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uper omnia charitas FONDAZIONE SACRA FAMIGLIA ONLUS Abbiamo cura delle persone disabili SOC - DICEMBRE 2012 - Poste Italiane Spa - spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Milano “Buon Natale e tanto futuro a voi!”

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Periodico della Fondazione Sacra Famiglia

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In copertina: Parte del Presepe realizzato dall’artista di

Cesano Boscone Alfredo Caputo.

N. 5 - Dicembre 2012

u p e romnia

charitasEDITORIALELa luce splende nelle tenebre

SPECIALE� Il futuro di VillaSormani� I corsi APA salutein movimento� I gruppi deigenitori del SantaMaria Bambina� La storia diMarialuisa e Arianna� Maria Vitina si racconta daSettimo

AGENDA

GOCCE D’ORODonazioni e lasciti

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FONDAZIONE

SACRAFAMIGLIAONLUS

Abbiamo cura delle persone disabili

PRIMO PIANO� Don Gnocchi, unesempio attuale� Gesù è qui vicino..arriva il Natale� Gli “Amici” dellaSacra ripartono conGaravaglia

SCIENZA� Il medico deidisabili� La degenerazionemaculare senile

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IL PUNTO� Il convegnosull’Alzheimer� La visita del GranMaestro di Malta� Le ceramistedella Thun neinostri laboratori� I bambinidell’asilo alla SacraFamiglia� Una svolta storicaper il comitatoparenti

SOMMariO dicembre 2012

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)EditorialE

dicembre 2012 � SoC)

di Don Vincenzo Barbante*

La Luce spLende

nelle tenebre“Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto re-sta della notte?” (Is. 21,11). La notte buia è squarciata da ungrido. La notte con i suoi fantasmi e le sue paure. La nottedelle solitudini e delle angosce. La notte senza calore, che dàcorpo alle inquietudini. La notte delle attese che sembranonon avere mai fine. La sentinella sta al suo posto a vigilaresulle nostre paure, a proteggere le nostre speranze. Porta consé un sapere: ancora una volta, presto, l’albaverrà e poi il mattino e sarà di nuovo giorno.“Viene il mattino, poi anche la notte; se vo-lete domandare, domandate, convertitevi, ve-nite” (Is. 21,12).Per Israele l’attesa sembrava non dover maiavere fine. Troppe le delusioni, troppe le fa-tiche e le prove. Un destino ineluttabile fat-to di sottomissione, di ingiustizie e prevarica-zioni sembrava riservato al popolo santo.Anche per il giusto la perseveranza appariva una ingenuaostentazione di fede colma di illusioni. A lui, ai profeti erariservata questa domanda: “quanto resta della notte?”.Lasciate le porte della città avevano ripreso il cammino.Erano bastate quelle poche ore trascorse a Gerusalemme perconvincersi che sarebbe stato meglio non ritornarvi.Gerusalemme aveva il fascino di tutte le città, colori, vita-lità, qualche bel palazzo e poi la reggia e soprattutto il suo tem-pio austero e imponente, ma anche l’ennesimo re i suoi cor-tigiani e quell’odore acre di intrighi e ipocrisia che circon-da il potere, e poi i commercianti assetati di affari e denaro,e quel nugolo di mendicanti e poveracci convenuti da ognidove. Se l’erano svignata in tutta fretta, saturi di quellaumanità priva di sogni, gelosa delle proprie vanità e sospet-tosa, e per riguadagnare tempo avevano accettato di sfida-re la notte e le sue tenebre: la speranza non poteva essere ab-bandonata nelle strette vie di quella città. Sì, meglio lanotte: fredda, oscura, con i suoi pericoli e i suoi silenzi, neiquali senti solo il palpitare del cuore che accompagna il rit-mo del respirare. La notte delle attese, dei passi incerti,della fede nonostante tutto.E d’improvviso apparve, nuovamente, la stella. La guida, ilconforto, l’amica. Non fu più timore, né solitudine: chi ve-

gliava sulla loro avventura, non li aveva abbandonati.Nessuno aveva mai contato i passi o le tribolazioni, le ore tra-scorse o gli affanni, tanto più ora. “Quanto resta della not-te?”, nemmeno questo contava più: la meta era vicina e pre-sto il cammino avrebbe trovato il suo esito. Lontano dalla cit-tà. Per chi aveva occhi per vedere.“Un bimbo avvolto in fasce, adagiato in una mangiato-

ia” (Lc. 2,12)Fu silenzio, gioia, commozione, un’incrociar-si di sguardi e di sentimenti.“La luce splende nelle tenebre e le tenebrenon l’hanno vinta” (Gv. 1,5)L’attesa di un popolo, tutta l’umanità, si eraconclusa, per chi aveva occhi per vedere.L’alba del nuovo giorno era finalmente appar-sa, per chi aveva occhi per vedere.A volte quando penso ai nostri giorni, al cli-

ma pesante che si respira per le strade della nostra “città”, al-le sue povertà morali e materiali, a tanta ipocrisia che per-vade i luoghi del potere, sento dentro di me la stessa ansia einquietudine dei magi a Gerusalemme. Crisi è il nome del-la notte: solitudine, impotenza, un freddo penetrante, per-sistente. “Quanto resta della notte?”.Non bisogna esitare, occorre riprendere il cammino, ridareslancio alla speranza, credere. Credere con tutte le forze, con-vertire il cuore. Solo così gli occhi potranno vedere: “La lu-ce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”.“Per tutti nasce Gesù. Nasce per coloro che credono e percoloro che affermano di non credere; nasce per chi lavora,soffre, spera di costruire un mondo migliore e per quanti,stanchi e delusi, vivono lo smarrimento e l’angoscia. A tut-ti è offerta la felicità del Natale, tutti possono accogliere ilVerbo, la Parola di Dio fatta carne, tutti possono aprire leporte affinché noi diventiamo, in Gesù figlio del Padre, fi-gli di Dio. Forse, in questa notte nella quale le sentinelle gri-dano di gioia perché il Verbo si è fatto carne, inizia per qual-cuno di noi un viaggio nuovo, al quale dovremo restare fe-deli” (C.M. Martini, Omelia della notte di Natale, 1993)A tutti, Buon Natale. �

*Presidente della Fondazione Sacra Famiglia

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C’erano una volta i padri fonda-tori. Quelli che trovavano il

coraggio di costruire grandi opere de-dite al prossimo. Quelli che racco-glievano i poveracci dalle strade e seli portavano a casa, e poi mettevanoinsieme donazioni e lasciti e volonta-ri e suore, e col tempo edificavanoistituti che si prendevano carico deidisabili, degli orfani e dei vecchi. Sichiamavano don Carlo Gnocchi, donLuigi Monza, don Giovanni Calabriao don Domenico Pogliani, furono pre-ti, uomini in prima fila, senza troppeschizzinoserie né ambizioni di potere,fondarono istituti di cura e accoglien-za che durano tutt’oggi, anche se a fa-tica, stretti da un lato dalle forbicidella spending review e dall’altro dal-la burocrazia di uno Stato sempre piùesigente. Settimana scorsa è stato ilterzo anniversario di beatificazionedi uno di loro, don Carlo Gnocchi, acui è stato anche dedicato un piccolomuseo inaugurato in via Capecelatroa Milano. Siamo andati ad intervista-re Mons. Angelo Bazzari, il Presidentedella Fondazione don Gnocchi.

Ricorre il terzo anniversario di beati-ficazione di don Carlo Gnocchi, e po-chi giorni fa è stato inaugurato un mu-seo a lui dedicato. In che modo la fi-gura di don Carlo Gnocchi è ancoraattuale ai nostri giorni e può dare uninsegnamento nella società di oggi e inparticolare a giovani e famiglie?Scherzosamente ogni tanto dico: sequesti nostri fondatori, don Orione,don Calabria del Cottolengo, donGnocchi e don Pogliani fondatoredella Sacra Famiglia, fossero vissuti og-gi, li arresterebbero tutti, con le rego-

le e le norme sempre più dettagliate edesigenti che vengono espresse. I nostrifondatori invece sono riusciti a coniu-gare la provvidenza con la previden-za, affrontando i problemi del lorotempo. Pensando a questo capiamocome la contemporaneità di donGnocchi vale anche sul piano opera-tivo perché non è stato un navigato-re solitario, non si è fatto carico da so-lo di tutti i problemi derivanti dallaviolenza suprema che è la guerra, maha cercato di coinvolgere le istituzio-ni civili ed ecclesiali. La guerra, dice

Don Carlo Gnocchi un esempio attuale

� Stefania Culurgioni

Mons. Angelo Bazzari, Presidentedella Fondazione Don CarloGnocchi

Nell’intervista con Mons. Angelo Bazzari, Presidente della Fondazione,abbiamo parlato di etica, bene comune e del Natale

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lui in un suo scritto, ha disfatto l’uo-mo, adesso bisogna restaurare l’uo-mo, rifare l’uomo, e nel rifacimentodell’uomo, cioè del suo equilibrio per-sonale e sociale, occorre il contributodi tutti, un messaggio così non puònon essere baciato dall’attualità, per-ché don Gnocchi era un educatore na-to e ha trascinato i giovani del suotempo dentro in un pellegrinaggioeducativo molto efficace, condivi-dendo con loro i momenti gioiosi dicultura ed educazione strutturata nel-le scuole e altri momenti invece diapocalisse nella guerra e nelle landerusse e sulle frontiere montenegrine egreco albanesi della seconda guerramondiale. Per cui oggi è una figuranon da museo quasi nostalgico di unpassato prezioso da chiudere in unoscrigno ma è un museo vivo e dinami-co da riproporre oggi ai nostri ragazzi.Avremmo bisogno di questi uominiperché stiamo vivendo in una schizo-frenia e manchiamo di una capacità dimordere il reale, di stare dentro nellecose, di costruire davvero la presenzanon solo come testimonianza ma an-che una presenza costruttiva del benecomune in questo Paese.

La crisi investe le famiglie, i singolie le istituzioni e anche il sostegno del-lo Stato subisce forti contrazioni checomportano tagli significativi dei fi-nanziamento alle attività di Enti co-me la Fondazione don Gnocchi.Come è possibile affrontare questa si-tuazione? Come pensa sia possibilemantenere un livello adeguato diqualità delle proprie prestazioni inpresenza di questa riduzione dei con-tributi pubblici?Se guardiamo al panorama attuale deisoggetti che tentano di rispondere aibisogni essenziali della salute ma an-che ai desideri di una qualità di vita,il panorama oggi è composto dalloStato, da un mondo profit e da un

mondo che chiamiamo non profit. Ilproblema è integrare, non quindi so-stituire, surrogarsi, perché le tre gam-be del tavolo devono tenere tutte.Noi siamo collocabili, per storia, tra-dizione, nell’area non profit perché dauna parte dobbiamo mantenere le fe-deltà con il nostro passato quindi conchi ha fondato le nostre istituzioni,dall’altro dobbiamo declinarle nel-l’oggi. Quali sono le modalità che noidobbiamo usare? Non vedo le cose inmodo allarmistico e catastrofico, manel problema vedo un’opportunitàche è quella di fare prevalere una spe-ranza affidabile, fare delle analisi rigo-rose e cercare di trovare le forme perfar scattare la consapevolezza dei no-stri dipendenti, la solidarietà funziona-le ad un bene comune che dobbiamoin qualche modo conservare e pro-muovere altrimenti l’alternativa di-venta anche per noi un’alternativapiuttosto dura e forte ma non pensoche siamo condannati ad arrivarci.

Grandi scossoni minano la sanitàlombarda, oltre alla spending review,vicende come quella che ha coin-volto l’ospedale San Raffaele di

Milano che ha avviato una procedu-ra di licenziamento di 244 ammini-strativi suscitano molti interrogativi,in particolare sotto il profilo etico.Cosa significa per lei servire il benecomune?Intanto mentre citiamo il SanRaffaele citiamo solo la punta di uniceberg che in Italia è profondo. Nonsi riesce più a reggere o comunque agarantire una qualità di servizio cherisponda alla dignità umana perché siragiona solo in termini economici eda una parte abbiamo uno Stato checontinua a chiedere di migliorare am-bienti, strutture, tecnologie più avan-zate per poter seguire la qualità e dal-l’altra non ci si mette più ai tavoli peradeguare le rette ai costi effettivi matutto viene all’insegna del meno, bi-sogna tagliare tagliare tagliare, questoè l’imperativo categorico. Detto que-sto, mi pare che in questa crisi ci siaun equivoco, dove si continua a pen-sare che l’etica sia una spalmatura,una specie di lifting sul mercato. Iovedo che ci sono delle grandi multi-nazionali che spremendo i propri ope-ratori al dio moloch che è il guadagnoe il profitto si accorgono però che

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quella linea non è sufficiente per mo-tivare chi lavora e hanno bisogno diaggiungerci, di spalmarci una mano disolidarietà, così si inventano forme diresponsabilità sociale, poi se diventa-no foglie di fico o una linea di perse-guimento lo vedremo in seguito. Noiinvece, come mondo no profit, siamoper natura e vocazione statutaria in-sediati proprio su questa responsabi-lità sociale e perseguiamo il bene co-mune che non è soltanto il beneaziendale, ma è il bene delle personenella loro integralità e totalità che sirivolgono a noi. E allora noi interpre-tiamo l’etica non come un’aggiunta,ma come una chiave interpretativadello stesso mercato. Se esso si fondasolo sulla meritocrazia rischiamo di di-videre le persone o impostare soltan-to carrieristicamente un percorso ge-rarchico che alla lunga divide, se in-vece facciamo prevalere quello chenon si può mettere a libro paga, cioèla gratuità, il senso di appartenenza,questi sono i valori aggiunti. Questoè per me il perseguimento del benecomune che non è la sommatoria deisingoli beni ma diventa appunto unbene che vale per tutti in manieraequa e solidale e universalistica. Senon riusciamo a lavorare su queste le-ve io credo che il contenimento deicosti, la razionalizzazione organizzati-va non saranno sufficienti a farci bai-passare questa crisi ma occorrerà ri-spolverare questi valori, immetteredentro nel corpo sociale questo flus-so sanguigno di motivazione socialeperché davvero si torni a pensare in-sieme al meglio, fare di più ma farloinsieme.

