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Mons. Giuseppe Cavallotto | Monaco Yacht Club | AIRC | Principato di Seborga | I gozzi di Levanto | Orti urbani yavanna: intuito alchemico romanità imperiale cuneese ciak si gira in langa TRADUCTION FRANÇAISE e 5,00 Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB/CN - anno VI - numero 26 - Marzo - Aprile 2014 la purezza emerge nella semplicità

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Il magazine dalle Alpi al mare marzo/aprile 2014

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Mons. Giuseppe Cavallotto | Monaco Yacht Club | AIRC | Principato di Seborga | I gozzi di Levanto | Orti urbani

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EDITORIALE Roberto Audisiodirettore artistico

[email protected]

In queste settimane sono impegnato per il Fondo Ambiente Italiano e in redazione sono preso da un vortice primaverile di iniziative. Ecco, dun-

que, l’editoriale scritto da Giovanna Foco che con Vanina Carta è parte della squadra operativa. Dunque, cari lettori, a presto.

La primavera fa riscoprire il tatto. Accade che la pelle percepisca i raggi del sole con una sensibilità rinnovata che coglie l’intorno. Ed è da qui che

intendiamo partire: la sensibilità di chi sa far sua la purezza della semplicità. Riscopriamo la terra, così, sporcandoci le mani e imparando a dedicare tem-po a semi che diverranno frutti: e ce lo spiega bene il servizio centrale, ar-ricchito da ricercati accessori di design per distinguersi nel proprio orto. O, ancora, mettiamoci in cammino nelle Langhe, proprio in quei luoghi dove giovani creativi langaroli hanno saputo cogliere immagini che ora sono pro-iettate in sale nazionali e internazionali raccontando luoghi, ma soprattutto vite. E sempre in terra cuneese, percorriamo anche vie che raccontano della presenza dei Romani, toccando luoghi che sono da sfogliare come un libro a cielo aperto. C’è chi poi predilige lo “stare” per conoscere e noi gli propo-niamo il Circolo dei Lettori di Torino, luogo storico che consente di gustare la lettura. Per chi ha voglia di mare, invece, schiudiamo le porte dello Yacht Club di Monaco, in compagnia di Bernard D’Alessandri, segretario generale che ci anticipa l’apertura della sede rinnovata di una tra le più importanti re-altà dello yachting mondiale. A chi, invece, intende sentire e sentirsi slowly, proponiamo Levanto con i suoi gozzi e la storia secolare di una imbarcazione dal fascino antico, oppure Seborga e il suo principato. Ecco, dunque, quella che è la semplicità che abbiamo il piacere di proporvi. Magari, ascoltando le musiche di Yavanna, il gruppo under 40 che sfiora cor-de profonde dell’anima, affrontando la musica con intuito e ricerca oppure riflettendo sulle virtù cardinali che ci enuncia Monsignor Giuseppe Cavallot-to. Perché, non dobbiamo dimenticarci mai che la salute è un patrimonio acquisito da onorare. La malattia esiste. È un fatto. E ci sono scienziati che con umanità e dedizione hanno scelto di dedicare la vita allo studio. Ne è un esempio l’Istituto per la ricerca e la cura del cancro a Candiolo che vi raccontiamo. Ecco perché abbiamo scelto questo percorso, con l’augurio che si rifletta un attimo sulla purezza e sulla semplicità. Perché ogni attimo non torna.

Giovanna Foco

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CONTRIBUTORS

Rivista bimestrale dalle Alpi al MareAnno VI • Numero 26 • Marzo - Aprile 2014

Direttore responsabile:Alessio Botto • [email protected]

Direttore artistico:Roberto Audisio • [email protected]

Redazione centrale:Giovanna Foco • [email protected]

Redazione Monaco:Maria Bologna • [email protected]

Editing:Vanina Carta • [email protected]

Concessionaria unica di pubblicità:BB Europa Edizioni • via degli artigiani, 17 - Cuneo • Provincie di Cuneo e Torino:

Jolanda Bivona – [email protected]. +39.388.61.86.091Valerie Chiodo – [email protected]. +39.340.32.23.656

• Liguria:Gabriele Di Costanzo – [email protected]. +39.331.39.19.781

• Monaco e Côte d’Azur:Com & Pro – [email protected]. +33.6.77.06.52.38 - +39.338.11.47.237

[UNICO] è una pubblicazione di BB Europa EdizioniVia degli Artigiani, 17 • 12100 Cuneo tel. +39.0171.60.36.33Reg. Trib. di Cuneo n. 617 del 1 Agosto 2009

Stampa:TIPOLITOEUROPA • [email protected] • www.tipolitoeuropa.com

Tutti i diritti riservati, è vietata la pubblicazione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Editore© BB Europa Edizioni. Nell’eventualità che testi e illustra-zioni di terze persone siano riprodotti in questa pubbli-cazione, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non citati. L’editore porrà inoltre rimedio, a seguito di segna-lazione, ad eventuali non volute omissioni e/o errori nei relativi riferimenti.

Garanzia di riservatezza per gli abbonati.L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiedere gratuitamen-te la rettifica o la cancellazione scrivendo a: “BB Europa Edizioni” - Responsabile dati UNICO - Via degli Artigiani, 17 - 12100 Cuneo. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico della “BB Europa Edizioni” saranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96).

Puoi trovare [UNICO] nelle migliori edicole della provin-cia di Cuneo e Liguria di Ponente, a Torino nella Libreria Internazionale Luxembourg, nei migliori locali della Ligu-ria, del Principato di Monaco e della Côte d’Azur.

Questo numero è stato chiuso in redazioneil 7 marzo 2014.

In copertina foto di:Jesus Castellano

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Alessio Botto DIRETTORERESPONSABILE

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Roberto Audisio DIRETTOREARTISTICO

[email protected]

con il patrocinio di: in collaborazione con:

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero

aderente a:

hanno scritto:

Roberto Audisio

Maria Bologna

Vilma Brignone

Vanina Carta

Riccardo Celi

Monica Coviello

Claudia Ferraresi

Nicola Ferrero

Giovanna Foco

Fabrizio Gardinali

Marco Jorio

Bruno Lubatti

Fabio Moretti

Luca Morosi

Camilla Nata

Alessandro Parola

Monia Re

Viviana Spada

Giorgio Trichilo

Traduzioni: Lidia Dutto

credit fotografici:

Roberto Audisio

Oscar Bernelli

Vanessa Casaretti

Jesus Castellano

Centre de Presse Monaco

Confraternita di San Giacomo

Levanto

Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero

Fondazione Einaudi

Gozzi Schiaffino – Levanto

Daniele Molineris

Luca Morosi

Press office Barolo Boys

Press office Cuneo Gotico

Press office E fu sera e fu mattina

Press office Il Circolo dei Lettori (Stefa-

no Cerio, Michele D’Ottavio)

Press office Istituto per la Ricerca e la

Cura del Cancro di Candiolo

Press office Kuadra

Press office Principato di Seborga

Press office The Repair Man

Press office Yacht Club Monaco

Monia Re

Università degli Studi di Torino

Dipartimento di Studi Storici

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RUBRICHE

3 | EDITORIALE7 | SOMMARIO8 | PRIMO PIANO10 | PASSAPAROLA12 | PASSEPARTOUT35 | L’INTERVISTA IMPOSSIBILE72 | LIFE-STYLE 74 | BONTÀ A TAVOLA75 | LEGGE76 | ARTE78 | BON TON79 | MONEY MONEY MONEY80 | MOTORI82 | UNA MELA AL GIORNO…83 | DA ROMA84 | ESSERCI86 | TRADUCTION FRANÇAISE

RITRATTO14 | il vescovo sta tra la gente

STORIA E STORIE18 | ciak, si gira in langa

40 | seborga, principato e principi

43 | ritmi slow: storie di barche e uomini

UNDER 4024 | yavanna: intuito e ricerca

SOCIETÀ E COSTUME28 | in circolo, lettura e amore

32 | lo yachting più glamour

36 | l’istituto che studia il cancro

TERRITORIO50 | vie e romanità imperiale

GUSTO54 | tornare a sporcarsi le mani

AZIENDE46| l’albero del pane mette germogli

60| la conferma di uno stile

64| è tempo di bellezza

68| oro bianco, le bufale del nord

ARTE70 | cuneo gotico

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SOMMARIO

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PrimoPianoIL CASTELMAGNO DOPVA SULL’E-COMMERCEI canali commerciali del Castelmagno DOP si sono ampliati grazie all’ap-prodo all’e-commerce della Produttori Alta Valle Grana di Pradleves, cooperativa aderente a Confcooperative Cuneo. Il prestigioso formaggio, prodotto in soli tre comuni della Valle Grana, ma conosciuto dai palati più esigenti a livello globale per le proprie caratteristiche organolettiche, per il forte legame con la tradizione e con il territorio (che ne hanno valso il riconoscimento europeo DOP) e per la versatilità in cucina, sarà dunque più facile da reperire, in particolare per quella fetta di attenti ed esperti conoscitori dei prodotti enogastronomici di qualità che utilizzano le rete per fare acquisti. La Cooperativa Produttori Alta Valle Grana, con il nuovo sito internet aziendale e strutturandosi per gestire l’innovativo canale di vendita riesce dunque a raggiungere su scala nazionale gli estimatori del proprio prodotto.Per info: www.castelmagnodop.com

IL BENE È IL TEMA DEL SALONEINTERNAZIONALE DEL LIBRO 2014La kermesse torinese vi dà appuntamento al Lingotto dall’8 al 12 maggio. “Del bene non si parla, non fa notizia. Una rappresentazione parziale e distorta della realtà come trionfo del male assoluto finisce per produrre assuefazione e rasse-gnazione, e spegnere ogni velleità di cambiamento” così ha commentato Ernesto Ferrero, direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino per presentare il tema centrale dell’edizione 2014. il Salone del Libro dimostra di essere in sinto-nia con la realtà che lo circonda e di essere cassa di risonanza degli stimoli che arrivano dall’esterno. Viviamo tempi bui, ma non per questo dobbiamo gettare la spugna: la cultura è fondamentale per ripensare la realtà e costruire il futuro. Questo l’invito che arriva dal Salone del Libro 2014 che, come sempre, ospiterà migliaia di ospiti e di dibattiti e occasioni di business per gli addetti ai lavori.

AEROPORTO DI CUNEO: ARRIVALA CONCESSIONE VENTENNALE

Alea iacta est: il dado è tratto: finalmente la concessione aeroportuale ventennale è stata firmata dai ministri dell’Economia Saccomanni, e del-le Infrastrutture, Lupi. Levaldigi ha ottenuto un risultato atteso, auspica-to e inseguito da anni. Lo conferma il direttore generale di Geac, Gian Pietro Pepino, che ha parlato di persona con il ministro dei Trasporti e Infrastrutture, Maurizio Lupi. La concessione ventennale dell’aeroporto di Cuneo-Levaldigi alla Geac, società che gestisce lo scalo, è stata firmata, grazie all’approvazione definitiva del Ministero dei Trasporti e delle Infra-strutture. L’approvazione è giunta in seguito alla formulazione dell’ultimo parere favorevole mancante, quello espresso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, e permette così la redazione del documento ufficiale di concessione.

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PrimoPianoAUTOSCUOLA ACI CUNEO A RACCONIGIREADY2GO, IL SIMULATORE DI GUIDANuova Autoscuola Aci Cuneo di Racconigi. Al taglio del nastro, oltre al sindaco di Rac-conigi Giampiero Brunetti, sono intervenu-ti il presidente dell’Automobile Club Cuneo Brunello Olivero, il direttore Giuseppe De Masi e l’istruttore Corrado Argeri. L’autoscuola a marchio Aci, situata in via Principe Amedeo 1, è dotata del simulatore di guida Ready2Go pensato per creare una nuova generazione di guidatori con una spiccata cultura della sicurezza e della prevenzione. Sono già una ventina i 18enni che hanno varcato la nuova sede dell’Autoscuola Aci Cuneo di Racconigi per provare il nuovo simulatore.L’Aci offre la possibilità di testare il simulatore gratuitamente con l’assistenza qualificata di un istrut-tore. Per informazioni e prenotazioni contattare il numero 0172/86547.e-mail: [email protected].

BOITE D’OR E ITALIAN DESIGNNEL MONDO: DA BASILEA A LAS VEGASSilvia e Alberto Prandoni, grazie all’esperienza maturata con la loro famiglia alla Boite d’Or Gioielli di Cuneo, hanno deciso di affacciarsi al mercato internazionale ottenendo risultati con la nuova azienda: Italian Design srl. “Siamo giovani e quindi desideriamo stupire, stravolgendo il mondo del gioiello classico e proponendo creazioni uniche per raccontare una storia e far sognare. Ogni

gioiello creato ha una fonte d’ispirazione che viene svelata grazie alle possibili trasformazioni che lo rendono indossabile in

diverse occasioni e grazie alle piccole porticine che spes-so nascondono micro dettagli sempre diversi.”

Italian Design srl, nata del 2011, sta dando soddisfa-zioni. con la creazione di gioielli particolari, in edi-zione limitata o addirittura pezzi unici, rivolgendosi ai negozianti. La ricerca del dettaglio è quasi mania-cale e le pietre scelte sono spesso inusuali o molto

rare, come le tomaline Paraiba, le Kunziti o gli Opali di variopinti colori.

Quest’anno la fiera di Basilea, chiamata Baselworld, si tiene dal 27 marzo al 3 aprile. Dopo questa fiera Italian

Design partecipa anche alla fiera di Las Vegas (27 maggio – 2 giugno), altro appuntamento fondamentale nel mondo del gioiello, per poter approdare anche sul mercato americano,

ad oggi in grande ripresa.

