Num. 1 VOLUME Ago - Set 2007 G .. L’A S C L’A Basketcoach · uno spazio per la preparazione...

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Basketcoach.net - N.1 - Anno I - 2007 www.basketcoach.net 1 SOMMARIO LA MENTE È LA CHIAVE DEL TUO SUCCESSO DI F. CROWELL…… 1 L’EDITORIALE .................... ….2 GIOCA..TORI E NON GIOCA..TTOLI DI A. FORTELEONI…………….. 4 L’ALLENATORE DI L. MEVI…. ..5 Num. 1 VOLUME Ago - Set 2007 Basketcoach.net Basketcoach.net Basketcoach.net Basketcoach.net LA RIVISTA ON-LINE PER GLI ALLENATORI DI PALLACANESTRO WWW.BASKETCOACH.NET IL NOSTRO SITO WEB Visitate il sito web www.basketcoach.net dove troverete tutto ciò che può interessare gli allenatori: tattica, tecnica, fondamentali, situazioni speciali, metodologia, esercizi, psicologia. Nell’angolo medico potrete consultare esperti che vi daranno indicazioni su pronto soccorso e terapie di recupero. E’ anche previsto uno spazio per la preparazione fisica dove trovare idee per il lavoro fisico in palestra. Nella pagina risorse tutto ciò che può serivre ad un allenatore per sentirsi sicuro e preparato. ESEMPIO DI PERIODIZZAZIONE DELLALLENAMENTO DELLA FORZA DI M. SIST ............... 7 PICCOLI PARTICOLARI TRASCU- RATI DI P. CARLINI .............. 9 10 ESERCIZI A METÀ CAMPO PER LA DIFESA DI M. TAMANTINI ...10 SPECIALE CLINIC ..................12 L’ANGOLO DELLA TATTICA ….14 Quando osservo la pallacanestro dei college, spesso analizzo le decisioni dello staff tecnico al fine di apprende- re insegnamenti tattici dai loro succes- si e fallimenti. Per esempio, ultima- mente Gonzaga ha perso contro Santa Clara, dopo una striscia vincente di 50 partite. Qual è stata la chiave, il moti- vo della sconfitta? Duke ha perso una partita cruciale che ha aperto la strada alla più lunga stri- scia negativa nella storia di coach Krzyzewski. Perché hanno perso que- sta partita che era alla loro portata? Whitworth College, una squadra di elite della Division 3 (il cui ranking è stato anche n. 3 a livello nazionale) ha perso recentemente un supplementare al cardiopalmo contro l’Università di Puget Sound (UPS). Qual è stato il fattore determinante di questa sconfit- ta? Vi ho fatto pensare? La vostra capaci- tà di riflettere è il vostro talento più importante nella vita. Questo è ancor più vero sul campo da pallacanestro, dove il momentum si modifica veloce- mente e la partita può essere vinta o persa nell’arco di pochi secondi. Gli allenatori devono allenare la propria mente ad essere decisiva, a leggere la situazione e a cercare opzioni. Se al- leni con una mentalità rigida, una im- postazione mentale negativa o un at- teggiamento mentale debole, è molto probabile che tu fallisca. La mia filosofia di allenamento è basa- ta su tre principi molto importanti. Cia- scuno di questi principi richiede una inflessibile forza mentale. 1) PORRE ATTENZIONE ALLA PALLA Fai attenzione alla palla, riduci il nu- mero di palle perse, e farai un grosso passo avanti nel vincere le partite. Come allenatore, cura l’arresto a due tempi, potenti cambi di direzione, por- tando la palla sotto il mento, con i go- miti all’altezza delle spalle, ed ese- guendo dei passaggi proteggendo la palla con il corpo. Progressi su questi solidi fondamentali produrranno mi- glioramenti di squadra e vittorie. 2) ELIMINARE DAL GIOCO DEGLI AVVERSARI I BUONI TIRI E I RIM- BALZI Quando i vostri giocatori difendono, devono mettere una mano in faccia al tiratore e URLARE “Tiro” ogni volta che la squadra avversaria tira. Devono anche far seguire alla chiamata verba- le un’azione: devono tagliare fuori, come se la loro vita dipenda dall’impe- dire il rimbalzo d’attacco all’altra squa- dra. Voglio che le mie squadre sappia- no e credano che ogni palla per aria appartiene a noi. Questo richiede che i giocatori siano mentalmente e fisica- mente forti. E’ una questione di volon- tà. LA MENTE E’ LA CHIAVE DEL TUO SUCCESSO Di Fred Crowell - NBC Camp Continua a pagina 3

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Basketcoach.net - N.1 - Anno I - 2007

www.basketcoach.net 1

SOMMARIO

� LA MENTE È LA CHIAVE DEL TUO SUCCESSO DI F. CROWELL…… 1

� L’EDITORIALE .................... ….2 � GIOCA..TORI E NON GIOCA..TTOLI

DI A. FORTELEONI…………….. 4

� L’ALLENATORE DI L. MEVI…. ..5

Num. 1 VOLUME Ago - Set 2007

Basketcoach.netBasketcoach.netBasketcoach.netBasketcoach.net L A R I V I S T A O N - L I N E P E R G L I A L L E N A T O R I D I P A L L A C A N E S T R O

WWW.BASKETCOACH.NET IL NOSTRO SITO WEB Visitate il sito web www.basketcoach.net dove troverete tutto ciò che può interessare gli allenatori: tattica,

tecnica, fondamentali, situazioni speciali, metodologia, esercizi, psicologia. Nell’angolo medico potrete

consultare esperti che vi daranno indicazioni su pronto soccorso e terapie di recupero. E’ anche previsto

uno spazio per la preparazione fisica dove trovare idee per il lavoro fisico in palestra. Nella pagina risorse

tutto ciò che può serivre ad un allenatore per sentirsi sicuro e preparato.

���� ESEMPIO DI PERIODIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO DELLA FORZA DI M. SIST ............... 7

� PICCOLI PARTICOLARI TRASCU-RATI DI P. CARLINI .............. 9

� 10 ESERCIZI A METÀ CAMPO PER LA DIFESA DI M. TAMANTINI ...10

� SPECIALE CLINIC ..................12 � L’ANGOLO DELLA TATTICA ….14

Quando osservo la pallacanestro dei

college, spesso analizzo le decisioni

dello staff tecnico al fine di apprende-

re insegnamenti tattici dai loro succes-

si e fallimenti. Per esempio, ultima-

mente Gonzaga ha perso contro Santa

Clara, dopo una striscia vincente di 50

partite. Qual è stata la chiave, il moti-

vo della sconfitta?

Duke ha perso una partita cruciale che

ha aperto la strada alla più lunga stri-

scia negativa nella storia di coach

Krzyzewski. Perché hanno perso que-

sta partita che era alla loro portata?

Whitworth College, una squadra di

elite della Division 3 (il cui ranking è

stato anche n. 3 a livello nazionale) ha

perso recentemente un supplementare

al cardiopalmo contro l’Università di

Puget Sound (UPS). Qual è stato il

fattore determinante di questa sconfit-

ta?

Vi ho fatto pensare? La vostra capaci-

tà di riflettere è il vostro talento più

importante nella vita. Questo è ancor

più vero sul campo da pallacanestro,

dove il momentum si modifica veloce-

mente e la partita può essere vinta o

persa nell’arco di pochi secondi. Gli

allenatori devono allenare la propria

mente ad essere decisiva, a leggere la

situazione e a cercare opzioni. Se al-

leni con una mentalità rigida, una im-

postazione mentale negativa o un at-

teggiamento mentale debole, è molto

probabile che tu fallisca.

