento alla periodicità dell’ade-guamento. Più sollecito è l’adeguamento,più agevole ed efficace è l’allineamento alcontesto di mercato corrente. Viceversa, ilmutamento senza soluzione di continuità diquesti parametri normativi fondamentali ge-nera minore trasparenza ed è molto più di-spendioso per gli istituti di previdenza.

Valori di riferimento: una contesa aperta

La determinazione del tasso d’interesse mi-nimo è tuttavia imprescindibile da una mag-giore considerazione delle condizioni quadroeconomiche, poiché la funzionalità del siste-ma può essere garantita soltanto se la re-munerazione minima è più strettamente cor-relata alle possibilità d’investimento che sioffrono sui mercati finanziari. Ciò non signi-

fica però che l’avvenire debba necessaria-mente riservare prestazioni di vecchiaia piùmodeste, bensì che a seguito di una flessi-bilizzazione gli assicurati dovranno prevede-re oscillazioni reddituali più ampie e accetta-re una minore pianificabilità delle prestazioniprevidenziali. Ma anche gli specialisti non so-no concordi sul meccanismo da adottare aifini della flessibilizzazione e quali valori di riferimento economici considerare a questoproposito. Una causa decisiva va ricercatanel fatto che il contestuale orientamento al-le possibilità d’investimento e la garanzia delpotere d’acquisto non devono essere con-gruenti e nella prevalenza dei casi danno ori-gine a un conflitto di obiettivi insolubile, conl’effetto di scatenare le polemiche attorno altema della flessibilizzazione e di ostacolare laricerca di una soluzione formale soddisfa-cente per tutte le parti da inserire nella nor-mativa sulla previdenza professionale.

Una concorrenza efficiente risolve molti nodi

Una determinazione politica del tasso mini-mo sarebbe comunque estremamente pro-blematica, dato il rischio che interessi priori-tari prevalgano sulla cognizione di causaeconomica. Solo l’implementazione di unmeccanismo regolamentato, orientato a cri-teri oggettivi, consente la fruizione dei pregidi una flessibilizzazione del tasso d’interesseminimo. L’obiettivo della flessibilizzazioneconsiste in una soluzione equilibrata che as-sicuri i vantaggi di un migliore adeguamentoall’evoluzione del mercato e che al tempostesso sia di facile lettura, trasparente e at-tuabile a costi sostenibili.

La lotta per questo valore di riferimentofondamentale evidenzia però che le riformeintese a un orientamento concorrenziale delsecondo pilastro rappresentano un’alternati-va proponibile. Un primo passo nella direzio-ne giusta sarebbe una regolamentazione euna vigilanza uniformi per tutti gli istituti diprevidenza. In più, nel medio periodo una con-correnza efficiente fra offerenti a libera sceltasarebbe uno strumento plausibile nell’otticaeconomica per creare i necessari incentivi diperformance. In un simile sistema, la remu-nerazione minima perderebbe d’importanza econseguentemente anche peso politico.

Alex Beck Telefono 01 333 15 89, alex.beck@csfs.comDavid S. GerberTelefono 01 333 72 65, david.gerber@csfs.com

Come occorre definire la remune-

razione dei patrimoni LPP?

È importante che il tasso d’inte-resse minimo venga a un temporeso flessibile e ridotto. Alla lucedell’odierna situazione del mer-cato, persino una remunerazionedel tre per cento al massimo èpressoché irrealizzabile con inve-stimenti a rischio zero.Quale importo ha distribuito de

facto la Winterthur negli ultimi anni

agli assicurati?

Dal 1985 abbiamo versato agliassicurati circa 12,1 miliardi difranchi, ovvero il 90 per centodei redditi d’investimento; questacifra corrisponde a un rendimen-to medio annuo attorno al cinqueper cento.È sufficiente?

A mio modo di vedere, sì. Peral-tro, i nostri utili dopo imposteammontano cumulati a 1,1 mi-liardi, un importo inferiore allacopertura del capitale proprio di1,2 miliardi prescritta a norma dilegge; per tale motivo occorreattingere a riserve di valutazione.Se avessimo previsto l’attualepersistente tendenza ribassista,avremmo sicuramente costituitoriserve più copiose...Qual è il volume di queste riserve?

Sono calate da un massimo di3,9 miliardi a 900 milioni di fran-chi. La Winterthur soddisfa tutta-via tutte le prescrizioni sulla solvi-bilità statuite dall’autorità divigilanza. I clienti – circa 41000

imprese con 500000 collabora-tori – non hanno nulla da temere.(schi)

«Distribuito il 90 percento dei redditi»Stephan Hegner, responsabile assicurazioni collettive Winterthur Vita

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WEALTH MANAGEMENT PLANNING

Ma che cos’è un semiconduttore? Ecco una semplice definizione: la combinazione ditransistor e altri componenti come conden-satori, resistenze o isolatori su un chip di silicio. L’esponente di gran lunga più celebredi questi prodigi in miniatura è oggi il micro-

processore del PC: gli esemplari di ultimagenerazione accolgono 60 milioni di transi-stor su una superficie di 200 per 200 milio-

nesimi di millimetro. I semiconduttori trova-no anche impiego come chip di memoria.Portabandiera di questa famiglia di prodotti

I semiconduttori sono il lubrificantedel quotidiano contemporaneoMinuscoli nelle dimensioni, eppure di importanza sempre più macroscopica nella nostra vita di tutti i giorni.Tuttavia, benché gli stati industrializzati non possono più vivere senza, il business dei semiconduttori ètutt’altro che facile. Ulrich Kaiser, Equity Research

sono attualmente le cosiddette DRAM (Dy-namic Random Access Memories), che ge-nerano circa il 15 per cento del fatturato an-nuo mondiale dell’intero comparto, pari acirca 140 miliardi di dollari. La nostra vita nonsarebbe più immaginabile neppure senza le

I settori computer e telecom mostrano segni di faticaNel 2000, l’industria dei semiconduttori ha sviluppato un fatturato di 200 miliardi di USD, cifra che nel 2001 si è assestata a 139 miliardi. La variazione delle cifre percentuali è relativa: sono stati prodotti menocomputer e apparecchi telecom e per questo l’elettronica d’intrattenimento e industriale sembra aver guadagnato peso. Fonte: Dataquest, WSTS

Computer

Telecom

Elettronica d’intrattenimento

Elettronica industriale

Automobile

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2000 2001

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cosiddette «Flash Memory»: infatti, telefoni,fotocamere digitali o Personal Digital Assi-stant (PDA) non potrebbero affatto funzio-nare senza di esse. E non da ultimo, anchesulle ultimissime novità industriali sventola labandiera dei semiconduttori, e ne sono adesempio testimoni innovazioni sulle automo-bili come gli alzacristalli elettrici, i dispositividi sicurezza attiva (controllo elettronico del-la frenata e della stabilità) oppure i sensoridi parcheggio.

I semiconduttori significano progresso

Fino a due anni fa, l’industria dei semicon-duttori – anche se molto ciclica – era il set-tore di crescita per eccellenza e poteva van-tare un progresso tecnologico praticamentesenza confronti. La parola ai numeri: negliscorsi 40 anni le dimensioni dei chip si sonoridotte oltre il fattore 1000 mentre le loroprestazioni sono aumentate di oltre 10 000

volte. La miniaturizzazione è un aspetto essenziale soprattutto negli apparecchi por-tatili, poiché grazie a essa possono abbina-re minore ingombro e maggiore praticità auna dotazione sempre più ricca di semicon-duttori e quindi di funzioni.

Tuttavia, la miniaturizzazione dei chip pre-senta anche vantaggi economici per il con-sumatore, specialmente grazie alla mag-giore economicità dei materiali e al miglio-ramento, ormai quasi quotidiano, delle tec-nologie di processo a livello di produzione,fattori che consentono alle società di rag-giungere in tempi relativamente brevi la soglia dei profitti e dunque di abbassare iprezzi di vendita. I produttori di telefoni cellulari sono perciò in grado di proporreprezzi invitanti, e quelli di PC apparecchi piùperformanti allo stesso prezzo.

L’autentico valore aggiunto di un prodot-to viene quindi creato dall’industria dei semiconduttori, mentre in ultima analisi ilplusvalore addizionato da imprese comeNokia o Dell riguarda essenzialmente il design, l’assemblaggio degli apparecchi, ilmarketing e il servizio alla clientela.