MONTAGNA E CONTROLLI AGRICOLIFONDI A SERVIZIO DELLA REGIONE

Come proposto dall’assessore Gian Luca Vigna-le, sono state definite le modalità di utilizzo del-la quota di 3.240.000 euro del Fondo nazionale per la montagna di competenza della Regione e disponibile sul bilancio 2013: 1.000.000 come risorse integrative alle Comunità montane per garantire il mantenimento degli equilibri di bi-lancio; 1.000.000 per migliorare i servizi resi alle popolazioni montane, con particolare riguardo ai progetti di teleinsegnamento che saranno attuati dai Comuni nell’ambito dell’accordo di program-ma tra Regione, ministero dell’Istruzione e Uffi-cio scolastico regionale per lo sviluppo del pia-no nazionale sulla scuola digitale; 440.700 euro per finanziare i saldi dei progetti integrati per la promozione dello sviluppo economico-sociale, demografico ed occupazionale e per la tutela del patrimonio storico, culturale ed ambientale; 400.000 euro per migliorare il trasporto scolasti-co; 400.000 euro per concedere incentivi e pre-mi di insediamento a coloro che trasferiscono la propria residenza ed attività economica da un Comune non montano ad un Comune montano. Viene istituito, inoltre, su proposta dell’assessore Claudio Sacchetto, il Registro unico dei controlli in agricoltura, in cui far confluire tutte le infor-mazioni sulle verifiche effettuate dalle ammini-strazioni territoriali e dalle agenzie ed aziende pubbliche competenti. Sarà così possibile sem-plificare e razionalizzare le attività amministrative di ispezione e vigilanza sulle imprese agricole ed agroalimentari.

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IL 2014 A BABOUCAR CON “UNA NUOVA LUCE”La Società Energetica srl, che fin dalla sua nascita si occupa di soluzioni tecnologiche a misura d’uomo, a fine anno 2013 ha deciso di partecipare tecnicamente e umanamente in un progetto, per portare l’energia elettrica e tutti i servizi annessi e connessi in un piccolo villaggio sito in Senegal, precisamente a Baboucar Toumbou. Nel gennaio del 2004 è stata inaugurata la “Casa de Santè Matteo Costamagna” con annesso il pronto soccorso ed il suo reparto maternità. Questa struttura è diventata un importante punto di riferimento per tutti gli abitanti di Baboucar, in questi anni di attività si è svolta un’intensa opera di prevenzione per quanto riguarda le malattie più comuni tipo la malaria e le infezioni gastro-enteriche soprattutto nei bambini e di quelle più banali provocate da ferite da taglio. Gli anni successivi sono partiti altri importanti progetti: la Maison de travail, un edificio che ospita le attrezzature per trebbiare il miglio e trasformarlo in farina; il laboratorio per il confezionamento dei vestiti e la tintura dei tessuti ed infine il salone coiffeuse dove le ragazze imparano a fare le acconciature con le trecce. Ad Energetica è spettato il compito di portare energia elettrica al pronto soccorso e alla maternità, e per non deludere nessuna aspettativa, la società ha progettato, fornito ed installato un impianto fotovoltaico Off Grid, portando luce ed energia elettrica capace di sostenere e rendere autonoma l’intera struttura. Tale impianto garantisce anche la refrigerazione per la conservazione di vaccinazioni e sieri ; può alimentare apparati come l’ecografo e varie apparecchiature mediche. Enrico, Tiziana con i due figli e amici hanno personalmente dedicato le scorse vacanze natalizie per portare a termine il progetto. Per gli abitanti di Baboucar il 2014 è inizia-to con una “nuova luce” prodotta dall’energia fotovoltaica, grazie all’Energetica Srl.

ENERGETICA SRL Via Sant’Anna, 31/A - 12010 Bernezzo (CN) Tel. +39 0171.683546Cell. +39 333.9867023 – [email protected] – www.energeticacuneo.it

EFFIGE, PER CAPELLI DA CINEMASi è svolta a fine febbraio, presso la discoteca Evi-ta, la selezione regionale di “Una ragazza per il cinema” l’affermato concorso che l’anno scorso ha visto il suo culmine a settembre nella splen-dida e suggestiva cornice del Teatro Antico di Taormina, presentata da Alba Parietti e Riccardo Signoretti. Il grande patron della manifestazione nazionale è Antonio Lo Presti, che da anni porta avanti con passione e dedizione questo progetto di rilievo nazionale. Art director del make up di tutte le ragazze è stato il grande Gio Barone della Maison Pablo di Gil Cagnè. Ad occuparsi dei capelli delle ragazze è stato invece Effige Hair Stylist di Savigliano, il cui titolare, Vittorio Manghisi, è un grande professionista animato da una vivace curiosità che lo spinge ad una continua ricerca di stimoli e sfide, tra aggiornamenti e studi, sfilate e corsi, che lo por-tano a Milano, Firenze, Roma, Londra, Parigi, New York, Los Angeles, Miami e San Francisco. La ricerca dell’eccellenza ha portato Effige ad essere tra i clienti top di Shu Uemura Art of Hair, marchio unico e sinonimo di talento, e ad essere anche esclusivista del trattamento di lisciaggio profondo Yuko System. Provare per credere!

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BRIC A BRAC SI RINNOVALocale molto caratteristico, valorizzato dalla gentilezza e dalla singolarità di Carla e Livio che passano il timone al giovane Gabriele Tomatis, originario di Pevera-gno, che torna al suo paese per una nuova sfida dopo varie esperienze lavorative in Italia e all’Estero. Con una buona esperienza da “maître” e col titolo di “sommelier svizzero”, ha preso in ge-stione la vineria Bric a Brac, cercando di mantenere lo stile del locale, e con l’aiuto della signora Carla, intende realizzare un locale che punti soprattutto alla qualità dei prodotti ed alla valorizzazione del territorio. Le materie prime sono infatti fornite dai produttori di Peveragno o dai comuni limitrofi. La “carta” della sera fa promozione del “dialetto peveragnese” essendo scritta in italiano e in piemontese, per non perdere un bella parte della nostra sto-ria. Il locale apre al mattino alle ore 07,00, a seguire il pranzo veloce, a scelta crepes, insalatone, primi e secondi; alle ore 18,00 e l’ora dell’aperitivo e si continua con la cena cucinata con prodotti locali. Inoltre serate a tema con degustazioni vini. Gabriele vi aspetta anche solo per un caffè ed un sorriso!BRIC A BRAC Via San Giovanni, 35 Peveragno (CN)Tel. 340.6829050 – Chiuso il mercoledì

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RISTORANTE MARCELLINOIl Marcellino’s a Seborga non è soltanto un ristorante raffinato ed esclusivo, ma anche un acco-gliente Lounge Bar, pronto ad ospitarvi soddisfacendo la vostra voglia di relax, immersi nella storia ricca di sapori e tradizioni dell’Antico Principato. La sua posizione proprio all’inizio del Borgo lo rende facilmente raggiungibile con qualsiasi mezzo. La cucina del Marcellino’s è caratterizzata dall’utilizzo di ingredienti tipici del territorio selezionati senza compromessi di qualità. La ricercatezza e la cura nella preparazione e nella presentazio-ne soddisferanno i palati più raffinati rendendo indimenticabili i momenti trascorsi da noi. Un ambiente elegante ed esclusivo vi ospiterà durante le vostre cene, mentre potrete approfittare del magnifico spettacolo offerto dalla vista godibile dalla nostra terrazza, gustando un pranzo leggero o un drink in un momento di pausa, durante le ore del giorno. Fiore all’occhiello del Marcellino’s è il servizio offerto dal nostro qualificato personale che non mancherà di farvi sentire a vostro agio con gentilezza e cortesia. MARCELLINO’S SEBORGAVia Miranda 2, Seborga – Tel. +39 0184 223586 – www.marcellinos.net

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a cura di Monica Coviello - giornalista lifestyle

APPUNTAMENTI DA NON PERDERE

tra alpi, langhe e mareSANREMO IN FIORESanremo, 16 marzo

Un evento nato ai tempi della Belle Epoque, all’inizio del XX secolo, quando in città sfilavano le carrozze fiorite della Festa della Dea Flora, l’antico Carnevale di Sanremo. Ancora oggi, i boccioli e i petali sono i protagonisti del Corso fiorito (così si chiama l’evento): i 12 carri che sfilano sono realizzati con i fiori della costa e dell’entroterra della Riviera.Quest’anno, la manifestazione celebra i 60 anni della televisione italiana e il debutto delle tra-smissioni nel 1954, ma anche il successo del Fe-stival della Canzone Italiana, legato a Sanremo fin dagli inizi.La sfilata dei carri parte alle 11,30 ed è previsto un solo giro. Confermata anche la diretta di Li-nea Verde su Rai 1. Informazioni e acquisto dei posti a sedere su www.carnevalesanremo.it.

GIORNATE FAI DI PRIMAVERAPollenzo e Bene Vagienna, 22-23 marzo

Conoscere da vicino le nostre città, ritrovarne i segreti e i tesori d’arte, sentirsi parte della cultura del Paese. Le Giornate FAI di Primavera sono un appuntamento a cui centinaia di migliaia di italiani non voglio-no rinunciare, perché sono l’occasione per scoprire, con un contribu-to libero, chiese, palazzi, aree archeologiche, ville, borghi e giardini, di norma inaccessibili, ma aperti per l’occasione, oppure tutti quei siti del nostro patrimonio culturale che, diversamente, non si ha il tempo di visitare. Un modo per arricchire se stessi, ma anche per contribuire alla tutela dei beni.In provincia di Cuneo sono aperti i siti archeologici di Pollentia e Au-gusta Bagiennorum insieme al Castello della Manta ed altri numerosi luoghi. Tutti gli eventi in dettaglio su www.giornatefai.it.

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LA MEZZA MARATONADEL MARCHESATOSaluzzo, 30 marzo

Le maratone attraversano gli scenari più suggesti-vi: a New York si corre sul ponte di Brooklyn, nel Marchesato di Saluzzo fra i frutteti fioriti. Parte una domenica mattina, la Mezza Maratona che attraversa quattro comuni: non solo un grande evento sportivo, ma anche un’occasione per sco-prire un territorio ricco di storia, i suoi castelli e le sue cattedrali, in una giornata di primavera, all’ombra del Monviso. Proprio nei luoghi dove è nato e si è allenato il campione Maurizio Dami-lano, Medaglia d’Oro nella marcia. Ed è un altro atleta olimpico, Gelindo Bordin, Oro a Seul, a prestare il suo volto a questo evento, a cui sono invitati non solo gli sportivi, ma anche i turisti con le loro famiglie. Perché sono previste anche tante attività collaterali, come il Pasta party e una festa di presentazione ad animare il centro di Saluzzo prima e dopo la gara. La “maratonina” è lunga 21 km (e si può affrontare anche facendo fitwalking), ma si corre anche una 8 km non com-petitiva, aperta a tutti. Per iscrizioni (aperte fino al 15 marzo): www.lamezzadelmarchesato.it.

VINUMAlba, dal 25 aprile al 4 maggio

Conoscere il vino, non solo degustandolo, ma scoprendo il territorio in cui viene prodotto, insieme alle specialità gastro-nomiche a cui si abbina e al dibattito culturale che ne appro-fondisce la storia. Torna, puntuale, la fiera nazionale dedicata a uno dei “frutti” più preziosi della terra albese. Una kermes-se ricca, fra iniziative culturali, sportive e sociali (che, in real-tà, non si esauriscono con Vinum, ma continuano per tutto l’anno), per valorizzare un settore agricolo in competizione con le regioni vinicole più prestigiose di tutto il mondo. Sono in programma incontri con i “narratori del vino”, sull’imma-ginario che evoca, ma anche le wine tasting experience e, ancora, piatti semplici delle diverse tradizioni italiane. Per i dettagli sugli eventi: www.fieradeltartufo.org.

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C’è un uomo, tra i tanti, che si è messo a servizio, come molti o pochi, dell’uo-

mo. Le sue parole sono immediate. I concetti puntuali.Il tono sobrio, senza edulcorazioni. Guarda di-retto negli occhi, quando ascolta. Osserva den-tro di sé, quando cerca la risposta. Non si erge a giudice dei vizi. Ma. Si impegna per portare il suo esempio affinché le virtù cardinali – Pru-denza, Giustizia, Fortezza, Temperanza – siano azioni più che concetti.Nato da famiglia contadina astigiana, è sta-to ordinato sacerdote, per la diocesi di Asti, nel 1964. È nominato direttore del seminario minore della città, ma nel 1967 si trasferisce a Roma per completare gli studi. Laurea in Scienze dell’Educazione. È stato assistente ecclesiastico centrale nell’Ufficio Nazionale di Azione Cattolica e membro della commissione Cei per la stesura del catechismo dei preadole-scenti. Docente di Catechismo nella Pontificia Università Urbaniana a Roma e, poi, rettore magnifico.Dal 2005, è eletto vescovo delle diocesi uni-te in persona episcopi di Cuneo e Fossano. È Giuseppe Cavallotto. Monsignore.

