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Quest’anno in Germania si fe-steggia il centenario del Bauhaus, la scuola d’architettura, design e arte fondata nel 1919 nella cit-tà di Weimar dall’architetto Wal-ter Gropius. Una filosofia che ha plasmato e condizionato l’intera architettura del Novecento, ca-ratterizzata da linee dritte, for-me squadrate e ombre nette. È il secolo dell’architettura che conquista ogni segmento di real-tà, dagli oggetti minimi ai grandi progetti urbanistici. Anche dopo la morte di Gropius l’univer-so Bauhaus non se ne andò con lui, ormai era troppo tardi. La sua eredità si era già fatalmente infiltrata nel patrimonio cromo-somico della modernità per non uscirne mai più.

In occasione del 100° anniversario, la città di Weimar ha inaugurato, il 5 aprile di quest’anno, il nuovo Museo del Bauhaus (foto sotto). Un grosso cubo in cemento armato, disegnato dall’architetto Heike Hanada. La facciata monolitica dall’aspetto minimalista, ha incise ventiquattro linee orizzontali che le donano leggerezza e che, al crepuscolo, si illuminano grazie a migliaia di led inseriti nelle feritoie. Nella foto di sinistra le indicazioni disegnate sulle strade della città che indicano il percorso più breve per arrivare al museo.Nelle pagine precedenti l’edificio sede del Bauhaus di Dessau.

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Il museo, suddiviso su cinque livelli, copre un’area espositiva di duemila metri quadrati, con una col-lezione permanente che conta ben tredicimila pezzi, tra i più rari e preziosi al mondo. Un concetto di museo moderno e innovativo che sarà il punto di riferimento per la cultura e il turismo in Turingia per i prossimi anni.Sotto: al secondo piano si trova uno spazio dedicato alle immagini storiche del Bauhaus.A destra: l’ingresso del museo.

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L’idea dei fondatori di questa scuola era di ridisegnare la realtà. Tutta, dal bullone alla città. Non c’era più niente dell’esperienza dell’Art and Crafts di William Morris, nessun recupero di un’estetica medioevale. La forza del Bauhaus è nella prospettiva futura. Moderna e assetata di teoria. Per questo uno dei primi artisti a essere chiamato come docente a Weimar (nel 1922) fu Kandinsky. Forse il più teorico tra i pittori d’inizio Novecento.Sotto: una sala del museo.

Etica allo stato puro. Forma e funzione, senza finzione. Sono questi i principi costituenti del Bauhaus, con l’obiettivo di rico-struire un mondo distrutto insie-me a una comunità di artisti e artigiani, di progettisti e utopi-sti, una scuola e ancora di più, un cantiere.Il sogno era far rinascere, nello spirito, quegli incredibili labora-tori di arti e mestieri che tolsero l’Occidente dai secoli barbari e fecero esplodere la civiltà del-le cattedrali. Un’idea di cantie-re totale per rinnovare insieme arte, architettura, industria e arti applicate.Sopra: il logo commemorativo del centenario posto nell’ampio foyer del museo di Weimar.

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I focus della mostra sono le icone del design e tra i numerosi tesori esposti, si possono ammirare alcu-ne opere di Paul Klee, il primo prototipo della famosa lampada Wagenfeld, la sedia a stecche dell’ar-chitetto Marcel Breuer e la teiera di Marianne Brandt. Il quarto piano ospita la collezione privata del fondatore Gropius, con oggetti di rara bellezza provenienti da tutto il mondo.In queste pagine: alcune sale del museo di Weimar.

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In questa pagina e nelle precedenti: a due passi dal centro storico di Dessau, in un quartiere residenziale immerso nel verde, si possono visitare le case dei Maestri del Bau-haus. Furono costruite non lontano della scuola appena inaugurata da Gropius. Oggi, le abitazioni mantengono intatta la struttura esterna, ma gli ambienti interni, solo in parte

arredati, sono sezionati per mostrare ai visitatori la concezione degli spazi e della luce. In una delle 4 case restaurate, ci abitò proprio Gropius, mentre nelle altre ci soggiorna-rono negli anni gli architetti Hannes Meyer, Ludwig Mies Van der Rohe e pittori/artisti come László Moholy-Nagy, Oskar Schlemmer e Paul Klee.