La mia filosofia di allenamento è basa-

ta su tre principi molto importanti. Cia-

scuno di questi principi richiede una

inflessibile forza mentale.

1) PORRE ATTENZIONE ALLA PALLA Fai attenzione alla palla, riduci il nu-

mero di palle perse, e farai un grosso

passo avanti nel vincere le partite.

Come allenatore, cura l’arresto a due

tempi, potenti cambi di direzione, por-

tando la palla sotto il mento, con i go-

miti all’altezza delle spalle, ed ese-

guendo dei passaggi proteggendo la

palla con il corpo. Progressi su questi

solidi fondamentali produrranno mi-

glioramenti di squadra e vittorie.

2) ELIMINARE DAL GIOCO DEGLI AVVERSARI I BUONI TIRI E I RIM-BALZI Quando i vostri giocatori difendono,

devono mettere una mano in faccia al

tiratore e URLARE “Tiro” ogni volta

che la squadra avversaria tira. Devono

anche far seguire alla chiamata verba-

le un’azione: devono tagliare fuori,

come se la loro vita dipenda dall’impe-

dire il rimbalzo d’attacco all’altra squa-

dra. Voglio che le mie squadre sappia-

no e credano che ogni palla per aria

appartiene a noi. Questo richiede che i

giocatori siano mentalmente e fisica-

mente forti. E’ una questione di volon-

tà.

LA MENTE E’ LA CHIAVE DEL TUO SUCCESSO

Di Fred Crowell - NBC Camp

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VOGLIA DI IMPARARE PER MIGLIORARE Aggiornamento e preparazione del nuovo anno agonistico questo il piatto forte di questo periodo senza partite e senza campionati in corso. E Basketcoach.net non ha voluto manca-re a questo appuntamento organizzando, insieme a Nbc Camp Italia, il I° BkcoachClinic il 28 giugno scorso presso il Centro sportivo Casalpalocco ospiti proprio della settimana dell'Nbc Camp. Sono state tre ore di un interessante scambio di idee su argomenti che riguardano tutti gli addetti ai lavori. Coach Marco Tamantini ha proposto tantissimi esercizi e sug-gerimenti per la fascia di età 10-11 anni partendo dal singolo fondamentale fino ad arrivare al gioco per ragazzi che stanno passando dal minibasket al basket. Poi coach Roberto Castel-lano ha sciorinato una serie innumerevole di esempi di grandi tiratori con le loro peculiarità e con le loro tabelle di allena-mento dando consigli per l'allenamento del tiratore e alcuni principi fondamentali per non perdere il talento dei migliori giocatori: 1 – non modificare il movimento di tiro del giocatore se risulta efficace ma non molto ortodosso tecnicamente; 2 – per essere buoni tiratori la cosa più importante è CREDERE che la palla andrà sempre dentro, non perdere mai la fiducia; 3 – il tiro libero è il tiro più importante, chi ha alte percentuali ai tiri liberi è sicuramente un buon tiratore; 4 – tira-tori si nasce non si diventa. Anche l'allenamento del tiro è indi-viduale e non preconfezionato quindi ognuno ha il suo metodo l'allenatore deve essere un grande motivatore in questo sen-so. Per finire coach Fred Crowell ha confermato che il tiro più im-portante è il tiro libero, come anche conferma nel suo articolo in questo numero facendo esempi concreti di come il tiro libe-ro possa influenzare il risultato di una partita. E quindi ribadi-sce il concetto di Castellano che per essere tiratori bisogna avere fiducia nelle proprie capacità. Ma coach Crowell affronta in maniera approfondita anche il ruolo dell'al-lenatore che deve essere colui che da le linee guida alla squa-dra e deve dare fiducia a tutto l'ambiente cercando di essere se stesso e di non copiare nessuno altrimenti no sarà mai convincete con i suoi ragazzi. Inoltre ci da un assaggio della sua filosofia cestistica dicendo che per lui vale la regole del “tre”: tre cose sono fondamentali per ogni aspetto del gioco e fa alcuni esempi illuminanti. L'approfondimento, con le relazioni complete dei tre relatori del clinic, lo troverete su questo e sul prossimo numero di Basketcoach.net Magazine Questa prima iniziativa di Basketcoach.net vuole essere un messaggio per tutti coloro che ci stanno seguendo dalla no-stra nascita: vogliamo cercare di fare aggiornamento continuo per allenatori e giocatori, pillole di informazioni per chi ha vo-glia di migliorarsi e conoscere sempre più dal profondo il gioco del basket. Aspettiamo articoli da inserire nel magazine e nel sito per migliorare la comunicazione tra chi lavora in questo sport con l'obiettivo di dare un contributo alla crescita di tutti noi nel campo cestistico: chiunque voglia dire la sua con schemi, e-sercizi, proposte può farlo liberamente inviandoci un suo scritto. Ricordate che se gli articoli che ci invierete saranno pubblicati sul magazine l'autore riceverà un rimborso. Da settembre poi avremo nuove collaborazioni e nuove inizia-tive sia sul sito www.basketcoach.net che sul magazine quindi non resta che partecipare e seguirci ogni giorno non dimenti-cando di dare il vostro contributo.

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� Per posta ordinaria all’indirizzo: Piazzale E.Dunant 40 - 00152 Roma c/o Marco Martiri

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21 maggio 2007

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3) LA REGOLA PIU’ IMPORTANTE DELLA PALLACANESTRO E’ IL FALLO. I l terzo principio è basato sulla

premessa che “le regole determi-

nano i l comportamento”. Le

“regole” nella pallacanestro favori-

scono l ’attaccante. La maggior

parte delle regole sono state stu-

diate per creare delle occasioni

per segnare. L’hockey, i l golf ed i l

calcio hanno punteggi bassi. Ai

giocatori di pallacanestro piace

segnare canestri – molt i canestri.

Un esempio importante di questa

distinzione tra la pallacanestro e

molti altri sports è i l t iro l ibero.

Il t iro l ibero è una delle poche co-

se nella vita che è assolutamente

l ibera. Infatti, se subisci un fallo

nell ’atto di tiro, hai la possibil i tà di

tirare due tiri l iberi! Se la difesa

commette dieci fall i nei 20 minuti,

vengono assegnati due tiri l iberi

per ciascun fallo successivo. E’

fondamentale realizzare i l primo

dell ’ 1 + 1. Ancora una volta, l ’a-

spetto cruciale della partita è de-

terminato dalla tua forza mentale.

Le statistiche dei ti ri l iberi decido-

no i l risultato f inale di una partita

su quattro. Se vuoi vincere, devi

segnare i t iri l iberi. Ognuna delle

tre sconfitte sopra citate furono

decise alla l inea del tiro l ibero.

Tornando alle partite di college di

cui parlavamo prima, GONZAGA

ha ti rato 36 tiri l iberi segnandone

22. La guardia Derek Ravio ha fat-

to 12 su 12. Questo signif ica che

gli altri giocatori hanno fatto 10 su

24, quasi i l 40%! Gli Zags hanno

perso questa parti ta-chiave dalla

l inea del tiro l ibero.

La squadra della DUKE UNVER-

SITY di COACH K ha perso quattro

parti te in f i la. Nelle sconfitte con-

tro Virginia e North Carolina, Duke

ha tirato un misero 18 su 31. Il 5-

9,9% alla l inea di tiro l ibero è la

chiave del disastro. Ancor più si-

gnif icativa è stata la sonora scon-

f itta contro gli acerrimi nemici di

North Carolina. Nella prima metà,

Duke conduceva contro i Tar Heels

39-34, con un perfetto 9/9 dalla

l inea della carità. Tuttavia, nei se-

condi 20 minuti, i Blue Devils han-

no ti rato un misero 3/10 dalla l inea

di tiro l ibero. North Carolina aveva

fatto 14/18, Duke 12/19 ai tiri l iberi

nell ’arco della gara. L’importanza

della forza mentale durante l ’ese-

cuzione dei tiri l iberi è ovvia - sen-

za una buona percentuale ai tiri

l iberi, la squadra perde.