Pig cycle e killer application

L’industria dei semiconduttori è molto cicli-ca. Ciò significa che, malgrado l’esistentepotenziale di progresso tecnologico, essa attraversa periodicamente fasi di forte depressione, dovute sostanzialmente a duefenomeni: il «pig cycle» e le «applicazioni kil-

Prezzi: il cliente detta leggeLa competizione tra i produttori di semiconduttori li rende dipendenti dai loro clienti. Quando la domanda cala, essi devono concedere ribassi di prezzoper stimolare le vendite, che possono avvenire persino sotto costo nel caso dei chip di memoria. Fonte: Datastream

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Evoluzionemedia dei prezzi

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%

Crescita mondialedei semiconduttori

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WEALTH MANAGEMENT PLANNING

Samsung è un passo avantiNel quadro di una prudente valutazione del settore, Samsung Electronics (SEC) vanta le

migliori credenziali. Nata nel 1969 dalla fusione tra Samsung e Sanyo Electric, la SEC ha

deciso di specializzarsi in quattro attività primarie: media digitali, semiconduttori, infor-

mazione & comunicazione ed elettrodomestici. Oggi è un’impresa globale con 25 stabili-

menti di produzione e 59 centri di distribuzione in 46 paesi. Al fine di soddisfare, come

nei suoi obiettivi, le elevate esigenze della clientela, la SEC collabora con altri grandi

nomi dell’elettronica (tra i quali Intel, Microsoft, Compaq, Siemens, IDC, Cisco Systems,

Sun Microsystems, Toshiba e Dell). Nel comparto dei chip di memoria (DRAM) Samsung

Electronics ha conquistato la leadership sul mercato mondiale con una quota di oltre il

25 per cento. Lo stesso vale per gli schermi piatti (display a cristalli liquidi TFT). Nella

telefonia mobile figura invece al terzo posto dopo Nokia e Motorola. Ma naturalmente, la

società non è immune alle avversità che colpiscono il settore. Che cosa depone a favore

della sua azione? Al livello attuale, SEC si propone a una valutazione comparativamente

conveniente. A favore della società parlano le sue dimensioni, la qualità e il mix dei pro-

dotti nonché la diversificazione, tutti fattori che la rendono un partner affidabile per i suoi

clienti e che li convincono quindi a pagare un premio per i suoi prodotti. Grazie a una mi-

gliore struttura dei costi – che si riflette favorevolmente sui margini, la SEC è più di un

passo avanti rispetto alla concorrenza.

«Oggi, i produttori di semi-conduttori attendono unaschiarita all’orizzonte.»Ulrich Kaiser, Equity Research

ler». Il primo prende avvio in una fase diboom, nella quale i produttori di chip – afronte di una favorevole situazione di mer-cato – investono in tecnologia e/o nel potenziamento delle capacità. L'intensità dicapitale in questo settore è chiaramente di-mostrata dai costi di un nuovo impianto pro-duttivo, che si attestano complessivamentetra 2 e 2,5 miliardi di dollari. Dalla posa del-la prima pietra all’entrata in funzione dellostabilimento trascorrono fino a due anni, unperiodo nel quale la domanda tende spessoa indebolirsi causando quindi esuberi di capacità e, di conseguenza, un allontana-mento dalla «zona profitti». Il secondo feno-meno è indotto dalla domanda, che conosceun vero e proprio decollo verticale a seguitodel lancio di prodotti assolutamente nuovi,ossia le cosiddette applicazioni killer. Quan-do queste novità diventano normalità, la domanda tende fatalmente a diminuire. Peril telefonino e il PC – due classici esempi dikiller application – la saturazione del mer-cato ha toccato punte estreme e le venditesono ormai sempre più da ascrivere alla sostituzione di apparecchi.Per quanto attiene al business dei compu-

ter, lo stesso CEO di Intel – Craig Barrett –non ha nascosto il suo scetticismo riguardoall’andamento delle vendite nell’imminenteperiodo natalizio. Questa autorevole opinio-ne avvalora le previsioni del Credit Suisse,

che indicano una crescita zero nel 2002 e deltre per cento nel 2003. Lo scenario è pres-soché analogo per i telefoni cellulari, com-parto nel quale è prevista una modesta cre-scita del due per cento nell’anno corrente edel move per cento nel prossimo.

Gli investimenti di sostituzione delle imprese – che nel settore PC rappresenta-no circa i due terzi della domanda – ub-bidiscono al ciclo congiunturale; questo spiega perché attualmente i produttori disemiconduttori hanno il morale sotto i tacchi. In loro aiuto potrà venire solo la tanto attesa ripresa oppure un’applicazionekiller. A questo potrebbe ad esempio candidarsi la TV digitale, ma dapprima dovranno essere create le necessarie in-frastrutture tecniche e le opportune condi-zioni di mercato, prima fra tutte un prezzo«simpatico» capace di dare un forte impul-so alla domanda.

Accelerazione del processo di concentrazione

Il clima difficile per l’industria dei semicon-duttori accelera il processo di concentrazio-ne. Alla luce della struttura assai eterogeneadel settore, è ipotizzabile una riduzione a unmassimo di tre offerenti nei sottosegmentiprodotti standard e componentistica; di-scorso analogo per i microprocessori (Intel,AMD e Transmeta) e per il comparto dei chipdi memoria: Hynix sembra avere i giorni con-tati nel panorama inospitale di oggi, mentremolti dei restanti operatori giapponesi han-no già annunciato la loro ritirata da questobusiness; probabile appare quindi una trilo-gia formata da Samsung Electronics, Mi-cron Technology e Infineon Technologies,insieme ai rispettivi partner tecnologicitaiwanesi. Gli offerenti di nicchia – come iproduttori di chip logici – sembrano inveceavviati a concentrarsi sullo sviluppo e il de-sign, con un’espansione solo moderata del-le loro capacità produttive e un tendenzialetrasferimento di parti della produzione adaziende specializzate in tecnologie di pro-cesso (come la taiwanese TSMC). Nessunaconcentrazione sembra ancora profilarsi perle pure imprese di design a seguito dell’ele-vato grado di specializzazione e della ridottaentità dei loro costi fissi.

Ulrich KaiserTelefono 01 334 56 49, ulrich.kaiser@csfs.com

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112,5Iraq

97,8Emirati Arabi Uniti

96,5Kuwait

89,7Iran

30,5Altri

in miliardidi barili

261,8Arabia Saudita

AreaAsia-Pacifico

America delNord/Canada

Ex URSS Africa Sudamericae Americacentrale

Medio Oriente

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Europa

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Petrolio: in miliardi di barili

Gas: in bilioni di metri cubi

La parte del leone spetta al Medio OrienteAlla fine del 2000 le scorte mondiali di petrolio assommavano a circa 1046 miliardi di barili(ognuno di essi contiene 159 litri di greggio). La maggior parte di queste riserve si trova in Medio Oriente. Le riserve di gas ammontavano complessivamente a 151 bilioni di metri cubi.Stando alle stime, tali scorte dovrebbero bastare per i prossimi 85 anni.Fonte: BP Statistical Review, National Geographic

Nonostante il petrolio, l’economia saudita è malataPer quanto riguarda le riserve di petrolio, l’Arabia Saudita ha un chiaro ruolo guida in Medio Oriente. Ciononostante, l’economia del Paese non fiorisce: l’indebitamento pubblico è enorme, il reddito nazionale lordo pro capite ammonta appena a 10 600 dollariamericani. A confronto, il reddito nazionale lordo degli Emirati Arabi Uniti ammonta a oltre 21100 dollari. Fonte: National Geographic

Il petrolio è una delle principali materie pri-me del mondo. Il prezzo dell’«oro nero» in-fluenza l’economia, la cui crescita incide inmisura significativa sulla nostra vita. La sto-ria degli ultimi trent’anni ce lo dimostra: lacrisi petrolifera del 1973, la caduta delloScià di Persia nel 1979 e la guerra del Golfodel 1991 hanno determinato un aumentoimprovviso del prezzo, con conseguentiripercussioni negative sulla crescita del-l’economia. Ora siamo forse nuovamente difronte a un avvenimento che potrebbe com-portare una nuova esplosione del prezzo edar vita a profondi cambiamenti.

Tale affermazione potrebbe sembraresorprendente. Durante gli anni del boomdella new economy, anche i giornali econo-mici più autorevoli sostenevano che il pe-trolio avrebbe perso il ruolo decisivo per lacrescita dell’economia. Inutile ricordare do-ve si trovi ora la new economy, anche se ciònon vuol dire che abbia i giorni contati. Sen-za dubbio è destinata a essere ulteriormen-te sviluppata. La new economy ha però bi-sogno delle basi consolidate della «vecchia»economia.

Non vi è alcun dubbio che il petrolio con-serverà la sua importanza. In contrasto alleprevisioni dei sostenitori della new techno-logy, nei prossimi decenni il petrolio rivestiràun ruolo addirittura più importante. In ognicaso siamo all’inizio di un’era in cui la poli-

tica internazionale sarà ancora fortementeinfluenzata dalla situazione del mercato pe-trolifero mondiale, poiché la crescita eco-nomica e la stabilità dipendono da un rifor-nimento sicuro di questa preziosa materiaprima. In tale ottica, il Medio Oriente si po-ne ancora al centro dell’attenzione. Questaregione così scarsamente popolata rimaneancora un fornitore di energia che incenti-va in modo decisivo la crescita non solo delmondo occidentale, ma anche dei paesi invia di sviluppo.

Sull’orlo di una crisi

L’importanza assunta dal Medio Oriente po-ne tutte le economie nazionali di fronte anuove sfide. La regione presenta un’ampiagamma di paesi schierati in modo differen-te nei riguardi di un intervento bellico inIraq, con conseguenti grandi potenziali con-flitti tra le nazioni coinvolte circa il modo diprocedere. Questo è l’esempio più eviden-te, ma sicuramente non l’unico. In realtà ilmondo è arrivato sull’orlo di una crisi pe-trolifera, in quanto i rivali e i contendentistanno lottando per difendere la loro posi-zione per i prossimi decenni. Il ruolo mag-giore in questo ambito è quello dell’ArabiaSaudita.

L’Arabia Saudita occupa l’area più vastadella penisola arabica. Questo Paese, il cui nome discende dalla dinastia regnante

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Se il barrel diventa un barile di polvereL’Arabia Saudita è il maggior produttore mondiale di petrolio. Il Paese è però confrontato con numerosiproblemi che potrebbero ripercuotersi sull’intero mercato internazionale. Jeremy Baker, Energy & Basic Resources

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dei Saud, confina a nord con la Giordania, l’Iraq e il Kuwait, si affaccia sulle coste del Golfo fino al Bahrain e al Quatar. A sud-ovest si trovano gli Emirati Arabi Uniti e l’Oman, a sud lo Jemen. Lo Stato è il maggior produttore di petrolio dell’intero mercato mondiale. La sua posizione è mi-nacciata potenzialmente su due fronti: dal-l’interno, da cui potrebbe nascere un’enor-me instabilità, e dalla Russia, che neiprossimi anni potrebbe riuscire a togliere al-l’Arabia Saudita la pole position tra i paesiproduttori di petrolio.