Sta arrivando il Natale: le chiedouna riflessione sul suo significatoalla luce degli accadimenti di piùstretta attualità. Anche il BeatoCarlo Gnocchi si è trovato ad opera-re in tempi difficili, ma certamente

caratterizzati da un contesto cultura-le più omogeneo e forse più attentoal mondo della fragilità. Oggi assistia-mo a uno sgretolamento dell’etica apartire dalla stessa classe dirigente(corruzione, evasione..) A suo giudi-zio il Natale cosa può indicarci, a co-sa ci richiama?Rifacendomi ai pensieri e all’inse-gnamento di don Gnocchi credo chele due leve a cui ci richiama il Natalee su cui lui lavorava erano il Dio cri-stiano incarnato, non partorito dallanostra fantasia o collocato fuori daquesto mondo, ma un Dio che non hafatto finta di farsi prossimo, si è fattoprossimo davvero e ha vestito non inmaniera stagionale la nostra umanitàe ha inaugurato una condivisione pie-na dell’uomo, questa l’idea madre echiave che ha spinto don Gnocchi nelsociale, la traduzione di un Dio tra-scendente che è dentro la realtà quo-tidiana. La seconda leva che ha utiliz-zato è stata quella di dire come spen-dersi in questa direzione e su questa li-nea: ossia abbiamo un Dio che non èOnnipotente ma va a finire solo epovero in canna su una croce e quin-di la croce è la risposta al senso del do-lore, al significato della sofferenza,non l’ha affrontato dando risposteteoriche, si è caricato su di sé questaumanità e la risposta è stata quella del-la condivisione. Queste le due leve sucui ha lavorato don Gnocchi, e quin-di contestualizzando tutto questo al-l’interno del Natale, c’è la voglia di ri-

partire: se noi riusciamo a cogliere diDio quello che ci insegna, l’oltre, il dipiù, il diverso, l’altro con la A maiu-scola, tutto quello che facciamo va be-ne, se lo facciamo in linea e ritmato daquesti principi, ma dobbiamo sem-pre avere in mente un orientamentolungo. Se dovessi tradurre con un’im-magine queste mie idee direi che oc-corre che ci attrezziamo del cannoc-chiale per guardare sempre più lonta-no, e sempre oltre, e sempre alto. E nelfrattempo, l’altro strumento è di uti-lizzare, insieme al cannocchiale, lalente d’ingrandimento che non ci fastare solo alla superficie delle cosema ci manda in profondità trivellan-do davvero i cuori. Qui BenedettoXVI nella sua enciclica sulla Carità di-ceva: dobbiamo vedere i bisogni del-l’uomo col cuore, non solo con gliocchi seppur potenziati dal collirio,ma vederlo invece con il cuore, conslancio, partecipazione, emozione,quell’ingolfamento di sentimentiumani che ci rimpastano con l’uo-mo. Il Natale ci insegna che non c’èdiscriminazione fra gli uomini conquesto Dio che si incarna e che va amorire su una croce ma ci fa partiredai più fragili e in questi cortei civilio processioni ecclesiali non possia-mo seminare per strada cadaverica-mente nessuno ma trovare il passogiusto per, direbbe don Gnocchi, met-tere delle protesi ai più deboli perchèriescano a camminare anche loro conil ritmo della nostra società. �

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Un museo su don Carlo Gnocchi

Alla fine di ottobre, per il 3° anniversario di beatificazione di don CarloGnocchi, il presidente Mons. Angelo Bazzari ha inaugurato un museo alui dedicato. Il museo si trova presso il Centro Irccs “S. Maria Nascente”,in via Capecelatro 66 a Milano, e raccoglie i tanti piccoli oggetti della vi-ta quotidiana del grande e coraggioso prete: il suo orologio, i breviari, let-tere, scarponi di montagna, foto e anche la Fiat Topolino dell’epoca.

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Il Recital di Natale: Fuori dallaChiesa della Sacra Famiglia, uno

striscione bianco con una scritta rossadice: “Gesù è qui. Apri la porta, e saràfesta!”. Questa frase è un invito.Significa: non aspettare che sia lui acercarti, non aspettare di cozzarci con-tro mentre giri l’angolo. Gesù è ovun-que, ma devi avere occhi per vederlo,e voglia di trovarlo. Questo è anche iltema del Recital di Natale che gliOspiti della Fondazione Sacra Famiglia,gli operatori e i Frati, ideatori e registi,metteranno in scena in queste date: do-menica 16 dicembre alle ore 15 conreplica mercoledì 19 alle ore 10 (inquesta data, ci saranno anche i bambi-ni dell’asilo e studenti di altre scuole trail pubblico). Tra balletti, scene e dialo-ghi, parteciperanno 120 Ospiti del-l’istituto, più gli operatori e i ragazzi delServizio Civile. Quest’anno i prota-gonisti saranno i Magi che, guidati dauna stella, cercheranno il luogo dove sitrova il Bambino.

La mostra del Presepe: Oltre la ve-glia di mezzanotte con la messa diNatale del 24 dicembre, c’è qualco-sa di molto bello che aspetta tutti i vi-sitatori: la mostra di un Presepe (incopertina) realizzato da un artista diCesano Boscone, Alfredo Caputo.Questo signore cesanese ha decisodi dedicare il suo tempo libero e lasua creatività per costruire da zerodelle tavole di legno, che ha dipintoe unito per formare un Presepe.L’effetto scenico è suggestivo, e viinvitiamo tutti all’inaugurazione chesi terrà domenica 23 dicembre alle15 nella cappellina della Chiesa. Inquell’occasione si farà anche una ri-flessione sul Natale, con la lettura ditesti tratti dagli scritti del CardinalCarlo Maria Martini, San Francescoe Santa Chiara, e poi ci saranno i co-ri, i canti e le musiche suonate daManuela Picozzi e la violinista ChiaraMarchesi, educatrice a SettimoMilanese . �

Gesù è quì vicino, devi solo cercarlo

Arriva il Natale: l’appuntamento con il Recital e poi un presepe in mostra con musiche e letture

La Festa dei CentriDiurni in teatroMartedì 18 dicembre alle 10 cisarà nel teatro dell’istituto laFesta di Natale dei Centri Diurni.Con il coro dei ragazzi del repar-to Santa Chiara, musiche e can-zoni di un gruppo di volontari, dioperatori interni ed esterni, lamattinata sarà movimentata edivertente. Non mancate!

La recita dei bimbi aVilla SormaniIn Villa Sormani, appuntamento il20 dicembre alle ore 10 con ibimbi dell’asilo Maria Bambinadi Cesano Boscone che farannouna recita davanti agli Ospiti delcentro. Seguirà un rinfresco.

Venite a visitare il Punto Espositivo dei Laboratori!Presso l’edificio Ex Casa Ancellesarà possibile visitare il puntoespositivo dove saranno presen-tati i lavori realizzati dai nostriOspiti nei laboratori interni di te-rapia occupazionale.Orari: 15 dicembre, 10/13 - 16 di-cembre, 10/12.30 e 14/17 - da17al 21 dicembre 15/16.30 - 22 e 23dicembre, 10/13.Vi aspettiamo numerosi!

� Ufficio comunicazione

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Guardare al futuro, fare squadra e la-vorare affinché sempre più perso-

ne conoscano la Fondazione SacraFamiglia. Approfondire relazioni, dar vi-ta a nuovi contatti organizzando even-ti ed occasioni di incontro.L’Associazione “Amici della SacraFamiglia” si rinnova. Con l’elezione delnuovo Presidente Mariapia Garavaglia,che qui intervistiamo, il gruppo si pre-para a lanciare il suo primo appunta-mento: sabato 19 gennaio, dopo l’assem-blea ufficiale, si incontreranno gli ex di-pendenti. Domenica 20 gennaio sarà lavolta di parenti e volontari.

Senatrice Mariapia Garavaglia, comeè cominciata la sua avventura nellaFondazione Sacra Famiglia? La mia amicizia con la Sacra Famiglia ècominciata attraverso Mons. PieroRampi e la Onorevole Maria LuisaCassanmagnago che era stata assessoreai servizi sociali. Erano gli anni ’70, io amia volta facevo l’assessore ai servizisociali a Cuggiono e alcuni invalidigravi li mandavamo qui. Ho sempreavuto un occhio particolare per questaistituzione perché era l’unica che accet-tava i gravissimi. Negli anni la mia ami-cizia è diventata costante. Sono diven-tata ministro della Sanità nel governoCiampi e ho seguito la legislazione so-cio sanitaria, e conoscere la SacraFamiglia mi era importante perché midava un esempio sul campo. Poi sonostata nominata rappresentante dellaFondazione Moneta e sono entrata nel

consiglio di amministrazione: mi hasempre reso molto orgogliosa perchéquesta è una delle istituzioni che fannoMilano grande. Lei è senatrice ed ha avuto un ruolo diprimo piano nella vita politica delPaese: che posizione occupa il temadella disabilità nell’agenda politica di ie-ri e di oggi?Nell’agenda politica il tema della disa-bilità non è una priorità, mi dispiace dir-lo. Vedo che quando si parla delle fami-glie con persone disabili c’è sensibilità,ma quando poi si deve fare un finanzia-mento i soldi non ci sono mai. È unacontraddizione incredibile. Il non pro-fit, l’associazionismo c’è, ma dallo Statoarriva solo burocratizzazione: si devonofare certificazioni continue, visite di ri-chiamo e il fatto che si concedano so-lo pochi euro per riconoscimenti Inps eInail è una cosa avvilente, umiliante.Che cosa si può fare affinché il tema di-

venti “di tutti” e non solo di una nic-chia interessata di utenti?La non autosufficienza sta diventandoun tema di tutti, perché si invecchia etutti abbiamo anziani in casa. Credodunque che sarà proprio la condizionedell’anziano ad illuminare indiretta-mente le difficoltà di sostegno e di assi-stenza di tutti gli handicap, compresiquelli pediatrici. Diventeranno temiprioritari. Da poche settimane lei è diventataPresidente dell’Associazione Amicidella Sacra Famiglia. Come intenderilanciarne il ruolo? L’associazione Amici è la volontà dirappresentare nel presente e nel passa-to tutti coloro che avendo conosciuto davicino l’Ente hanno potuto cogliere lapreziosità di questa istituzione. Essa ser-ve per fare propaganda, pubblicità, pro-mozione a questo ente, a raccontarne laspecificità e l’eccellenza, promuovendodibattiti, incontri, valorizzando l’isti-tuzione con attività di fund raising. Inquanto “amici” abbiamo molte relazio-ni e conosciamo la qualità del servizio,quindi possiamo dilatarne l’eco.L’obiettivo è che da una piccola fiam-mella arrivi un fuoco. Nel primo consi-glio ci siamo detti che alla riunionesuccessiva faremo una programmazioneaffinché il 2013 sia punteggiato da tan-ti appuntamenti. Vorremmo fare qual-cosa di pubblico con le famiglie, vorrem-mo poi che Mons. Pogliani diventassebeato perché dedicarsi agli ultimi è unavocazione evangelica. �

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Gli “Amici” della Sacra Famigliaripartono con slancio

La senatrice Mariapia Garavaglia nominata Presidentedell’ Associazione Amici. Riflessioni, progetti, obiettivi..

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La salute, definita dall’OMS comecompleto benessere fisico, psichico e so-ciale, è ciò a cui il medico tende. In par-ticolare, nel caso di soggetti fragili -come disabili e anziani - l’attività delmedico è essenzialmente di promozio-ne della salute.La medicina orientata al curing (curareper guarire) ha portato la scienza medi-ca a diventare bio-medicina che divideil corpo dalla mente e riduce il sogget-to ad oggetto: l’uomo diventa oggetto distudio, spesso curato indipendente-mente dal suo vissuto personale e dal-le sue interazioni con il curante. Tuttociò ha portato a una medicina semprepiù tecnologica e costosa. Ritenere chetutte le condizioni patologiche siano po-tenzialmente comprensibili, e quindiguaribili, si scontra, purtroppo, conl’esperienza ineludibile del dolore e del-la morte.L’efficacia della bio-medicina ha fatto efa sopravvivere, sempre più numerosi,malati che un tempo sarebbero decedu-ti, con postumi ed esiti invalidanti.L’invecchiamento progressivo della po-polazione ha portato con sé patologienon guaribili il cui impatto epidemio-logico è decisamente consistente.Esistono, pertanto, numerose condi-

zioni patologiche emblema dell’im-potenza guaritiva che l’attuale mo-dello bio-medico mal tollera; condizio-ni, però, di cui il medico può e devefarsi carico. Oggi le RSA e le RSD sono diventateil luogo della cura di queste persone e diqueste patologie e l’integrazione socio-sanitaria, in esse perseguita, fa riflette-re su quali e quante risorse debbano es-sere stornate dalla “terapia che guari-sce” (curing) per destinarle alla curache non guarisce (caring).Per interpretare i bisogni della personadisabile è, di conseguenza, necessario unapproccio multidisciplinare e socio-sa-nitario integrato, commisurato all’indi-viduo e al suo ambiente. La persona disabile non deve essere

considerata solo oggetto di studio, di ri-cerca o di assistenza, ma persona cheesprime esigenze e che attende rispostequotidiane, coordinate ed efficaci. Nella struttura sanitaria, il disabilenon deve sentirsi discriminato, deve in-vece trovare un’assistenza di qualitàche si caratterizza per capacità di acco-glienza e ascolto, efficienza nell’indi-viduare, valutare e curare la sua con-dizione patologica.