Un recente articolo su USA Today,

Very Foul Shooting (gioco di paro-

le per dire: Pessimi Tiratori,

n.d.t.), riconosceva la necessità di

una buona percentuale ai tiri l iberi.

L’articolo sosteneva che “la squa-

dra detentrice del ti tolo statuniten-

se di baseball Oregon State po-

trebbe probabilmente sopravvivere

con una percentuale del 33% di

battuta nell ’arco di quattro partite.

Il numero batte la squadra di palla-

canestro di Beaver”. OREGON

STATE ha 25/75 ai tiri l iberi nelle

ultime quattro parti te (tutte sconfit-

te), abbassando la media stagio-

nale di vittorie al 57,6%. Se non

segni più tiri l iberi rispetto ai tuoi

avversari, è probabile che perdi la

parti ta.

WHITW ORTH COLLEGE è la squa-

dra che ha la miglior percentuale

di tiro dal campo negli Stati Uniti,

i l 53%. Ma, nella sconfitta contro

UPS, ha fatto solo 15 su 25 ai tiri

l iberi! Incredibile. La percentuale

di tiro dal campo comprende i t iri

da 3 punti. W hitworth fa i l 53%

nella dif f ici le categoria del tiro dal

campo, ma quando ha dovuto tira-

re dei TIRI LIBERI – senza la dife-

sa – W hitworth ha fatto solo i l 60%

contro l ’Università di Paget Sound!

Se avessero avuto una percentua-

le migliore del 5 o 10%, avrebbero

probabilmente vinto la partita.

Fred Crowell ha 37 anni di espe-rienza come allenatore. All 'età di 23 è diventato i l coach di pallaca-nestro più giovane della Division I statunitense all 'universi tà di Ala-ska Fairbanks portandola alla prima stagione vincente della sua storia. Primo allenatore di "Athletes in Action", una delle più vincenti squadre di esibizione di sempre. Fondatore, nel 1971, e Presi-dente di NBC Camps. Dopo oltre 30 anni, gli NBC camp sono presenti in 19 città differenti e si tengono in quattro Paesi.

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Ovvero breve esperienza di un allenatore esperto che tornato dopo tanti anni in un settore gio-vanile si dimentica di fare l ’ istrut-tore. Un giorno decisi di impostare un gioco di attacco contro la difesa individuale per la mia squadra under 16. Avendo un quintetto formato da guardie ed ali, senza un centro di ruolo, pensai che partendo da una base “dai e cam-bia”, con uno schieramento inizia-le tre esterni e due interni e con poche regole essenzial i (meglio specif icate nei diagrammi allega-ti), si potessero magnif icamente coniugare le esigenze di insegna-mento dei fondamentali individua-li con i l gioco di squadra. Fermamente convinto della scelta fatta affrontai la prima partita uff i-ciale conto una buona squadra avversaria con la sicura aspettati-va di una grande prestazione. La realtà fu ben diversa perché fu sufficiente che l ’al lenatore avver-sario disponesse i suoi giocatori con una difesa “aiuto e recupero” molto f lottata all ’ interno del peri-metro della l inea dei tre punti, per far si che i l nostro attacco si am-massasse insieme agli avversari in un caotico groviglio di corpi. Nonostante tutto alla f ine si riuscì a vincere la gara ma i ragazzi e-rano avvil i t i e non convinti di que-sto gioco tanto da rif iutarlo men-talmente f ino ad avere molta insi-curezza anche nella fase difensi-va. Allenamento dopo allenamento i l nervosismo aumentava, si gioca-va male e soprattutto io non riu-scivo a capire quali fossero i reali problemi. Il mio assistente allena-tore, dopo varie volte che aveva-mo af f rontato l ’argomento, mi chiese “sei sicuro che loro sap-piano fare quello che tu gli chie-di?”. Fra l ’ incredulo e lo stizzito risposi “Ognuno di loro gioca da almeno sei-sette anni mi sembra

scontato che lo sappiano! ”. Nella testa però quel “mi sembra scon-tato” non ci stava bene, mi infa-stidiva e quindi ricominciai gli al-lenamenti in maniera capil lare e analitica. Ripresi a lavorare sul gioco senza palla, smarcamento, ricezione, posizione “pericolose” d’attacco, f ino all ’1c1; poi passai al ripasso del blocco: come si porta, come sfruttarlo, lettura del-le situazioni in seguito alle tante possibil i reazioni del difensore, f ino ad arrivare ai vari t ipi di bloc-co, al blocco e giro e relativa di-fesa. Avevo trovato la soluzione! I ra-gazzi non sapevano fare ciò che gli veniva chiesto perché nel loro passato cestistisco o non erano state approfondite certe temati-che oppure non erano abituati a pensare, leggere la situazione e scovare le soluzioni migl iori. Così io allenavo i l gruppo senza i-struirlo non solo tecnicamente ma, cosa ancora più grave, nella comunicazione del problema e nella ricerca delle soluzioni. In conclusione ora giochiamo si-curamente meglio, siamo più se-reni, convinti e motivati ma so-p r a t t u t t o s i a m o c r e s c i u t i “ i n s i e m e ” n e l l ’ i m p a r a r e a “comunicare”.

GIOCA..TORI E NON GIOCA..TTOLI

ANTONIO FORTELEONI - SAN RAFFAELE ROMA

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Allenatore è il termine ufficiale, distinto nei vari livelli di qualificazione, con il quale è indicato il responsabile della guida di una squadra di basket, anche se fra gli addetti ai lavori trova uso corrente l’esotico: coach. Il compito dell’allenatore generalmente ri-guarda: - la creazione di impianti di gioco, offensivi e difensivi, nei quali ogni singolo atleta trova una qualche personale soddisfacente realiz-zazione e una complete utilità e che, allo stesso tempo, costituiscano sistemi idonei per affrontare qualsiasi situazione tattica; - le motivazioni singole e di gruppo per la formazione di un organismo i cui compo-nenti siano cementati insieme per il raggiun-gimento di un fine comune: Non di rado però, l’allenatore tende anche ad aumentare l’abilità tecnica del singolo giocatore, affinchè tragga maggiore profitto dal lavoro fisico e fisiologico e sia più incisi-vo nel suo rendimento tecnico e tattico, as-sumendo in questo caso la figure dell’adde-stratore. Normalmente tali processi coesi-stono in una dinamica alternanza di priorità. Anche quando è prevalente la funzione addestrante c'è la tendenza a preferire il termine allenatore in luogo di quello di adde-stratore o di quello, più rispondente e qualifi-cante, di istruttore, come se tali appellativi comportassero una deminutio di una qual-che dignità. Da sempre l’allenatore si occupa della capa-cità di lavoro fisico e fisiologico dei singoli atleti e molto spesso rivolge un'attenzione particolare anche all’incremento delle loro qualità fisiche, assumendo il ruolo di prepa-ratore. Le problematiche caratteriali, comportamen-tali ed esistenziali che possono investire i suoi atleti, con la loro ampia casistica lo reclutano ineluttabilmente come psicologo. La classificazione esposta è certamente una semplificazione estremizzata del ruolo e delle sue funzioni, in ogni caso accettabile per l’indirizzo e il livello della trattazione in corso, ma che, piaccia o no, inevitabilmente identifica la semplice figura dell’insegnante inscindibile da quella più nobile dell’educato-re. L’unica verità inconfutabile è la diversità del contenuto culturale delle diverse funzioni e la valentia nei possederlo non dipende as-solutamente da come siamo, amiamo o dobbiamo essere chiamati.