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In queste pagine e nelle successive: il Kornhaus, uno dei pochissimi edifici del Bauhaus ancora in atti-vità. Si tratta di un ristorante che affaccia sul fiume Elba. Fu disegnato nel 1930 da Carl Fieger, uno stretto collaboratore di Gropius. È composto da due spazi organizzati intorno alla cucina, con una fac-ciata a due piani sul lato strada e una sala panoramica in vetro a forma circolare affacciata al fiume. Al suo interno una sala da pranzo e una da ballo con piccolo palcoscenico per spettacoli teatrali.

Nelle pagine precedenti: la sede dell’ufficio di collocamento a Dessau, progettato da Gropius nel 1927. L’edificio conserva ancora i tratti e le caratteristiche originali, nonostante i numerosi tentativi di demolizione da parte dei nazisti. La fama “comunista” del Bauhaus cominciò a rivelarsi un problema senza soluzione. Soprattutto nel 1930 quando la gestione della cultura tedesca fu affidata a Wilhelm Frick in qualità di ministro della pubblica istruzione, di solida fede nazionalsocialista, anno che segnò in Germania l’inizio della guerra contro l’arte moderna.

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Quando nel 1930 la direzione fu affidata a Mies van der Rohe ormai il Bauhaus era diventata, prevalentemente, una scuola di architettura e design. Completando in fondo l’idea iniziale di Gropius: l’edificio è lo scopo finale di tutte le arti. Con questo spirito anche l’arredamento fu pensato come complemento architettonico. Se-die, divani, maniglie, scale, lampade, tavoli, fu-rono così impastati di funzione e metafisica, an-che se la direzione di Mies van der Rohe cercò di ridurre la dose di utopia a favore del progetto. Sopra: un dettaglio di una maniglia usate nelle abitazioni di Dessau.

L’architettura proposta dal Bauhaus passò dallo studio di luoghi collettivi, per rispondere alle necessità primarie di Gropius, che in parole povere si traducono nelle due frasi che hanno fatto la storia del de-sign: Less is more e God is in the details. Facili da capire soprattutto per gli Stati Uniti, dove insieme a Mies van der Rohe si trasferì dopo la fuga dalla Germania nazista. Principi chiarissimi per una cultura puritana, nata dal funzionalismo essenziale degli Amish e degli Shaker.Sotto: alcuni poster di edifici di Dessau in vendita nell’area shopping.

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A causa di una campagna pressante e conservatrice che investì la città di Weimar, il Bauhaus nel 1925 si dovette trasferire a Dessau. In parte fu una fortuna visto che Gropius ebbe l’occasione di costruire da zero il suo “quartier generale”: i maestri artigiani, artisti e studenti crearono il tempio del moder-nismo. Gropius disegnò l’edifico che tuttora rappresenta il manifesto del razionalismo architettonico tedesco. Non fu solo un fatto funzionale, Il nuovo Bauhaus virò anche nell’insegnamento, introducendo l’architettura. Nelle pagine precedenti e sopra: dettagli della sede del Bauhaus di Dessau.Sotto: lo storico ufficio di Gropius.

A inizio secolo, si chiudeva l’era delle neo cattedrali per aprire quella del funzionalismo puro. A par-tire proprio dagli edifici. L’uso massiccio del vetro diventò così un atto ideologico: apertura verso l’esterno, trasparenza, interazione, fusione, democrazia. Le grandi vetrate che si aprono sulla città, rispondono, oltre alla necessità di illuminare gli ambienti, all’esigenza ideologica di trasparenza e interazione con la comunità.

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Nelle pagine precedenti: nel blocco posteriore della sede del Bauhaus di Dessau, si trovano ventiquat-tro alloggi disposti simmetricamente sui quattro piani dell’edificio. Ogni camera, identica per volumi e dimensioni, ha ampie vetrate e un piccolo balconcino con il parapetto in tubolari di ferro, così da non ostacolare l’ingresso della luce e permettere un’ampia visibilità con l’esterno, ma anche il contrario. Questi balconi sono diventati una vera e propria icona del movimento e sono raffigurati e inseriti in moltissimi volumi di architettura moderna.