Per raggiungerla è necessario che il me-dico abbia una formazione scientifica eprofessionale che lo renda capace di: ❚formulare una valutazione multidi-mensionale della persona, ❚favorirne l’autonomia e, ove possibi-le, contribuire al suo ripristino, ❚assistere la persona sul territorio, in-terfacciandosi con una rete articolata diservizi sociosanitari, ❚porre attenzione ai determinantisocioambientali del benessere e dellamalattia (famiglia, scuola, mondo dellavoro). Solo così il medico sarà in grado di ga-rantire al disabile cure equivalenti aquelle di cui dispongono gli altri mem-bri della società.La cura di soggetti fragili richiede neces-

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)SCienza

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Uno studio per migliorare la gestione del rischio clinico nella professioneinfermieristica della Fondazione Sacra Famiglia

Fabrizio Pregliasco Direttore Scientifico Fondazione Istituto Sacra Famiglia Onlus e Ricercatore all’Università degli Studi di Milano

IL MEDICO dei disabili

Prof. Fabrizio Pregliasco

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sariamente una valutazione multidi-mensionale perché il loro benessere e laloro qualità di vita dipendono da con-dizioni di ordine psicologico, socio-am-bientale ed economico, oltre che daproblemi di ordine medico.E il medico, in ordine alla promozionedella loro salute, assolve un dupliceruolo: tecnico (deve saper fare diagno-si, prevenzione, cura e riabilitazione) eumano (deve possedere capacità dicoinvolgimento rispetto agli aspettiemotivi della malattia).

Il rapportomedico-disabile è spes-so complicato dalla presenza contempo-ranea nel paziente di fragilità fisica e difragilità psichica, legata alla presenza didisturbi neurologici, psichiatrici, ca-ratterizzati da turbe comportamentali eda difficoltà di adattamento ai cam-biamenti ambientali.L’evento malattia è di difficile interpre-tazione, sia per gli aspetti clinici pecu-liari che assume, sia per le manifestazio-ni atipiche in cui si estrinseca. La situa-zione di malessere fisico e di dolorepuò diventare un ulteriore elemento didisagio, capace di incrementare unadifficoltà preesistente.Il dolore e il malessere si esprimonotalvolta in modo atipico attraverso undisturbo comportamentale che puòavere manifestazioni variabili. La ten-denza all’isolamento, l’oppositività,l’auto-etero aggressività, l’ipereccita-bilità, le turbe del sonno e dell’appeti-to sono alcune delle espressioni chepossono accompagnare le manifesta-zioni di sofferenza fisica. In tale conte-sto, è evidente che diventa difficileidentificare un sintomo, un segno di pa-tologia. La valutazione stessa dell’enti-tà del dolore è problematica. Non esi-stono scale specifiche che tengano con-to delle caratteristiche del soggetto af-fetto da DI e quelle esistenti sono soloin parte in grado di fornire un sistemadi misura dell’intensità del dolore.

Altro aspetto difficile da gestire riguar-da le indagini diagnostiche. Si cercasempre di circoscrivere il numero degliaccertamenti biochimici e strumenta-li da eseguire perché i problemi che neconseguono spaziano dal far compren-dere la necessità di unaccertamento, al repe-rire la collaborazionedel soggetto disabile,dal gestire un eventua-le stato di agitazioneche può prevedere ilricorso a terapia far-macologica o a stru-menti di tutela e pro-tezione fisica, all’even-tuale preparazione all’esecuzione di in-dagini strumentali dove è richiesta lasomministrazione di farmaci. Compito del medico è anche quello ditrovare la strategia migliore per supe-rare le difficoltà e raggiungere cosìl’obiettivo.

Il ricorso ad alcuni medici specia-listi comporta per essi stessi una difficol-tà di approccio, dovuta alla scarsa con-suetudine a curare soggetti fragili affet-ti da comorbilità. Mancano spesso stu-di in letteratura su ambiti specifici equesto impone a ogni professionista ditrovare un proprio approccio.Inoltre, il soggetto fragile è inevitabil-mente accompagnato da parenti/tuto-re/amministratore di sostegno/care-giver che costituiscono un ulterioretarget di riferimento con cui condivi-

dere informazioni, percorsi di cura eobiettivi di presa in carico. Questoaspetto impone al medico un rappor-to più complesso e articolato rispettoalla classica relazione medico-pazien-te in diverse fasi che comprendono

l’anamnesi, la formu-lazione di una dia-gnosi, la scelta dellaterapia o dei tratta-menti, la possibilitàdi attuare forme diprevenzione.

L’attività medicasi inserisce pertantonegli interventi com-

plessi volti ad aumentare le condizionidi salute, intesa come benessere fisico,psichico e sociale del disabile.Per raggiungere l’obiettivo è necessariodisporre di apporti medici plurispecia-listici che consentano di mantenereelevata la soglia di attenzione ai distur-bi dipendenti e/o associati alla situazio-ne clinica di base, sia essa neurologica,psichiatrica, malformativa genetica opatologica cronica.Elemento chiave per conseguire unsuccesso nel mantenimento della sa-lute dei soggetti fragili consiste, sopra-tutto, nel consolidamento di sinergietra figure professionali e persone che,con ruoli e in momenti diversi, colla-borano a un medesimo progetto, vol-to, da un lato all’assistenza del pa-ziente, e dall’altro alla valorizzazionedelle sue autonomie. �

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SCienza

LALLEANZA TRA MEDICO E PAZIENTE

Nell’approccio alla disabilità e nell’attuale contesto sociale, l’alleanzatra medicoe paziente deve considerare “ideali” i seguenti elementi

❚LA COMPETENZA ❚LA COMUNICAZIONE ❚LA COMPASSIONE

❚LA CONTINUITÀ ❚IL NON CONFLITTO D’INTERESSE

(Emanuel EJ, Dubler NN. Preserving the physician-patient relationship in the era ofmanaged care. Jama 1995; 273: 323-329)

Il medico deveanche avere la capacità

di coinvolgimentoemotivo

con il paziente

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LLa Maculopatia Senile oDegenerazione Maculare legata all’età,come viene definita dagli esperti, è lacausa principale di cecità civile inOccidente. Colpisce una persona sutre dopo i 75 anni e si manifesta confrequenza elevata dopo i 55 anni, tan-to da essere considerata una malattiasociale, gravemente invalidante. Si sti-ma che ad oggi in Italia circa un milio-ne di persone sia affetta da DMLE(Degenerazione maculare senile).Il danno retinico di quei due millime-tri centrali della retina nei quali si con-centrano il 90% delle cellule nervosedeputate alla visione, può far perdere il90% della capacità visiva. Come con-seguenza, i malati affetti da tale malat-tia perdono l’autonomia e spesso cado-no in gravi sindromi depressive, para-gonabili a tutti quei malati che subisco-no i danni delle patologie gravementeinvalidanti.Esiste una forma di DMLE prevalentedi tipo atrofico, per cui il centro dellaretina, la macula, progressivamente siatrofizza. Questa forma ha come effet-to il lento ma inesorabile calo della vi-sta. Non esiste attualmente terapia al-la DMLE. La prevenzione però ha unareale efficacia: stile di vita sano, dietaadeguata con frutta e verdura, apportoabbondante di determinati metaboliticontenuti in molti prodotti nutriceuti-ci riescono ad arrestare il processo de-

generativo e impediscono la perditadella vista.Il 20% delle DMLE però si manifestanella forma umida, che rapidamenteporta all’abbassamento della vista.Invece dell’atrofia, sotto il centro del-la retina si formano dei capillari (neo-vasi) che crescono sanguinano e perdo-no siero. L’esito della patologia è l’in-sorgenza di cicatrici; i sintomi sonovariabili: una macchia centrale si so-vrappone a tutto quello che si cerca diguardare, le immagini sono distorte,la guida e la lettura risultano impossi-bili.Esistono oggi delle terapie efficaci,che arrestano la crescita dei neovasi.Queste sono in grado di bloccare lacrescita dei capillari neoformati sotto-retinici, arrestando il processo degene-rativo e spesso ripristinando una buo-na acuità visiva.Le cure consistono in iniezioni nelbulbo oculare di farmaci che inibi-

scono la crescita dei neovasi sottore-tinici: i capillari anomali regredi-scono, le emorragie e i liquidi chehanno impregnato e sollevato la re-tina si riassorbono. Una puntura nonbasta; a volte se ne fanno più di tre,una al mese.

Alcuni pazienti proseguono lacura mensilmente per più di un an-no. Alcuni però, purtroppo, non ri-spondono alle terapie e la malattiadella Degenerazione Maculare Senilefa inesorabilmente il suo nefasto de-corso invalidante.La Casa di Cura Ambrosiana di CesanoBoscone è la prima struttura ospedalie-ra che esegue l’esame del test geneticoper la valutazione del rischio diDegenerazione Maculare Senile.Recenti studi hanno dimostrato cheesiste una elevata predisposizione diordine genetico ad ammalarsi di DMLEnel corso del tempo se si ha familiari-tà con persone affette da questa pato-logia. Il dato genetico combinato conalcune variabili ambientali (fumo, ali-mentazione, stili di vita non sani etc)possono far aumentare questo rischio inmodo esponenziale.Gli studi effettuati sul genoma umanohanno permesso di individuare alcu-ne regioni del DNA in cui risiedonodei geni le cui eventuali alterazionipossono permettere di valutare un

Dott. Mario Ercole Alessandro Giò

La DMLE DegenarazioneMaculare Senile

Dott. Mario Ercole Alessandro Giò Responsabile Medico U.O. Oculistica Casa di Cura Ambrosiana

Casa di Cura Ambrosiana è la prima struttura ospedaliera che esegue l’ esame del test genetico per la valutazione del rischio.

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possibile futuro manifestarsi della pa-tologia.A seguito di questi studi è stato mes-so a punto un test per la valutazionedel rischio.L’assetto genetico di una persona ovve-ro la presenza o assenza di varianti nel-la sequenza del DNA (polimorfismi),ha un ruolo fondamentale nel determi-nare il rischio di sviluppare alcune pa-tologie.In particolare nel test dedicato alla de-generazione maculare senile vengonoanalizzati 6 polimorfismi localizzati in 5geni (ARMS2, CFH, C3, CFB, C2).Avere una predisposizione genetica al-la degenerazione maculare senile nonsignifica necessariamente che si svi-lupperà la malattia. Un rischio geneti-co basso non garantisce al pazienteche non svilupperà la malattia.Il test è indirizzato a tutti i pazientiche hanno una familiarità con laDMLE e ai pazienti che hanno da po-co ricevuto la diagnosi di DMLE (peravere informazioni sull’andamento del-la malattia e meglio definire l’efficaciadel programma terapeutico). È suffi-ciente un piccolo campione di DNAche viene prelevato, con un appositospazzolino, dal lato interno delle guan-ce. È richiesto solo un periodo di digiu-no pre esame di 1 ora. Il campioneviene inviato ad un laboratorio certi-ficato che ne esegue l’analisi e – dopocirca 30 giorni - il risultato viene invia-to via mail in Casa di CuraAmbrosiana.

Il risultato fornito del test vieneespresso in percentuale, ovvero vieneespressa la percentuale di rischio gene-tico che il paziente ha di sviluppare lamalattia.

La percentuale di rischio geneti-co è un dato che rimarrà invariato nelcorso di tutta la vita del paziente.L’oculista di fiducia, dell’ UnitàOperativa di Oculistica di Casa di CuraAmbrosiana, che è in possesso di un co-dice di accesso per poter leggere gliesami computerizzati, elabora i datiper ciascuno dei 5 geni esaminati e i lo-ro 6 polimorfismi considerati dal test,mediante un algoritmo interattivo checonsentirà di incrociare il dato geneti-co con altri fattori strettamente legatiallo stile di vita e alle abitudini deipazienti che potrebbero fornire unapercentuale di rischio clinico globalediverso.Alcune abitudini considerate “non sa-ne” quale il fumo, un’alimentazionenon equilibrata, la sedentarietà, l’espo-sizione ai raggi solari senza occhiali dasole, possono incrementare la percen-tuale di rischio.A seconda della percentuale di rischioclinico globale , il medico oculista po-trà consigliare di:

❚adottare uno stile alimentare sano(ricco di antiossidanti), limitando il piùpossibile alimenti ad alto contenuto digrassi;❚non fumare e limitare il consumo dibevande alcoliche; ❚proteggere gli occhi dall’esposizio-ne alla luce solare (indossando occhia-li da sole); ❚evitare sovrappeso e obesità; ❚controllare e compensare iperten-sione e malattie cardiovascolari; ❚assumere integratori alimentari mi-rati (a base di luteina, Zeaxantina,Zinco, omega 3 e altri elementi che fa-voriscono il mantenimento dell’integri-tà delle strutture interessate dalla pato-logia); ❚sottoporsi a controlli specialisticioculistici periodici (soprattutto dopo i40-50 anni di età). I pazienti con recente diagnosi diDMLE possono ottenere le seguentiinformazioni utili nella formulazionedel programma terapeutico:❚risposta efficace all’utilizzo dei farma-ci anti VGF somministrati per via in-travitreale (iniezioni intravitreali); ❚coinvolgimento del secondo occhio,che si sa ha un rischio del 43%; ❚evoluzione verso la forma vascolareumida. �

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SCienza

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Il test può essere prenotato telefo-nicamente al numero 02/458762006258 dalle ore 8.00 alle ore 18.00oppure direttamente presso losportello dell’Ufficio Ricoveri. Laprenotazione non necessita di im-pegnativa ma solo dell’indicazionedel medico ad effettuare l’esame.