Generalmente più è alto il contesto di appar-tenenza, più si tende all’alta specializzazio-ne CON la contemporanea separazione delle funzioni, in ogni caso con a capo sempre l’allenatore. Nei basket di massa (diffusamente) e nei basket indigente (inesorabilmente), per ap-plicazione ortodossa della legge NeoC (Legge della Necessità e/o della Convenien-za) l'allenatore dovrebbe essere, suo onore e suo onere, ecletticamente poliedrico. Purtroppo, nonostante la precarietà e l’indi-genza, si evidenzia un'accentuazione della specializzazione (spesso per niente alta), quasi esclusivamente nella tattica (nei sen-so di direzione del gioco), con spiccata incli-nazione alla clonazione nella creazione di sistemi di gioco, con l’approssimazione (a volte trascuratezza) nei lavoro di migliora-mento tecnico individuale, con l’empirismo nel lavoro fisico, con la rinuncia (al peggio l’improvvisazione) per le questioni psicologi-che e raramente (fortunatamente) con l’affi-damento di una o più funzioni (pensate mar-ginali?) a volenterosi (sic) collaboratori ge-neralmente niente affatto specializzati. Salvo, ovviamente, chiunque non si identifi-ca in questa pessimistica osservazione. Per semplicità, sarà utilizzato, indifferente-mente, il termine allenatore.

Il suo ruolo La figura di questo personaggio, in genera-te, e in secondo piano rispetto a quella del-l'atleta, tranne quando la situazione richiede un responsabile cui imputare risultati negati-vi. Due fatti poco simpatici per gli allenatori ma, tutto sommato, coerenti e giustificati, per una serie di considerazioni legate all’-ambiente e alla sua organizzazione, a fattori economici e normativi, alla naturale prefe-renza per l’atleta, protagonista diretto dell'at-to sportivo. L'accettazione di questa realtà, pero, non esclude una valutazione oggettiva dell’importanza dell’allenatore. II risultato lo fanno i giocatori, un allenatore è grande se i suoi giocatori sono grandi, senza grandi giocatori non si vince nulla, queste e altre espressioni similari sono sol-tanto, di solito, manifestazioni di modestia (spesso insincera) o la ricerca di un alibi (frequentemente reclamato) o macchie di colore (in genere grigiastro) o (qualche vol-ta) convincimenti pericolosi, limitativi e fuor-vianti. In qualità di istruttore, categoricamente

evidente è l’indispensabilità della sua funzio-ne: Senza grandi istruttori i giocatori non diventano grandi. In qualità di preparatore, l’importanza del suo lavoro per il condizionamento e per il potenziamento degli atleti è pari alla rilevan-te incidenza delle qualità fisiche di alta pre-stazione sportiva, quando, poi, la sua opera è rivolta ai giovani e in particolare ai giova-nissimi, la sua funzione travalica la sfera propriamente sportiva per invadere quella ben più delicata della salute dei suoi allievi. In qualità di direttore del gioco, la sola ge-stione dei cambi, per numero e frequenza, lo rende protagonista assoluto. Questa cir-costanza, unità alla facoltà illimitata di ordi-nare tattiche da applicare, rende, a volte, persino esuberante il compile dell’allenatore (overcoaching), con la particolarità della probabile prevalenza dell’errore sulla giusta decisione. In qualità di motivatore, qualunque le fun-zioni di cui sopra,, il suo compito è impre-scindibile. In qualità di psicologo la rilevanza della fun-zione è dimostrata dalla presenza ormai acclarata di tale figura professionale nello staff di ogni team di elevato livello (non sol-tanto nel basket) e sempre più frequente-mente anche di medio livello o ancora di meno (ove possibile). Programmare, organizzare, dirigere, forma-re, creare, psicanalizzare, migliorare, educa-re, con queste responsabilità può essere marginale il ruolo dell’allenatore? Dirigenti o giocatori, chiunque altro, quando sostenitori della marginalità dell'allenatore, realizzano soltanto, non sempre involonta-riamente o ingenuamente, una proposizione personale al ruolo, anche se semplicemente ipotizzata o momentanea o estemporanea che sia. In tali circostanze la prepotente invadenza delle decisione manifestamente auspicate o la dirompente operatività di quelle diretta-mente assunte in proprio, per la rilevanza delle conseguenze pratiche provocate, testi-moniano il reale significato delle prerogative dell’allenatore, tutt’altro che secondarie o indifferenti per il fine. Tratto dal libro “28x15” di Lino Mevi di prossi-ma pubblicazione

L’ALLENATORE

LINO MEVI - FABIANI FORMIA

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E-sempi di sedute dedicate allo sviluppo della forza nella pre-season

Nei microcicli 2,3,4,5,6, e 7 (il microciclo 1 è dedicato alla valutazione) l'obiettivo del lavoro è la ricerca dello svi-luppo della FMD e della potenza. Gli esercizi vengono divisi a seconda della zona del corpo che viene impiegata (arti superiori o arti inferiori), alternandoli su quattro sedute per ciclo. La direzione del lavoro è all'inizio prevalen-temente verso la FMD, poi si lascia sempre più spazio ai lavori di potenza.

Microcicli 2-3

Nei microcicli 2-3 le sedute sono 4, divise nei giorni lunedì, martedì, giovedì, venerdì. Il lunedì e il giovedì si effettua il lavoro sugli arti superiori, mentre il martedì e il venerdì su quelli inferiori. Ciò permette di abbinare il lunedì e il giovedì al lavoro di forza,anche un lavoro impegnativo per gli arti inferiori tipo potenza aerobica attraverso corsa con variazioni di ritmo. Va sottolineato che l'organizzazione che adottiamo attualmente prevede in questa fase, il lavoro di forza e condizionamento generale sviluppati al mattino, mentre la sera è dedicata al condizionamento specifico attraverso esercitazioni tecnico-tattiche. Il martedì e il venerdì le sedute di forza per gli arti inferiori sono comunque seguite o precedute da corsa i cui carichi di lavoro sono più leggeri rispetto a quelli del lunedì e del giovedì. Il mercoledì è prevista una seduta di rigenerazione in acqua mentre il sabato partita amichevole o ancora recu-pero attivo in acqua. La domenica riposo passivo o amichevole. La scelta degli esercizi tiene conto delle caratteristiche individuali dell'atleta: mobilità articolare, rapporto tra ago-nisti e antagonisti, infortuni passati o ancora in corso.

Esempi di sedute (lunedì e giovedì)

Il riscaldamento: vengono proposti esercizi generali tipo circonduzioni, spinte, oscillazioni, estensioni su vari pia-ni e utilizzando piccoli sovraccarichi (manubri da 2,3 kg, elastici) per un volume di lavoro pari a 2-3x15-20 ripeti-zioni. A questi esercizi generali seguono una, due serie di riscaldamento, da 8-10 ripetizioni a carico crescente, specifico per l'esercizio che l'atleta dovrà eseguire. Gli esercizi proposti coinvolgono gli stessi gruppi muscolari sia il lunedì che il giovedì. Ciò che cambia nei due giorni è il carico di lavoro.