Pasqua, oggi, nel quotidiano.Chi dà vita a speranze, compiendo un atto. La Pasqua, per me, è un ragazzo: Antonio. Aveva un anno, quando adottato. Su di lui pesavano: sindrome di Down, incapacità nel movimento, limiti cognitivi. Ai genitori adottivi fu detto, dai medici: “vivrà poco e su una carrozzina”. Ora, Antonio ha 22 anni. Cammina, lavora a suo modo, vive con dignità, grazie a un padre e a una madre che lo hanno fatto risorgere. Quin-di, cosa è la Pasqua? Famiglie che si dedicano agli altri. Persone che hanno cura di chi ha fragilità, come le dipendenze. È indispensabile avvicinarsi agli altri, per poter coglierne l’es-senza, senza giudicare. Questo è tema caro a papa Francesco che invita a incontrare le per-sone, incoraggiarle perché in ogni individuo c’è del pulito e del modificabile. Se si accoglie la religione cristiano cattolica, aggiungo sia im-portante dare speranza di un Dio che opera: il Signore è misericordioso e sempre accanto.

La Prudenza, nella vita.Penso sia la virtù morale meno coltivata, no-nostante sia auriga virtutum: l’auriga delle virtù. È la capacità di sintesi: osservare la si-

il vescovosta tra la gente

DI GIOVANNA FOCO - PHOTO: OSCAR BERNELLI

RISORGERE, LIBERARSI, PASSARE DA UNA CONDIZIONE AD UN’ALTRA: PASQUA NON È SOLO UN DATA, BENSÌ UNA PRESA DI COSCIENZA.

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tuazione concreta, porsi le domande, indivi-duare le difficoltà. E poi camminare lungo la strada del bene. Occorre insegnare ai giovani a pensare, perché solo così saranno in grado di essere prudenti. Perché avranno gli strumen-ti per poi agire nel “bene”. Facendo la scelta migliore, calcolando le difficoltà e le esigenze. Per “bene” si intende ciò che rende ricca la persona e gli altri.

La Giustizia, non da tribunale.È la disponibilità permanente di dare il dovuto a Dio e agli uomini. Nei confronti di Dio, significa fedeltà alla sua parola. Nei confronti degli uo-mini, vuol dire non solo rispettare le norme del codice civile o le leggi sovranazionali, bensì: la

capacità di rispettare i diritti e la dignità di ogni persona, usando anche l’intuito, e riconoscere il dovuto che non è solo legato a contratti ma è, nella vita, la giusta e concreta attenzione alle fondamentali esigenze di ogni persona.

La Fortezza.Fondamentalmente, significa “determinazione e capacità di percorrere la via onesta, la via giu-sta”. La fortezza è la virtù della coerenza che non si ferma né di fronte a lusinghe, né a ricatti, né a interessi personali. Una cosa è valutare, al-tra cosa è operare: questa è la fortezza. L’essere si esprime attraverso il fare. Nasce da una scelta di vita. Ci vuole consapevolezza del bene di tut-ti e operare con coerenza.

“Occorre motivare.Occorre testimoniare.

Occorre abituare a ragionare”.

Monsignor Giuseppe Cavallotto è stato docente di Catechismo nella Pontificia Università Urbania

a Roma e, anche, rettore magnifico. Dal 2005, è stato eletto vescovo delle diocesi unite “in persona

episcopi” di Cuneo e Fossano.

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La Temperanza, nell’epoca del “io ho”.È la virtù messa ai margini. Consiste nella capa-cità di mettere sotto controllo i nostri bisogni, le passioni, gli interessi egoistici. Solo control-lando impulsi e desideri, si può crescere. Non bisogna avere avidità di possedere, persone o cose. Non siamo i padroni assoluti di ciò che abbiamo ricevuto, ma degli amministratori. Nessuno mette in discussione il corpo, ma questo non significa che vada usato in maniera consumistica. Nessuno mette in discussione la “proprietà privata”, ma non significa che la pro-prietà sia solo per me: la terra è di Dio.

Le virtù e l’educazione.C’è un legame indiscutibile. Le virtù sono le attitudini fondamentali permanenti. Ma è l’in-dividuo che va aiutato ad acquisire la consape-volezza di queste attitudini. Penso che il grande passaggio nell’evoluzione dell’educazione sia non tanto “che cosa devo trasmettere”, ma “che cosa tirare fuori da”. La maturità per un figlio è la massima aspirazione per un genitore. Ma non basta che si dica “bisogna fare così”, bensì è un cammino fatto di relazioni, di accompagna-menti, che servono a prendere coscienza di ciò che è veramente utile, per il bene comune, e fa grande una persona. Occorre motivare. Occor-re testimoniare. Occorre abituare a ragionare. Ma, valga sopra tutto, un presupposto: non sia-mo credibili se ciò che diciamo lo non viviamo.Questo è lui. Monsignor Giuseppe Cavallotto. Primo di cinque figli. Famiglia modesta, la sua. Quasi povera. La mamma è stata il suo riferi-mento nell’infanzia. Il papà, piccolo viticoltore, Giuseppe lo ha conosciuto quando aveva cin-que anni. Sa che la guerra lo aveva fatto prigio-niero nelle montagne del Cuneese. Dei suoi genitori ricorda dedizione a famiglia e campi. «Mio papà era straordinario. Ricordo la sua sola-rità, quando cantava vicino al suo macchinario di solfato di rame. A nove anni gli dissi: “Vorrei entrare in seminario per diventare prete”. L’i-dea gli piacque. E aggiunse: “Perché non entri

tra i salesiani? La retta è molto più leggera”. Gli risposi di getto: “O diocesano o niente”. Ero at-tratto dalla figura del mio parroco, don Mario. I tredici anni di Seminario, mi hanno dato il tem-po per riflettere e scegliere la mia strada”.

PASQUA CRISTIANA E PASQUA EBRAICA, IN SINTESILa Pasqua è la principale festività del Cristianesimo. Celebra la risurrezione di Gesù che, secondo le Scritture, è avvenuta nel terzo giorno successivo alla sua morte in croce. La data della Pasqua, variabile di anno in anno secondo i cicli lunari. La Pasqua cristiana presenta importanti legami, ma anche significative differenze con la Pasqua ebraica che, invece ce-lebra la liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè e riunisce due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane azzimo. Perciò, la Pasqua cristiana è detta “Pasqua di risurrezione”, mentre quella ebraica è “Pasqua di liberazione”.

Il vescovo di Cuneo e Fossano, monsignor Cavallotto, non si erge a giudice dei vizi, ma si impegna per portare il suo esempio affinché le virtù cardinali – Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza – siano azioni più che concetti.

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ciak,si gira in langaLA PROVINCIA DI CUNEO È PROTAGONISTA NEI FESTIVAL E NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE, GRAZIE A GIOVANI FILMAKER TALENTUOSI CHE HANNO DECISO DI CELEBRARE IL LORO TERRITORIO DI ORIGINE.

Il cinema si accorge della Langa. O forse è la stessa Langa ad accorgersi del cinema e delle

sue potenzialità, per raccontare e mostrare un territorio che affascina e che ha davvero molto da raccontare. Scorrendo le biografie degli au-tori e dei registi di alcune produzioni cinema-tografiche realizzate negli ultimi mesi – alcune già proiettate, altre in uscita a breve – ci si ac-corge che il dato comune è la provenienza dei filmaker, molto spesso giovani, in qualche caso esordienti, che decidono di celebrare il loro ter-ritorio di origine attraverso storie raccontate sul grande schermo. Che siano racconti di fantasia, sceneggiature originali o documentari, il co-mune denominatore sta nel fatto che vengono girati proprio in provincia di Cuneo, prevalente-mente nei territori di Langa.

“THE REPAIR MAN”, FILM D’ESSAI 2013Sta inanellando successi e critiche davvero inco-raggianti, oltre alle partecipazioni a importanti festival di settore, il lungometraggio The Repair Man: girato in provincia di Cuneo, tra Mondo-vì, Carrù e Santa Vittoria, oltre che a Barolo, è approdato a fine 2013 al Torino Film Festival e prima ancora al Raindance Festival di Londra, in lizza per il premio finale come “Miglior Opera Prima” nell’importante kermesse dedicata al ci-nema indipendente.La produzione parte da Filippo Margiaria e Paolo Giangrasso, due giovani originari di Bra e Monticello d’Alba, che hanno fondato la Aidia Productions e co-prodotto il film. La pellicola, diretta dal piemontese Paolo Mitton e interpretata dal talentuoso Daniele Savoca,

DI MARCO JORIO

Nella pagina seguente: scene tratte da “The Repair Man” – lungometraggio girato in provincia di Cuneo, tra Mondovì, Carrù, Santa Vittoria d’Alba e Barolo – approdato a Londra in lizza per il premio finale come “Miglior Opera Prima”, nell’importante kermesse dedicata al cinema indipendente.Photo: Press Office “The Repair Man”

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sta iniziando a far parlare di sé anche grazie alle recensioni molto positive raccolte in que-sti mesi dalla stampa di settore e all’ingresso nella categoria “Film d’essai”, certificata nel 2013 da parte del ministero dei Beni Culturali. Narra la storia di Scanio Libertetti, un mancato ingegnere che si guadagna da vivere riparando macchine da caffè e che segue un corso di recu-

pero punti in un’autoscuola di provincia.Chiamato a spiegare come abbia perso la pa-tente, travolge insegnante e compagni di corso con il racconto, lungo quanto un film, del suo ultimo anno di vita.Un film ricco di umorismo e non convenzionale, dove il territorio della Granda, e nello specifico della Langa, assurgono al ruolo di scenografia

Racconti di fantasia, sceneggiature originali, documentari con un comune denominatore: raccontare la provincia

di Cuneo e la Langa.

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naturale, sullo sfondo delle bizzarre vicende del protagonista.

JOE BASTIANICHRACCONTA I BAROLO BOYSSi deve tornare invece nel cuore delle Langhe, al 1986, per l’inizio del film Barolo Boys. Storia di una rivoluzione, che narra di un passaggio importante della storia recente del territorio. Gli autori e registi Paolo Casalis e Tiziano Gaia, dell’indipendente Stuffilm Creativeye, hanno gi-rato e stanno ultimando (in uscita a maggio) un racconto, in forma strettamente documetaristi-ca, di quanto accaduto a fine anni ’80, quando, dopo lo scandalo del metanolo, un manipolo di giovani produttori “visionari” decise di rompere con le tradizioni dei padri e cominciare a pro-

durre vino con nuovi metodi, inseguendo nuovi mercati.Questi produttori vennero ribattezzati Barolo boys dal “New York Times” e, mentre in patria si consumava lo scontro (ancora oggi in qualche modo aperto) tra tradizionalisti e modernisti, la loro ascesa partiva dall’estero per avere forti riverberi anche in patria.“Il film uscirà a maggio e contiamo di presentar-lo prima negli Stai Uniti, dove il mito dei Barolo boys ha avuto inizio, e poi in Italia – ci spiega Tiziano Gaia, co-autore e co-regista con Paolo Casalis. – Nel documentario la voce narrante sarà, sia per la versione italiana che per quella americana, quella di Joe Bastianich, per sottoli-neare il taglio internazionale della produzione”. I partner di questa avventura sono la Film Com-

In questa pagina: uno scatto “rubato”al dietro le quinte del film “Barolo Boys”

in cui si scorgono gli autori e registi Paolo Casalis (a destra) e Tiziano Gaia (in posizione arretrata

rispetto telecamera e operatore).

Nella pagina seguente: le immagini tratte dal film “Barolo Boys”. Dall’alto verso il basso, Chiara Boschis, Joe Bastianch, Giorgio Rivetti, Oscar

Farinetti, Roberto Voerzio, Carlo Petrini.Photo: Press Office “Barolo Boys”

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mission Piemonte, la Regione Piemonte, Eataly Media, con il patrocinio di Slow Food Italia.E ci sarà tanta Langa, colta nei suoi aspetti non soltanto paesaggistici, ma anche nella sua uma-nità incarnata dal gruppo dei protagonisti, che hanno portato la produzione cinematografica a spostarsi alle Cinque Terre e persino in Sici-lia: “Nel giro di 40 anni, anche grazie a questi produttori visionari, il territorio di Langa si è trasformato da quello umile e difficile, da ter-ra di ‘Malora’, a terra benestante e turistica, e in parte il merito va attribuito ai Barolo boys,” spiega ancora Gaia.

LA STORIA DI UNA RIVOLUZIONEÈ la storia di una rivoluzione, più che un film sul vino, con tutto ciò che comporta una rivoluzio-

ne: un’ascesa, un apice, le difficoltà, le critiche e le opposizioni. Un film che ha già fatto discute-re, con pochi frame di anteprima: “Abbiamo cer-cato di farci raccontare e ricostruire i retroscena di questa vicenda, andando a scavare anche in questioni delicate e personali,” ci racconta Ti-ziano Gaia. Il 1986 fu un anno particolarmente ricco di intrecci: nacquero quella che sarebbe diventata Slow Food e la guida Vini d’Italia, ci furono lo scandalo del metanolo e l’inizio della vicenda dei Barolo boys.“Noi raccontiamo una storia dal punto di vista dei modernisti, ma non ci siamo dimenticati che c’era anche un’altra anima in Langa: tra i per-sonaggi non mancano i tradizionalisti (Beppe Rinaldi) e materiali d’archivio di Bartolo Masca-rello. Sappiamo che sono state queste due le

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LA FILM COMMISSION TORINO PIEMONTE In tutti i progetti citati “c’è lo zampino” della Film Commission Piemonte, che sostiene le produzioni e indirizza le troupe cinematografiche in cerca di location, nei luoghi più adatti e suggestivi del Piemonte, con più di 1.000 schede a disposizione dei potenziali produttori. Questo perché il cinema promuove il territorio e crea lavoro per centinaia di persone: si calcola in circa 15 milioni e 910.000 euro la ricaduta sul territorio regionale delle 69 produ-zioni (tra cui 13 lungometraggi e 7 fiction TV ) sostenute nel 2013 dalla Film Commission Torino Piemonte.Produzioni che hanno impiegato 677 maestranze tecniche locali, 72 attori locali e 6.080 comparse, per un totale di 121 settimane di lavorazione e 56 di preparazione. Tra i documentari più recenti finanziati dal Piemonte Doc Film Fund – Fondo Regionale per il Documentario: Slow Food Story (2013) di Stefano Sardo, girato a Bra; Meno 100 chili, ricette per la dieta della nostra pattumiera (2012), di Emanuele Caruso, il regista di E fu sera e fu mattina, girato tra Alba e Dogliani; Il popolo che manca (2010) di Andrea Fenoglio e Diego Mometti, con riprese in tutto il Cuneese, dalle pianure alla Valle Maira, e Bundì bundì – Canto per l’Alta Langa (2009) di Sandro Carnino e Giulio De Leo con riprese a San Benedetto Belbo e Cortemilia.

anime e un capitolo è dedicato proprio a quella “guerra” del Barolo che, scatenandosi, servì a far parlare della Langa. C’è ritrosia quando si toccano certi temi, ma in definitiva sono stati il sale della promozione della Langa negli anni ’90: se oggi a La Morra ci sono 100 imbottiglia-tori, contro i 4 degli anni ’80, è perché qualcuno è partito e ha fatto un vino che piaceva di più,” conclude Gaia.