Dalla metà del Settecento la famiglia Al-Saud è al potere sotto varie forme. La fa-miglia reale ha potuto creare una grandericchezza con le sue partecipazioni privatenelle aziende in campo petrolifero. Grazie alfatto di essere il paese con la più elevataproduzione di petrolio al mondo, ha ottenu-to una posizione sul palcoscenico politicomondiale del tutto sproporzionata rispettoalla sua importanza economica.

In passato i rapporti tra l’Arabia Sauditae gli Stati Uniti sono stati buoni e hannoraggiunto il loro apice durante e dopo laguerra del Golfo.

Debito pubblico elevato nonostante il petrolio

Eppure il Paese non ha alcuna prospet-tiva serena per il futuro. Non riesce, adesempio, a costruire un’infrastruttura chesupporti uno sviluppo dell’economia senzautili dal mercato petrolifero. Conside-rato che dispone di entrate ingenti dalla vendita del petrolio, il debito pubblico èchiaramente enorme. Non c’è praticamen-te alcuna crescita economica, il tasso di disoccupazione è alto e la popolazione con-tinua ad aumentare a ritmi vertiginosi. A ciò va aggiunto che al momento il potere al-l’interno della famiglia reale è molto fram-mentato. Il re Fahd è molto invecchiato eindebolito fisicamente a causa di un colpoapoplettico avuto nel 1995. Dal 1998 adoggi il suo successore designato, il fratel-lastro principe Abdullah, ha acquisito un’im-portanza sempre maggiore. Come ulteriorefattore destabilizzante vi è un gruppo in-fluente all’interno della famiglia, guidato dalpiù anziano dei sei fratelli del re. Ciò po-trebbe rendere alquanto complicata la suc-cessione del re Fahd. In ambito politico ilgoverno in carica si vede confrontato con ilgruppo dei conservatori islamici, il quale cri-

Il Medio Oriente fornisce petrolio a tutto il mondoIl Medio Oriente è tuttora il più importante fornitore di petrolio al mondo. Tuttavia, per il merca-to europeo, la Russia potrebbe diventare un serio concorrente. La Svizzera riceve un terzo delsuo fabbisogno dall’Africa. Fonte: BP Statistical Review

75,1 80,8 88

181,2236,8

126,370,8

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Europa AreaAsia-Pacifico

Canada Ex URSS Africa Sudamericae Americacentrale

Messico Medio Oriente

in milioni di tonnellate all’anno

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tica aspramente la presenza di un potereoccidentale che ha l’intenzione di destitui-re il governo di uno Stato confinante.

La famiglia reale è consapevole di questaspaccatura in un periodo così delicato; allostesso tempo è anche chiaro che non puòignorare ancora a lungo i governi occidentali.Questi ultimi, d’altra parte, si mostrano irri-tati per la religiosità del principe Abdullah, mad’altro canto accolgono con grande favore il suo sforzo di cambiare l’Arabia Saudita inun paese governato da istituzioni politicheformali. Lo stesso principe Abdullah era mol-to sospettoso nei confronti degli Stati Uniti,ma dopo i tragici avvenimenti dell’11 set-tembre 2001 ha dato prova di avvedutezzapolitica ripristinando un rapporto di armoniacon gli americani. Questo, però, senza ol-traggiare l’opposizione dei gruppi islamici,che desiderano mantenere l’attuale statusquo e che sono alquanto scettici nei confrontidegli Stati Uniti.

Una guerra guidata dagli americani con-tro l’Iraq con i membri della famiglia realeancora coinvolti in lotte di potere, si po-trebbe rivelare come un evento catalizzato-re che causerebbe un enorme tumulto po-litico, con la conseguenza di una perdita dipotere da parte della famiglia reale a favo-re dei fondamentalisti islamici. Una tale per-dita di potere potrebbe in effetti costaremolto cara agli occidentali, in quanto l’ArabiaSaudita ha ancora una grande rilevanza nel-

l’ambito dell’OPEP e per le nazioni occi-dentali esercita spesso un’influenza positi-va sul mercato petrolifero internazionale.

La Russia minaccia la pole position

Il potenziale pericolo non è solo interno. LaRussia, aspirante al ruolo di assoluto prota-gonista, dispone di una popolazione con unalto livello di formazione perfettamente ingrado di sviluppare le nuove tecnologie. Ciòche le manca ancora per aspirare a svolge-re un ruolo determinante in questo ambitoè lo sviluppo economico. Questo potrebbeperò essere realizzato attraverso l’espan-sione dell’industria petrolifera nazionale conl’aiuto di investimenti esteri. Ne consegui-rebbe uno sviluppo economico molto piùsolido. La rimozione degli ostacoli che inpassato hanno intimorito gli investitori este-ri e la costituzione strategica di riserve pe-trolifere rappresenterebbero una minacciaper l’Arabia Saudita. Inoltre, la nuova aper-tura tra la Russia e l’Occidente, in partico-lare tra Putin e Bush, minacciano la posi-zione dei sauditi.

Il pericolo di un rovesciamento del regi-me iracheno non dovrebbe essere sottova-lutato. Il Paese, dopo un cambio di potere,si aprirebbe. Con gli investimenti esteri siverrebbero a creare nuove infrastrutture pe-trolifere. Anche questo sarebbe per i sau-diti una spina nel fianco.

Considerata la situazione attuale l’oriz-zonte sembra assai scuro. I profeti hannoperò sempre previsto tempi difficili primadell’inizio di una nuova era. Occorre un pe-riodo di instabilità per portare movimentonelle cose e per stabilire un nuovo ordine.

Jeremy Baker telefono 01 334 56 24, jeremy.baker.2@cspb.com

Che influenza ha la situazione

in Iraq sull’importazione di greg-

gio in Svizzera?

Non vi è alcun indizio di una pe-nuria. Un crollo della produzioneda parte dell’Iraq non avrebbe al-cuna seria ripercussione sui rifor-nimenti mondiali. Sarebbe criticoinvece se l’intero Medio Orientecadesse nel vortice di una crisi.Ad ogni modo le incertezze influi-scono sia sul prezzo del petroliogrezzo sia su quello dei prodotti.Attualmente stiamo già pagandoun «premio di guerra».Qual è il grado di dipendenza

della Svizzera dal Medio Oriente?

Percepiamo circa un terzo delnostro fabbisogno di petroliosotto forma di petrolio grezzoche viene lavorato nelle nostredue raffinerie svizzere. Questopetrolio proviene quasi esclusi-vamente dall’Africa. Due terziprovengono da raffinerie euro-pee come prodotto finito. Daquesto si può dedurre che intotale circa il 15–20 per centodel nostro fabbisogno vieneimportato dal Medio Oriente.Quanto tempo dureranno le

scorte?

L’Unione Petrolifera stabilisceper benzina, diesel e olio com-bustibile extra-leggero unascorta obbligatoria di 4 mesi emezzo, per il cherosene di tremesi. A queste si aggiungonoinoltre le scorte dei commer-cianti e dei consumatori. L’oliocombustibile extra-leggero do-vrebbe coprire il fabbisognocomplessivo per un anno. (rh)

«Il rifornimento di petrolio funziona» Rolf Hartl, direttore dell’Unione Petrolifera

«Una perdita di potere da parte dei sauditi potrebbecostare cara all’Occidente.»Jeremy Baker, Energy & Basic Resources

Ogni L.U.C. ha il proprio numero di serie, in quanto per ogni colore del metallo prezioso vengono prodotti unicamente 1860 esemplari.

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SAVOIR-VIVRE

Perché gli uomini sono attratti dagli orologimeccanici? In fondo ogni orologio al quarzoè più preciso. Inoltre, al giorno d’oggi, qual-siasi strumento moderno (computer, telefo-ni dell’ufficio, cellulari) ha un proprio orolo-gio integrato. Non ci sarebbe davveronessun motivo per mettersi al polso un cro-nometro manuale, relativamente impreciso eper di più anche costoso. Chissà, magari ciòche affascina è proprio questa mancanza di

logica. Forse la consapevolezza di spende-re migliaia di franchi per qualcosa di per séinutile dà una sensazione di potere. O è laconsapevolezza di tutto il lavoro che si na-sconde dietro a un orologio meccanico? Ilfatto è che, in ogni caso, da due decenni gliorologi meccanici stanno vivendo un boom.Soltanto la Rolex, ad esempio, consegnaogni anno circa 600 000 esemplari al «Con-trôle Officiel Suisse des Chronomètres».

L’industria orologiera svizzera vende in tota-le circa 2,7 milioni di esemplari l’anno, perun fatturato di pressappoco otto miliardi difranchi.