I N F O r m a z i o n i

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Le cose che abbiamo fattoalla Sacra Famiglia

L’Alzheimer nel terzo millennio

Prendersi cura di una persona affetta dal morbo diAlzheimer non è facile. Assisterla quotidianamente, so-

prattutto quando si è coniugi oppure figli, significa affronta-re dei problemi e prendere delle decisioni ogni giorno. Chi siammala può infatti avere comportamenti aggressivi, scatti d’ira,ansia e agitazione, oppure può diventare apatico, essere depres-so, avere comportamenti imbarazzanti, non riconoscere piùi propri cari, perdersi per strada. A tutto questo si aggiungo-no tante difficoltà legate a disturbi fisici. Soprattutto,l’Alzheimer è una malattia di tutta la famiglia, perché scardi-na gli equilibri, rompe le armonie, modifica i rapporti e spes-so rende i familiari irriconoscibili gli uni agli altri.

Eppure, non tutto è perduto. L’Alzheimer è una malattiache bisogna saper affrontare: è necessario sapersi orientare, nonperdere l’amore per il familiare malato. È importante che il pa-ziente e il caregiver (cioè il familiare che se ne prende cura)siano considerati all’interno di un progetto che permetta al-l’anziano, laddove le condizioni sociosanitarie lo permettano,di rimanere il più a lungo possibile al proprio domicilio.Ma alla base di questo lavoro, di questa preparazione, è ne-cessario che tutti gli enti e le istituzioni competenti, le asso-ciazioni e i gruppi di ricerca e le realtà socio sanitarie, faccia-no in qualche modo rete. È necessario insomma che si strin-gano alleanze, che ci si confronti, ci si parli e ci si informi, chesi mettano insieme e si affinino i modi per assistere i malatidi Alzheimer e le loro famiglie. Un ricercatore che lavora ognigiorno sulle provette e le cellule non basta da solo, e allo stes-so modo un piccolo caffè Alzheimer, o un centro diurno, oun’associazione che aiuta i familiari. È solo facendo squadrache si moltiplicano le braccia per sostenere chi ha questa ma-lattia ed è quindi per questo che Fondazione Sacra Famiglia,in collaborazione con Sacumé Onlus, Alzheimer Café eCaritas Parrocchia Santo Stefano di Sesto San Giovanni, haorganizzato lo scorso 19 ottobre un convegno nella SalaAlessi di Palazzo Marino in Piazza della Scala.

Ne parliamo perché è stato un momento importante a cuihanno partecipato quasi 120 persone, tra cui direttori sani-tari, ricercatori, professori universitari, associazioni, operato-ri del settore, familiari. Un momento in cui più mondi sonoentrati a confronto sullo stesso tema, l’Alzheimer appunto. Il Professor Marco Trabucchi, Presidente dell’AssociazioneItaliana di psicogeriatria e Direttore scientifico del gruppodi ricerca geriatrica di Brescia ha parlato dei finanziamen-ti ridotti, dello scarso impegno delle agenzie pubbliche, del-le incertezze delle aziende farmaceutiche e dell’impegno del-le associazioni (ndr il Presidente degli Stati Uniti Obama,qualche mese fa, ha annunciato che la malattia sarà cura-ta nel 2025). Il Dottor Giuseppe Di Fede, FondazioneIRCCS Carlo Besta, ha spiegato cos’è questa demenza de-generativa a lenta evoluzione: “La previsione è che dagli at-tuali 36milioni di persone affette in tutto il mondo si pas-si a circa 66 milioni nel 2020”. Poi ci sono stati tanti inter-venti di persone che si occupano nel concreto della malat-tia, e alla fine il convegno, sotto la supervisione delle or-ganizzatrici Anna Giuliani (Fondazione Sacra Famiglia eSacumé onlus) e Dolores Nuzzo (Responsabile medicodella filiale di Settimo Milanese) è diventato un’occasio-ne di incontro, scambio, un’opportunità per stringere co-noscenze, fare rete ma anche fare informazione.

� Ufficio Comunicazione

Il convegno sull’Alzheimer del 19 ottobre

)IL PUNTO

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Il Gran Maestro dell’Ordine diMalta in visita alla FondazioneL’incontro è avvenuto mercoledì 24 ottobre 2012.Visita alla chiesa dell’istituto e all’Unità Santa MariaBambina

Non è così scontato che un’autorità come quella delGran Maestro dell’Ordine di Malta faccia visita ad

una fondazione nella periferia milanese. Soprattutto per-ché questo ordine caritatevole straniero, forse sconosciu-to ai più, è in realtà impegnato su decine di fronti in tut-to il mondo, per sostenere, appoggiare, aiutare progetti a fa-vore dei poveri, dei disabili, e della vita in generale. Eccoperché, quando alla Sacra Famiglia è stato confermatoche Fra’ Matthew Festing sarebbe arrivato per farle una vi-sita, tutto l’ente si è mobilitato e preparato per accoglier-lo nel migliore dei modi, e mostrargli quello che sa fare be-ne: accogliere, accudire, seguire persone con gravi forme didisabilità, di ogni età, dai più piccoli ai più grandi.Il Gran Maestro è arrivato in Italia il 22 ottobre e ha riti-rato il premio internazionale “Matteo Ricci” dell’UniversitàCattolica del Sacro Cuore di Milano.Il Premio è stato istituito in memoria del missionario ge-suita vissuto tra il XVI e XVII secolo, ed è stato attribuitoa Fra’ Matthew Festing per aver orientato e stimolato,nelle sue alte funzioni, cariche e adempimenti, le moltepli-ci attività dell’Ordine, sempre cristianamente orientate aivalori della solidarietà, del rispetto della tutela della per-sona, del sostegno ai deboli e agli indifesi. Valori che tro-vano concreta attuazione nelle azioni a carattere umanita-rio che l’Ordine porta avanti attualmente in oltre 120paesi del mondo. Dopo averlo ricevuto, il Gran Maestro hapronunciato una Lectio Cathedrae Magistralis sul tema“Charity: the basis of civilized human life. How the Orderof Malta should play its part” (Carità: la base della vita uma-na civilizzata. Come l’Ordine di Malta deve fare la sua par-te). Il Gran Maestro si è poi raccolto in preghiera duran-te le Sante Messe celebrate nella Cripta della Basilica diSant’Ambrogio, e in Duomo dove ha anche venerato lespoglie di San Carlo Borromeo conservate nello Scurolo,visitando successivamente la Biblioteca Ambrosiana, laBasilica di Santa Maria delle Grazie e il Cenacolo Vinciano.Dopo aver incontrato il Consiglio Delegatizio, i Cappellanie una folta rappresentanza di Dame e Confratellidell’Ordine, il Gran Maestro Festing ha concluso la sua im-portante visita recandosi all’Istituto Sacra Famiglia diCesano Boscone.Arrivato in istituto, dopo il saluto con il Presidente don

Vincenzo Barbante e i rappresentanti della Fondazione nel-la sala Consiglio, il Gran Maestro ha fatto visita prima al-la chiesa e poi all’unità Santa Maria Bambina, dove sonoospitati bambini con gravi disabilità fisiche e mentali, e haincontrato ospiti, operatori e familiari. Quindi ha assisti-to ad una dimostrazione dell’attività di clown terapia rea-lizzata grazie al contributo dell’Ordine di Malta. Possiamodire che questa dimostrazione lo ha interessato molto,tanto che ha rivolto alla dottoressa Claudia Francesconi,responsabile dell’unità, alcune domande relative alla tec-nica delle stimolazioni luminose e tattili usate per i bimbidisabili. Durante la dimostrazione infatti non solo i clownrecitavano e animavano la scena, ma c’erano anche luci co-lorate e poi soffuse, delicate e poi forti, con u’alternanza fat-ta apposta per stuzzicare il senso della vista nei ragazzini di-sabili che, allo stesso tempo, potevano toccare i cuscini,sdraiarsi, muoversi liberamente usando il senso del tatto.Il Gran Maestro èrimasto molto col-pito dalla dimostra-zione e infatti hachiesto alla dotto-ressa Francesconi segli operatori cono-scessero anche la sti-molazione olfattiva,un metodo moltodiffuso e praticato inOlanda: “Ho spiega-to al Maestro checertamente lo cono-sciamo - ha dettoClaudia Francesconi- Il riferimento è almetodo Snoezelen,un metodo di stimolazione multisensoriale inventato inOlanda per bambini con disturbi generalizzati dello svilup-po e dell’apprendimento. Il suono, la luce, il tatto e gli odo-ri diventano strumenti malleabili di sostegno e aiuto edu-cativo e riabilitativo”.Fra’ Matthew Festing è nato nel 1949 in Inghilterra, dovesi è laureato in Storia al St John’s College di Cambridge.Appassionato di arti decorative e di storia, è noto per la suaconoscenza enciclopedica della storia dell’Ordine di Malta,dove è entrato nel 1977 e ha pronunciato i voti perpetui nel1991, divenendo così Cavaliere Professo dell’Ordine. Trail 1993 e il 2008 è stato Gran Priore d’Inghilterra, condu-cendo missioni di assistenza umanitaria in Kosovo, Serbiae Croazia e guidando la delegazione della Gran Bretagna al-

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IL PUNTO(

Il Gran Maestro insieme al Presidente ISF

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l’annuale pellegrinaggio internazionale dell’Ordine aLourdes. L’11 marzo 2008 è stato eletto Principe e GranMaestro dell’Ordine di Malta dal Consiglio Compito diStato del Sovrano Ordine, succedendo a Fra’ AndrewBertie, 78° Gran Maestro dal 1988 al 2008, deceduto aRoma il 7 febbraio 2008. Nell’Ottobre 2009 la CatholicUniversity of America gli ha conferito la Laurea HonorisCausa in Humane Letters.L’Ordine di Malta è composto da 13.500 Cavalieri e Dameche devono tenere, in base alla Carta Costituzionale, con-dotta cristianamente esemplare nella vita privata e pubbli-ca, contribuendo a rendere operante la tradizione dell’Ordine.Ad essi incombe, in modo particolare, la cooperazione effet-tiva nelle opere di assistenza ospedaliera e sociale dell’Ordine.Un impegno ad approfondire la propria spiritualità nel-l’ambito della Chiesa e a dedicare parte delle proprie ener-gie al servizio del prossimo.

� Ufficio Comunicazione

Serenità è impastare l’argillaI laboratori delle ceramiste della Thun con gli anzia-ni e gli ospiti della Fondazione Sacra Famiglia

Thun è un marchio noto e pregiato di oggetti in cerami-ca, costruiti con grande sapienza e tecnica acquisita in

un’esperienza di decenni. L’azienda nacque a Bolzano graziealla Contessa Lene Thun (1926-2004) che, sin da bambina,conquistò i cuori di chi le stava accanto grazie a dolci figure

modellate con l’argilla.Più tardi condivise la suagrande passione per l’arti-gianato artistico con ilmarito, il Conte OtmarThun. Insieme aprirono aBolzano, in Alto Adige,un piccolo laboratorio ce-ramico, divenuto benpresto una grande azien-da: oggi le inconfondibi-li figure THUN conti-nuano a fondere la tradi-zione artigianale con unacostante apertura verso ilnuovo. Il ricordo dellaContessa Lene Thun vie-ne promosso proprio nelmodo in cui lei lo vor-

rebbe: con il coraggio di continuare a inseguire gli stessi so-gni, con l’amore verso il prossimo più sfortunato, con l’azio-ne continua e creativa nel modellare. Per questo motivo laFondazione Thun ha mandato due ceramiste esperte a con-durre un laboratorio alla Sacra Famiglia, insieme agli ospitidisabili e agli anziani del centro diurno Villa Sormani.Un’esperienza bellissima durata una settimana, da lunedì 15a venerdì 19 ottobre, in cui le artiste e gli ospiti hanno lavo-rato insieme per creare vasi, acquasantiere, oggetti fatti a ma-no, cotti e decorati. “L’argilla è un mezzo importante per entrare in relazionecon le diverse patologie - ha raccontato Soani, una delle ce-ramiste - è terapeutica perché è un materiale molto primi-tivo e manuale, riporta il corpo e la mente a gesti antichi, faricordare agli anziani la lavorazione della pasta e ai bambiniricorda i giochi con la terra, ha qualcosa di magico. Tutti siconcentrano, c’è qualcosa che lavora dentro”.“L’argilla è morbida, si modella con le dita, quando il lavoroè finito si lascia seccare, mettiamo i colori e facciamo la pri-ma cottura a mille gradi - ha spiegato Margot - poi mettiamola cristallina cioè una vernice che la fa brillare e la rende lu-cida e poi la mettiamo ancora in forno”.La collaborazione con la Thun è stata di grande pregio e ric-chezza, sia per gli ospiti che per le operatrici dei laboratori chehanno imparato nuovi segreti della manipolazione, dellacottura, scambiandosi consigli ed esperienze.

� Ufficio Comunicazione

Bimbi nei laboratori di ceramicaPer tutto novembre i piccoli dell’asilo Santa MariaBambina di Cesano Boscone hanno modellato ogget-ti di ceramica nella sede della Sacra Famiglia

“Stiamo facendo dei lavoretti, stiamo disegnando dellecose che ci piacciono”. Seri e concentrati, i bambini

dell’asilo Maria Bambina di Cesano Boscone per tutto novem-bre sono venuti nei laboratori di ceramica della Sacra Famigliae insieme alle nostre operatrici hanno modellato l’argilla, di-pinto le formine, inciso il loro nome muniti di grembiulinoe pennello. A soli quattro anni e mezzo si sono sbizzarriti, conuna compostezza e un silenzio mai sentiti, a disegnare mac-chinine, case, alberi, il sole, mamma e papà, sotto lo sguar-do un po’ sorpreso di Suor Gregorina e della maestra Barbara,che ci hanno spiegato di non averli mai visti così impegna-ti per tanto tempo di fila.Secondo il filosofo Rudolph Steiner, la mobilità delle maninel bambino si trasforma in mobilità di pensiero nell’adulto.