“E FU SERA E FU MATTINA”,PRODUZIONE “DAL BASSO”Parte invece da un’associazione cultura-le albese, “Il Nucleo”, istituita nel lontano 1979 per promuovere la cultura attraver-so il cinema, il progetto cinematografico E fu sera e fu mattina, che nato “dal basso” ha riscosso interesse di pubblico e critica. Firmato dal giovane ed esordiente regista al-bese Emanuele Caruso, la pellicola ha avuto una genesi piuttosto comune alle produzioni indipendenti: finanziato con un’operazione di crowd equity funding (finanziamento collettivo con utilizzo di denaro in comune – ndr.), con il

patrocinio di Film Commission Piemonte, il film è andato sold out in tutte le sale della Granda dove è stato proiettato da inizio gennaio 2014, per poi cominciare un lungo tour promozionale in tutta la penisola, che tutt’ora continua. Ambientato sulle colline di Langa, in un tran-quillo borgo di 2.000 anime che domina una verde collina, E fu sera e fu mattina trae ispira-zione da questa stessa frase, riportata all’interno del primo libro della Bibbia, la Genesi.“Abbiamo individuato nelle Langhe e in alcuni dei suoi scorci più belli, il teatro ideale dove effettuare le riprese,” spiegano i produttori. “In questo, il paese di La Morra ci è parso quello più indicato. Era fondamentale per noi che questo film raccontasse il gusto di questa ter-ra. Volevamo fortemente che l’ambiente fosse riconoscibile: con i suoi abitanti, la sua storia, i suoi usi e la sua cultura. Unica e inimitabile”. Un esordio nel lungometraggio cinematografi-co che lascia ben sperare per i passi successivi. E in attesa di altre notizie positive per il cinema che nasce in provincia di Cuneo, the Oscar goes to... Langhe!

Backstage di “E fu sera e fu mattina”, progetto cinematografico firmato dal giovane regista esordiente albese, Emanuele Caruso, è stato prodotto interamente dal basso, con un budget di 70mila euro ed è stato finanziato con un’operazione di “crowd equity funding”.

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medico chirurgo specialista in odontostomatologia

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Percorso, ricerca, evoluzione. Tre parole che possono adattarsi al cammino di tre

ragazze, tre sorelle, che vivono e lavorano come musiciste nel cuore della provincia di Cuneo, ma che si preparano a calcare nuo-vamente palcoscenici importanti: superato X-Factor, le Yavanna stanno per tornare con un nuovo album, al termine di un periodo in-tenso di produzione artistica e di ricerca uma-na, che conferma la loro unicità nel panorama musicale nazionale. Virginia, Letizia e Anita Racca hanno dato vita al loro progetto artistico nel 2007 e nel 2009 hanno avuto l’opportunità di farsi conoscere dal grande pubblico partecipando con suc-cesso al programma X-Factor, in cui si sono distinte per lo stile eccentrico, ma anche per qualità musicale, armonizzazioni e intrecci vocali, con una personalità che non è passata inosservata, “unica”.Adesso sono pronte a tornare, dopo aver lan-ciato una campagna di fund raising online tra i fan, a fine 2013, e inserito al posto giusto le persone che mancavano per completare un importante staff di supporto discografico.

LA PRODUZIONE ARTISTICADI VICIO DEI SUBSONICAIl primo tassello dell’evoluzione arriva dall’in-contro con Luca Vicini, alias “Vicio”, bassista dei Subsonica: “Gli è piaciuto cosa facevamo, ma secondo lui potevamo avere un suono più attuale e ci ha suggerito nuovi ascolti. Intanto, ha arrangiato un primo pezzo, Che spettacolo!, che ha vinto il Cantagiro, ma era solo l’inizio”.Nei mesi successivi, le ragazze continuano a scrivere nel loro stile originale e la svolta arriva con una canzone che sembra perfetta per la produzione di Vicio. “L’abbiamo incontrato du-rante un’intervista e io sentivo una voce den-tro che mi diceva di dargli il brano Confusione, anche se non mi sentivo totalmente pronta a modernizzare lo stile,” spiega Anita, l’autrice. Il pezzo, invece, era proprio quello giusto per colui che, oggi, è diventato il produttore artistico delle Yavanna e il sodalizio ha preso forma compiuta: “I suoi arrangiamenti hanno completato la parte ritmica, un po’ come se avesse aggiunto una parte ‘maschile’, alla no-stra vocazione melodica”.Il pezzo esce su I-tunes, funziona e la paura

yavanna:intuito e ricerca

DI MARCO JORIO - PHOTO: JESUS CASTELLANO

VIRGINIA, LETIZIA E ANITA: SORELLE, ARTISTE, DONNE CHE SI SONO DISTINTE SUL PALCOSCENICO DI X-FACTOR. ORA, SONO PRONTE A TORNARE A FAR PARLARE DI SÉ, MA SOPRATTUTTO FARSI ASCOLTARE.

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sparisce: “Eravamo entrate a X-Factor preve-nute, sapendo che avrebbero cercato di cam-biarci e, anche dopo, avevamo paura che suc-cedesse; ma pensandoci, i consigli del nostro vocal coach Gaudi ci portavano già in quella direzione”.

UN PERCORSO UMANO PARALLELO Un’evoluzione artistica che fa il pari con quella umana, personale e di gruppo, con una parti-colarità, poiché si tratta di tre sorelle. “Il no-stro percorso interiore indirizza la nostra vita verso la ricerca di noi stesse e del divino (an-che se non in senso strettamente religioso): cerchiamo una luce dentro che sia un faro per noi, ma anche per gli altri. Siamo convinte che se ognuno facesse così nella vita quotidiana, entrando in contatto con sé, aumenterebbe la propria consapevolezza”. Un viaggio verso una nuova “era”, partito dall’esigenza di trovare gli equilibri giusti, attraverso una ricerca continua

e condivisa da tutte e tre, che diventa anche ispirazione nella musica e che oggi sembra aver trovato la giusta cifra umana, così come artistica.

IL CODICE SVELATOE “L’INTUITO ALCHEMICO”Per le Yavanna, nate quasi con gli strumenti in mano, scrivere canzoni ha radici lontane: “Da piccola mi mettevo al piano e improvvi-savo canzoncine, esternavo con la musica, mi ‘curavo’ per ore e ore – spiega ancora Anita – poi da più grande, di botto, mi sono uscite le parole di molte musiche che avevo composto da bambina. Dopo una serie di esperienze, ho compreso tanto di me e sapevo cosa volevo dire, come se mi si fosse svelato un codice: vedevo le parole nelle note, che c’erano già, anche se non avevo avuto la consapevolezza di decifrarle prima”.Anita continua il lavoro di produzione, suppor-

La primavera 2014 è la stagione in cui vede la luce l’album già definito “elettro-pop d’essay”: sensuale,

femminile ma anche scuro, lanciato da un brano che riassume il nuovo stile “Intuito alchemico”.

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tata anche da Letizia, nuova autrice: il gruppo arriva così a incidere nove tracce, che com-porranno il nuovo disco. “Nel frattempo sono andati al loro posto altri due tasselli: prima, abbiamo conosciuto la nostra manager, Federi-ca Baldo, poi abbiamo trovato l’etichetta disco-grafica, la torinese Tam Tam Production”. L’11 aprile esce ufficialmente su I-tunes il nuovo album, già definito “elettro-pop d’essai” ed “è un disco sensuale, femminile ma anche scuro,” lanciato da un brano che sintetizza il nuovo sti-le, Intuito Alchemico.“Due parole che riassumono il nostro percor-so: ‘alchemico’, perché ha a che fare con il metafisico, la sperimentazione nel ‘non-cono-sciuto’, che quindi passa attraverso la ‘fede’; inoltre, la ricerca dell’oro è metafora della ricerca interiore del divino. ‘Intuito’, invece, poiché è l’intuizione che ti porta al dubbio di dover seguire questo percorso e proprio tali intuizioni sono quelle che ti guidano”. Parola di Yavanna.Il disco viene presentato il giorno dell’uscita ad Ancona presso la Feltrinelli, ma si può pre-notare a partire dal 28 marzo, in concomitanza con l’uscita del video ufficiale del brano che dà il titolo all’album e al concerto a Torino, presso Il Barrito.Nel disco, oltre ad Intuito Alchemico, la prima traccia, troviamo: Eremita, Altro no, Vorrei ma..., Autentica, Devi svegliarmi, Confusione, Condizione, Ora.Il tour delle Yavanna fa tappa in Piemonte, a Giaveno (5 aprile), Settimo Torinese (Suonerie, 9 maggio), Orbassano (10 maggio) e altre date sono già fissate fino ad agosto e settembre.

Per le Yavanna, nate quasi con gli strumenti in mano, scrivere canzoni ha radici lontane:

Virginia, Letizia e Anita si distinguono per lo stile eccentrico, per la qualità musicale, armonizzazioni e intrecci vocali con una personalità che non passa

inosservata.

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in circolo, letturae amoreIL CIRCOLO DEI LETTORI DI TORINO: UNA SFIDA NATA NEL 2006. UNA REALTÀ IN CONTINUA ESPANSIONE, UN MIX DI LETTERATURA, LIFESTYLE ED ECCELLENZE ENOGASTRONOMICHE PER GUSTARE LA CULTURA.

Palazzo Graneri della Rocca, Via Bogino 9. Ba-sta citare questo indirizzo e a Torino si sa già

di cosa si parla. Siamo nel cuore del capoluogo, a pochi passi dalla Mole Antonelliana. Palazzo Graneri della Rocca è una delle testimonianze migliori del barocco piemontese. La facciata, il cortile e i saloni interni esprimono quell’elegan-za e quello stile subalpini che hanno attraversato i secoli identificandosi con la città. All’interno di Palazzo Graneri, ha sede il Circolo dei Lettori. In otto anni di attività, il Circolo è diventato un punto di riferimento culturale per Torino e il Pie-monte, così come un laboratorio di idee, avvici-nando alla lettura un numero sempre maggiore di persone. “Il Circolo dei Lettori è stato fondato nel 2006, grazie all’intuizione e all’impegno della Regione

Piemonte,” racconta il presidente Luca Beatrice, anima del Circolo insieme al direttore Antonella Parigi. Quell’anno Torino raggiunse un punto di non ritorno. “Le Olimpiadi Invernali non furono solo un evento sportivo – sottolinea Beatrice: – segnarono lo spartiacque tra la one company town e una città ricca di fermento”. Già, alla faccia dello stereotipo del bogianen: una metro-poli non più ferma in un angolo, coperta dalla montagna, ma al centro dell’Europa. Di questa rivoluzione, ancora in atto, la cultura è il motore e il Circolo dei Lettori è, in questo senso, uno dei punti cardine. Da Daniel Pennac a David Grossman, da Art Spiegelman a Patti Smith, a Palazzo Graneri sono passati i grandi protagonisti della cultura inter-nazionale. Mostre, incontri, workshop, serate a

DI GIORGIO TRICHILOPHOTO: P.O. CIRCOLO DEI LETTORI

Oltre 4000 persone alla settimana sono ospitate in Sala Grande, Sala Lettura, Sala Filosofi, Sala Artisti e Salotto Cinese del Circolo dei Lettori a Torino.

Nella pagina seguente: Luca Beatrice è il presidente del Circolo dei Lettori, luogo diventato crocevia culturale per Torino e per il Piemonte.Photo: Stefano Cerio

A pagina 30: uno scatto di Antonella Parigi, direttore del Circolo e anima di questa fervida realtà insieme a Luca Beatrice.Photo: Michele D’Ottavio.