I costruttori «autentici» sono rari

Strano ma vero, il cerchio si chiude comun-que con lo Swatch. Tra i quadranti della mag-gior parte degli orologi meccanici si trovanoesemplari – o calibri, per usare un tecnicismo

Minuti preziosiPer acquistare uno Swatch bastano 60 franchi. Per un pregiato orologio meccanico questa cifra non èsufficiente nemmeno per il cinturino. Eppure l’industria orologiera, con i cronometri più pregiati, fatturamiliardi di franchi. Come si spiega? Marcus Balogh, redazione Bulletin

Il corretto posizionamento della spirale di Breguet può richiedere fino a un’ora.

informerà bene sul suo cuore ticchettante.Particolarmente ambiti sono i calibri prodottiinteramente nelle fabbriche dello stessomarchio, cosa che avviene tuttavia solo per50 produttori su 600. Il non plus ultra, poi,sono quei calibri frutto di un lungo lavoroquanto più possibile manuale.

Il membro più recente di questa illustrecerchia di produttori «autentici» è Chopard.Fondata nel 1860 da Louis-Ulysse Chopard

e guidata dal 1963 dalla famiglia tedescaScheufele, nel 1996 la Chopard è passataalla produzione propria. Il primo esemplareè costato agli Scheufele diversi milioni difranchi e oltre quattro anni di pazienza. Incambio, oggi, la casa ginevrina vanta un’au-tonomia di produzione che i concorrenti nonosano nemmeno sognare. Unicamente ilvetro, le corone di carica, le guarnizioni e iperni del cinturino di pelle provengono da

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– chiamati Eta 2892 o Valjoux 7750. En-trambi vengono prodotti in grosse fabbrichedel gruppo Swatch. Siccome questi terminihanno un’attrattiva assai modesta, l’industriaorologiera parla più volentieri delle artistichefunzioni supplementari, come fasi lunari ocalendario perpetuo, con cui «accordano» leproprie opere.

Un vero feticista di orologi, dunque, pri-ma di acquistare l’oggetto del desiderio si

«A volte vorrei essere un nano, così potrei indossarei miei orologi.»Paul Gerber e il suo «Retro Twin»

Non ha certo l’aspetto di un recordman.Eppure dietro la facciata riservata di PaulGerber si cela un artista eccezionale. Nel1988 salì per la prima volta alla ribalta quan-do, al Salone dell’orologeria di Basilea, pre-sentò l’orologio in legno più piccolo del mon-do. Ciò non solo gli valse una menzione nelguinness dei primati, ma da un giorno all’al-tro gli fece acquistare notorietà. Ancora og-gi Paul Gerber ironizza: «Non volevo certodiventare famoso. Ho fatto semplicementequello che amo fare: sperimentare cose nuove.»

Recordman per caso

Nel 1993 la voglia di sperimentare e di sco-prire spinge Gerber a un passo coraggioso:vende il suo negozio di orologi e allestisce unatelier nello scantinato di 40 m2 della sua ca-sa unifamiliare. Il suo commento laconico:«Non ero tagliato per passare la mia vita die-tro la vetrina di un’orologeria.» Adesso Ger-ber si è specializzato nella costruzione di oro-logi complessi.

Senza pensare ai prossimi primati, l’arti-giano zurighese crea modelli destinati a farenotizia. In collaborazione con un orafo italia-no, l’abile artista costruisce ad esempio, in3000 ore di lavoro, il primo autentico «My-stérieuse», un orologio in cui non sono visi-bili né il meccanismo né la meccanica e in cuile lancette, due gocce di diamante di 2 e 3carati, sono sospese tra due colonne in cri-stallo di rocca.

Altrettanta fama gli vale poi l’orologio da polso più complesso del mondo. La storia diquesto esemplare comincia nel 1892 nellaVallée de Joux, dove il mastro orologiaioLouis Elisée Piguet crea tre orologi da ta-schino con ripetizione minuti e «Grande etPetite Sonnerie». Due di questi esemplariscompaiono, il terzo invece, nel 1992, divie-ne famoso in modo del tutto insperato. Ilcreatore di orologi Franck Muller lo acquista,

aggiungendogli poi calendario perpetuo confasi lunari, quadrante a 24 ore e termome-tro. Il pezzo unico viene successivamente ac-quistato dal collezionista Lord Arran. Questi,preoccupato dall’eventuale concorrenza, sirivolge a Paul Gerber, affidandogli il compi-to di rendere l’orologio ancora più complica-to. In questi anni vi vengono aggiunte cosìtante funzioni che nella cassa non c’è prati-camente più un millimetro cubo libero, e LordArran non deve più preoccuparsi di potenzialiemulatori.

Gerber reinventa il caricamento

Il più recente capolavoro di Gerber è il«Paul Gerber Retro Twin». Anche questomodello nasconde naturalmente un picco-lo colpo di scena. Per l’occasione, infatti,l’artista di origini bernesi ha creato un mec-canismo di carica in cui due rotori compio-no due movimenti di rotazione sincroni. Perfar questo occorreva rivedere completa-mente forma e posizione delle parti d’oro a18 carati. Per la soluzione di un compitoche sembrava impossibile, Gerber ha ri-chiesto il brevetto.

Costruttore, recordman e brevettatore.Quale sarà la prossima tappa? Forse la ven-dita in grande stile a livello mondiale? Ger-ber sorride compiaciuto: «No grazie! Quelloche voglio è costruire orologi. Ed è ciò chesto facendo adesso. Fino a che le cose stan-no così non vedo perché dovrei lasciare il miobanco da lavoro.» ❙

Il piacere di sperimentareChopard, IWC, Piaget: per qualcuno nemmeno i più pregiati marchi dell’orologeria sono abbastanzaesclusivi. Si consiglia allora una visita a Paul Gerber, paziente artigiano zurighese che abbatte ogni record.

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SAVOIR-VIVRE

fornitori esterni. Il resto viene prodotto inproprio. La base di partenza della cassa èrappresentata da lingotti d’oro grezzi a 24

carati, che vengono fusi all’interno di altiforni propri e legati poi con altri metalli.Allo stesso modo nascono non solo le for-me di base per le casse, ma anche il mate-riale di partenza per ingranaggi, bariletti e rotori.

L’anima oscilla milioni di volte

Complessivamente, a seconda del meccani-smo, vengono prodotti tra i 250 e i 300 ele-menti, che gli orologiai assemblano poi conuna calma apparentemente stoica. Agli oc-chi del profano il loro lavoro rasenta l’incre-dibile. La spirale del bilanciere, un pezzo mi-nuscolo che passa quasi inosservato, ècomposto ad esempio da una striscia sotti-lissima di metallo, dai 5 ai 10 centesimi di mil-limetro di spessore, del peso di circa due mil-ligrammi. Gli orologiai la definiscono l’animadell’orologio, poiché è proprio la spirale ainfondere la vita al microcosmo ticchettante:essa compie infatti 28 800 semioscillazioniall’ora, 345 000 al giorno, 252 milioni al-l’anno. Se la si toglie, il bilanciere compieràancora un movimento, per poi fermarsi defi-nitivamente. Le cosiddette spirali di Breguetvengono prodotte con una tolleranza di millesimi di millimetro sulle macchine più moderne, che tuttavia devono arrendersi da-vanti a un compito. Nel 1795 Abraham-LouisBreguet scoprì infatti che un’estremità ricur-va della spirale le conferisce una notevoleprecisione di oscillazione. Ancora oggi nes-suna macchina è in grado di effettuare que-sta curvatura. Come ai tempi di Breguet,quindi, è tuttora necessaria la mano di unorologiaio esperto.

Apparentemente il tempo non ha importanza

Forse per la fama che li circonda, o per la cal-ma e la concentrazione che vi regnano, neiluminosi atelier di Chopard il tempo sembraessersi fermato. Le opere grezze – o «ébau-ches», come si dice nella Svizzera francese– vengono lucidate a mano, e gli angoli ven-gono smussati. Dopo numerose lavorazioni,le parti metalliche assumono un colore qua-si nero, prima di essere ricoperte da unostrato protettivo di rodio. Sia gli artigiani chei dirigenti sono consapevoli del fatto che, inquesto contesto, eventuali misure di razio-nalizzazione sarebbero inevitabilmente desti-

nate al fallimento. Karl-Friedrich Scheufele:«O siamo una manifattura o non lo siamo.Per noi non esistono vie di mezzo.»

La manifattura ha certamente assicuratoa Chopard un posto nell’olimpo degli orolo-giai. I modelli L.U.C. sono esemplari perfet-ti e vantano un altissimo valore tecnico. È perquesto motivo che, nonostante l’incertezzadell’attuale situazione economica, Karl-Fried-rich Scheufele ritiene possibile un aumentodella produzione annua fino a 10 000 esem-plari. «Il fascino degli orologi meccanici resi-ste, anche se non si può spiegare in modoconvincente. Per quanto mi riguarda sonostupito e affascinato dal fatto che gli orologimeccanici riescano a resistere all’avanzatadell’elettronica. Non è straordinario poter in-dossare un oggetto che, a centinaia di annidalla sua invenzione, conserva intatta la suavalidità?»

Chopard lavora ogni anno circa 3000 chili di oro. Dopo essere stato legato con altri metalli a una temperatura di oltre 1000 gradi, l’oro viene nuovamente fuso in lingotti e destinato allaproduzione degli orologi.

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Ruth Hafen Che segni ha lasciato nella sua

vita il riconoscimento «rivelazione dell’anno

2001»?