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Ecco perché è importante nella didattica scolastica dare spa-zio ai lavoretti con i pennelli, i pastelli, i colori, l’argilla. E quin-di, l’asilo e la Sacra Famiglia di Cesano Boscone hanno vo-luto conoscersi meglio, mischiare un po’ i luoghi e le atmo-sfere e i piccoli studenti hanno fatto tappa sui tavoloni di le-gno dove ogni giorno anche i nostri Ospiti si dedicano ai la-vori di manualità. Sara, Desiré, Tommaso, Leonardo,Valentina, i bimbi hanno scritto i loro nomi sulle loro formi-ne che poi porteranno a casa, come dono, alle loro famiglie.Giulio, 5 anni, ha disegnato il cielo, l’arcobaleno, il sole, le goc-ce quando piove e ha spiegato che da grande vuol dipingere.“Queste attività sono importanti - ha spiegato la maestraBarbara - per migliorare la loro coordinazione oculo manua-le, ma anche perché l’arte è qualcosa che i bambini hannodentro. Hanno potenzialità incredibili, eseguono lavori stu-pendi grazie alla loro fantasia, e poi non ce lo saremmo maiaspettati di trovarli così attenti. Non si sono mai staccati dal-la loro postazione neanche per andare in bagno.Fu il pedagogista Arno Stern a descrivere per primo l’impor-tanza della pittura: aprì un suo asilo laboratorio e disse: “La pre-disposizione alla pittura esiste in ognuno di noi e compiere que-sto gesto, anche da adulti, ci rende felici come bambini”.

� Ufficio Comunicazione

Una svolta storica per il comitato parenti

Alla metà degli anni settanta un gruppo di familiari diOspiti residenziali dell’Istituto Sacra Famiglia inco-

minciava a riunirsi periodicamente per parlare dei propri pro-blemi connessi alla decisione di “istituzionalizzare” i propri ca-ri, scambiarsi informazioni sulle reciproche esperienze e rac-cogliere la voce degli altri familiari. Li accomunava il deside-rio di tutelare i diritti di tutti gli Ospiti e monitorare la qua-lità della loro vita. Con il passare degli anni il nucleo storico ha aggregato nu-merosi altri familiari, curando all’interno di ISF la crescita cul-turale della tutela tra genitori, ha consolidato le competen-ze sul mondo della disabilità e sul funzionamento della strut-tura, ha intensificato i confronti con i vertici ed i responsa-bili dell’azienda e con enti e figure istituzionali esterne, man-tenendo sempre come fulcro delle attività l’interesse degliOspiti di ISF e dei disabili in genere.Non a caso, qualche tempo dopo il 1997, anno in cui si è co-stituita, con atto notarile, l’Associazione denominata“Comitato Parenti della Sacra Famiglia”, è stato adottato ilmotto “dalla parte degli Ultimi”. Nel 1997 sorgeva anche APOS, Associazione fra Familiari de-

gli Ospiti Diurni dell’Istituto, che negli anni successivi, hasvolto una analoga intensa attività per curare la gestione de-gli Ospiti diurni in ISF. Dopo il 1997 diverse volte le due Associazioni si sono incon-trate per motivi di vario genere, finché in epoca recente la con-sapevolezza di avere molti obiettivi comuni, soprattutto il de-siderio di assicurare una buona qualità della vita agli Ospiti inISF, e le continue pressioni sul welfare da parte sia del gover-no centrale che degli enti locali, ha convinto tutti che era or-mai necessario unirsi per essere più rappresentativi.Per cui il 15 novembre scorso, nella Sala Cornaggia Mediciè stata ufficializzata la fusione di APOS, che non aveva ac-quisito uno stato giuridico, nel Comitato parenti.Si è allargato così il gruppo delle persone che dedicano un po’del loro tempo libero al Comitato e che ne costituiscono ladote più preziosa. Esse, motivate ed esperte nello svolgi-mento delle attività, stanno ora cercando la necessaria coe-sione. Questa è l’occasione per ringraziarle e segnalarle qua-li riferimenti per i familiari. In primis la vice PresidenteSig.ra Giovanna Palmieri, quindi per gli Ospiti residenziali,su Cesano Boscone, i Sigg. Boccaccini, Bossi, Dondi, LaManna, Lanni, Mussetti, Rosti, per gli Ospiti diurni, i Sigg.Cazzamali, Demuro, Mostosi, Reali, Rolandi.Per le filiali i referenti Sigg. Acquati e Cavaliere (Cocquio)e Sig.ra Villa (Inzago).Percorreremo un sentiero comune, continuando ad incontra-re insieme i vertici di ISF ed i vari ruoli responsabili per gli aspet-ti che incidono sulla gestione degli Ospiti e a gestire le relazio-ni con gli enti locali e le istituzioni. Resta confermata la nostradisponibilità nei confronti dei familiari, che ci potranno incon-trare nel nostro ufficio nella palazzina della RSA S. Luigi. Saremo presenti, insieme a Ledha alla quale siamo associa-ti, quando occorrerà contrastare decisioni penalizzanti per ilmondo della disabilità, come già fatto in P.zza Montecitorioa Roma e sotto la nuova sede della Regione a Milano.Desidero anche esplicitare che, oltre a mantenere le verifi-che sui servizi erogati agli Ospiti, amplieremo le nostre pro-poste di attività ricreative, per animare le loro giornate e ren-derle il più possibile serene. Investiremo in tale ambito le no-stre modeste risorse derivanti dalle quote associative.Esprimo riconoscenza verso coloro che hanno condotto in pas-sato il Comitato parenti e Apos, e nei confronti delle perso-ne che condurranno in futuro l’Associazione, perché la tu-tela degli “Indifesi” è un valore e un dovere irrinunciabile inuna società civile. Formulo i migliori auguri di Buon Natale e Felice AnnoNuovo e di serenità per Voi e i Vostri Cari.

� Gianfranco DugnaniIl Presidente del Comitato Parenti

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agenda

gocce d’oro

L A S C I T I E D O N A Z I O N I

La Fondazione Istituto Sacra Famiglia è una onlus che of-fre servizi di assistenza e riabilitazione rivolti a persone condisabilità psicofisiche ed anziani non autosiufficienti.Assiste ogni giorno oltre 2000 utenti in forma residenziale,diurna, ambulatoriale e domiciliare operando nelle diver-se sedi di Lombardia, Piemonte e Liguria.Lasciti o donazioni testamentarie possono aiutare laFondazione nel suo lavoro quotidiano a favore degli “ulti-missimi” di cui si prende cura con spirito di fedeltà verso iValori Cristiani. Una donazione o un lascito testamentarioa favore dell’Istituto Sacra Famiglia è un regalo e un gran-de gesto di generosità.

COME FARE UN LASCITO:È sufficiente recarsi presso un notaio e depositare il pro-prio testamento (informando l’Istituto Sacra Famiglia ri-guardo il nome del notaio), oppure, senza l’assistenza diun notaio, redigerlo interamente di propria mano, inse-rendo luogo e data e firmandolo. L’originale va poi in-viato all’istituto Sacra Famiglia p.zza Moneta 1, 20090,Cesano Boscone, Milano.

Ecco un fac-simile: Questo è il mio testamento “luogo e data completi”

Io sottoscritto “nome, cognome, indirizzo” in pieno pos-sesso delle mie facoltà mentali, lascio alla FondazioneIstituto Sacra Famiglia onlus con sede in CesanoBoscone Piazza Moneta 1 “indicare di seguito i beni, im-mobili e/o mobili, i legati, la parte di attivo netto della suc-cessione di cui si desidera che la Fondazione benefici.”

Firma per esteso e leggibile

Comunicazione importante per i donatori. Le erogazioni liberali effettuate da persone fisiche o da enti soggetti all’imposta sul red-dito delle società, a favore della Fondazione Istituto Sacra Famiglia ONLUS, sono deducibili, nel limite del 10%, dal reddito complessivo del donatore ecomunque nella misura massima di 70.000 euro annui (art.14, decreto legge n.35 del 14 marzo 2005). Resta in vigore anche la normativa preceden-te (D.Lgs. 460/97) per le donazioni 2005 antecedenti il 17 marzo e nei casi in cui risultasse più conveniente per il donatore. La ricevuta postale obancaria della donazione effettuata è documento valido ai fini fiscali. Per impedire disguidi, consigliamo a chi fa la donazione di apporre la dicituraOnlus nell’intestazione, ovvero: Fondazione Istituto Sacra Famiglia Onlus. Se vuoi destinare il 5x1000 alla Fondazione Sacra Famiglia, nella tua dichiara-zione dei redditi o nella scheda allegata al CUD firma nel riquadro delle Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale (Onlus) e riporta il nostro co-dice fiscale: 03034530158.Per maggiori informazioni: Elena Negri: 02.45677740 - [email protected]

❞COME SOSTENERE LE ATTIVITÀDELLA FONDAZIONE SACRA FAMIGLIA

� conto corrente postale n. 13557277 intestato alla

Fondazione Istituto Sacra Famiglia ONLUS (allegato alla

rivista);

� bonifico bancario sul conto corrente 8304 intestato a:

Fondazione Istituto Sacra Famiglia ONLUS, presso Credito

Valtellinese S.c., sede di Milano - P.zza San Fedele n. 4 - Cap

20121- IBAN IT34T0521601630000000008304

� versamento con le carte di creditoVisa, Cartasì, Eurocard/

Mastercard, Diners, American Express, telefonando allo

02.45677826 dal lunedì al venerdì, dalle 8,30 alle 16,00;

� online collegandosi al sito www.sacrafamiglia.org;

� assegno non trasferibile intestato alla Fondazione Istituto

Sacra Famiglia;

� presso la sede della Fondazione, Cesano Boscone, spor-

tello di cassa;

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speciale

LLa luce dalle vetrate scalda il viso e si allargacome acqua chiara sul grande tavolo della sala. C’èsilenzio, ma solo perché gli ospiti del centro sonoconcentrati. Qualcuno fa le parole crociate, altri giocanoa carte, qualcuno sonnecchia e qualcun altro osserva.Nessuno è solo. La vita, i ricordi, i pensieri, trovanospazio e pace insieme agli altri, con il conforto diinfermiere che diventano quasi amiche, e di amici la cuipresenza guarisce tanto quanto una medicina. Siamo aVilla Sormani, nel centro diurno della Fondazione SacraFamiglia, un luogo speciale, non solo perché le sue lineearchitettoniche, i suoi colori, la sua posizione, nel centropedonale di Cesano Boscone, all’interno della magnificavilla della fondazione Cenci Gallingani, riempiono dibellezza gli occhi, ma anche per quello che succededentro ogni giorno. Chi lo frequenta, oggi, sono anzianicon storie, famiglie, esperienze e caratteristiche “di salute”diverse. Ci vanno, spesso accompagnati dai figli, dallunedì al venerdì dalle 8 alle 18, ma la frequenza ladecidono in base alle loro esigenze, con formule chevariano a seconda delle settimane. La più anziana di loroha 94 anni, la più giovane 68, ma tutti si ritrovanosempre davanti ad un bicchiere di latte caldo per lacolazione, e proseguono la loro giornata con educatori,medici, geriatri, infermieri e assistenti in un ritmoleggero, piacevole, mai stressante che da un lato scandiscele loro giornate e dall’altro li tiene sotto controllo. E’ uncentro d’eccellenza per la Sacra Famiglia, un luogo dirifugio, di riposo ma anche di attività per gli anziani, cheserve per tenerli in attività, da un lato, per farli sentiremeno soli dall’altro, per alleggerire anche il carico deifamiliari che lavorano e spesso non possono prestare lorotutte le cure che servono. Ed è su questo centro che la

Fondazione Sacra Famiglia vuole investire sempre di piùnei prossimi anni, per rilanciarlo e sfruttare pienamente lesue potenzialità. Visto che i bisogni ci sono, e lapopolazione invecchia.

L’Alzheimer CaféIl Centro Diurno Integrato per anziani inaugurò la suaattività il 23 ottobre 2000 grazie alla Fondazione CenciGallingani, proprietaria della struttura, una villapadronale settecentesca situata nel centro storico delpaese. L’obiettivo era di accogliere ed assistere personeanziane con limitazioni funzionali e cognitive, ma nonancora con gravissime compromissioni. Il punto è che,col passare del tempo, la frequenza di persone affette dademenza, prevalentemente malattia di Alzheimer, èaumentata sempre di più e così si è resa necessaria la

Il futurodi Villa Sormani

� Ufficio Comunicazione

Tutte le idee per rilanciare il Centro Diurno

Le foto di queste pagine sono state realizzate dalla fotografaAntonella Lodedo e ritraggono ospiti del nucleo Alzheimer

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suddivisione degli anziani in due gruppi: uno dedicato adospitare persone con demenza medio grave, l’altroappunto riservato ai malati di Alzheimer. Ed è su questofronte che, in futuro, si svilupperà il centro: l’idea è infattidi aprire un Alzheimer Café dove i malati e le famigliepossono incontrarsi, bere un caffè insieme e, sotto laguida di un esperto, ricevere informazioni e scambiarsiesperienze. Il presupposto da cui si sviluppa questa idea è che un’atmo-sfera rilassata tra persone coinvolte nello stesso problema pos-sa aiutare ad uscire dal tabù che spesso circonda la malattia.All’inizio della malattia la persona con demenza, come an-che i suoi familiari, sono infatti pieni di dubbi e incertezze ecominciano a chiedersi se il familiare sarà sempre se stesso ese sarà in grado di affrontare l’aggravarsi dei sintomi. Spesso è difficoltoso parlare della propria patologia e delle

La salute è movimentoSiamo andati ad una lezione del cor-so APA - Adapted Phisical Activity ap-pena avviati dalla Fondazione SacraFamiglia nella bellissima palestra diVilla Sormani

Siamo andati a “spiare” gli anzianiche si sono iscritti all’APA –

Adapted Phisical Activity, ovvero icorsi appena attivati dalla FondazioneSacra Famiglia e aperti a tutti, nonsolo quindi a chi è già utente, per fa-re una ginnastica dolce, e tenersi inmovimento migliorando la propriasalute. Il luogo in cui si tengono le le-zioni è la magnifica Villa Sormani, già se-de del centro diurno per anziani, chesi trova in centro a Cesano Boscone,in un’area pedonale facilmente rag-giungibile, anche perché accanto c’è unparcheggio gratuito molto ampio. Viavevamo già parlato di questa novità:APA è un corso di attività fisica che sirivolge principalmente a persone conesigenze motorie specifiche e si basasul principio che ognuno, anche se in-serito in un gruppo di lavoro, ha le sue

esigenze e la sua storia clinica. Ognipartecipante svolge un programmastudiato da un’équipe multidisciplina-re di professionisti, mirato alle sueproblematiche mediche e psicologichee tarato sulle sue reali esigenze dimovimento.Ogni persona può così migliorare ilproprio stato di salute e riacquistarepiccole e grandi autonomie.