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tema: ecco il menu offerto dal Circolo, che al-lieta il pubblico con oltre 100 appuntamenti al mese. A proposito di menu: siamo in Piemonte e l’amore per la cultura non può non sposarsi a quello per la buona tavola. Allora, cosa c’è di meglio che fare una sosta al Barney’s, il bar del Circolo, per un caffè o gustare un panino ispi-rato ai grandi classici della letteratura? E se uno spuntino non basta? Meglio cogliere l’occasione per farsi conquistare dalle delizie del ristorante: specialità della tradizione piemontese reinter-pretate con il giusto pizzico di creatività da un team di giovani professionisti, guidati dallo chef Stefano Fanti.Al centro, naturalmente, vi sono il libro e l’amore per la lettura. “Questa rimane la mission principa-le del Circolo dei Lettori,” sottolinea il presidente Beatrice. Un impegno premiato dai numeri: oltre 4.000 persone alla settimana sono ospitate in Sala Grande, Sala Lettura, Sala Filosofi, Sala Artisti e nel Salotto Cinese. Si tratta, perlopiù, di un pub-blico trasversale per età e preferenze: “I Torinesi, ma possiamo parlare in generale dei Piemontesi, sono lettori molto curiosi e attratti da numero-si generi: dal romanzo alla saggistica, è ampio il ventaglio dei loro interessi, per cui deve essere altrettanto ampia la nostra offerta”. Offrire cultura significa produrre cultura, investi-re in cultura. Il discorso cade necessariamente sugli aspetti economici. Luca Beatrice, su questo punto, dimostra di avere le idee chiare: “Non nascondiamocelo, i tempi sono quelli che sono, ma non creiamoci facili alibi: è finita l’epoca dei finanziamenti a pioggia e la partnership tra pub-

blico e privato è il trend da seguire”. E ancora: “Attenzione, questa partnership ha successo se si basa su una comune mentalità imprenditoriale, se si hanno obiettivi condivisi e una vision. Non si riduce tutto a una semplice sponsorizzazione”. Questa ricetta ha portato buoni frutti in Via Bogi-no: “L’attività del Circolo – evidenzia il presiden-te – non è racchiusa solamente tra le pareti di Palazzo Graneri della Rocca. Tra le manifestazio-ni che organizziamo, desidero ricordare Torino Spiritualità che, dal 2005, a settembre, è diven-tata un’occasione per riflettere e dibattere sui grandi temi dell’umanità, coinvolgendo diversi luoghi della città”.

“Mission principale del Circolo dei lettori:

il libro e l’amoreper la lettura”.

I NUMERI DEL CIRCOLO DEI LETTORI• 180 appuntamenti mensili, tra presentazioni di libri, incontri con gli autori, gruppi di

lettura, laboratori per adulti e bambini.• Oltre 4.200 persone ospitate ogni settimana all’interno del Circolo.• Oltre 20.000 fans su Facebook.• Più di 12.000 followers su Twitter.• Circa 52.000 visualizzazioni sul canale YouTube.• 40.000 visitatori del sito web ogni mese.

Sono per lo più giovani tra i 18 ai 35 anni e hanno una comune passione: leggere, per sé e per gli altri. A due anni dall’avvio del progetto Circolo Volontari per la lettura, ideato dal Circolo dei lettori di Torino in collaborazione con le Biblioteche Civiche torinesi, sono oltre 60 i volontari che ogni settimana leggono ad alta voce per i pazienti e le loro famiglie ne-gli spazi comuni di alcuni reparti ospedalieri torinesi, ma anche nelle biblioteche, durante manifestazioni e festival. Un’esperienza unica, nata dalla volontà di trasformare la lettura ad alta voce in un autentico momento di socialità, spazio di condivisione dell’ascolto e dell’im-maginazione.

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Intenso e profondo è il legame con il territorio, Il Circolo rifugge da ogni autoreferenzialità. Un esempio per tutti: Io leggo per me e gli altri, un’iniziativa che coinvolge un gruppo di 60 vo-lontari dai 18 ai 35 anni. Hanno la stessa passio-ne, leggere, e desiderano condividerla con gli altri. Per questo, ogni settimana, leggono ad alta voce per i pazienti e le loro famiglie in alcuni re-parti ospedalieri torinesi, ma anche nelle biblio-teche, durante manifestazioni e festival. Si tratta di un’esperienza unica, nata dalla volontà di trasformare la lettura in un autentico momento

di socialità, spazio di condivisione dell’ascolto e dell’immaginazione. Ma quando si parla di lettura non si può non parlare di infanzia. Chi sono le nuove genera-zioni di lettori? E come si fa a educarle all’amore per il libro? Domande che al Circolo dei Lettori sono tenute in considerazione. La risposta più concreta sono i laboratori di lettura per bam-bini organizzati il sabato pomeriggio. “Stiamo parlando di una generazione nata con lo smar-tphone in mano, i cosiddetti ‘nativi digitali’ – precisa Luca Beatrice. – Dobbiamo tenere con-to di questo aspetto e agire di conseguenza. Nei nostri laboratori, i ragazzi prendono confidenza con il libro in tutte le sue forme: cartacea, come e-book, e su tablet. Alla base di quest’esperienza multimediale, c’è il valore del libro come stru-mento per aprire i propri orizzonti, crescere sul piano civile oltre che culturale, soprattutto se si tratta dei giovanissimi”. Un impegno, que-sto, condotto con rinnovato impegno. “Non mi resta che invitare i lettori di Unico alle nostre serate e ai nostri eventi: scoprirete un ambiente ricco di suggestioni e avrete la possibilità di fare nuovi incontri e nuove amicizie”. Come recita lo slogan del Circolo dei Lettori di Torino: è bello “incontrarsi tra le righe”!

CIRCOLO DEI LETTORIPalazzo Graneri della RocciaVia Bogino, 9 – Torino – Tel. +39 011 4326827www.circololettori.it

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30 31Via Silvio Pellico, 5 - Saluzzo - Cn • Tel. 0175.44 116 - 338.6074935

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Eccellenza per tradizione

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lo yachtingpiù glamourIL SEGRETARIO GENERALE DEL MONACO YACHT CLUB,BERNARD D’ALESSANDRI, APRE LE PORTE DI UNA TRA LE PIÙ IMPORTANTI REALTÀ DELLO YACHTING MONDIALE.

In esclusiva per Unico, abbiamo incontrato Bernard D’Alessandri, Segretario Genera-

le del Monaco Yacht Club che, rispondendo allo nostre domande, ci ha confermato come il Principato abbia tutte le carte in regola per trasformare “l’arte del mare” in un’eccellenza da promuovere del mondo. Dal Principe Alberto I all’attuale sovrano, ancora una volta, tradizione e innovazione nel settore della nautica fanno di Monaco l’autentica capitale dello yachting.

Monaco, la capitale mondiale dello yachting: tradizione o innovazione?Il Principato di Monaco, fin dai tempi della Bel-le Epoque, vanta grande autorevolezza nello yachting. La ragione sta nel fatto che il Princi-pe Alberto I, esperto navigante, oltre a essere

stato precursore della navigazione sulle grandi distanze, detiene anche il primato di aver inau-gurato lo studio dell’oceanografia moderna. Con l’intento di trasformare il Principato in una vetrina dello yachting e delle innovazioni tec-nologiche, organizzò, nel 1862, le prime regate ospitate nella baia monegasca. Una passione che si è tramandata di generazione in generazio-ne, fino al Principe Ranieri III, che incoraggiò Carlo Riva, dal 1959, a realizzare il primo por-to a secco, insieme ai primi pontili e ormeggi galleggianti, oltre a una diga semi-galleggiante un paio di decenni successivi. Tre innovazioni mondiali di grande portata al servizio di uno svi-luppo economico rivolto a mare.A partire dal 1953, il Principe, un vero visionario, ritenne che lo sport non fosse più sufficiente e

DI MARIA BOLOGNA

Suggestivo scorcio della Primo Cup, evento internazionale del Monaco Yacht Club. Da sempre la Primo Cup – Trophée Credit Suisse è una regata molto impegnativa con sei classi veliche. Photo: Centre de Presse Monaco

Nella pagina seguente in alto: uno scatto di Bernard D’Alessandri, Segretario Generale del Monaco Yacht Club, che conferma come tradizione e innovazione nel settore della nautica fanno di Monaco l’autentica capitale delle yachting.Photo: @Ameller

In basso: rendering della nuova sede del Monaco Yacht Club, progettata da Lord Norman Foster, che sarà inaugurata il 20 giugno.Photo: Yacht Club Monaco

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decise di attrezzare il porto di Monaco, imma-ginando fin da allora l’importanza per il futuro sviluppo del Principato – “Il futuro di Monaco è in mare”, affermava – di una struttura capace di attrarre e fidelizzare diportisti di tutto il mondo. Fu così che fondò il Club di Monaco.

Sessanta anni dopo dalla fondazione dello Yacht Club di Monaco (nel 1953) la storia continua con l’inaugurazione, il prossimo 20 giugno, di un nuovo edificio.Con il completamento di questo edificio, de-dicato al mare e alla nautica da diporto, SAS il Principe Alberto II, ha voluto studiare un pro-getto per creare un cluster, inteso come sistema integrato, capace di apportare innovazione e di riunire i vari protagonisti del mondo e dell’in-dustria dello yachting, che nel Principato di Mo-naco possono così sviluppare, insieme, sinergie importanti, rendendo la destinazione “yachting

Monaco” sempre più attraente. A riprova di ciò, l’interesse sempre maggiore del settore fi-nanziario e gli investimenti degli armatori, che spesso fanno ricorso alla banche per sostene-re economicamente importati progetti legati all’industria nautica. Ciò dimostra chiaramente che gli attori sono sempre più numerosi e che Monaco rappresenta un’importante carta da giocare, per diventare un luogo di sinergia e di incontro all’insegna dello yachting di alto livello.

Una sede rinnovata, dei servizi, una nuova marina: una vera sfida...Oltre alla ragione principale che anima un club destinato ai propri soci e agli armatori di super yacht, lo Yacht Club de Monaco, in base ai suoi statuti del 1953, deve contribuire al fascino di Monaco, fornendo anche una piattaforma per la comunicazione e la promozione al settore yachting. Questa è la sfida che vogliamo rac-

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cogliere e lanciare, una vera e propria “arte di vivere il mare”, in modo che tutti, ciascuno nel proprio campo, siano in grado di sviluppare le proprie competenze perché queste diventino Arte, non solo per offrire un’accoglienza “su misura” agli armatori, ma anche per i profes-sionisti dello yachting. Insomma, la creazione di un cluster, favorire gli scali di breve durata nel Principato proponendo una scelta di servizi vari ed esclusivi a completamento della gestio-ne dell’avamporto ( YCM Marina), istituire una Scuola di Formazione Professionale... sono mol-ti i progetti che intendiamo approfondire...

La sede del nuovo YCM: qualche curiosità...Siamo fortunati a beneficiare della prestigiosa firma di Lord Norman Foster. Non è cosa da poco e pochi club in Europa, persino al mon-do, possono essere orgogliosi di accogliere soci e ospiti in un tale edificio, nel quale il se-condo piano sarà riservato ai membri del YCM. La sede offrirà agli armatori e ai professionisti dello yachting un luogo di incontro privilegiato che contribuirà ad animare Port Hercule e ad aumentare il prestigio internazionale del Prin-cipato. Si tratta di un messaggio forte da parte autori-tà monegasche che dimostra l’interesse per lo yachting, nel quale Monaco gioca un ruolo im-portante. Va ricordato, infatti, che nei 2 kmq di

superficie del Principato, il fatturato dei profes-sionisti di questo settore, arriva a rappresentare il 2 % di quello mondiale.

Il mare ed i giovani: uno sguardo al futuro...Il mare è una grande scuola di vita per i giovani. Proprio in quest’ottica, abbiamo intensificato i nostri programmi di formazione con l’istituzio-ne di SeAdventures Camp, una serie di stage organizzati durante le vacanze scolastiche per i bambini di età compresa tra 7 a 17 anni, con una diversificazione delle attività, secondo una declinazione “sopra, dentro e sott’acqua”: corsi di vela per tutti i livelli, paddleboard, kayak, im-mersioni, escursioni e attività presso il Museo Oceanografico. Educazione e intrattenimento insieme, con l’obiettivo di incoraggiare la pra-tica della vela in modo divertente, aiutando i bambini a diventare consapevoli della necessità di preservare il mare. E in questo senso, la for-mazione è fondamentale.Inoltre, parallelamente alla EFG Bank Sailing Academy dello YCM, che abbiamo inaugurato nel 1999 per favorire la formazione professiona-le dei giovani e la promozione delle discipline legate allo yachting, ci stiamo concentrando sul nuovo progetto della Solar1 Monte Carlo Cup. Imbarcazioni alimentate da energia solare pro-venienti da tutto il mondo parteciperanno per due giorni al primo campionato internazionale con barche decisamente ecologiche, sviluppate da università internazionali e pilotate dagli stes-si studenti. È un progetto davvero entusiasman-te, poiché si tratta di un’innovazione importante e concreta, al servizio della crescita nel settore yachting. Sono felice che ciò attiri nel Principato giovani concorrenti da tutto il mondo: le nuove generazioni, infatti, sono particolarmente coin-volte nello sviluppo della tecnologia capace di partecipare a un nuovo concetto di salvaguardia del pianeta. Sarà il primo evento internazionale che si svolgerà dopo l’inaugurazione del nostro nuovo edificio... un autentico sguardo verso il futuro.