Nicola Spirig Mi sono ritrovata al centro del-l’attenzione, sommersa da reazioni tuttosommato positive. È strabiliante – e forseanche un po’ inquietante – pensare aquanta gente mi abbia vista quella sera allaTV. Diciamo che da allora la mia notorietàè in ascesa. Ho fatto molte esperienze, manon posso parlare di effetti concreti diret-tamente quantificabili.Gli sponsor non le hanno dunque spalanca-

to le porte? Per conquistare nuovi sponsornon basta un riconoscimento; è necessariala concomitanza di varie componenti. Tut-tavia non c’è dubbio che questa attestazio-ne sulla mia attività agonistica impreziosi-sca il mio curriculum.Quando è stata eletta giovane promessa del

2001 frequentava ancora il liceo. Come ha

reagito il suo entourage? I miei compagni diclasse hanno sempre ammirato il mio im-pegno nello sport. Ad essere sincera nonho mai fatto propaganda delle comparse inTV e delle gare, prima di tutto perché odiovedermi in video, e poi perché ho sempreapprezzato il fatto di poter essere innanzi-tutto una normale liceale prima che unasportiva. La mia intenzione era quella dimantenere i due mondi separati, anche seormai i miei compagni mi hanno colta inflagrante...Si dice che i triatleti siano degli outsider.

(Sorride) Difficile dirlo. Evidentemente civuole una buona dose di individualismo percrearsi l’ambiente adatto ad emergere. Neltriathlon bisogna essere egocentrici e an-che un po’ egoisti. In gara le cose sono unpo’ diverse: in acqua sono abbandonata ame stessa, non c’è dubbio, ma in seguito

«Il triathlon è una sintesi di lavoro di squadra ed egoismo»In occasione dei Credit Suisse Sports Awards 2001 il pubblico ha designato Nicola Spirig giovane promessa dell’anno. La ragazza corre, nuota e pedala. Obiettivo: le olimpiadi di Atene del 2004. Intervista a cura di Ruth Hafen, redazione Bulletin

Nicola Spirig inanella un successo dietro l’altro

In questi ultimi anni l’atleta ventenne, studentessa in giurispru-

denza, ha collezionato una serie di rimarchevoli successi: dal

1993 al 1999 non ha mancato un appuntamento con i Campiona-

ti svizzeri di triathlon, salendo immancabilmente sul gradino

più alto del podio. Nel 1999 è pure stata campionessa europea

nella categoria juniores, l’anno successivo ha conquistato l’oro

nella classifica generale della Coppa Europa e nel 2001 si è

imposta ai Campionati mondiali nella categoria juniores. Per sa-

perne di più su Nicola Spirig visitate il sito www.nicolaspirig.ch

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Eleggete l’astro nascente del 2002!Ormai giunta alla sesta edizione, il prossimo 14 dicembre si terrà l’attribuzione dei Credit

Suisse Sports Awards. La cerimonia sarà preceduta da un’emozionante preselezione in

Rete: dal 20 novembre al 10 dicembre gli appassionati di sport avranno la possibilità

di designare la giovane promessa del 2002 sul sito www.sports-awards.ch. I tre finalisti –

atleti che nel corso dell’anno si sono contraddistinti per gli eccellenti risultati raggiunti –

si contenderanno la successione della triatleta Nicola Spirig. Chi sarà lo sportivo dal

futuro più promettente? Quale atleta saprà accattivarsi maggiore simpatia? Tutti coloro

che prendono parte alla selezione su Internet partecipano automaticamente al grande

concorso indetto per l’occasione. I premi in palio non lasciano certo indifferenti: un fine

settimana all’insegna della Formula 1 oppure tre giorni ai Campionati mondiali di sci.

Vale la pena di partecipare. L’astro nascente del 2002 verrà eletto durante una serata di

gala al padiglione della BEA di Berna. La manifestazione verrà trasmessa in diretta a

partire dalle 20.05 sui canali TSI2, SF1 e TSR2.

Nel corso della serata il pubblico a casa potrà partecipare all’elezione dello sportivo e

della sportiva dell’anno tramite televoto. Le redazioni della stampa scritta e dei media

elettronici presenterà una preselezione di cinque candidate e cinque candidati. L’esito

del televoto e della preselezione contribuiranno in ragione del 50 per cento ad eleggere

il vincitore. È pure prevista l’elezione dello sportivo disabile e del team dell’anno.

Bulletin mette in palio 3 volte 2 biglietti per la trasmissione in diretta TV. Per i dettagli

rimandiamo al modulo allegato.

cooperare con gli altri può avere dei van-taggi. Io, per esempio, non sono una grannuotatrice e di conseguenza devo potermialleare a due o tre buone cicliste che mipermettano di tallonare i gruppi di testa.Senza aiuto l’impresa sarebbe praticamen-te impossibile. Poi, nella corsa, ci si ritrovadi nuovo soli. Il triathlon è una sintesi di la-voro di squadra ed egoismo.Il suo tallone d’Achille è il nuoto? Sì, ed èper questo che dedico la buona metà delmio allenamento a questa disciplina. In ga-ra le performance s’influenzano a vicenda.Se non do il massimo in acqua, ne risentoin sella e peggio ancora nella corsa. Nonho alternativa: nel nuoto devo assoluta-mente migliorare.Come pensa di riuscirci? Imparando a nuo-tare più in fretta! Al momento vengo segui-ta da un allenatore del club di nuoto Lim-mat, che ha all’attivo il successo di diversiastri nascenti. Si impegna molto e – quelche più conta – con lui nuoto volentieri.Dove trova la motivazione? Se sono su digiri non ho problemi di motivazione. Se fabel tempo è l’allenamento stesso la miavera motivazione. Poter sfrecciare attra-verso un incantevole paesaggio della Fran-cia è un’esperienza unica. Quando la me-teo non è dalla mia mi carico pensandoalle sensazioni che provo in gara. Sonoemozioni profonde. Il pubblico che mi inci-ta o il senso di appagamento quando taglioil traguardo. L’aria che si respira in gara èun condensato di motivazione.Suo padre è anche il suo allenatore. Questa

duplice funzione non le crea dei problemi?

Mio padre mi lascia molta libertà e inoltrec’è il vantaggio che mi conosce come nes-sun altro. Quando rientravo dalla scuola, inpassato, gli bastava un’occhiata per capire

di che umore ero, e così poteva adattarel’allenamento alla situazione. La cono-scenza reciproca è la chiave di volta neirapporti tra allenatore e atleta. Come spor-tivo è facile perdere il senso della misura:o ci si allena troppo o non si fa abbastan-za, senza neanche accorgersene. Più diuna volta mio padre ha dovuto riportarmicon i piedi per terra, visto che ho sempreavuto la tendenza a esagerare.Ha dei modelli? Non concretamente. Nonposso dire di nessuno «vorrei essere così».Nello sport mi piace fare di testa mia. Ingenerale ammiro chi si allena poco pur sa-pendo che gli altri fanno di più. Io non ciriesco. Seguo troppo la corrente. Vorrei

imparare ad essere più ottimista e poterdire a mia volta: «niente paura, le coseprenderanno il verso giusto». Ecco quelloche stimo negli altri.Fra poco inizierà gli studi di giurisprudenza.

Come intende conciliare sport e università?

Il mio obiettivo a lungo termine è la parte-cipazione alle olimpiadi del 2004 ad Atene.Certi sostengono che per vincere bisognaessere professionisti. Secondo me, invece,non bisogna puntare tutto su un’unica car-ta. Non ho intenzione di pensare allo sport24 ore su 24. Inoltre, se necessario, quan-do l’appuntamento con le olimpiadi saràdietro l’angolo, niente mi impedirà di inter-rompere gli studi per un anno.

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to. Ora si tratta di avere la meglio sulla con-correnza anche negli “esercizi liberi”».

A questo punto sorgono lecite alcune do-mande: la candidatura congiunta Austria-Sviz-zera può gettare sul piatto della bilancia il ne-cessario peso politico per convincere i dirigentidella Federazione europea? Questi due paesisono agli occhi dell’UEFA il miglior partner percentrare gli obiettivi di EURO 2008, ossia svi-luppare il calcio europeo e promuoverne l’im-magine? La volontà da parte della Svizzera e

dell’Austria non mancherà certamente: unsondaggio d’opinione rappresentativo, com-missionato dal Credit Suisse, ha mostrato chein entrambi i paesi l’80 per cento della popo-lazione appoggia fermamente la candidatura.In occasione del viaggio d’ispezione, i delegatidell’UEFA hanno potuto convincersi che lacandidatura gode anche del sostegno delleautorità politiche, dell’economia e dei media.Non vi è dunque alcun dubbio: vogliamo cheEURO 2008 sia nostro!

Il calcio di rigore di Antonin Panenka

Dal 1960 in poi, ogni quattro anni il campio-

giungono quelle del Basilea e del Grasshop-pers, società che stanno onorando la Svizze-ra sul palcoscenico del calcio europeo.

Anche la candidatura EURO 2008, ispira-ta al motto «Il meglio del calcio visto da vici-no» e condotta in prima linea dallo svizzeroThomas Helbling e dall’austriaco WolfgangGramann, finora ha proseguito la sua marciasenza intoppi e induce all’ottimismo.