Nella palestra al secondo piano diVilla Sormani c’erano una decina di an-ziani. Tuta e scarpe da ginnastica, sisono impegnati a seguire LauraZucchetti, 27 anni, insegnante di atti-vità fisica adattata.

Maria Marteddu ha 70 anni e faceval’infermiera proprio qui, alla SacraFamiglia: “Ho lavorato per 37 anni, dicui 19 in radiologia e 15 in lunga de-genza, facendo anche i turni di notte”.Silvia ha 87 anni e ha lavorato per 13anni alla Pirelli e poi ha fatto la custo-de: “Mi serve questa ginnastica, la tro-vo molto utile” Giuseppina Clauser ha

65 anni, ha lavorato nell’import ex-port: “Faccio ginnastica per muovermiun po’, ma apprezzo che sia fatta inmaniera delicata”. L’insegnante ha gui-dato per mano gli utenti in un dolcepercorso alla riscoperta di piccoli mo-vimenti semplici, eppure spesso trascu-rati: il movimento del polso, dellebraccia, delle spalle, delle gambe. Unmodo per diffondere un senso di be-nessere profondo che dai muscoliraggiunge anche una parte profondadi sé, che inevitabilmente, con lo sport,non può che sentirsi meglio.

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proprie paure; l’Alzheimer Café offre proprio questapossibilità. L’idea è di dare vita all’interno ad incontri acadenza mensile che si svolgeranno sempre nello stessogiorno della settimana e alla stessa ora. Il metodoapplicato è quello di Bère Miesen, che prevede un sistemadi stimolazione della memoria basato su momenti formalidi confronto, alternati a momenti informali diconversazione. Durante il momento della conversazionelibera, che può essere accompagnata da un caffè e da unafetta di torta, lo psicologo privilegia il dibattito tra ipartecipanti, per riuscire a tenere desta l’ attenzione,mantenendo però fissi modi e tempi delle riunioni. Ciòche si vuole stimolare è la capacità di conversare.

Sostegno psicologico a persone affette dademenza e ai loro familiariI progetti di rilancio di Villa Sormani però sono tanti altri.Una delle idee è di offrire ai frequentanti la possibilità diavere colloqui con uno psicologo: la depressione e lademenza spesso infatti coesistono. Questa sindrome ècaratterizzata da umore disforico, perdita di interesse epiacere nelle attività prima apprezzate e sintomi associati,come disturbi del sonno, dell’appetito, affaticamento,sentimenti di svalutazione, colpa e rimprovero, idee otentativi di suicidio. La depressione può così aggiungereuna eccessiva incapacità al quadro clinico dei pazientiaffetti da demenza. A causa del deficit cognitivo, ipazienti dementi perdono la capacità di intraprenderemolte attività una volta ritenute piacevoli. Il lorofunzionamento non è più autonomo come prima e spessodevono dipendere dagli altri per intraprendere emantenere le attività. Meno cose piacevoli fanno, più sisentono depressi. Più si sentono depressi, meno sonoattivi. L’obiettivo dei colloqui è quindi quello diidentificare e aumentare il coinvolgimento in attivitàpiacevoli e l’adeguamento del grado di indipendenzaall’entità del deficit funzionale e cognitivo, al fine dimodificare le esperienze e alleviare i comportamentidepressivi. Parallelamente, si vuole offrire un sostegno aicaregiver, cioè ai familiari che se ne prendono cura. Lacomparsa di una malattia cronica come la demenzacostituisce un chiaro, e a volte tragico, esempio disituazione in cui il carico assistenziale sulla famigliaesorbita dall’ordinario. Questo carico rischia di esporre ilcaregiver a gravi situazioni di stress e di patologia.Garantendo una corretta assistenza alla famiglia, basatasulla informazione e sulla formazione, sul sostegno e sullacondivisione, si può alleviare il peso che ogni famigliareporta per lungo tempo sulle spalle.

Stimolazione cognitiva individuale e ingruppi, ma anche valutazioneneuropsicologica a persone affette dademenzaQuesto per dire che appunto i progetti sono tanti: lavalutazione neuropsicologica, effettuata attraversobatterie standard e test mirati per specifiche areefunzionali, ha come obiettivo quello di ricavareindicazioni indispensabili sull’esistenza, sull’eziologia (adesempio se i sintomi osservati siano conseguenza di unasottostante patologia neurologica oppure di aspetti ansiosie/o depressivi), sulla gravità del deficit cognitivo e sullearee cognitive compromesse, al fine di monitorarel’evoluzione e impostare un eventuale training diriabilitazione cognitiva. Fornisce inoltre indicazioni per la predisposizione delpiano assistenziale più adeguato alle condizioni dellapersona anziana. La stimolazione cognitiva individualeviene proposta ad anziani con decadimento cognitivo chefrequentano un Centro Diurno anziani, in particolare apersone affette da malattia di Alzheimer, previavalutazione neuropsicologica. Attraverso l’applicazionedella stimolazione cognitiva, quindi, si punta a sostenerel’attività delle cellule cerebrali ancora funzionanti,partendo dal presupposto che, se un neurone lesopresenta legami con un neurone vivo e quest’ultimoviene reso funzionante, la sua riverberazione (fenomenograzie al quale un neurone eccitato da uno stimolo“restituisce” l’eccitazione ai neuroni a esso connessi)svolgerà un’azione nutritiva della cellula in fase didegenerazione. Questo non impedisce la progressione della malattia, mane rallenta sensibilmente il decorso. Oltre allastimolazione cognitiva individuale si può proporre allepersone con demenza che afferiscono ad un CentroDiurno una stimolazione in piccolo gruppo, che possafacilitare la condivisione di pensieri ed emozioni.

Il territorioTutto questo non basta, però, se non vieneaccompagnato da una costante apertura verso il paese, ilterritorio, le altre associazioni, i cittadini. Serve fare rete,creare momenti di confronto, organizzare serate a temasu argomenti di interesse per la popolazione anziana eper i familiari. L’idea è quindi di invitare geriatri,nutrizionisti, odontoiatri, fisiatri e fisioterapisti,farmacisti e medici, specialisti insomma che possano“fare cultura” riguardo alle diverse tematiche cheinteressano la vita dell’anziano. �

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Gruppo AMA (Auto Mutuo Aiuto)

Dal marzo 2012 è natoall’interno dell’ISF un gruppo di automutuo aiuto di genitori di bambiniche frequentano il centro diurnoSMB. Come nasce?L’esigenza di formare questo grupponasce proprio dai genitori. Circa 2 annifa come equipe del centro diurno smb(medici, psicologi, assistente sociale eresponsabile)abbiamo proposto ai genitori dei nostribambini/ragazzi (di età compresa tra 3 e 30 anni con unritardo mentale grave/profondo) una serie di quattroincontri su argomenti inerenti le problematichesanitarie, patologie, disturbo del comportamento easpetti legislativi e normativi che riguardavo i loro figli.

All’ interno di questi incontri è emersa la lorosolitudine in cui sono lasciati ad affrontare le difficoltà,i momenti difficili e il desiderio di avere uno spaziodove poter essere ascoltati e confrontarsi con altrigenitori che vivono la loro stessa situazione. Da qui, nelmarzo 2012 la decisione di far partire il gruppo AMAcomposto al momento da una decina di famiglie(mamme e papà di bimbi/ragazzi con età dai 3 ai 30anni), due facilitatori (psicologa e assistente socialedell’Unità)e dalla coordinatrice del centro. Il grupposi ritrova ogni mese e mezzo in uno spazio all’internodell’istituto per un’ora e mezza. L’obiettivo iniziale èquello di creare un gruppo, la formazione di un clima difiducia per poi dare ai genitori uno spazio in cui potercomunicare, confrontarsi con altre persone, personeche hanno voglia di far fronte ai problemi attraverso uncomune impegno di ascolto, di condivisione esolidarietà.

All’interno del gruppo AMAciascuno è portatore di un bisogno,ma soprattutto di competenze erisorse che può mettere adisposizione degli altri. In questo

modo il gruppo diventa strumento peresprimere, per rileggere e gestire le ansie e le

paure che ognuno porta dentro di sé, anche soloattraverso l’ascolto delle esperienze che altremamme/papà hanno già vissuto e stanno vivendo.Durante i primi quattro incontri oltre alla conoscenzareciproca, le famiglie hanno iniziato a condividere iloro vissuti, le loro angosce, le loro aspettative e le loropaure per il futuro dei figli.

Per iniziare a dare una risposta a questa richiestad’aiuto dei nostri genitori, il prossimo incontro saràpresente nel nostro gruppo AMA l’ASSOCIAZIONEOPERA SAN BENEDETTO con la presentazione delLABORATORIO DI CAMILLA.L’associazione è una risorsa presente e attiva sul nostroterritorio. L’associazione offre servizi di affiancamentoper le famiglie con bimbi portatori di disabilità grave.All’interno di questo incontro proporranno unprogetto, una forma di collaborazione con le famiglieinteressate, realizzando, attraverso un laboratorio,anche materiali e oggetti che contribuiscono a renderericonoscibili i familiari e luoghi frequentati dalbambino. �

Ilenia Loi Assistente Sociale SMB

La nuovainiziativa dei

genitori dell’UnitàSanta Maria

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C’è un mondo di silenzio di cui i media non parlanoquasi mai. In realtà è un mondo fatto di silenzi per glialtri, per chi non lo conosce, non di certo per chi lo vive,non di certo per le mamme e i papà che si ritrovano conun figlio per così dire inaspettato, che ha ritardi motori ementali. È il mondo di ragazzini che crescono, diventanoadulti e fanno il doppio della fatica degli altri perchéhanno una disabilità. Un mondo dove ci sono storiecoraggiose, altrettanto belle, anche se non finiscono mainella cronaca. Quest’anno ha fatto scalpore un libro,Zigulì, scritto da Massimiliano Verga, il papà di Moreno,un bambino di 8 anni gravemente disabile. L’autore, cheprima di tutto è un padre, l’ha scritto in forma di diarioraccontando tutta la sua rabbia e le sue emozioni perquello che sta vivendo con suo figlio, senza peli sullalingua, dicendo cose anche molto poco accomodanti. Noiqui vogliamo raccontarvi una storia simile, quella diMarialuisa, 42 anni, mamma di Arianna, 11anni, affettada ritardo psicomotorio: la bambina frequenta la nostraunità Santa Maria Bambina di Cesano Boscone e daqualche settimana i suoi genitori hanno deciso dipartecipare ai gruppi di auto mutuo aiuto con gli altrimamme e papà dei piccoli utenti. Un modo perconoscersi, scambiarsi idee, opinioni, progetti edesperienze, un modo per ridere insieme ma anche perpartecipare alle vicende degli altri, e alleggerire un po’ leproprie.“Arianna all’apparenza sembrava una bambina normaleperché non aveva grossi dimorfismi - spiega Marialuisa -Tuttavia ha un grosso ritardo mentale e anche motorio,non sa mangiare, non sa fare la pipì, può sembrare unabambina di un anno... però di 30 chili... con le difficoltàquotidiane nel lavare, nel vestire... All’inizio sembravache non avesse niente, è nata con un taglio cesareod’urgenza ma all’inizio sembrava che non ci fosseroproblemi. Eppure, quando i primi giorni la guardavonella nursery vedevo che era troppo tranquilla, sentivoche c’era qualcosa di strano, gli altri neonati piangevano,si muovevano, lei invece stava immobile come un angelo,con una serenità strana. Dopo qualche giorno hocominciato a preoccuparmi seriamente perché dormiva

sempre, non mangiava, poi era luglio, ed era disidratata,così l’ho portata in un altro ospedale e mi hanno dettoquello che aveva. Sembrava una bambola”.Si stima che in Italia ci siano circa 2milioni 824 milapersone disabili, di questi 960 mila sono uomini, il resto,più di un milione, sono donne. Si tratta di persone chehanno una totale mancanza di autonomia per almenouna funzione essenziale della vita quotidiana. Di questepersone sono circa 700mila le persone con una disabilitàmentale considerata grave. Chi si prende cura di loro? Lafamiglia.. i genitori..“Arianna aveva questo problema - continua Marialuisa -era del tutto immatura: non sapeva che doveva respirare,mangiare, piangere e infatti gli altri genitori cheincontravo in ospedale, quando vedevano che la bambinanon aveva fili, non aveva tubi, mi dicevano: ma checos’ha la bambina? Non piange mai, è così tranquilla.Appunto! L’impatto emotivo è stato come entrare in untunnel senza vedere mai l’uscita, è stata una mazzata, l’hoprovata come un’ingiustizia. Mi sono detta ma come, iosono stata brava, non ho fatto mai niente e ho fatto tuttele cose per bene, però poi questa prima sensazione èpassata e ho reagito. In fondo non è giusto per nessunoessere colpiti da questa disgrazia, e quindi ok, c’è questabambina, è lei e si va avanti”.La disabilità è un percorso fatto di solitudini, emozioni e