In alto: velieri d’epoca e motoscafi vintage si danno appuntamento al Monaco Yacht Club per la Monaco

Classic Week – La Belle Classe.Photo: Centre de Presse Monaco

In basso: La Solar1 Monte Carlo Cup è un innovativo appuntamento che vede protagoniste imbarcazioni

alimentate da energia solare, sviluppate da università internazionali e pilotate dagli stessi

studenti. Photo: edit@MariaPovecerovska

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Certo, se vedesse cosa accade nel Parlamento italiano in

questi giorni, Luigi Einaudi avreb-be molti motivi di amarezza. E ancora di più li avrebbe a vedere come le sue profonde convinzio-ni si siano trasformate nel neoli-berismo “fanatico” che domina la scena politica, specie di quell’Eu-ropa di cui fu fautore quando firmò il “Manifesto di Ventotene”, insieme ad altri intellettuali del calibro di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli.Era un liberista convinto che le libertà economiche e civili fos-sero interconnesse: per lui non esistevano le une senza le altre. Si era formato sull’insegnamento degli economisti classici inglesi, John Stuart Mill e John Locke su tutti, e nutriva una profonda am-mirazione per Cavour, così come per la migliore tradizione politica subalpina. Il suo pensiero economico assunse valori etici e comportamentali, ritenendo che la vita fosse lotta e sacrificio e che la concezione statalista portas-se a forme di parassitismo e corruzione. Ma fu critico anche verso quei settori produttivi che scaricano sui consumatori (e oggi sovente sullo Stato) il peso della loro inefficienza.Einaudi esalta la libertà di iniziativa, l’individualità, il pragmatismo di matrice anglosassone, ma in una concezione quasi “calvinista” dell’operare umano. Il liberalismo favorisce l’autorealizzazione dell’individuo, basata sulla meritocra-zia e sulla competizione, che per lui, tuttavia, è elemento di progresso duro ma efficiente, in quanto i protagonisti sono obbligati ad assumersi le respon-sabilità dei propri successi e e dei propri fallimenti senza pesare sugli altri. Ne deriva un netto rifiuto dello stato assistenziale, ridotto a istituzioni minime assolutamente trasparenti, con leggi chiare, procedimenti “facili” e vicino al cittadino. Per questo riteneva che la struttura federalista fosse ideale. Principi discutibili, ma con elementi di positività; gli esiti che abbiamo sotto gli occhi, però, sono ben lontani dagli auspici dello statista cuneese, creando, invece, disuguaglianze e povertà difficilmente tollerabili.Così, forse oggi ripenserebbe la teoria finanziaria, allora rivoluzionaria, propo-sta nel saggio del 1912. Concetti di reddito imponibile e sistema di imposte sul reddito consumato, che prevedeva da parte dello stato un prelievo a tutti i

cittadini di un’imposta sul reddito prodotto da salari o altre attività, beni immobili e di capitale e ar-ticolata su un’aliquota variabile. Insomma, è la base che porterà all’odierna dichiarazione annuale del reddito delle persone fisiche. Probabilmente non immaginava né aliquote della portata attuale né la questione della diffusa e pe-sante evasione fiscale.Einaudi nasce a Carrù il 24 mar-zo 1874, da una famiglia origi-naria della Valle Maira. Il padre, Lorenzo, è concessionario della riscossione delle imposte. Nel 1888, rimasto orfano, si trasferi-sce a Dogliani, paese natale della madre, Placida Fracchia. A soli 21 anni si laurea in giurisprudenza a Torino.Nel capoluogo piemontese inizia la sua precoce carriera universita-ria con la cattedra di Scienza delle

Finanze, passando poi, nel 1904, alla Bocconi di Milano.Accanto all’attività accademica, che culmina nella breve esperienza di retto-re dell’ateneo torinese nel 1943, affianca quella di giornalista. Collabora a “La Stampa” e al “Corriere della Sera”; è direttore della rivista “Riforma sociale” e, alla chiusura di questa da parte delle autorità fasciste nel 1935, fonda l’anno successivo la “Rivista di storia economica”, attiva fino al 1943. Nel 1919 entra in Senato su proposta di Giolitti; inizia così la sua carriera politica che, dopo la parentesi del Fascismo, si svilupperà negli anni della ricostruzione. Dal 1945 al 1948 è governatore della Banca d’Italia, poi Ministro della Finanze e del Bilan-cio nel IV governo De Gasperi. L’11 maggio 1948 diventa il secondo Presidente della Repubblica e su di lui, pur liberale con simpatie monarchiche, convergo-no pure i voti dei comunisti. Da questa esperienza, nasce l’interessante volume Lo scrittoio del Presidente. Si spegne a Roma all’età di 87 anni, il 30 ottobre del 1961. Viene sepolto a Dogliani, dove amava passare l’estate e dove aveva sempre curato l’azienda agricola di famiglia.Nelle motivazioni della laurea honoris causa di cui fu insignito nel 1955 ad Oxford, si legge: “Egli è oggi la più rispettata di tutte le figure d’Italia e agli occhi degli stranieri simboleggia il risorgere di un Paese che, dopo vent’anni di dittatura e i grandi disastri della guerra, ha ritrovato il suo posto fra le nazioni libere del mondo”. Cerchiamo di mantenerlo.

luigi einaudi:il presidente

DI FABRIZIO GARDINALI

l’intervista impossibile

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l’istituto che studiail cancroL’ISTITUTO PER LA RICERCA E LA CURA DEL CANCRO DI CANDIOLO È UN ENTE NO PROFIT PRIVATO, FONDATO E SOSTENUTO DALLA FONDAZIONE PIEMONTESE PER LA RICERCA SUL CANCRO-ONLUS.

La situazione della sanità in Italia, si sa, non è delle migliori: quasi ogni giorno veniamo

a conoscenza di scandali legati ad appalti poco chiari, mancanza cronica di personale ospeda-liero preparato, strutture obsolete o che non rispondono alle esigenze dei pazienti. Tutti quei casi, insomma, che per comodità giorna-listica vengono etichettati con la definizione di “malasanità”.Eppure nel nostro Paese esistono centri di as-soluta eccellenza, veri punti di riferimento a livello internazionale per quel che riguarda la ricerca, le tecnologie e la gestione del pazien-te. L’Istituto per la Ricerca e la Cura del Can-cro di Candiolo fa sicuramente parte di questa categoria. La sua storia è un bell’esempio di “visionarietà”, progettualità e lungimiranza di

chi decise di appoggiare quest’idea, quando, nei primi anni ‘80, un gruppo di oncologi le-gati alla AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro) si rese conto che il Piemonte era privo di una struttura di alto profilo che si dedicasse non solo alla cura dei tumori, ma anche alla ricerca. Nacque così, grazie all’impegno e al sostegno di Allegra Agnelli, la Fondazione Pie-montese per la Ricerca sul Cancro: era il 1986 e il suo scopo era quello di raccogliere i fondi indispensabili per la realizzazione dell’istitu-to. La prima uscita pubblica per presentare il progetto si svolse proprio nel maggio 1986: un concerto di Luciano Pavarotti al Palasport di Torino il cui incasso andò alla Fondazione. Da quel momento, gli artisti che hanno contribu-ito alla raccolta fondi sono stati davvero tanti:

DI NICOLA FERREROPHOTO: P.O. ISTITUTO PER LA RICERCAE LA CURA DEL CANCRO DI CANDIOLO

Nella pagina seguente, in alto: uno scatto di Allegra Agnelli che presiede la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus.

In basso: un’immagine dell’Istituto di Candiolo, unico centro di ricerca e cura del cancro italiano realizzato esclusivamente attraverso il sostegno di oltre 300 mila donatori privati.

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da Zubin Mehta a Rostropovich, da Lucio Dalla e Renzo Arbore ad Aldo, Giovanni e Giacomo.Nel 1989, il primo passo concreto: l’acquisi-zione di un’area nel comune di Candiolo. Si aprirono i cantieri, i lavori procedettero a ritmi spediti e nel 1996 si inaugurò la prima parte

del centro: iniziarono le attività di ricerca e l’anno successivo presero il via anche quelle cliniche, con l’apertura dei reparti di Oncolo-gia Medica, Ginecologia, Oncologia e Radio-logia. Il 1997 vide partire la seconda fase dei lavori, dedicata alle attività sanitarie, e dal 2000

Nel 2013 è partito un nuovo progettodi ricerca finanziato dalla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro

con 5 milioni di euro provenientidal 5 per mille.

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tutti i reparti della struttura sono funzionanti. La grande novità degli ultimi mesi è che il can-tiere della II Torre della ricerca e della cura dell’Istituto di Candiolo è in dirittura d’arrivo. Gli spazi utilizzabili crescono così di 17.000 mq (più 50%) con un conseguente potenziamento di capacità di ricerca, di dotazione tecnologica e di assistenza. Alcune aree sono già operati-ve, come il day surgery, mentre il 21 ottobre scorso sono state attrezzate la nuova mensa e la nuova cucina. Il piano terra, destinato al centro prelievi, al day hospital, alla farmacia e agli studi medici, e il primo piano della II Torre, interamente dedicato alla ricerca, saran-no inaugurati nei primi mesi del 2014. I lavori sono stati completamente finanziati dalla Fon-dazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus grazie alle donazioni private. “È stato un cantiere molto complesso – sottolinea il con-sigliere delegato della Fondazione, Giampiero Gabotto – soprattutto perché si è lavorato sen-

za mai interrompere la normale attività dell’i-stituto e i servizi prestati ai pazienti. Maggiori spazi significano anche più progetti di ricerca, che renderanno Candiolo un centro scientifico sempre più all’avanguardia e di rilevanza inter-nazionale”.Per rendersi meglio conto del livello raggiun-to dalla struttura, possono essere utili alcuni numeri: a Candiolo lavorano oltre 500 perso-ne fra ricercatori italiani e stranieri, personale medico, sanitario e amministrativo; nel 2012 i ricoveri ordinari sono stati 1.770, quelli diurni 2.901. Le prestazioni ambulatoriali sono state più di 1 milione e 130.000. Fra i pazienti, il 19% proviene da fuori Piemonte e nella ricerca scientifica, condotta dalla Fondazione insieme all’Università di Torino, sono coinvolte più di 200 persone. Infine, nel 2013 è partito un nuovo progetto di ricerca finanziato dalla Fon-dazione con 5 milioni di euro provenienti dal 5 per mille.

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L’altro aspetto fondamentale di questo fiore all’occhiello della nostra sanità sta nella parti-colarità di essere stato creato con il contribu-to di benefattori privati, che hanno donato a seconda delle loro possibilità. Come sovente ricorda Allegra Agnelli, “l’Istituto di Candiolo è stato realizzato e finanziato dalla Fondazione, ma è stato voluto dai cittadini del Piemonte. Solo grazie al loro generoso e tenace sostegno, infatti, è stato possibile dotare questo Istituto del patrimonio umano e tecnologico che ne fa già oggi un modello di riferimento inter-nazionale per la ricerca e la cura del cancro”. L’ultima iniziativa, in ordine di tempo, a favore della Fondazione è stata la Partita del Cuore 2013, giocata il 28 maggio scorso allo Juven-tus Stadium di Torino dalla Nazionale Cantanti contro la squadra dei Campioni della Ricerca. Grazie alla vendita dei biglietti e all’invio di sms, si è raccolta la cifra record di 1 milione e 790.000 euro.

Nella pagina precedente:Il professor Alberto Bardelli è il direttore Ricerca di Base dell’Istituto di Candiolo.

In questa pagina:Il dottor Giampiero Gabotto, consigliere delegato della FondazionePiemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus.

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seborga, principatoe principiNELL’ENTROTERRA LIGURE, FRA OSPEDALETTI E BORDIGHERA,C’È UN PICCOLO VILLAGGIO, DAL FASCINO ANTICO CHE MERITADI ESSERE SCOPERTO E VISITATO.

Uscita autostradale di Bordighera, si svolta a sinistra e, dopo pochi chilometri, arroccato

a 500 metri sul livello del mare, ecco apparire alla vista il Principato di Seborga, un piccolo villag-gio situtato nell’entroterra, fra Ospedaletti e Bor-dighera che trae le sue origini alla fine del X sec. Nel 400 era chiamato Castrum Sepulcri, nel 600 gli occitani lo definirono Sepulcri Burgum, e di-venne prima Sepolcarum, poi Serporca (Castello dei 4 Bastioni) e, infine acquisì l’attuale denomi-nazione di Seborga. Da tempo immemorabile, fu luogo sacro ai Catari che anticamente tumulava-no qui i loro grandi sacerdoti e divenne in seguito feudo dei Conti di Ventimiglia che lo cedettero ai monaci Benedettini di Lerino nel 954. Nel 1079 Seborga, unitamente ai territori annessi, fu con-sacrata “Principato del Sacro Romano Impero”.

Dal 1118, dopo che San Bernardo di Clairvaux diede vita a Seborga al cavalierato che prese il suo nome, investendo i primi nove cavalieri del Tempio, il Principato divenne l’unico Stato Sovra-no Cistercense sino al 20 Gennaio del 1729, anno in cui fu acquistato da Vittorio Amedeo II, con atto compiuto a Parigi, un atto mai registrato, né dal Regno di Sardegna, né dalla Casa Sabauda. Da questo momento una serie di fatti storici rendo-no indefinita la sua indipendenza fino ad arrivare agli anni cinquanta del XX secolo quando alcuni membri della comunità di Seborga rivendicano l’indipendenza dalla Repubblica Italiana, eleggen-do un proprio “principe” coadiuvato da un consi-glio di 9 ministri. Oggi il principato è retto S.A.S. Principe Marcello I° eletto il 25 aprile 2010, un giovane di 35 anni che incontriamo in esclusiva,

DI VIVIANA SPADAPHOTO: P.O. SEBORGA

Il Principato di Seborga trae le sue origini nel X Secolo. Già nel 400 esisteva “Castrum Sepulcri”,che nel 600 divenne “Sepulcri Burgum”, “Sepolcarum”, “Serporca” sino all’accezioneattuale “Seborga”.