La soddisfazione dell’UEFA

Nel corso del viaggio d’ispezione, svoltosi dal19 al 23 agosto 2002, i delegati dell’UEFA

hanno potuto costatare la validità del pro-getto austro-svizzero. Il responsabile dellacomunicazione Michael Lee e il direttore del-le competizioni Jacob Erel hanno affermatoall’unisono: «Gli austriaci e gli svizzeri ci han-no accolto con grande cordialità e genero-sità. Siamo impressionati da come è stataorganizzata la nostra ispezione. È una candidatura forte.» In precedenza il direttoregenerale dell’UEFA, Gerhard Aigner, avevaelogiato il dossier di 671 pagine consegna-togli il 19 giugno dal Presidente della Fede-razione Austriaca di Calcio (ÖFB) FriedrichStickler e dal Presidente dell’ASF RalphZloczower. Così si esprime sulla candidaturail direttore del progetto Thomas Helbling: «Ilprogramma obbligatorio, ossia il dossier tec-nico e il viaggio d’ispezione, è stato supera-

La nazionale svizzera di calcio è fermamen-te intenzionata a partecipare al campionatoeuropeo che si terrà in Portogallo nel 2004,anno in cui tra l’altro l’UEFA (Unione delleassociazioni europee di calcio) celebrerà icinquant’anni della sua esistenza. Sul cam-mino verso EURO 2004 la compagine elve-tica deve tuttavia fare i conti con due avver-sari di primo rango come la Russia e l’Irlanda,inserite assieme agli svizzeri nel gruppo 10delle qualificazioni. Ma queste due nazioni,oltre ad essere avversari sul terreno, lo sonoanche fuori dal rettangolo di gioco: unita-mente alla candidatura scandinava e ad altritre aspiranti sono infatti agguerriti concor-renti del progetto Austria-Svizzera per l’as-segnazione di EURO 2008.

Per ora possiamo costatare, non senzafierezza, che tutto procede nel migliore deimodi: al campionato europeo U17, tenutosi in maggio, la Svizzera ha conquistato a suondi reti il primo importante titolo della sua sto-ria calcistica. Dal canto loro i giocatori dellaU21, soprannominati i «titani», hanno mo-strato grande carattere e competitività, rag-giungendo le semifinali al campionato euro-peo di categoria disputatosi nel nostro Paese.In tale occasione gli svizzeri hanno ribadito illoro talento organizzativo e dimostrato di nu-trire una grande passione per questo sport.Alle prestazioni delle selezioni nazionali si ag-

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Il sogno sarà presto realtà?Il calcio è semplice: la palla è di forma rotonda, la porta in cui deve finire è rettangolare, il campo pure; e la prossima partita è sempre la più importante. Per il calcio svizzero la partita più importante si disputerà a Nyon il 12/13 dicembre, quando nella sede dell’UEFA si decideranno i destini geografici diEURO 2008. Andreas Schiendorfer, redazione Bulletin

Campionato mondiale in Svizzera:gloria per Herberger e Walter

1954

Europeo in Inghilterra: l’inconte-nibile gioia di Kubilay Türkyilmaz

1996

Punto minimo in assoluto: 83°rango su 197 squadre nazionali

1998

Nuovo programma di formazione:apertura del centro di Payerne

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3 www.austria.switzerland-EURO2008.com3 www.football.ch3 www.swiss-soccer.ch3 www.uefa.com3 www.emagazine.ch

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Candidature 2008

Scozia/Repubblica d’Irlanda

Svizzera/Austria

Bosnia-Erzegovina/Croazia

Ungheria

Grecia/Turchia

Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia

Russia

Paesi organizzatori ■

Francia 1960Spagna 1964

Italia 1968Belgio 1972

Yugoslavia 1976Italia 1980

Francia 1984Germania 1988

Svezia 1992Inghilterra 1996

Belgio/Olanda 2000Portogallo 2004

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nato europeo di calcio dispensa grandi emo-zioni. Siamo nel 1976: la finale si decide aicalci di rigore. Proprio Uli Hoeness spediscela palla oltre la traversa, mentre Antonin Pa-nenka adagia la sfera con inedita freddezzaalle spalle di Sepp Maier, mettendo il sigillosul trionfo della Cecoslovacchia. Nel 1992 gliabbronzatissimi danesi, rientrati anticipata-mente dalle vacanze, ammessi al torneo al-l’ultimo istante in sostituzione della Yugosla-via e giunti agli europei senza preparazione,con incredibile spensieratezza si aggiudica-no in Svezia il titolo di campioni d’Europa. Enella mente si rincorrono altre immagini in-delebili: il golden goal di Oliver Bierhoff nel1996 allo stadio Wembley di Londra, le leg-gendarie parate di Lew Jaschin nel 1960, latecnica raffinata di Michel Platini nel 1984, illancio della monetina nella semifinale del1968 a favore dei padroni di casa dell’Italia,l’eccezionale istinto del goal di Gerd Müllernel 1972 in Belgio… Non deve quindi sor-prendere che gli appassionati di calcio sviz-zeri, per la prima volta dal lontano 1954, vo-gliano di nuovo ospitare un’importantemanifestazione calcistica.

Un evento sportivo di grande richiamo

Per la Svizzera e l’Austria, EURO 2008 as-sumerebbe grande valenza anche dal puntodi vista economico. I cinque milioni di franchispesi per la candidatura, i cinque milioni as-segnati dalla Confederazione (che tramitel’IVA verranno ampiamente rimborsati) e i167 milioni di franchi contemplati dal pre-ventivo provvisorio per l’organizzazione sa-ranno senza dubbio un investimento profi-cuo. Alla luce delle esperienze acquisite a EURO 2000 in Belgio e Olanda, le partitenegli otto stadi saranno tutte esaurite econsentiranno di vendere oltre un milione di biglietti. Si presume che la metà degli spettatori proverrà dall’estero; questi consu-meranno e pernotteranno sul posto, molti diloro approfitteranno del campionato europeo

per prolungare le vacanze. Entrambi i paesiorganizzatori potranno distinguersi comeospiti accoglienti e aperti, e fare in modo chei tifosi di calcio ritornino più tardi in veste dituristi.

Tuttavia la maggior parte degli spettatorinon prenderà posto sugli spalti, bensì saràcomodamente seduta davanti al televisore.EURO 2000 è stato trasmesso in non meno

di 200 nazioni. Complessivamente, le 31 partite sono state seguite da 10,5 miliar-di di telespettatori. Queste cifre hannoconsacrato il campionato europeo a terzomaggiore evento sportivo-mediatico delmondo, alle spalle dei campionati mondiali dicalcio e dei giochi olimpici estivi: un’inesti-mabile passerella pubblicitaria, un’opportu-nità unica.

La nazionale svizzera guidata da KöbiKuhn viaggia a gonfie vele verso EURO

2004; dopo tre incontri ha messo in car-niere sette preziosi punti e capeggia laclassifica davanti alla Russia. Alla vittoriacasalinga per 4 –1 contro la Georgia èdapprima seguito il magro pareggio 1–1 inAlbania. La brillante vittoria per 2 –1 inIrlanda ha decisamente migliorato le chan-ce di qualificarsi. «A fine 2003 giochere-mo in Georgia», osserva il Segretario ge-nerale dell’ASF Peter Gilliéron. «Perandare in Portogallo dovremo ottenere laposta piena negli incontri casalinghi: il 7 giugno contro la Russia, l’11 giugnocontro l’Albania e l’11 ottobre control’Irlanda».

U21: inizio col botto

La nazionale U21 guidata da BernardChallandes affronta gli stessi avversaridella selezione maggiore. Dopo tre incon-tri e sette punti, anche questa squadra sitrova nella parte alta della classifica. Lavittoria casalinga per 2 – 0 contro la Geor-gia è stata confermata in Albania (0 – 0) ein Irlanda (3 – 2). Pierre Benoit, responsa-

bile della comunicazione presso l’ASF, os-serva: «L’U21 sta lottando con la Russiaper il primo posto del gruppo. Una presta-zione eccellente, se si considera che permotivi anagrafici è orfana di quasi tutti i ti-tani del maggio 2002».

Le donne dell’U19 danno il buon esempio

Nelle ultime settimane anche le selezioniU17, U19 e U19 femminile hanno supera-to il primo ostacolo in vista del campiona-to europeo del 2003. Particolarmentepromettente è stata la performance dellacompagine femminile allenata da Beatricevon Siebenthal, che ha travolto la Molda-via (5 – 0), la Grecia (15 – 2) e l’Ungheria(5 – 0). L’U19 maschile di Martin Trümplerha approfittato di giocare in casa: in Valle-se, a metà ottobre ha superato la Bulgaria(3 –1) e l’Estonia (5 – 0). Ha però perso ilterzo confronto, divenuto privo di signifi-cato, contro la Danimarca (0 –1), propriocome era successo in settembre alla nuo-va U17 di Yves Débonnaire contro Israele(1– 4). In precedenza, i detentori del titoloavevano superato l’Armenia (2 –1) e l’Islanda (2 – 0). (schi)

Cinque nazionali, la stessa metaPerché aspettare EURO 2008? Cinque squadre vogliono qualificarsigià per i prossimi campionati europei della rispettiva categoria.