A pochi metri dalla sede principale, in un edifi-cio moderno, si trova la biblioteca, uno spazio pubblico dedicato alla ricerca e alla storia del Bauhaus. Con oltre 30.000 libri a tema è la più grande e fornita in tutta Europa. La fondazione produce una vasta gamma di volumi sui temi dello sviluppo urbano, dell’architettura e del design. Nella foto sopra: una delle numerose sale di let-tura della biblioteca.A sinistra: l’ampia scalinata principale della sede di Dessau illuminata da grandi finestre.

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Una vista dal basso verso l’alto delle scale che portano agli alloggi. Ogni piano è colorato con un di-verso colore: blu, rosso, giallo. Questi sono, secondo il pittore Itten, che insegnava alla scuola, i colori principali del Bauhaus e sono stati utilizzati in quasi tutte le strutture per evidenziare i vari livelli degli edifici.

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Sotto: la facciata d’ingresso della sede di Dessau, caratterizzata da ampie vetrate e forme lineari. In alto a destra: il bar/mensa posto nel seminterrato dell’edificio principale. Sotto a destra: alcuni ele-menti d’arredamento in vendita presso l’area shopping al primo piano.

Negli anni Trenta il clima diventò sempre più fosco e incominciò la guerra contro la scuola. Dopo soli due anni, nel 1932, il Bauhaus di Dessau chiuse. L’ultimo tentativo, sotto la guida di Mies Van der Rohe fu di trasferire la scuola a Berlino. Ma ormai il destino era segnato. L’11 aprile 1935 la Gestapo serrò le porte dell’istituto e mise fine al Bauhaus in Germania.

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Nelle pagine precedenti: nel quartiere Tiergarten a Berlino si trova il Bauhaus Archiv Museum, costru-ito nel 1979 su un progetto di Goprius. Al suo interno si trovano numerosi documenti sulla storia del Bauhaus, con materiale didattico utilizzato dalla scuola, modelli e progetti architettonici e numerose fotografie storiche. Attualmente il museo è chiuso per ampliamento, tutto il materiale è stato spostato presso uno spazio nello stabile della stazione metropolitana Ernst-Reuter-Platz in attesa dell’imminente riapertura.

In queste pagine e nelle succes-sive: nel quartiere Siemensstadt di Berlino, raggiungibile con la linea metropolitana U7 fermata Simensdamm, si trova uno dei più grandi e rilevanti complessi residenziali concepiti, nel 1929, da sei architetti del Bauhaus e rappresenta un esempio signifi-cativo dello stile architettonico chiamato Neues Bauen, capita-nato proprio da Gropius. Que-sto quartiere è posto sotto tu-tela monumentale e patrimonio dell’umanità dell’Unesco e ci mostra il Bauhaus in tutto il suo splendore.

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La Seconda Guerra Mondiale spazzò via l’utopia del Bauhaus, ma non la stroncò. Il vecchio Gropius ebbe ancora le sua cartucce architettoniche da sparare in America. Così come Mies van der Rohe. Morirono entrambi nel 1969, a distanza di pochi giorni. Proprio mentre il mondo stava cambiando. Ma quel mondo non aveva nessuna intenzione di rinunciare al Bauhaus. Sotto: alcuni volumi in vendita presso la sede del Bauhaus di Dessau.

I N F O U T I L IFoto e testi di Giovanni Tagini

DORMIREThe Circus, Rosenthaler Str.1 Berlino tel. +49 1794674134Radisson Blu, Friedensplatz 1 Dessau tel. +49 34025150Grand Hotel Russischer Hof, Goetheplatz 2 Weimar tel +49 36437740

MANGIAREPauly Saal, Auguststrabe 11 Ber-lino tel. +49 3033006070Kornhaus, Kornhausstrabe 146 Dessau tel. +49 34065019963Phô Cô, Marktstr. 1 Weimar tel. +49 36434684899

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