Nella pagina seguente:Il Principe S.A.S. Marcello I, eletto il 25 aprile 2010

In basso: uno scorcio del piccolo borgo, meta annuale di turismo internazionale.Photo: micronazioni.com

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per scoprire altro di questo curioso luogo.Principe Marcello, quali sono le azioni più rile-vanti che ha potuto attuare fino a ora?In questi tre anni abbiamo messo in opera di-verse operazioni per divulgare maggiormente il nome di Seborga nel mondo; da questo punto di vista la tecnologia ci ha permesso di raggiungere buoni risultati in tempi piuttosto brevi.Qualche esempio concreto?Hanno aperto diverse nuove attività commerciali che stanno vivacizzando il borgo.Quindi tutte operazioni rivolte alla vocazione turistica del Principato.Sì, ma non solo. Abbiamo provveduto al riassetto del Governo, dell’archivio e degli Statuti Genera-li; inoltre sono stati riattivati i due Cavalieriati, di San Bernardo e del VEOSPSS (Venerabilis Eque-ster Ordo Sacri Principatus Sancti Sepulchri) e sono state coniate nuove monete, i Luigini, la nostra moneta corrente. Infine sono stati rinno-vati tutti i documenti come passaporti, carte d’i-dentità e patenti.E per quanto riguarda l’attività diplomatica?Ancora non posso entrare nei dettagli, ma abbia-mo avviato numerosi contatti con diversi Stati esteri per essere riconosciuti e stabilire scambi turistico-culturali, ma su questo passo la parola a mia moglie, giacché è proprio lei il Ministro degli Affari Esteri, tra l’altro eletta dal popolo all’una-nimità.Conosciamo dunque meglio S.A.S. la Principessa Nina Menegatto, gentile e dolcissima, ma altret-tanto determinata, consorte.Sappiamo che avete molti consolati in Italia e nel Mondo.Sì, possiamo contare oggi su relazioni con ben diciassette consolati, dall’Africa all’Arabia Saudita, in molti stati europei e in Australia, ma in questo momento abbiamo in corso diverse trattative con altri importanti Paesi extraeuropei per stringe-re altri rapporti diplomatici che permettano al nostro Principato di estendere la nostra politica estera a favore di nuovi scambi commerciali e tu-ristico-culturali.

Altri progetti futuri.Principalmente quelli di tentare di ottenere la riattivazione d’indipendenza e di portare a termi-ne quanto promesso alla popolazione quando il Principe si è candidato alla reggenza del Princi-pato.Dove e quando invitereste persone che ancora non conoscono il Principato di Seborga.Senza alcun dubbio alla nostra festa nazionale che si tiene il 20 agosto in occasione delle cele-brazioni dedicate al Santo Patrono Bernardo e alla quale, oltre a tantissima gente, partecipano anche tutti i nostri rappresentanti consolari nel mondo, oltre alla Guardia del Principe costituita da otto uomini a piedi e quattro a cavallo.Dopo l’incontro con il principe non manchiamo di visitare l’interessantissimo e originale Museo degli Strumenti Musicali, una preziosa collezio-ne nata dalla passione del seborghino Giuliano Fogliarino. L’esposizione, presso il palazzo comu-nale, è un’occasione unica per scoprire oggetti meravigliosi dal valore storico immenso e che

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comprende 268 pregiati strumenti musicali di varie epoche dal 1744 al 1930.La querelle fra lo Stato Italiano e il Principato di Seborga è ancora aperta, ma non dubitiamo che il Principe Marcello e la Principessa Nina Mene-gatto, coadiuvati dal consiglio dei nove ministri, porterà avanti, con sagacia, competenza e grande entusiasmo, quanto iniziato a suo tempo dal suo illustre predecessore, realizzando l’auspicata e totale indipendenza. Nel frattempo, a fasi alterne, prosegue comunque la civile convivenza con gli amministratori della municipalità nazionale. In ogni caso è un luogo carico di bellezza e magia che chi non conosce avrà senza alcun dubbio modo di apprezzare. Una nota particolare per chi deciderà di fare una visita al Principato di Sebor-ga: dall’ampio piazzale adibito a parcheggio, si gode una vista meravigliosa e, proprio di fronte, potrà ammirare l’omologo Principato di Mona-co... noblesse oblige! Info: www.principatodiseborga.com

Dall’Aeroporto di Genova è possibile raggiungere con un solo scalo oltre 500 destinazioni nel mondo attraverso i numerosi hub interconti-nentali collegati tra cui Bruxelles, Bucharest, Istanbul, Roma, Parigi, Londra e Monaco. Il Cristoforo Colombo inoltre off re collegamenti verso numerose destinazioni nazionali e internazionali tra cui Palermo, Catania, Trapani, Bari, Napoli, ma anche Ibiza, Mosca, Reggio Ca-labria, Barcellona, Olbia, Cagliari e Tirana.

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SOUVENIR“Il Cavaliere”Vendita luigini, +39 0184 223904“Atelier Antico Principato”Laboratorio di decorazione, +39 0184 223870“L’Incanto delle bambole”Bambole realizzate a mano, +39 0184 223870Negozio ufficiale del Principato di SeborgaPiazza della Liberta a Seborga

ALIMENTARISMA AUCHAN+39 0184 223617Alimentari Roberta Biancheri+ 39 0184 223870

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ritmi slow: storie di barche e uominiSCORCI URBANI INTAGLIATI DAL MARE, SORVEGLIATI DA PROMONTORI FASCINOSI ED ASPRI: QUESTA È LEVANTO, CON I SUOI GOZZI ANTICHI CHE ANCORA OGGI SONO REALIZZATI QUI DA UNA DITTA ARTIGIANA.

È una bella cittadina Levanto, alle porte del-le Cinque Terre, immersa in un paesaggio

d’incanto. Le montagne dell’Appennino scen-dono ripide per poi allargarsi in una conca dol-ce su un golfo non aspro, dalle rive basse e la spiaggia lunga.L’abitato pare un’isola, solo parzialmente conta-minato dalla speculazione edilizia degli anni ’60 e ’70; in gran parte, il centro storico mantiene la struttura antica con edifici d’epoca, testimo-nianza di un passato importante. Un insieme di luoghi di ritrovo, scorci urbani, un bel mare ri-parato da due promontori aspri e fascinosi, aree verdi: tratti che le hanno valso, dal 2003, l’in-serimento tra le “città slow”, i luoghi del buon vivere, per la qualità complessiva della vita.Levanto ha origine antica; nacque all’epoca

romana, nell’entroterra, all’incirca dove oggi si trova il borgo di Montale. Una posizione stra-tegica, lungo la via che dall’interno portava alla costa attraversando Ceula così si chiamava.Nel Medioevo, l’abitato si sviluppò lungo il mare e nel 1229 Levanto era un florido centro com-merciale dipendente dalla Repubblica di Ge-nova. Il fulcro delle attività era il porto canale, collocato dove il torrente Cantarana sbocca al mare, che funzionò fino al XVI secolo, quando progressivamente si interrò. Segni del passato mercantile si trovano nella Loggia, nelle case del borgo antico, con evidenti tracce di un’attività di traffici e commerci che si espandeva nelle valli circostanti, fin nel Piacentino e nella piana par-mense. La Chiesa di Sant’Andrea, con la facciata a fasce di serpentino verde locale e di marmo

DI FABRIZIO GARDINALI

L’abitato di Levanto, cittadina alle porte delle Cinque Terre, si snoda lungo la costa e la sua

vocazione marinara si è mantenuta nei secoli.

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In alto: San Giacomo di Levanto. Pellegrinaggio in mare per la 45a Festa del Mare. Photo: Confraternita

San Giacomo

Accanto alle numerose testimonianze di un passato ricco di storia e cultura convive la

cittadina moderna, sviluppatasi con i collegamenti ferroviario e viario verso la vicina autostrada, con

una dinamica rete commerciale e con i servizi dedicati alla fruizione turistica sostenibile di un

territorio che offre mare pulito, spiagge attrezzate, sentieri facilmente percorribili in ogni stagione,

una capillare rete di strutture per l’accoglienza e la ristorazione.

di Carrara, indice di un antico splendore, domi-na la cittadina, assieme al Castello e alla Torre dell’Orologio. La vocazione marinara si mantiene nei secoli, anche se i tempi dei grandi commerci volgono al termine, e il Mar Ligure, qui, non è più solcato da vascelli carichi di merci di valore, bensì da più modeste barche da pesca, prima di diven-tare meta di villeggiatura, invero un po’ parti-colare e originale, senza tuttavia cadere in una

spocchiosa esclusività.Le fotografie di Levanto di inizio secolo scor-so mostrano il litorale, ampio per questa zona del Levante ligure, popolata di barche in secca. Sono i gozzi, l’imbarcazione tipica e tradiziona-le di queste acque, utilizzati per pesca costiera, piccoli traffici e – specie in aree quali appunto le Cinque Terre, i cui borghi abbarbicati sulle rocce a strapiombo sul mare sono difficilmente raggiungibili via terra – anche per trasporti di cose e persone.A Levanto, la ditta Schiaffino prosegue da 50 anni la tradizione artigianale cantieristica della costruzione del gozzo ligure. Nel 1964, Dino Schiaffino, dopo un adeguato periodo di ap-prendistato a Lavagna, affrontato con vera pas-sione per questa antica attività, impiantò in Via dei Martiri nella cittadina dello spezzino, la sua “bottega”, oggi trasferita in un più moderno ca-pannone a Piè di Legnaro. Realizzava gozzi lava-gnini tradizionali in legno. Pino per il fasciame, acacia per lo scheletro, mogano o teak per la coperta. Erano costruiti praticamente su misura per le esigenze del cliente, perlopiù venduti in loco e usati per le tradizionali funzioni per cui erano nati: pesca e lavoro. Solo più recentemen-te sono stati “scoperti” e rivalutati anche come mezzo da diporto, piccolo cabotaggio e svago. Si misuravano ancora secondo l’antico “palmo genovese”, 25 cm circa. La dimensione andava dal più piccolo, di 15 palmi (circa 3,80 m), fino a uno di ben 48 palmi (12 m) degli anni ’70, anco-ra oggi “in acqua” a Camogli.Imbarcazione antica, il gozzo, nativa dell’alto Tirreno e della Liguria in particolare. La prin-cipale differenza fra i vari tipi riguarda la prua: quello detto “alla cornigiotta” ce l’ha inclinata all’indietro, in quanto è destinato a spiagge sabbiose e necessita di avere una immediata spinta di galleggiamento. Per coste dai pendii bruschi e riparate, senza problemi particolari di alaggio, si ebbero prue diritte. Ultimamente si preferisce in genere la prua detta “alla catalana”, alta e slanciata verso l’esterno. Questo perché,

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La ditta Schiaffino, alle origini,realizzava gozzi lavagnini tradizionali in legno:

pino per il fasciame, acacia per lo scheletro, mogano o teak per la coperta.

A partire dal 1988 è stata abbandonatala costruzione dei gozzi in legno,

a favore della vetroresina, più leggerae con minore necessità di manutenzione.

Photo: Schiaffino

passando dalla originaria propulsione a remi o a vela, latina o alla portoghese, a quella a motore, questo tipo di conformazione permette di fen-dere l’acqua in modo ottimale.A proposito di motori, il gozzo richiede l’a-dozione di quelli di piccola potenza, sia nella versione fuoribordo sia entrobordo poiché, es-sendo a carena tonda, la velocità dipende dalla forma e un elevato numero di cavalli non avreb-be un grande esito, se non quello di sollecitare in modo eccessivo lo scafo. Lo stesso non ha bisogno di alcuna modifica sostanziale, rispetto alla linea “classica”, per l’adozione di fuoribor-do, mentre l’entrobordo richiede particolari accorgimenti che ne cambiano parzialmente la linea. Le sezioni di prua sono molto svasate in modo da tagliare l’acqua facilmente e rove-sciarla ai lati, mentre la poppa è appesantita per

consentire all’elica di essere sempre immersa e garantire una buona spinta.Sono stati circa 500 i gozzi realizzati dalla Schiaf-fino e venduti, come detto, perlopiù in zona (anche se uno è andato a solcare i mari d’Au-stralia). A partire dal 1988 è stata abbandonata la costruzione in legno, anche a causa della man-canza di richiesta, a favore della vetroresina, più leggera e con minore necessità di manutenzio-ne. Ogni barca è però accuratamente rifinita a mano con l’uso di teak massiccio per il ponte, i bordi, le tavole esterne e le paratie. La produ-zione si incentra su quattro modelli: il Pevea 400 di 4 m, il 5 Terre di 4,80 m, entrambi fuoribordo; il Levanto 55 di 5,60 m e il Delfino 73 di 7,80 m, questi entrobordo. Tutti caratterizzati dall’al-ta qualità di un’attenta e personale lavorazione artigiana. La tradizione continua.