EURO 2008: lancio ufficiale dellacandidatura congiunta

14/15 agosto 2001

U17 in festa: la Svizzera conquistail primo importante titolo

10 maggio 2002

Campionato europeo U21: la Svizzera vince e convince

16–28 maggio 2002

EURO 2008: a Nyon sidecideranno le sorti

12/13 dicembre 2002

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Sigla editoriale

Editore Credit Suisse Financial Services, Casella postale 2, 8070 Zurigo, telefono 01 333 11 11, fax 01 332 55 55 Redazione Daniel Huber (dhu) (direzione), Marcus Balogh (ba) (wealth management),Ruth Hafen (rh) (sponsoring), Andreas Schiendorfer (schi) (attualità), emagazine: Andreas Thomann (ath), Martina Bosshard (mb), Michèle Luderer (ml), Michael Schmid (ms), Segreteria di redazione:Sandra Haeberli, telefono 01 333 73 94, fax 01 333 75 96, indirizzo e-mail: redaktion.bulletin@credit-suisse.ch, Internet: www.credit-suisse.ch/bulletin Progetto grafico www.arnolddesign.ch: Karin Bolliger, Adrian Goepel, Urs Arnold, Andrea Brüschweiler, Maja Davé, Benno Delvai, James Drew, Alice Kälin, Annegret Jucker, Andrea Studer, Monika Isler (assistenza) Traduzione Servizio linguisticodi Credit Suisse Financial Services, Zurigo: Francesco Di Lena, Benedetto Baldini, Sylvia Bottarin, Michele Bruno, Alessandra Maiocchi, Antonella Montesi, Roberto Negroni Inserzioni Yvonne Philipp,Strasshus, 8820 Wädenswil, telefono 01 683 15 90, fax 01 683 15 91, e-mail yvonne.philipp@bluewin.ch Litografia Denz Lith Art AG, Berna Stampa NZZ Fretz AG/Zollikofer AG Commissione diredazione Othmar Cueni (Head Affluent Clients Credit Suisse Basel), Claudia Kraaz (Head Corporate Communications Credit Suisse Financial Services), Eva-Maria Jonen (Customer Relation Services,Marketing Winterthur Life & Pensions), Christian Pfister (Head Publishing Credit Suisse Financial Services), Fritz Stahel (Credit Suisse Economic & Policy Consulting), Burkhard Varnholt (Head FinancialProducts), Christian Vonesch (responsabile area di mercato clientela privata Zurigo), Claudia Grüter (Head Private Clients Offers, e-Solutions) Anno 108 (esce sei volte all’anno in italiano, tedesco efrancese). Riproduzione consentita con l’indicazione «Dal Bulletin di Credit Suisse Financial Services». Cambiamenti d’indirizzo vanno comunicati in forma scritta, allegando la busta di consegna originale,alla vostra succursale del Credit Suisse oppure a: Credit Suisse, KISF 14, Casella postale 600, 8070 Zurigo

La presente pubblicazione ha come unico scopo quello di informare. Essa non va interpretata né come un’offerta né come un invito del Credit Suisse ad acquistare o vendere titoli. I riferimenti alle performancepassate non sono in nessun caso una garanzia per un futuro andamento positivo. Le analisi e le conclusioni riportate dalla pubblicazione sono state elaborate dal Credit Suisse; è possibile che, prima dellaloro comunicazione ai clienti del Credit Suisse, esse siano già state utilizzate per transazioni di società del CREDIT SUISSE GROUP. Le opinioni riportate in questo documento sono quelle elaborate dalCREDIT SUISSE GROUP al momento della stesura e sono suscettibili di modifiche. Credit Suisse è una banca svizzera.

Agenda 5/02Principali appuntamenti dell’im-pegno culturale e sportivo di Credit Suisse Financial Services

BIENNE28.11 All Blues Jazz Classics: Jan Garbarek Group, Palais des CongrèsERDMANNLISTEIN10.11 Campionato svizzero dicorsa d’orientamento a squadreGINEVRA7–17.11 Esposizione floreale«Floralies Internationales» alla50a fiera commerciale, Palexpo17.12 All Blues Jazz Classics:Bobby McFerrin, Victoria HallLOSANNA13.11 All Blues Jazz Classics:Joshua Redman Elastic Band,MétropoleLUCERNA3.11 All Blues Jazz Classics: Joshua Redman Elastic Band,Centro cultura e congressiLUGANO12.11 All Blues Jazz Classics: Joshua Redman Elastic Band, Palazzo dei CongressiSAN GALLO27.11 All Blues Jazz Classics: Jan Garbarek Group, TonhalleSCIAFFUSA2 – 18.11 Schaffhauser Fotowochen, centro culturaleSommerlust e altre sediZURIGO23.10 – 30.11 «Benvenuto Cellini», Opernhaus10.11 Musiche dal mondo:Septeto Santiaguero, Moods imSchiffbau24.11 Musiche dal mondo: Tyva Kyzy – Oberton Frauen-power, Moods im Schiffbau15.12 Musiche dal mondo: PalmWine Music, Moods im Schiffbau

Piattaforma per lamoda giovaneIl prossimo novembre Ginevrarinnoverà per la quarta volta l’ap-puntamento con la Credit SuissePLATeFORM, la manifestazioneche offre a giovani designer ro-mandi la possibilità di mostrare le loro creazioni a un vasto pub-blico. La prima serata è intera-mente dedicata alla moda sviz-zera. Oltre ai partecipanti alconcorso sarà presente anche lavincitrice del Credit Suisse PrixBolero Larissa Kramer, che avràl’opportunità di far conoscere lapropria collezione. Il sabato serasarà dedicato alla «british fa-shion». Chi vorrà fare una pausatra una sfilata e l’altra potràintrattenersi in uno dei bar adia-centi e speculare sul nome delconcorrente che, per la sua col-lezione, porterà a casa i 15 000

franchi che spettano al vinci-tore del Prix Credit Suisse PLATeFORM. (rh)

Ridere, antidoto contro la depressioneChi vuole contrastare la malinconia novem-brina evitando di rifugiarsi nei farmaci anti-depressivi può affidarsi a una felice alterna-tiva: la terapia della risata. In questo ultimostralcio dell’anno non mancano le manifestazioni dedicate allo humor:oltre ai Comedy Festival di Zurigo, Gossau, Lucerna e Berna, che siterranno in ottobre e novembre, in dicembre avrà luogo l’ArosaHumor-Festival, evento ormai ancorato nella tradizione e organizzatonel bel mezzo dell’arena sciistica. Fra i partecipanti di maggior spiccodell’undicesima edizione del festival di Arosa figurano Marco Rima,Ursus e Nadeschkin nonché i geniali fratelli del «Chaostheater»Oropax. Accanto ai volti più noti si esibiranno molti altri artisti dellarisata, tutti quanti da scoprire. (rh)Comedy Festival di Zurigo, dal 30.10 al 3.11, Kaufleuten; Comedy Festival di Gossau, 6 e 7.11, Fürstenlandsaal; Comedy Festival di Lucerna, dal 7 al 10.11, Kleintheater/Schüür/ABCmixx; Comedy Festival di Berna, 11 e 12.11, Käfigturm; Arosa Humor-Festival, dal 6 al 15.12, teatro-tenda presso laTschuggenhütte/Casino di Arosa. Ulteriori informazioni al sito www.comedyfestival.ch e www.humorfestival.ch

Leggenda della chitarra jazzNato nel 1930, il chitarrista Jim Hall calca da oltre cinque decenni il palcoscenico deljazz. Il «tranquillo americano», noto per il suosound particolarmente sensuale, morbido e purtuttavia dotato di una grande forzaespressiva, funge da ispiratore e da esempioper altri rinomati chitarristi come Pat Metheny,John Scofield e Bill Frisell. Negli anni più

recenti si è distinto anche quale compositore e arrangiatore, attivitàche nel 1997 gli sono valse il premio «New York Jazz Critics CircleAward for Best Jazz Composer». La sua creazione musicale è contrassegnata da una profonda passione per la sperimentazione e l’improvvisazione. Nel suo concerto zurighese, l’unico in Svizzera,sarà accompagnato dal leggendario bassista Charlie Haden. La serata sarà aperta da Enrico Pieranunzi, il grande pianista italiano che ama attraversare la frontiera tra musica classica e jazz. (rh)All Blues Jazz Recitals: Jim Hall e Charlie Haden.16.11 Tonhalle di Zurigo. Ulteriori informazioni al sito www.allblues.ch

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64 Credit Suisse Bulletin 5-02

LEADER

Daniel Huber L’automobile ha segnato la sua

vita. Senza auto non esisterebbe la «suc-

cess story» Bob Lutz. Da dove deriva que-

sta sua passione?

Bob Lutz Si può dire che è nata con me.Fin dall’infanzia sono sempre stato circon-dato da auto interessanti. Il fratello mag-giore di mio padre possedeva un’Alfa Ro-meo Zagato del 1935, poi una Delahaye4 litri. Un altro fratello guidava una di que-ste Talbot Lago a forma di goccia. E an-che mio padre aveva un debole per le autoesclusive.Lei ha conseguito un master generico in

Business Administration. Cosa l’ha tenuto

legato per 40 anni al mondo delle auto?