Marialuisa mammadi una bimba speciale

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conquiste, magari fatto di gesti piccolissimi come puòessere capirsi, o cercare di capirsi, interpretare i gesti dellemani e degli occhi, un leggero movimento del viso checerca di dire qualcosa: sì sto bene, no sto male, sonocontento oppure no. I gradi della disabilità sono tanti,quindi ogni storia è a sé. “Io e mio marito cerchiamosempre di entrare nella sua testa per capirla, anche perevitare che si senta incompresa nei suoi desideri,cerchiamo di assecondarla - prosegue ancora Marialuisa -comunque a noi ci capisce perché quando la sgridiamo fail muso, capisce quando dobbiamo uscire perché prende ilcappotto, prende la cartella ma il più delle volte siamonoi che non capiamo e ci sentiamo frustrati”.Marialuisa da qualche mese ha cominciato a frequenta-re dei gruppi di auto mutuo aiuto al reparto diurno Santa

Maria Bambina frequentato da Arianna. Lì i genitori siritrovano non solo per raccontarsi i loro problemi e le lo-ro vicende, ma anche per fare proposte di miglioramen-to, per fare amicizia, per raccontarsi anche aneddoti di-vertenti. Marialuisa ci tiene tantissimo al fatto che la lo-ro vita da genitori di una bimba disabile non venga vistacome qualcosa di depressivo, musone, angosciante. “La proposta dei gruppi di auto mutuo aiuto - spiega -mi è sembrata interessante. All’inizio a dire il vero nonero molto convinta di partecipare perché liimmaginavo come momenti di sfogo e depressione incui magari soffrivo di più, invece poi con mio maritoabbiamo scoperto che c’è condivisione, comprensione,compatimento nel senso di patire insieme, è anche unsfogo”. �

“Mi chiamu Maria Vitina Di Giovannadi Sambuca di Sicilia chi sta a lu latu

di Milano.

Ni stu latu arrivai, cu mi patri e me

matri, dopu lu tirrimotu du 1968.

Du 1971 mi trovu nill’Istituto Sacra

Famiglia, sugnu stata in vari riparti:S.

Elisabetta, Sacro Cuore, San Vincenzo

e San Luigi, ora mi trovu ca, al Santa

Caterina di Settimo Milanese.

Chi vaia ddiri, a verità? Eccula: ni mei

occhi c’è lu mari di la mi bedda Sicilia

e sentu lu caudo di lu suli ..e … pen-

su puri a Ninu chi mi vulia spusari,

ehh, tenia du miliuni…

Accussì disegnu e culuru pisci, farfal-

li, ciuri e autru che nun pozzu diri. Ora

ti li mostru, ti piaci?

A voti mi sentu tristi e chè…pruvati

vuiautri a stari accaddintra ni sta car-

rozzella, cu i me duluri aah… e vuiau-

tri vi ricordati di ringraziari lu Signuri

si stati beni!

Mi piaci puri vistirmi beni e a voti si

nun mi piaci lu vistitu vanniu alli si-

gnurini: “Mi vististi comu na viddana

cangimi!”

Ti piaci stu pullovver? A suora mu ria-

lò…

O martedì e venerdì matina, cu i mei

cumpagni do quarto nucliu, mi recu

in palestra e si non aiu i duluri, attri-

ci diventu! Mi attaccu alla sbarra e

camminu a passi di danza (si fa pi di-

ri, è chè non sugnu na libellula) e pu-

ri cantu! Voi sintiri? “ciuri, ciuri, ciuri di

tuttu l’annu, l’amuri ca mi dasti ….

Spetta ca ti mostru u mi munnu, sta

accàdintra a me borsa, ci sta u pet-

tini, u ruloggiu, puri ruttu, e na culla-

na, ti piaci? E vuatri chi ci tinite d’ in-

tra la borsa un mucchiu di cosi? -

Leggera deve essere, come la vita, se

no tutto pesa!-

( Chi si accontenta è veramente ric-

co! E come dice il Vangelo.”Andate

leggeri come il vento”)

Quando arriva domenica mi sento di

festeggiare il mio compleanno: ten-

go 48 -47 anni! Ma nessuno mi da

retta perchè , mi dicono, che il mio

compleanno si festeggia solo il

31gennaio e che tengo 84 anni! “Ehh

scustumati iu giovani sugnu!”

A Messa poi, regolarmente mi ad-

dormento e quando mi sveglio a

volte mi metto a pregare a modo

mio a voce alta e “lu monacu un tan-

ticchia si arrabbia!”

Ora sugnu stanca e me vogghiu ripu-

sà, vai che a Madonna Addolorata

t’aiuta!

Maria Vitina e l’amica TinaConsulenza linguistica: Tiziana

Siciliana sugnu La storia di Maria, Ospite di Settimo Milanese

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ElisabEtta, va inpEnsionE!

Elisabetta Vincenzi è arrivata in Isfnel 1975 iniziando a lavorare

come educatrice nel reparto exS.Teresina. Nel 2011 è responsabiledella macro-unità S.CarloS.Benedetto e Villetta. Il 24 novembre c’è stata unabellissima festa per salutarla. Con i‘suoi’ ospiti, i loro famigliari, i ‘suoi’operatori, i colleghi e i todossantos,tutti lì attorno a lei nella palestra delS. Carlo.

È stato un pomeriggiocommuovente e allegro, pieno diballi e canti, di familiarità e di stima. Un grazie per ogni anno passatocon noi e un caro saluto aElisabetta! E un arrivederci, perchél’amicizia e l’affetto non finisconocon il pensionamento!

Damiana Isonni

il comico Franz di “alEE Franz” è nostroamico

Lo scorso mercoledì 24 ottobre,nella filiale di Inzago è arrivato

Franz, il noto comico del duo “Alee Franz”, che ha trascorso un paiod’ore in compagnia degli Ospiti,rendendo speciale per tantepersone un tranquillo pomeriggiodi fine ottobre.

Ospiti, volontari e il personale cheopera nel Centro, lo hanno accoltocon grande calore e il comico hacontraccambiato con due ore digrande simpatia e divertimento,rispondendo alle numerosedomande che gli sono state postee firmando dediche e fotografie.“Franz si è dimostrato una personamolto sensibile e molto interessataalla nostra realtà - ha raccontatoPaolo De Gregorio, uno deglieducatori del Centro.Franz ha promesso di tornare abreve in compagnia di Ale.

max pisu Fa ridErE gliospiti di inzago

Nella filiale di Inzago, centroSimona Sorge, questa volta è

arrivato Max Pisu, il celebre comicolanciato da Zelig. Dopo AlbertoPatrucco e Franz, e dopo la visitaconcertino di Eugenio Finardi, anchePisu ha fatto visita agli ospiti del

centro, passando con loro ilpomeriggio di martedì 20novembre. “È stato davvero simpatico edisponibile - hanno raccontatoalcuni responsabili della struttura-ha contagiato tutti con la suagrande simpatia. Ha promesso ditornare presto a trovarci. Chi sarà il prossimo “vip” a varcarela soglia del centro inzaghese?

rai 2 parla di noi

Qualche settimana fa ci ha fattovisita una troupe della

trasmissione di Rai 2 “Sulla Via diDamasco” condotta da Mons.Giovanni D’Ercole.La regista Marina Gambini e i suoioperatori hanno intervistato efilmato il nostro Presidente donVincenzo Barbante. Lo trovate sullanostra pagina di Facebook e suyoutube.

culurgioni vincE il prEmio giornalisticobEnEdEtta d’ intino

L’edizione 2012 è dedicata allefamiglie dei disabili

Stefania Culurgioni ha vinto ilPremio Giornalistico Benedetta

D’ Intino dedicato al “Percorso dellefamiglie con figli disabili” e inparticolar modo alla loro“solitudine”, alle “emozioni”, alle“conquiste”. Un terreno che lagiornalista milanese, addetta stampadella Fondazione Sacra Famiglia, habattuto spesso raccontando tantestorie sulla disabilità.L’articolo e’ stato pubblicato suScarp de Tenis “il mensile dellastrada”, sensibile ai temidell’emarginazione sociale.http://www.benedettadintino.it/index.php/culurgioni-vince-con-ziguli/

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GOCCE D’ORORingraziamo

per le loro donazionila sacra Famiglia nonsi FErma….sostiEni inostri progEtti!

“Abbiate gran cuore e viva caritàper queste persone, servitele conprontezza ed oculatezza in tutte leloro necessità. Abbiate curadell’economia: perché questa è laCasa dei Poveri.”Don Domenico Pogliani 1896

Il 2012 è stato un anno importanteper la nostra Fondazione ed è

stato un anno di profondicambiamenti normativi eorganizzativi, sia interni che esterni. Ilcambiamento ha interessato tutti:ospiti, famiglie, dipendenti, amici esostenitori della Fondazione SacraFamiglia.Nel numero del Super OmniaCharitas pubblicato la scorsa estate,abbiamo parlato dell’attività diraccolta fondi, evidenziando lariorganizzazione di tale attività e inostri obiettivi; ora, alla finedell’anno, vogliamo fare il punto dellasituazione e raccontarvi i nostriprogetti, le collaborazioni in essere ele iniziative future.

Fondazione Cariplo: da oltre undecennio a sostegno delle attivitàdi Sacra Famiglia.Fondazione Cariplo è un soggettofilantropico che concede contributi afondo perduto alle organizzazionidel Terzo Settore per la realizzazionedi progetti di utilità sociale; il suoobiettivo è sostenere i soggetti nonprofit soprattutto per individuarebisogni emergenti, dare risposte

nuove a problemi radicati edestendere le soluzioni di successo.Questo sostegno e la collaborazioneche a partire dal 2001 si è semprepiù consolidata, hanno permesso allanostra Fondazione di crescere erealizzare progetti concreti perrispondere ai bisogni dei nostriospiti. Negli anni la FondazioneCariplo ha contribuito allarealizzazione di modelli innovativi diintervento - si pensi all’avvio nel2003 di 2 comunità alloggio nelcomune di Settimo Milanese ingrado di accogliere 12 utenti consindrome autistica che possonocontare su un approccio specificofinalizzato alla creazione della migliorqualità di vita possibile - allaristrutturazione di molti dei nostrireparti, dalle residenze per anziani aquelle per disabili di Lombardia ePiemonte, fino alla realizzazione di14 appartamenti, situati in CesanoBoscone e oggi abitati da 14 famigliedel territorio, intervento che rientrain un più ampio progetto di housingsociale. Negli ultimi anni FondazioneCariplo ha contribuito a sostenerele spese di alcune delle attivitàrivolte ai nostri ospiti nonremunerate dall’attuale sistema di

■ Chiavenna Amalia in Ferrari - PIEVE EMANUELE (MI)■ Mori Enrichetta - GAVIRATE (VA)■ Mazzocco Oliviero - MILANO (MI)■ Raggi Luciana - MILANO (MI)■ Merlo Fortunato e Sommariva Mariella - MILANO (MI)■ Morpurgo Rosamaria - SEGRATE (MI)■ Don Santino Laudi della Parrocchia Santa Maria

Assunta - COCQUIO (VA)■ Calanchi Lucia - SETTIMO MILANESE (MI)■ Mauri Angelo - GARBAGNATE MONASTERO (LC)■ Nuzzo Giovanni e Greco Rosa - SETTIMO

TORINESE (TO)■ Mons. Giuseppe Arosio - MONZA (MB)■ Mentasti Isa - GAVIRATE (VA)

curarE l’ autismo incosta d’ avorio

L’esperienza di Lucio Moderato,direttore dei centri diurni della

Sacra Famiglia, in un centro africano.Nel mese di ottobre il Dr. LucioModerato, la Dr.ssa Irene Fusaro, ilSig. Aboudramane Doumbia si sonorecati per la seconda volta in CostaD’Avorio per proseguire eimplementare ulteriormente ilprogetto iniziato nel mese dimaggio.Il Progetto nella parte formativa si èsvolto nella sede del Centro Diurnogestito dall’organizzazione La PageBlanche ed è durato una settimana,durante la quale è stato attuato unmodulo di formazione delpersonale innovativo perché nellostesso momento venivano attuatiinterventi di formazione teorica eapplicazioni delle metodologiedirettamente sul campo. Il risultato di questo intervento èstato molto positivo perché glioperatori potevano verificareimmediatamente i risultati derivantidall’applicazione della nuovametodologia. Oltre a ciò sono statifatti interventi formativi neiconfronti dei familiari anche loromolto interessati all’apprendimentodi alcune tematiche di interventoriguardanti direttamente la vita deiloro figli.Nel mese di novembre la mammadi un ragazzo che frequenta La PageBlanche è venuta a visitare laFondazione Istituto Sacra Famigliarimanendo estremamente colpitadalla qualità del nostro Istituto. Gli operatori sono costantementein contatto telefonicamente o via e-mail con la Costa D’Avorio perproseguire l’intervento a distanza inattesa di compiere una ulterioremissione in loco.

Lucio Moderato

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raccolta fondi

Siamo Su aCebooke Su YoutubeCLiCCate numeRoSi!