Lunedì

Estensioni con bilanciere su panca inclinata: 3x6RM (carico impegnativo) Rematore con manubrio in piedi, a busto flesso e in appoggio monopodalico: 2x8 (70% di 8RM) (moderato) Spinta bilanciere verso l'alto da in piedi: 3x6 RM (carico impegnativo) Tricipiti spinte in basso con corda: 2x8 (70% di 8RM) (carico moderato) Bicipiti con manubri da in piedi: 2x8RM (carico impegnativo) Addominali: 3x20 (esecuzioni varie, anche su fit ball e con movimenti di torsione del busto, in piedi e ai cavi)

Giovedì

Trazioni alla Lat Machine: 3x6RM (carico impegnativo) Spinte braccia con manubri, da supini su fit ball: 2x8 (70% di 8RM) (carico moderato) Spinte braccia in alto da in piedi con manubri: 2x8 (70% di 8RM) (carico moderato) Tricipiti barra: 2x8 RM (carico impegnativo) Bicipiti con bilanciere da in piedi: 2x8 (70% di RM) (carico moderato) Iperestensioni del busto: 3x20 (esecuzioni varie, anche su fit ball) Lo stretching: Alla fine della seduta vengono proposti esercizi di stretching per i vari settori e\o catene muscolari allenati.

(segue a pagina 8)

EEEESEMPIOSEMPIOSEMPIOSEMPIO DIDIDIDI PERIODIZZAZIONEPERIODIZZAZIONEPERIODIZZAZIONEPERIODIZZAZIONE DELLDELLDELLDELL’’’’ALLENAMENTOALLENAMENTOALLENAMENTOALLENAMENTO DELLADELLADELLADELLA FORZAFORZAFORZAFORZA NELNELNELNEL BASKETBASKETBASKETBASKET (2^ (2^ (2^ (2^ PARTEPARTEPARTEPARTE))))

MARCO SIST, PREPARATORE ATLETICO AB LATINA B1 MASCHILE

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(segue da pagina 7)

Esempi di sedute (martedì e venerdì)

Il riscaldamento: si effettuano esercizi tipo 1\4 o 1\2 squat monopodalico o bipodalico, oppure split squat o affondi, tutto a cor-po libero e in condizione di equilibrio instabile su tavolette propriocettive o utilizzando la fit ball. Il volume di lavoro è intorno alle 2-3 serie per 8-12 ripetizioni a seconda che sia un esercizio mono o bi-podalico. Questi possono essere seguiti da attività aero-bica blanda, di breve durata (3-5 min) su bike o altro attrezzo cardio. Gli esercizi proposti anche in questo caso stimolano gli stessi distretti muscolari in entrambi i giorni; ciò che varia è l'entità del carico.

Martedì

Front squat 3x6RM (carico impegnativo) Affondi con manubri 2x8 (80% 8RM) (carico moderato) Spinte sugli avampiedi con manubri 2x15 RM (carico impegnativo) Leg curl in piedi 2x8 (80% 8RM)(carico moderato) Iperestensioni del busto: 3x15 (esecuzioni varie anche su fit ball)

Venerdì

Step up 3x6 RM (carico impegnativo) Stacchi 2x6 (70% 6 RM) (carico moderato) Spinte su un avampiedi a corpo libero: 2x15 (carico moderato) Leg curl in piedi 2x8RM (carico impegnativo) Addominali 3x15 (esecuzioni varie, anche su fit ball e con movimenti di torsione del busto da in piedi e ai cavi)

Microcicli 4-5

Nei microcicli 4-5 vengono gradualmente inserite le esercitazioni di potenza. Le sedute rimangono 4 distribuite nelle giornate di lunedì, martedì, giovedì e venerdì, con il lunedì e il giovedì dedicate agli arti superiori e il martedì e venerdì a quelli inferiori. Il mercoledì e il sabato prevedono sedute di rigenerazione in acqua o partite, mentre la domenica continua ad essere dedicata al recupero passivo o ad eventuali ulteriori incontri di gioco. Le esercitazioni di potenza possono essere inserite o fra quelle di FMD oppure, come nell'esempio che segue, in sedute dedi-cate esclusivamente a loro.

Esempi di sedute

lunedì (FMD arti superiori) Estensioni con bilanciere su panca inclinata: 4x6RM (carico impegnativo) Trazioni alla Lat Machine: 4x6RM (carico impegnativo) Spinta bilanciere verso l'alto da in piedi: 3x6 (70% RM ) (carico moderato) Tricipiti spinte in basso con corda: 2x8 (70% di 8RM) (carico moderato) Bicipiti con manubri da in piedi: 2x8RM (70% di 8RM) (carico moderato) Addominali: 3x20 (esecuzioni varie, anche su fit ball o con movimenti torsivi) giovedì (POT arti superiori) Trazioni alla lat machine stretta: 4-5x8-10 (40-50% 1RM) Drop push-up +lanci vari palla medica 4x(4d.p.u+4 lanci) Catch and drop + lancio palla medica 8x(1 c&d + 1 lancio) Sit up esplosivi con palla medica 2-3x10 martedì (FMD arti inferiori) Front squat 4x6RM (carico impegnativo) Affondi con manubri 2x8 (70% 8RM) (carico moderato) Spinte sugli avampiedi con manubri 3x12 RM (carico impegnativo) Leg curl in piedi 2x10 (70% 10RM)(carico moderato) Iperestensioni del busto: 3x20 (esecuzioni varie anche su fit ball) venerdì (POT arti inferiori) Girate 4x6RM Push jerk 2x6 RM Box jump 4x8 Sit up esplosivi con palla medica 1-2x10-12 I microcicli 6 e 7 hanno un'organizzazione tale per cui le sedute si riducono a 3 così come quelli della In-season e verranno pertanto trattati durante l'analisi di questa fase.

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Ritengo non sussistano più dubbi sul fatto che durante l’allenamento è necessario riproporre situazioni reali. Oltre però quelle canoniche, diciamo tecnico-tattiche, ve ne sono alcune, direi “ materiali”, spesso, da noi allenatori, trascurate. Scusate l’inizio contorto e veniamo al dunque.

A chi di noi almeno una volta nella carriera non sono capitate queste due situazioni (la terza, giocatore che crede di essere sopra di 1 e invece è sotto, ve la risparmio per decenza!).

• Giocatore che palleggia o non tira mentre i 24” scadono o addirittura la gara termina e dichiara candidamente:

“non me ne sono accorto”.

• Quinto fallo, o fallo importante, con reazione tipica: “ma nessuno me lo aveva detto!”, casomai stizzita, verso la

panchina.

Non per niente cronometri ben visibili e da tenere sempre sotto controllo e palette dei falli puntualmente alzate dagli ufficiali con grande sacralità sono in palestra per fare coreografia… Bisogna evitare che tali situazioni diventino alibi per gli atleti e sangue amaro per noi per una gara persa, pertanto parti-colari da allenare sono anche questi, oltre alle varie uscite da blocchi, raddoppi sul post basso, rimesse speciali, ecc ecc.