L’industria automobilistica, più di ogni al-tro settore industriale, unisce in sé grossicapitali, produzione in serie e, quello checonta, una componente creativa. In uncerto qual modo la produzione di auto èun’arte popolare. Frigoriferi e televisori fi-niscono nelle case, dove nessuno, se noni proprietari, li può più vedere. L’auto, in-vece, rispecchia il suo proprietario e peranni resta in circolazione come una scul-tura a quattro ruote. Dopo essere partito a sette anni per New

York con i genitori, è ritornato da solo in un

collegio di Losanna per la maturità... No,non era un collegio. Era un normalissimoliceo cantonale. L’ex consigliere federaleChevallaz, da poco scomparso, era il mioinsegnante di classe. Dove alloggiava? In una pensione. È statomolto più divertente. Io e i collegi non sia-mo mai andati troppo d’accordo.E perché dopo la maturità è andato negli

Stati Uniti, nell’US Marine Corps? Eppure i

suoi genitori erano già tornati a vivere in

Svizzera. È stato un accordo tra me e mio

padre. Dopo che in Svizzera mi avevanocacciato dalla casa di educazione di Glaris-egg, mio padre si fece consigliare da uninvestment banker americano, colonnellodei Marine Corps nella Seconda GuerraMondiale. Mio padre venne da me e midisse: «Ti offro un’ultima possibilità. Ades-so andrai a Losanna. Ti pago la pensionee tutto il resto. In cambio tu, dopo la ma-turità, farai domanda nei Marines.» Se sipensa che pretendeva questo da me du-rante la guerra di Corea, si capisce chedoveva essere abbastanza disperato.Quando poi ho superato l’esame di matu-rità la guerra era già finita, ma sono anda-to ugualmente.Per quanto tempo? Ho prestato servizioattivo per cinque anni come pilota di jet, ein quel periodo sono diventato capitano.Ciò mi ha procurato alcune difficoltà conla direzione militare federale, che sonostate poi risolte.L’industria automobilistica non ha più se-

greti per lei; ha cominciato con la GM, per

passare poi alla BMW, alla Ford, alla

Chrysler e adesso di nuovo alla GM. Da

dove deriva questa irrequietezza? Non midefinirei un personaggio semplice. Non mi è mai piaciuto adeguarmi. Non appenavenivo a trovarmi in un ambiente in cuinon riuscivo, parzialmente o totalmente, a realizzare le mie idee, ho sempre cer-cato qualcos’altro. Come processo diapprendimento è stato estremamenteimportante. Ogni ditta ha i propri punti diforza e il proprio modo di fare le cose. In quest’ottica sarebbe davvero interes-sante vivere in eterno senza dover rispet-tare alcuna clausola di non concorrenza.Come si va al cinema a vedere questo oquel film, potrei dare un’occhiata in tutte

le ditte interessanti e imparare nuovecose.Quali altre case automobilistiche le piace-

rebbe conoscere? Ho sempre desideratolavorare un paio d’anni alla Honda o allaToyota. Sarebbe stata un’esperienza enor-memente utile. Purtroppo adesso è troppotardi.Eppure un anno fa, a 69 anni, è subentrato

a un 55enne. È forse l’inizio di una nuova

era, in cui l’esperienza conta di nuovo qual-

cosa? Io rappresento l’inizio di una moder-na tendenza che dà importanza non soloall’età anagrafica, ma anche a quellamentale, nonché al livello individuale dienergia. Un altro esempio è il 68enneAlan Gilmore, che la Ford ha richiamatodopo otto anni di pensione. È molto inte-ressante anche vedere da dove deriva l’i-dea di fissare l’età pensionabile a 65 anni.La proposta fu di Bismarck, che promiseal popolo tedesco un riposo pagato. Soloche, allora, l’aspettativa media di vita diun tedesco era di 48 anni. Tutti pagavano,ma solo pochi potevano usufruire dellapensione, magari per 5 anni o poco più.Adesso ci sono sempre più persone chevivono oltre i 90 anni. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da

una rapida ascesa e da un’altrettanto rapida

discesa della new economy. Come ha vis-

suto questo periodo in veste di rappresen-

tante di una delle economie più vecchie?

Personalmente ho sempre distinto tra real(vera) e fake (falsa) economy. Non ho maicapito cosa avesse di più la new economy.Cosa c’è poi di così rivoluzionario nell’or-dinare via Internet della verdura o un pani-no, se poi tutto deve essere consegnatocon un’auto? In fondo è quello che facevaanche mia madre già negli anni Trenta e

«Sarebbe interessante vivere in eterno»Lo scorso anno la General Motors ha richiamato il 69enne Bob Lutz dalla pensione nominandolo capo delreparto sviluppo. Il leggendario manager svizzero dovrebbe dare nuovo impulso allo stanco motore della piùgrande casa automobilistica del mondo. Intervista a cura di Daniel Huber, redazione Bulletin

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Bob Lutz: « Io rappresento l’inizio di una moderna tendenza che dà importanza non solo all’età anagrafica, ma anche a quella mentale.»

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LEADER

Quaranta. È proprio questo il problema difondo. La gente non ha capito che Inter-net non è altro che un’estensione del te-lefono.Nel frattempo milioni di investitori si sono

accorti dell’errore, spesso a caro prezzo.

Sono stato per molti anni nel comitatodella School of Business Administrationalla University of California. Negli anniNovanta venne popolato da un numerosempre maggiore di 30–35enni multimilio-nari che nel programma di studi volevanoinserire corsi del tipo «Come fondare unaditta Internet». Non riuscendo a far valerele mie obiezioni, ho deciso di dare le di-missioni. Prima però ho messo nero subianco, in una lettera, tutte le mie rifles-sioni. Ne ho ancora una copia.A quando risale questa lettera? È del 1998.E con grande tempismo, non appena labolla è scoppiata, dalla California è ar-rivata una lettera che diceva: ci manca ilsuo saggio consiglio. Devo dire che hoprovato un certo compiacimento infantile. Lei è la dimostrazione che anche nella old

economy si può guadagnare un bel po’ di

soldi. Il suo patrimonio è stimato tra i 500 e

i 600 milioni di franchi. Sciocchezze. Devetogliere almeno uno zero. Per un impiegato è pur sempre una somma

straordinaria. Lo ammetto, non è poco.Per guadagnare così tanti soldi bisognaessere impiegati in una casa automobili-stica sull’orlo del fallimento, com’eraallora la Chrysler. Non c’erano né i soldiper un salario vero e proprio né tanto-meno partecipazioni agli utili. In cambioc’erano opzioni in abbondanza. Tieni,eccoti altre 200 000 opzioni. È così che

andavano le cose. E nessuno credeva che queste opzioni avrebbero mai avutovalore. Ma c’era comunque una certamotivazione. Chiunque poteva immaginarequanti soldi rappresentassero. Il titolodoveva soltanto risalire dai 10 dollari diallora a 60–70 dollari. Alla fine ognuno dinoi possedeva dalle 500 000 alle 600 000

opzioni. Io ne avevo addirittura un milione,ad un valore medio che si aggirava intornoai 20 dollari.E quando le ha vendute? Per fortuna diediascolto al mio consulente finanziario.Quando il titolo raggiunse i 75 dollari eroancora fermamente convinto che avrebbesuperato i 100. Lui invece mi diceva sem-pre: Bob, non appena hai messo insieme

un discreto guadagno, vendi. Possiamoinvestire il denaro altrove. Fu un ottimoconsiglio.Alla GM, per quanto riguarda le opzioni,

la situazione non dovrebbe essere così

promettente. No. Le azioni della GM

non sono mai soggette ad oscillazioni delgenere, come succedeva invece allaChrysler. Secondo la sua logica, quindi, attualmente

alla GM dovrebbe esserci abbastanza dena-

ro per un giusto salario. Quanto guadagna?

Circa il doppio di quanto guadagnavo allaChrysler. Ma è inutile che ci giri troppo in-torno. Sono cifre che appaiono anche nelrapporto di gestione. A seconda del bonussugli utili, quest’anno dovrebbe essere in-torno ai due milioni di dollari. Lei è stato reclutato anche per dare un

impulso creativo alla GM. Quali sono se-

condo lei le caratteristiche di un buon

motivatore? Innanzitutto deve conoscere il proprio mestiere, altrimenti non puòessere d’esempio per gli altri. Inoltre devepossedere una buona dose di entusiasmoe soprattutto spiccate doti comunicative.È questo il problema di George Bush.Vanta enormi capacità intellettive, ma tro-va difficoltà nell’esprimere le proprie idee.Tutto il contrario di Bill Clinton, che se-condo me ha capacità intellettive netta-mente inferiori. Nella sua carriera ha già superato alcune

crisi. Quali sono gli elementi determinanti

in queste situazioni? È come nell’ippica.Non tutti i cavalli sono adatti nella stessamisura per tutte le discipline. Ci sonocavalli per il salto, cavalli da corsa e cosìvia. È così anche per il management.Quando una ditta è in crisi, non può averealla guida un amministratore che procedecome se niente fosse. C’è bisogno di uncapo che apra il cofano, prenda la casset-ta degli attrezzi e cominci a riparare ilguasto. E soprattutto c’è bisogno di qual-cuno che sia in grado di prendere deci-sioni impopolari. Per far questo non devedare troppo ascolto agli altri. Certo nonpuò fare totalmente a meno di ascoltare,ma ci sono sempre persone che dicono:ma in questo reparto abbiamo semprefatto così, e questo non possiamo farlo,per questa o quella ragione. In una crisioccorrono dirigenti che si sappiano im-porre.

«In una crisi c’è bisogno di un capo che non diatroppo ascolto agli altri.»Bob Lutz, capo dello sviluppo della General Motors

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Figlio di un banchiere, pilota di jet, magnate dell’autoRobert Anton Lutz nasce nel 1932 a Zurigo. Nel 1940 la famiglia si trasferisce a New York,

dove il padre, il banchiere Robert H. Lutz, partecipa alla costituzione della prima filiale este-

ra del CS. Il piccolo Robert diventa ben presto Bob, acquisendo la doppia cittadinanza.

Dal 1954 al 1959 presta servizio come pilota di jet nell’US Marine Corps. In seguito studia

economia alla University of California a Berkeley. Nel 1963 inizia la carriera nell’industria

automobilistica, alla GM di New York. Seguono Opel, affiliata europea della GM, BMW, Ford

e Chrysler. Qui diventa il numero due di Lee Iacocca e resta fedele alla ditta anche quan-

do viene sorprendentemente dimenticato al momento di designare il successore di

Iacocca. In seguito alla fusione di Daimler e Chrysler, nel 1998, Bob Lutz rassegna le di-

missioni. Lo scorso autunno Richard Wagoner, capo della GM, lo richiama alla vita lavo-

rativa. A 69 anni Bob Lutz diventa capo dello sviluppo e responsabile per il Nord America

della più grande casa automobilistica al mondo.

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