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regole regionale: nel 2011Fondazione Cariplo ha sostenuto ilprogetto “Laboratori di autonomia:uno strumento di riabilitazione einclusione sociale per ospiti disabili”.Anche grazie a tale contributo laFondazione Sacra Famiglia è stata ingrado di proseguire le attività già inessere, migliorandole edimplementandone di nuove. Sonostati raggiunti, per ognuno degli oltre200 ospiti che hanno preso partealle attività, gli obiettivi inerenti l’areadella terapia occupazionale inseritinei progetti Educativi Individualizzati.In generale, gli obiettivi hannoriguardato prevalentemente ilmantenimento delle autonomieesistenti e, ove possibile,l’acquisizione di nuove abilità permigliorare la qualità di vita degliospiti. Nel 2012 il sostegno dellaFondazione Cariplo ha riguardato ilprogetto “Il sistema qualità in SacraFamiglia”. Si tratta di un ambiziosolavoro, iniziato nel 2008, che vedrànel 2012 la conclusione di quellache potremmo chiamare la “macrofase” di costruzione e avvio delsistema. Dotandosi di questoapproccio operativo, Sacra Famigliaha voluto creare al suo interno unalogica professionale che accentua lamissione della Fondazione con lacreazione di pratiche di eccellenzanella presa in carico globale dellapersona fragile. Fondazione Cariploha creduto in questo percorso e ciha accompagnati nella suarealizzazione.

Il contributo dei nostri sostenitoriLe collaborazioni con realtàimportanti come la FondazioneCariplo sono fondamentali per losviluppo di progetti ed iniziativeinnovative ma a nulla servirebbe talesforzo se venisse meno il sostegnodi tutti coloro che ogni anno

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In ricordo di Eolo Mazzotti

Fu consigliere di amministrazione del-la Fondazione Sacra Famiglia per qua-si 20 anni. Vi raccontiamo la sua de-dizione per l’istituto e la sua continuaricerca di nuovi miglioramenti.

Il giorno 27 ottobre 2012 è decedu-to il dott. Eolo Mazzotti. Per la SacraFamiglia credo sia stato una personaspeciale. Eolo Mazzotti fece parte delconsiglio di amministrazione dal 1981al 1999 e fu anche componente delconsiglio di amministrazione del PioAlbergo Trivulzio e questo la dicelunga su una scelta di campo verso iservizi per le persone in difficoltà. InSacra Famiglia, Mazzotti non si limi-tò a dare il suo competente contribu-to nelle scelte di macro indirizzo, pro-prie di un consiglio di amministra-zione, ma volle caratterizzare il suomandato interessandosi al benesseredegli assistiti. Nel 1984 avevamo l’impegno di orga-nizzare al meglio i servizi socio assi-stenziali, per dare risposta ai bisogni dipersone con gravissime disabilità.Pagando di tasca sua viaggio e soggior-no per 3 operatori, io compreso, il drMazzotti ci portò a visitare alcunicentri sorti nella periferia di Parigiper iniziativa di Jean Vanier. Il primodi questi centri era sorto nel 1964 aTrosly-Breuil, dove Jean Vanier, pro-fessore di filosofia e persona apparte-nente alla alta cultura francese, dopoaver lasciato tutto e acquistato unmodesto appartamento, cominciò avivere con due persone affette da in-sufficienza mentale, dando così l’ini-zio ai centri “Arche” ora diffusi nelmondo in 40 Paesi, Italia compresa,con oltre 140 centri e tanti gruppi“Fede e Luce” per l’aiuto a parenti eamici di persone con disabilità. Noi,nell’aprile 1984 ci siamo recati proprionei centri di Trosly-Breuil, un po’ la

casa madre delle case e dei laboratoriospitanti persone con disabilità.Eravamo alla ricerca di modelli orga-nizzativi, di impostazioni trattamenta-li, di soluzioni ambientali, tecnologi-camente idonee per la sicurezza e losvolgimento della assistenza a perso-ne prive di autonomia. In questi cen-tri abbiamo vissuto: dormito, man-giato, pregato, cantato … con perso-ne semplicemente felici di stare insie-me!Erano giovani e adulti gravi aiutati dagiovani volontari, sostenuti da un sa-lario sociale, impegnati per alcunimesi in questa azione di solidarietàcivile. Eolo Mazzotti ha voluto che coglies-simo una modalità di “stare con” e di“aver cura di”. Una modalità che nel-la scelta degli strumenti e delle moda-lità, privilegiasse la relazione e il valo-re della persona.Certamente Eolo Mazzoti ha datomolto altro con la sua competenzaalla Sacra Famiglia in forza del suomandato di consigliere, ma queste po-che righe vogliono testimoniare cheEolo era una persona speciale, acuta eironica, che si distingueva per vitali-tà, generosità e impegno civile. Lasua sensibilità era stata certamenteesaltata dalla tragica vicenda persona-le del sequestro e assassinio della nipo-te Cristina in memoria della quale sicostituì la fondazione CristinaMazzotti della quale Eolo fu il presi-dente. Con Eolo Mazzotti ho incontratol’esperienza dell’Arche, promossa daJean Vanier che ospita in casa duepersone con disabilità; una esperien-za che non può non farci pensare al-l’esperienza della Sacra Famiglia pro-mossa da un Domenico Pogliani cheospitò nella sua casa parrocchiale duederelitti della campagna milanese.

Gianni GelmuzziEx dirigente della Fondazione Sacra Famiglia

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contribuiscono, anche con piccoledonazioni, al proseguimento dellamission originaria del nostro Ente.Monsignor Domenico Pogliani erasolito chiamare le piccole donazioniricevute da chi credeva nel suoprogetto Gocce d’oro; dal 1896 adoggi le gocce si sono moltiplicate esappiamo di poter contare sulcontributo di molti. È importanteche il sostegno e l’affetto siconsolidino sempre più perpermetterci di proseguire nelcammino; è grazie al contributo ditutti che abbiamo potuto realizzaremolti progetti ed è grazie allacostanza di questi contributi chepotremo proseguire nel tempo.I progetti in atto sono molti e inquesto numero del Super OmniaCharitas vogliamo presentare ilprogetto “la mia casa…di giorno” ,avviato nel 2012 , la cui conclusioneè prevista per l’autunno 2013.

La mia casa…di giornoAdattarsi ai bisogni sociali,assistenziali e di cura emergentiattraverso un’organizzazioneflessibile e strutture adeguate pergarantire un servizioqualitativamente sempre migliore,oggi più che mai è l’obiettivo dellaSacra Famiglia; per questo oggi laFondazione è coinvolta in unpercorso di ammodernamento delleproprie strutture che richiede ungrosso impegno economico, cui èimpossibile far fronte con le soleentrate correnti. Nel panorama diservizi offerti dalla Fondazione,ricoprono un ruolo fondamentale iCentri Diurni: servizi cheintervengono a sostegno della retefamigliare garantendo una presa incarico del disabile durante le oredella giornata, permettendo allafamiglia di organizzare i propritempi, mantenendo spazi di lavoro e

di vita senza rinunciare a prendersicura del proprio caro.Il progetto prevede laristrutturazione di 4 dei centridiurni di Cesano Boscone, con loscopo di creare un ambiente divita confortevole e funzionaledove possano trovare accoglienzatutte le tipologie di bisogno. IlCentro Diurno rappresenta unimportante anello nella filiera deiservizi e consente di dilatare neltempo l’accesso alle struttureresidenziali; accade tuttavia che lefamiglie, sempre più anziane, sitrovino a dover gestire situazioniimpreviste quali malattie o ricoveriospedalieri, o situazioni piùcomplesse legate al “dopo di noi”che richiedono una garanzia dicontinuità delle cure durante laloro assenza, un argomentocomplesso che coinvolgedelicatissimi aspetti emotivi, maanche concreti problemi giuridici,economici, assistenziali ed abitativi.L’equipe del centro diurnoaccompagna il disabile e la suafamiglia nel percorso di cura,affrontando le diverse fasi dievoluzione della malattia,preparando il nucleo ad affrontarel’evolversi dei bisogni. L’equipe delCDD studia e realizza proposteadeguate a definire un “progettoglobale di vita” degli ospiti accolti,privilegiando la costruzione disinergie tra la famiglia e ilterritorio.Il progetto di ristrutturazioneconsentirà di:❚Creare ambienti più confortevolie fruibili anche dagli ospiti conmaggiori problematiche ❚Dedicare spazi attrezzati per l’af-fronto di problematiche specifiche.L’intervento riguarderà i locali giàin uso che verranno totalmenteristrutturati e ammodernati. Si

prevedono interventi di:❚Ridistribuzione degli spazi❚Sostituzione serramenti❚Rifacimento impianti❚Rifacimento servizi igienici

TempiPer garantire ai 100 ospiti deicentri diurni la continuità delservizio anche durante i lavori,l’intervento sarà dilazionato in 2anni concentrando le opere neimesi in cui la frequenza si abbassaper le vacanze:giugno 2012 - ottobre 2012intervento su CDD S.Francesco 1e S.Francesco 2giugno 2013 - ottobre 2013intervento su CDD S.Chiara 1 eS.Chiara 2

Sostenibilità Le strutture oggetto di interventosono di proprietà dellaFondazione. Il 100% dei contributiraccolti, quindi, andrà a coperturadelle spese di ristrutturazione erinnovo degli arredi. Il costocomplessivo degli interventi è dicirca € 2.200.000,00. Viene datatrasparente rendicontazione degliimporti ricevuti da donazioni,lasciti e altre forme di sostegnounitamente al conto economico diavanzamento lavori. Il bilancioannuale è consultabile ed ècertificato da ernst & youngIl primo passo è stato compiuto: iCDD S.Francesco 1 e 2 sonoultimati e pronti per accogliere gliospiti, per continuare nel progettooccorre il sostegno di molti amici!!Seguiteci su internet e su facebooke ….veniteci a trovare!Per informazioni: DirezionePromozione e Sviluppo ServiziMarketing Sociale tel.02/45.67.77.40 e-mail:[email protected]

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cura

assistenza

riabilitazione

riabilitazione

FONDAZIONE

SACRAFAMIGLIAONLUS

Abbiamo cura delle persone disabili

ALTRE SEDI�17051 Andora (Sv) via del Poggio 36tel. 0182.85005 fax 0182.86036Assistenza e riabilitazione residenzia-le, diurna e ambulatoriale per giovani eadulti con disabilità psico-fisica.Assistenza domiciliare in convenzio-ne con i Comuni limitrofi

�17027 Pietra Ligure (Sv) via Della Repubblica 166tel. 019.611415 - fax 019.611577Assistenza e riabilitazione residenzia-le e diurna per giovani e adulti con di-sabilità psico-fisica

�21034 Cocquio Trevisago (Va) via Pascoli n° 15tel. 0332.975155 - fax 0332.975140Assistenza e riabilitazione residenzia-le, diurna e ambulatoriale per giovani eadulti con disabilità psico-fisica

�23028 Regoledo di Perledo (Lc) via Strada del Verde 11tel. 0341.814111 - fax 0341.814206Assistenza e riabilitazione residenzia-le per adulti con disabilità psico-fisicaAssistenza domiciliare in convenzio-ne con i Comuni limitrofi

�28921 Verbania via P. Rizzolio 8tel. 0323.402349 - fax 0323.404581Assistenza residenziale e diurna, persoggetti con disabilità psico-fisica eper anziani non auto-sufficienti.Riabilitazione post-acuta per anziani.

�20019 Settimo Milanese (Mi) via Giovanni Paolo II 10/12tel. 02.33535101 - fax 02.33535190Centro di assistenza e riabilitazioneresidenziale, diurna, ambulatoriale edomiciliare per giovani, adulti e anzia-ni con disabilità media e grave

�20081 Abbiategrasso (Mi) via S. Carlo 21tel. 02.94960828 - fax 02.94695294Centro diurno riabilitativo per giovani eadulti con disabilità psico-fisica

�20090 Cesano Boscone (Mi) via Dante Alighieri 2tel. 02.45861471 - fax 02.45677553Centro Diurno Integrato per anzianiVilla Sormani

�20083 Fagnano di Gaggiano (Mi) via Marchesa Medici 1tel. 02.90841175 - fax 02.90841498Centro residenziale assistenziale e ria-bilitativo per giovani con disabilità psi-co-fisica

cura

assistenza

�20065 Inzago (Mi) via Boccaccio, 18tel. 02.954396 - fax 02.95439669Residenza Sanitaria Assistenziale perDisabili affetti da Sclerosi Multipla in fa-se avanzata o da analoghe patologieneurologiche degenerative. L’RSD èstata realizzata in collaborazione conLISM (Lega Italiana Sclerosi Multipla)proprietaria dell’edificio.

�20090 Cesano Boscone (Mi) via Tommaseo 4 - tel. 02.4582207Comunità alloggio femminile per giova-ni e adulti con disabilità psico-fisica

�20080 Albairate (Mi) via Cavour 33 - tel. 02.9406281Comunità alloggio per persone giova-ni e adulte con disabilità motoria ementale medio-grave

�17051 Andora (Sv) via S. Ambrogio 19tel. 0182.683376Comunità alloggio a carattere resi-denziale per adulti con disabilitàpsico-fisica

�20090 Buccinasco (Mi) via Vivaldi 17tel. 02.45784073Comunità alloggio per persone con ri-tardo mentale medio grave

�20019 Settimo Milanese (Mi) viale Stelvio 6 - tel. 02.33512574Comunità alloggio per persone af-fette da autismo

SEDE CENTRALE20090 Cesano Boscone (MI) - piazza L. Moneta 1 - tel. 02.456771 - fax 02.45677411Assistenza e riabilitazione residenziale, diurna, ambulatoriale e domiciliare per mino-ri e adulti con disabilità neuropsichica medio-grave e grave.Assistenza socio-sanitaria per anziani e lungodegenti non autosufficienti

� Casa di Cura Ambrosianatel. 02.458761Centro polispecialistico e casa di cura convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale

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