Personalmente non concepisco più una seduta di allenamento senza cronometro, compreso quello dei 24”, e senza il rispetto delle regole di gioco. Ad esempio, se un giocatore supera la metà campo in più di 8” perché magari sta discu-tendo col compagno su un aiuto difensivo mancato, la palla è persa; oppure pressato sta 5” con la palla in mano e nes-suno si smarca. Questo tipo di approccio a mio avviso porta un altro piccolo vantaggio nel riproporre la realtà della ga-ra: la gestione dei secondi a disposizione durante l’azione: se in allenamento veniamo pressati e abbiamo bisogno di 7 secondi per passare la metà campo ne mancheranno 17; se il primo passaggio è anticipato e devo spostarmi in palleg-gio ne ho persi altri 5; se, per chiudere l’opera, negli ultimi 10” si adopera il cambio sistematico, per forza sono obbliga-to a orientarmi sul tempo che ho a disposizione per concludere l’attacco… devo guardare il cronometro. Seguendo questo filo logico anche le partite 5c5 in allenamento si devono svolgere a tempo e non a punteggio, che sia-no 2, 4, 10 minuti, anche perché la partita a punti genera alcune situazioni fastidiose, come la ricerca del tiro da 3 della squadra alla quale mancano 3 punti per vincere e la quasi concessione di un canestro da 2 da parte dell’altra per avere il successivo attacco magari sul 10 pari di una partita a 11. Viceversa, 4 a 3, con possesso di chi è sotto, a 35” dalla fine è molto più allenante di qualsiasi partita a punti. Opinione personale naturalmente. Stessa cosa riguarda i falli. Troppo spesso un giocatore nello scrimmage viene battuto e non paga dazio. Dopo tot nu-mero di falli personali deve scattare una sanzione: o si esce ed entra un altro dalla panchina oppure si fanno tirare dei liberi. Uguale situazione riguarda i falli di squadra: dopo 4, o un numero prestabilito,… tiri liberi. Per fare questi 2 accorgimenti sono necessari un cronometro, se non è disponibile quello da tavolo niente vieta di utiliz-zare quello da polso, e una persona al tavolo con carta e penna che scrive i falli – spesso abbiamo giocatori seduti in panchina coi malanni più svariati…. Paradossalmente il non accorgersi che il tempo per finire una azione o per vincere una partita è scaduto non è così di-stante dal presentarsi in ritardo a un allenamento o all’appuntamento per la trasferta e forse è da lì che dovremmo ini-ziare ad essere meno tolleranti. Uso del tempo a disposizione e sanzione per un fallo commesso, che se guardiamo bene sono tra i grandi temi della vita quotidiana, e che noi allenatori siamo, nel nostro piccolo chiamati a fare rispettare.

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Spedisci a Basketcoach.net i tuoi articoli, gli esercizi che hai inventato o quel-li che usi più spesso perché li ritieni i migliori, gli schemi che fai con la tua squadra, i particolari che usi per migliorare l’allenamento, la tua filosofia di gioco, tutto quello che ritieni utile far conoscere per dare un contributo all’ag-giornamento di tutti. Per ogni articolo pubblicato riceverai 45 euro mentre per ogni schema inserito nell’Angolo della tattica riceverai 20 euro. Puoi inviare il materiale via fax allo 06.56.01.388, via e-mail [email protected] o per posta Basketcoach - Piazzale E. Dunant 40 - 00152 Roma c/o Marco Martiri.

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1c1 difesa sul Dai e Vai e aiuto e recu-pero dal lato debole La costruzione dell’esercizio base prevede due file a metà campo, una con palla e una senza. Il primo gio-catore della fila con palla passa al primo della fila senza palla e corre a posizionarsi in difesa al centro del campo, riceve il passaggio di ritorno e aspetta che l’attaccante si posizioni davanti a lui. Una terza fila, invece, si trova sotto canestro e, nel momento in cui si è costruita la situazione di 1c1 a metà campo, il primo giocatore esce in ala come appoggio su uno dei due lati del campo. (Diag. 11)

L’attaccante con palla passa all’ap-poggio e gioca Dai e Vai. Dopo il Dai e Vai l’attaccante rimane in pivot basso sul lato della palla e prende posizione contro il difensore. (Diag. 12)

L’appoggio si sposta in palleggio verso il centro e l’attaccante esce forte allargandosi per ricevere la palla. L’appoggio continua lo sposta-mento in palleggio sul lato opposto del campo e il difensore deve ade-guare la posizione difensiva aprendo verso la palla. (Diag. 13)

L’appoggio esegue una penetrazione in palleggio verso la linea di fondo. Il difensore esegue un aiuto davanti alla palla, prima che l’appoggio entri nella zona dei 3 secondi, e veloce-mente un recupero sul proprio av-versario che nel frattempo si è spo-stato verso il centro o verso l’angolo Sulla ricezione della palla l’attaccan-te gioca 1c1 utilizzando al massimo 3 palleggi. (Diag. 14) Per la difesa: Passare da difesa chiusa in anticipo a difesa aperta verso il centro del campo. Aiutare e correre per recuperare nel momento in cui l’appoggio chiude il palleggio. E’ importante sottolineare che l’azio-ne difensiva non finisce con l’aiuto ma è di fondamentale importanza curare il recupero e difendere sulla partenza in palleggio o sul tiro. Arri-vare a gambe piegate con un arresto a due tempi in perfetto equilibrio pronto a saltare in verticale o a sci-volare verso dx o sx.

1c1 difesa sul Dai e Vai e sul blocco verticale La costruzione dell’esercizio è come in quello precedente. Dopo il Dai e Vai l’at-taccante rimane in pivot basso sul lato della palla e prende posizione contro il difensore. L’appoggio passa la palla all’-allenatore e scende per bloccare, l’attac-cante lascia la posizione spalle a cane-stro e si sposta dentro la zona dei 3 se-condi per abbassare il difensore e pren-dere bene il blocco con un cambio di senso e velocità. Sulla ricezione della palla gioca 1c1 utilizzando al massimo 3 palleggi. (Diag. 15) Per la difesa: cercare di anticipare forte sulla linea di passaggio, salire verso la palla quando l’appoggio passa all’allena-tore, cercare di passare insieme all’attac-cante sul blocco, in alternativa passare velocemente sopra il blocco e cercare di coprire la linea di passaggio. Correre e scivolare.

10 10 10 10 ESERCIZIESERCIZIESERCIZIESERCIZI AAAA METÀMETÀMETÀMETÀ CAMPOCAMPOCAMPOCAMPO PERPERPERPER LALALALA DIFESADIFESADIFESADIFESA (2^ (2^ (2^ (2^ PARTEPARTEPARTEPARTE))))

MARCO TAMANTINI - ALLENATORE SETTORE GIOVANILE FORTITUDO 1908 ROMA

segue

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1c1 difesa sul Dai e Vai e recupero sul lato debole La costruzione dell’esercizio è come

in quello precedente. Dopo il Dai e

Vai l’attaccante esca sul lato oppo-

sto alla palla e riceve il passaggio

dall’appoggio. Nell’1c1 utilizzo di 3

palleggi. (Diag.16-17)

Per la difesa: Rimanere in guardia

aperta sulla linea canestro/canestro,

un po più spostato verso il proprio

avversario. Occupare la linea di pas-

saggio per impedire un facile pas-

saggio in linea retta. Indicare con le

mani “uomo e palla”. “Volare” insie-

me alla palla per arrivare in posizio-

ne difensiva davanti all’attaccante

contemporaneamente alla ricezione.

Valutare la velocità e l’altezza del

passaggio per cercare di intercettar-

lo.

1c1 difesa sul Dai e Vai passaggio dal lato debole al lato forte La costruzione dell’esercizio è come

in quello precedente. Dopo il Dai e

Vai l’attaccante esca sul lato oppo-

sto alla palla e l’appoggio sale in

palleggio verso la posizione centra-

le. (Diag. 18-19)

Per la difesa: assumere la posizione

aperta sul lato debole, linea cane-

stro/canestro, e cambiarla veloce-

mente assumendo la posizione di

anticipo sul proprio avversario, a

guardia chiusa, sul lato forte. Chiu-

dere la linea di passaggio e muover-

si insieme alla palla. Per cambiare la

posizione difensiva da guardia aper-

ta a guardia chiusa si muove, con un

passo avanti, solo il piede interno,

più vicino alla palla. Smarcamento

dell’attaccante e 1c1 con massimo 3

palleggi.

1c1 difesa sul Dai e Vai passaggio dal lato debole al lato forte, blocco sulla palla La costruzione dell’esercizio è come

in quello precedente. Dopo il Dai e

Vai l’attaccante esce sul lato oppo-

sto alla palla e l’appoggio sale in

palleggio verso la posizione centra-

le. (Diag. 20-21)

Per la difesa: assumere la posizione

aperta sul lato debole, linea cane-

stro/canestro, e cambiarla veloce-

mente assumendo la posizione di

anticipo sul proprio avversario, a

guardia chiusa, sul lato forte. L’ap-

poggio passa la palla e corre a bloc-

care per giocare un pick-roll. Per la

difesa: aprire e chiudere sul lato de-

bole e lato forte, passare sopra il

blocco insieme al palleggiatore.

Fine

Continua da pagina 10

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In questo numero cominciamo con gli speciali clinic che periodicamente trove-ranno posto sul nostro magazine per illustrare le relazioni che si sono tenute in occasione di riunioni tecniche. In questo primo speciale illustreremo le relazioni di Roberto Castellano e Fred Crowell, due dei tre coach che hanno partecipato al 1° BkcoachClinic organiz-zato il 28 giugno scorso a Roma in colla-borazione tra Basketcoah.net e l’NBC Camp Italia. La relazione del terzo co-ach, Marco Tamantini, la inseriremo sul prossimo numero.

TIRATORI E DINTORNI Roberto Castellano

Coach Castellano inizia il suo inter-vento parlando di ciò che ha fatto, e che continua a fare, per conoscere meglio i più grandi tiratori: li ha visti mentre si allenavano e li ha intervi-stati chiedendo loro come hanno fatto a diventare così grandi e cosa fanno tuttora per non perdere le loro quali-tà. Questo lavoro di approfondimento ha fatto si, come aggiunge coach Ca-stellano, che le sue idee siano state influenzate un po’ da tutti questi grandi campioni dai quali ha preso qualcosa per creare e rivedere la sua filosofia di allenamento.

Dal punto di vista tecnico secondo coach Castellano non bisogna essere troppo rigidi nell’impostare la tecnica di tiro. Sicuramente se insegniamo il tiro a giovani giocatori si devono dare le giuste indicazioni tecniche e le giu-ste correzioni per far rientrare il tiro nel giusto movimento; ma se il movi-mento naturale del giocatore non rientra nei canoni della tecnica per-fetta e lo porta comunque a realizza-re con facilità non è il caso di cam-biarlo ma solo di aggiustarlo. Altri-menti si rischia poi di creare un pro-blema mentale al ragazzo che perde le sue sicurezze. “Vogliamo dire qualcosa – continua il coach - di Bodiroga che tira con le mani molto ravvicinate quasi da non

capire se tira con la mano destra o la sinistra e che porta il pallone davanti agli occhi? Oppure chi non ricorda Malagoli con il suo tiro a catapulta come anche Silvester. Questo per confermare che non è fondamentale l’indirizzo tecnico, in quanto ogni tira-tore ha il suo stile, ma che il segreto di un grande tiratore è solo uno: CREDERE CHE LA PALLA ANDRA’ SEMPRE DENTRO. Non bisogna mai avere paura di sbagliare, ogni tiro si deve essere convinti che andrà den-tro, LA PAURA E’ IL PEGGIOR NE-MICO DEL TIRATORE. Un esempio di grande tiratore senza paura? Gara due di semifinale contro Cantù nell’anno dello scudetto del Bancoroma. Persa Roma gara 1 ci troviamo uno sotto a 20” dalla fine. Buona la mia partita e quella di Gilar-di al tiro mentre Wright disastros, tipo 1/18 al tiro con 5 punti realizzati. Ulti-ma azione con coach Bianchini che da disposizioni per un mio tiro o di Enrico. Benissimo cosa succede? Passano i secondi, Larry palleggia fino a 5 secondi dalla fine supera Marzorati arresto tiro e canestro. De-vo aggiungere altro? Un tiratore è quello che non si tira indietro nemme-no dopo dieci errori consecutivi e ma-gari segna l’undicesimo tiro, quello della vittoria.”

Il tiro libero è il tiro più importante ed è quello nel quale bisogna credere di più. Chi segna i tiri liberi sicuramente segnerà anche dal campo. Se vedete i bottini dei tiratori sono spesso peni di tiri liberi: magari con 40 punti se-gnati c’è un 20/22 ai tiri liberi. Un e-sempio su tutti Mario Boni o Enzo Esposito grandi realizzatori di tiri libe-ri e di grandi bottini (anche senza avere un tiro tecnicamente perfetto).

Siccome abbiamo detto che la paura è il peggior nemico del tiratore tutte le esercitazioni di tiro devono essere improntate alla sfida, ci deve essere sempre in palio qualcosa: che perde fa suicidi, piegamenti sulle braccia, paga da bere e così via. Coach Bian-chini metteva in palio soldi per le ga-

re di tiro. Nelle mie gare il bonus che concedo è quello di far valere il doppio un ca-nestro realizzato con il “ciuff” cioè senza toccare il ferro. In questo modo aumenta sempre di più la concentra-zione sull’azione di tiro e sulla para-bola di tiro che è un’altra cosa tecni-camente importante: la palla deve cadere nel canestro dall’alto, evitare i tiri “dritti” con poca parabola, vedono poco canestro; mentre più la palla arriva dall’alto più canestro vede.

“Sempre riguardo all’allenamento al-tra domanda che ho rivolto ai gioca-tori che ho intervistato è stata: quan-to ti alleni? Anche qui le risposte più disparate. Drazen Petrovic, sicuramente il più grande giocatore europeo di sempre, faceva anche mille tiri al giorno. Quando andava a scuola, questa or-mai e storia, insieme al fratello alle sei di mattina priva la palestra face-vano 1 ora di tiro e poi a scuola. An-che prima della finale di coppa contro Caserta, Petrovic si allenò duramen-te: prima dell’allenamento della squa-dra campana un’ora di tiro; finito l’al-lenamento di Esposito e compagni fece un altro allenamento di tiro. Ri-sultato: 70 punti il giorno dopo. Altro giocatori dagli allenamenti con tanti tiri è stato Oscar che chiedeva a dei ragazzi delle giovanili di prendergli i rimbalzi e tirava migliaia di tiri.

Chi invece fa altro è ad esempio Ma-rio Boni che mi ha confessato che solo da giovane ha fatto allenamenti sulla quantità ma da molti anni lavora solo sul tiro sotto pressione, nell’uno contro uno, non fa più allenamenti con grande numero di tiri effettuati. Un altro giocatore che aveva una par-ticolarità era Malagoli: mi confessò che uno dei suoi punti fermi era cer-care di non sbagliare mai un tiro nel riscaldamento. Brian Shaw uno dei migliori tiratori NBA mi disse che si allenava con Larry Bird a fare gare di 50 tiri da tre a 100 dollari a gara. Dopo ogni gara pesi e poi di nuovo tiro e così via.

SPECIALE CLINIC (SPECIALE CLINIC (SPECIALE CLINIC (SPECIALE CLINIC (PRIMAPRIMAPRIMAPRIMA PARTEPARTEPARTEPARTE)))) LE RELAZIONI DEI CLINIC A CUI ABBIAMO PARTECIPATO

1° BKCOACHCLINIC - ROMA 28 GIUGNO 2007 - IN COLLABORAZIONE TRA BASKETCOACH.NET E NBC CAMP ITALIA

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Questo mi dà l’aggancio per dire che è importante anche l’aspetto fisico nel tiro: gambe e braccia ben allena-te sono un ottimo punto di partenza. Fondamentale impegnare la musco-latura che è direttamente impegnata nel movimento di tiro che io spesso alleno anche solo contro resistenza: cioè un ragazzo simula il tiro e io gli faccio resistenza sulla palla costrin-gendolo a forzare il movimento. Ri-cordarsi dopo ogni allenamento con i pesi fare subito una seduta di tiro per riabituarsi al contatto con la pal-la e per riallungare la muscolatura e riabituarla al movimento del tiro. Due comunque le cose importanti da tenere a mente: 1 - la CONVINZIO-NE di segnare è l’arma in più del tiratore, 2 – Tiratori si nasce non si diventa.

ALLENATORE E DINTORNI Fred Crowell Coach Crowell ha introdotto l’argo-mento dicendo che ogni allenatore deve essere se stesso e non deve mai copiare gli altri nell’allenare. Inoltre bisogna conoscere bene se stessi se si vuole fare gli allenatori, cercando principalmente di seguire due strade: la prima è quella di ave-re fiducia nelle proprie capacità e capire le proprie debolezze, cercan-do sempre di essere umili. La secon-da strada è quella del MIGLIORA-MENTO: cercare sempre di fare qualcosa per migliorare la situazio-ne, non sentirsi mai arrivati portare delle innovazioni. In questo può es-sere di aiuto il confronto con qualcu-no più esperto di voi al quale poter chiedere consigli e poter parlare o-gni volta che ne avete bisogno per confrontarvi. L’allenatore deve essere il leader deve riuscire a infondere fiducia ai ragazzi che non ne hanno, deve a-vere grande fiducia altrimenti la squadra non lo seguirà più. Se sto perdendo di 20 devo cercare il modo per perdere di 20, se so di essere inferiore devo infondere grande fidu-cia altrimenti perderò senza combat-tere. La fiducia è più importante del-la tecnica. Anche perché se perdia-mo di 20 sono tutti bravi a segnare

ma se siamo a +1 o a -1 non tira più nessuno. Dobbiamo parlare sempre positiva-mente ai ragazzi motivarli uno a uno. Se un allenatore crede in un gioca-tore all’inizio della stagione questo sarà un vero giocatore a giugno, se invece non c’è fiducia sarà non ci saranno miglioramenti. Un giocatore sente quello che gli trasmettiamo emotivamente. Una volta avevo un ragazzo molto grosso che sicura-mente aveva sbagliato sport ma do-vevo trovar eil modo di farlo giocare. Benissimo gli ho chiesto che era il suo giocatore preferito: Barkley! mi disse. Da quel giorno lui è diventato Sir Charles, gli ho cambiato nome. In partita gli ho detto: “Vai a marcare quello fai quattro falli e prendi due rimbalzi (importante dare obiettivi!)”. Ha così acquistato fiducia ed è riu-scito pure a fare quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: segnare un canestro, apoteosi!. Dare degli obiettivi raggiungibili crea fiducia nel giocatore e lo fa rendere al di sopra delle sue possibilità. Dobbiamo tira-re fuori il meglio da lui. STIMOLARE questo è il nostro compito, come fa il cowboy con gli speroni. Altro esempio avevo un ragazzo che giocava nella mia squadra a cui il padre urlava sempre: ben io gli ho sempre parlato con molta calma e senza mai urlare. Questo per confer-mare che ogni giocatore è speciale, ognuno deve essere trattato in ma-niera diversa. Per ottenere fiducia bisogna far ve-dere che si hanno le idee chiare: allenamento organizzato al massi-mo, possibilmente scritto special-mente per i più giovani (per chi co-me me ha quaranta anni di esperien-za qualche volta si può anche dero-gare perché abbiamo già tutto in te-sta). Un coach organizzato deve sa-pere esattamente quello che vuole dai suoi giocatori e deve far capire ciò agli stessi. Inoltre far capire che è un privilegio far parte della squadra ma non è un diritto giocare. Fuori dal campo sia-mo tutti uguali ma appena si entra dentro le cose cambiano e questo i ragazzi lo devono sapere.

Per me esiste la regola del “3”: tre è il numero perfetto.

Ad esempio tre sono gli esercizi fon-damentali per migliorare il palleggio: 1 – Esercizio di protezione della pal-la a tutto campo spingendo, con il braccio che non palleggia, l’avversa-rio che ho di fronte e cambiando spesso mano di palleggio 2 – palleggiare con 2 palloni per se-rie di 20 sec. 3 – due palleggi in avanti, due in arretramento cambio di mano e dire-zione e stessa cosa sull’altro lato alla max velocità: 3’ tutti i giorni 3 cose da rispettare quando vado a canestro: - non tirare da sotto frontalmente ma sempre lateralmente e fintando - cercare sempre i due punti - cercare il fallo per i tiri liberi Infatti, come anche ha sottolineato Castellano, i tiri liberi sono la cosa più importante di una partita e il fallo è la statistica più importante da ve-dere a fine partita. Per quanto riguarda il tiro frontale a me non piace il tiro in corsa nel traf-fico perché spesso si sbaglia per un contatto che l’arbitro non fischia per-ché non si capisce bene se è la dife-sa che ha spinto o l’attacco che ha perso l’equilibrio. Da qui ne deriva il fatto che le regole dettano il comportamento quindi de-vo cercare di adattarmi il meglio possibile alle regole per avere più chance di vittoria. Ad esempio nella NBA le regole sono fatte per avvan-taggiare l’attacco quindi chi si adatta meglio ha più possibilità di vincere. Alla fine coach Crowell ha parlato del suo gioco di attacco che segue tre regole fondamentali: 1 - il numero del gioco che chiamia-mo in attacco si riferisce al numero di passaggi che dobbiamo fare per andare al tiro, ad esempio se chia-miamo 5 dovremo fare cinque pas-saggi per andare al tiro o prima di andare al tiro. 2 - Non puoi ricevere la palla se pri-ma non c’è una azione di blocco (quello che sfrutta il blocco o quello che fa blocco e giro) 3 - Se non hai la palla devi muoverti cercando di sfruttare il maggior spa-zio possibile sul campo per tenere larga la difesa. Prima parte, segue sul prossimo numero

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Basketcoach.net - N.1 - Anno I - 2007

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Attacco contro “Triangolo e due” di Aleardo Giovannangelo - Olimpia Marino

Idea: Creare situazioni di vantaggio per i giocatori che non sono marcati a uomo. (Diag. 1) Partenza 1-4 alto con i due esterni marcati a uomo che si trovano in posizione di ala. Le prime soluzioni per andare canestro le cerchiamo con un passaggio al post, in questo caso 5. Appena 5 riceve l’altro post alto scenda in pivot basso sul lato della palla mentre 1 si sposta nella zona prima occupata da 4. 5 può tirare, passare a 4 o a 1 a se-conda degli adeguamenti difensivi.

(Diag. 2) Se non c’è soluzione 5 si sposta in palleggio in posizione di play, 2 e 3, marcati a uomo, scendo-no a bloccare basso per 4 e 1.

(Diag. 3) 5 può passare a 4 o 1 che escono dai blocchi oppure sotto a 2 e3 se si trovano davanti al loro avver-sario in situazione di 1c1. Se passa all’esterno va poi a bloccare, sul lato del passaggio, per il giocatore marca-to a uomo che esce in posizione di playmaker.

Attacco per un tiro da fuori di Fabio Miconi - Albano

(Diag. 1) 1 in posizione di ala passa a 2 in angolo e sfrutta il blocco di 5 per tornare in posizione di play. 4 rimpiazza 1 e riceve da 2.

4 ribalta su 1 e porta un blocco tan-dem con 5 a 2 che può ricevere per un tiro da fuori.

Se il play 1 si accorge che la difesa si sta adeguando allora tenta il penetra e scarica sul alto opposto a 2. Passaggio ad un compagno sugli aiuti della difesa.