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l’albero del panemette germogli LA STORIA DI SUCCESSO DEL FORNAIO FRANCESE NICOLAS VERDICKT STA PER APRIRE UN NUOVO CAPITOLO: UN GRANDE LABORATORIOCON FORNO A LEGNA PER UNA PRODUZIONE MAGGIORE

Si aggiunge un nuovo capitolo alla bella storia di pane e di mestiere che Nicolas Verdickt, il

fornaio francese dell’Albero del Pane, ha scritto a Cuneo.“Una storia di coraggio” potrebbe scrivere Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, autore del libro Storie di coraggio. 12 incontri con i grandi italiani del vino se scrivesse un nuovo volume, questa volta dedicato ai “successi di pane”. L’avventura che sta per aprirsi, mette al centro un grande forno a legna, riportando la cottura del pane al passato, alla tradizione principe dei panettieri e della cottura naturale, ma la connota di modernità con un metodo di combustione, più ecologico: quello a pellets. “Sarà il primo forno a legna a pellets di Cuneo. Usiamo una risorsa rinnovabile al cento per cento, con in-

quinamento zero e riduciamo il costo di energia “spiega l’artisan boulanger, strenuo difensore del rispetto dell’ambiente. Ha scelto questo me-stiere dopo la laurea in Economia Internazionale a Parigi ed ha imparato l’arte bianca alla grande scuola di Eric Kaiser, il mito della boulangerie francese precursore in Europa del lievito madre. Nicolas Verdickt ha aperto il suo primo negozio nel 2009, in contrada Mondovì, a Cuneo, città che aveva conosciuto qualche anno prima, quan-do era impegnato professionalmente nell’avvia-mento di un noto centro commerciale francese. Città dove si è trasferito per amore, mettendo su famiglia. Dal piccolo pastino a vista degli inizi, all’Albero del pane, il negozio in centro in via Nizza 27 b, al prossimo step: quello di una produzione mag-

DI VILMA BRIGNONEPHOTO: DANIELE MOLINERIS

L’ALBERO DEL PANE

Corso Nizza 27b – CuneoTel. 345.4241416

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giore che gli consentirà di diventare rivenditore del proprio marchio. “Avevamo aperto senza sa-pere il riscontro – continua Nicolas – Ora dopo 5 anni che siamo sulla piazza, costatiamo che sempre più gente vuol tornare alla qualità del cibo, la nostra bandiera, all’abitudine di “mangia-re meno ma mangiare meglio” e sceglie uno stile di vita sano ed ecologico. In risposta a questo, l’investimento nel laborato-rio più grosso, una nuova unità produttiva di 150 metri quadrati circa, a Cuneo, con il grande forno a legna “che con le altre macchine per la lavora-zione ci permetterà di dare più qualità e fare più volumi oltre alla possibilità di stoccare la merce più facilmente”.Rituali slow nella panificazione: il pane per Ni-colas è l’alimento nutritivo per eccellenza, un cibo della terra che richiede pochi, semplicissi-mi elementi per farlo, ma una grande passione. E, proprio perché della terra, secondo il forna-io francese, 36 anni; deve essere prodotto con riconoscenza, rispettando l’ambiente e con la consapevolezza che la buona alimentazione re-gala salute alla gente. “La terra se la lavori bene, produrrà meglio e consumerà meno, perché se si continua con concimi, tra un po’ di anni sarà morta. E penso al futuro dei miei due figli e alle generazioni del domani.”Altissima qualità e ricerca delle materie prime nel suo pane: panificazione esclusivamente con lievito madre, farine biologiche francesi e locali selezionate. E, poi acqua, acqua di Cuneo natu-ralmente.“Noi lavoriamo la pasta con un’ idratazione mol-to alta. Questo rende l’impasto molle, difficile da lavorare ma sprigiona aromi spettacolari” Senza dimenticare il sale: un sale integrale, italiano, grezzo e non trattato, il sale di Cervia presidio Slow Food. Su tutto, una lievitazione lenta di 24 ore e un lun-go lavoro di impasto. Ecco il segreto delle qualità gustative e della fragranza del pane che esce dal suo laboratorio, buono anche giorni dopo.Sulla caratteristica di digeribilità e conservabilità,

punta anche il nuovo progetto: il marchio “L’al-bero del pane” diventa un brand da distribuire ai negozi, un punto pane di qualità, cercato da chi si identifica nella stessa visione salutista ed ecologica della produzione. Tra le idee per il nuovo spazio, anche quella di destinare un angolo bar alla somministrazione di panini, piadine, focacce, tutti prodotti a base di pane, in cui venire a mangiare con i bambini. “Pane bio e solidale”: non è una preghiera, ma una linea etica. Con lui lavoreranno: Silvia, ap-prendista panettiere che arriva dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Antonio, detenuto in semilibertà del carcere di Saluzzo. Nicolas dà continuità ad un impegno intrapre-

so alcuni anni fa, aderendo al progetto di inse-gnamento della panificazione ai carcerati, per dar loro la possibilità di un mestiere e di inse-rimento in questo settore. Ancora pane solidale nell’approccio consapevole al momento di crisi economica. Sconto del 10%, il giovedì su tutta la produzione propria agli over sessanta. “Ci sono tante persone anziane che faticano ad arrivare a fine mese. Il mio è un piccolo gesto, ma è un modo di manifestare partecipazione al proble-ma. Quello che produciamo è pane di qualità ma non vuole essere un lusso. È un pane per tutti e per tutti i giorni, costa un pò di più ma alla fine della fiera, non si butta via niente, oltre ad essere un pane gustoso e salutare.”

PANI& PANI ALL’ALBERO DEL PANE• Nell’Albero del pane in via Nizza 27/B tutti i giorni: baguettes, baguettes ai cereali, panini,

pan focaccia alle olive. • Martedì. integrale bio, pane ai cinque cereali; pane Kamut bio• Mercoledì: Viching- micche bio; segale bio; pane cioccolato• Giovedì: pane alle noci, cereali, integrale, bio• Venerdì:Viching, micche bio; segale bio, bio formato montanaro• Sabato: Kamut bio-noci-frutta secca; farro – pane cioccolato – pan brioches, Brezel

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I “sottili confini”tra passato e futuro

La Castiglia è uno degli edifici storici di Saluzzo. La sua costruzione iniziò nel XIII secolo e la struttura fu adibita, prima, a residenza dei Marchesi di Saluzzo e successivamente a carcere, vivendo alterne vicende, intervallate da lunghi periodi di abbandono.

Nel 2006 il comune iniziò un attento recupero culminato quest’anno nel mese di febbraio, con l’apertura al pubblico di due musei unici in Italia: quello della Memoria Carceraria e quello della Civiltà Cavalleresca.

Per quest’ultimo, era desiderio dei curatori del progetto ricostruire ambienti che proiettassero lo spettatore ai tempi dei cavalieri e delle dame. L’idea di affrescare le pareti con i cicli cavallereschi della zona sembrava la più adatta, ma di difficile attuazione: i tempi e i costi, infatti si rivelarono da subito proibitivi.

“Grazie alle più recenti tecnologie nel campo della stampa digitale ed all’accurato intervento di fotoritocco del nostro reparto grafico - ci dice Alberto Gradoni, Amministratore di Play ADV - è stato possibile riprodurre fedelmente gli affreschi che sono oggi parte integrante del Museo della Civiltà Cavalleresca con la tecnica dell’affresco digitale”.

“Gli interventi eseguiti presso i due musei sono stati tutti meticolosamente coordinati e supervisionati da funzionari della Sovrintendenza e da Architetti esperti in restauro – continua Danilo Parola Direttore Commerciale di Play ADV – aver portato a termine un lavoro così complesso ed articolato rappresenta per noi motivo di grande orgoglio e soddisfazione. In sole 8 settimane abbiamo allestito tutti gli ambienti dei musei con gigantografie stampate direttamente su vetro, installato totem luminosi di ultima generazione,

progettato sagome su legno, ferro ed alluminio, rivestito pareti in tessuto ed ancora, riprodotto quadri antichi ed arazzi, graficato vetrofanie e disposto oltre 200 testi ed immagini su svariati supporti e pannelli”.

“L’impegno profuso - continua Alberto Gradoni - sta dando i suoi risultati, infatti, già a pochi giorni dalla consegna, si stanno concretizzando per Play ADV nuove interessanti opportunità nell’ambito del recupero di Chiese ed edifici storici”.

Puntare su nuovi mercati, offrire prodotti sempre innovativi è il nostro obiettivo. Garantire professionalità e risultati all’altezza delle aspettative è la nostra missione.

Play ADV, come sempre, al passo coi tempi.

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“Grazie alle più recenti tecnologie nel campo della stampa digitale ed all’accurato intervento di fotoritocco del nostro reparto grafico - ci dice Alberto Gradoni, Amministratore di Play ADV - è stato possibile riprodurre fedelmente gli affreschi che sono oggi parte integrante del Museo della Civiltà Cavalleresca con la tecnica dell’affresco digitale”.

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vie e romanitàimperialeLA PROVINCIA DI CUNEO È ESEMPIO A CIELO APERTO DI QUELLA CHE È STATA LA PRESENZA ROMANA NEL TERRITORIO: VILLE, RINVENIMENTI, AREE COME FOSSERO UN LIBRO DA SFOGLIARE.

Occorre forse dipanare la spessa cortina di stravolgimenti e di ambiguità che avvolge

la storia degli itineraria, quella “ideale”, tra val-li e pianure, in un viaggio a ritroso nel tempo. Da questi percorsi illustrati (itineraria picta), ha origine un sistema pratico di guida che resta valido ancora oggi. Il pendant antico dei moder-ni grafici per i percorsi stradali è costituito dalla Tabula Peutingeriana, itinerario stradale della tarda età imperiale giunto a noi attraverso la co-pia medioevale, che svolgeva in un rotolo lungo circa 7,40 m il mondo conosciuto dai Romani.Se in tutto l’Occidente, il vicino Oriente e il Nor-dafrica – hic sunt leones! – ci si imbatte in ve-stigia ed eredità culturali di civiltà romana, non può certo fare eccezione la zona meridionale del Piemonte, pur se risultava, all’epoca, scarsamen-

te popolata. Tuttavia molto – e non si sa quanto – resta certamente da scoprire, da studiare e da rendere fruibile. I Liguri, tribù celtiche che abitavano la zona del Cuneese in periodo preromano, non fu-rono facilmente soggiogabili dalla potenza romana, anzi, si schierarono con acerrimi ne-mici di Roma, quale Annibale, nel combatterne la progressiva espansione. Ancora al tempo della campagna di Cesare volta alla conquista dell’Europa occidentale, le legioni transitavano principalmente su vie alternative ai valichi del-le nostre contrade. Fu principalmente in epoca augustea ed imperiale che tale territorio vide la definitiva conquista, non frutto di trattative come quelle con il re Cozio nella zona di Susa, ma per annientamento delle popolazioni locali.

DI BRUNO LUBATTI

“Augusta Bagiennorum” è il nome dato dai Romani all’antica città corrispondente all’odierna Benevagienna. La città era situata a circa 2 km da quella odierna e sorgeva nell’odierna frazione di Roncaglia. Photo: Roberto Audisio.

Numerosi sono i reperti visibili in tuttala provincia inclusi in centro città come ad Alba,la storica “Alba Pompeia”.Photo: ATL Alba-Bra Lange e Roero.

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Città quali Alba e Pedona – dove è documenta-to un consistente stanziamento antropico fin da tempi preistorici – divennero importanti sedi romane senza soluzione di continuità. Località quali Pollentia, Augusta Bagiennorum, Forum Germa-(norum), pur se in zone già popolate, sono di chiara impostazione urbanistica romana. Campione dell’occupazione e della colonizzazio-ne fu proprio l’imperatore Augusto, che distribuì ai suoi fedeli veterani le terre confiscate. L’Italia vene divisa in 11 regioni e la nostra fu chiamata “Regio IX”, “Liguria”.Il territorio era suddiviso in parti rigorosamente uguali; la divisione, realizzata su base agraria, era la centuria, così chiamata perché comprendeva 100 rettangoli minori di due iugeri ciascuno. Le centurie erano separate da sentieri e strade che funzionavano anche da confini (limites) perfet-tamente diritti e paralleli, e che si incrociavano tra loro ad angolo retto – è parere di alcuni stu-diosi che il toponimo “Centallo” derivi appunto da centuria e che tutto il territorio fra Caraglio e Fossano rispondesse a tali criteri di assegnazio-ne. Spesso le attuali strade europee continuano a ri-calcare il tracciato di antiche percorrenze roma-ne e in numerosi luoghi sopravvivono eloquenti ruderi di questo passato (dai grandi anfiteatri ai reperti più minuti, come le numerose steli, veri e propri libri parlanti, ritrovate nei nostri fiumi), parte delle quali ancora in eccellente stato di conservazione o perfettamente incastonate ne-gli odierni spazi urbani. Proprio una rete stradale molto efficiente fu uno dei presupposti su cui si fondò e si mantenne l’impero stesso. Seguendo lo svolgersi dei tracciati, incontriamo i centri più noti della nostra provincia: da nordest la via Fulvia, che giungendo da Asti attraversava Alba (-Pompeia) e Pollenzo (Pollentia), seguen-do la valle del Tanaro, e incrociava la direttrice proveniente da Torino (Augusta Taurinorum). Verso sud si incontrava Bene Vagienna (Augusta Bagiennorum) e Ceva (Ceba), per proseguire verso Savona ( Vado Sabatia) o Albenga (Alba

Ingauna). Verso ovest, dai valichi del Torinese si giungeva a Cavour (Caburrum), a Envie (Fo-rum Vibii), a San Lorenzo di Caraglio (Forum Germa-norum), a Borgo San Dalmazzo (Pedo) e, tramite un ramo della via Julia Augusta, alla valle Roya (Rutuba) per raggiungere Ventimi-glia (Alba Intemeliis). In tutta la regione, alla confluenza delle valli con la pianura, era dovuta la cosiddetta quadragesima Galliarum (vale a dire la tassa pari a un quarantesimo, cioè del 2,50% sul valore delle merci in transito), tra le stationes per esempio di Piasco e di San Lorenzo di Caraglio.Nessuna città è una semplice sommatoria di case o di strade. Nel corso della propria storia essa assume, sovrappone, interpreta un cumulo enorme di memorie e di significati che vanno al di là della stessa volontà degli antichi, dei fon-datori o degli eroi nascosti nelle penombre dei miti. Come non citare, pur se in tempi meno au-lici, l’imperatore venuto da Alba, Elvio Pertinace?

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A6 SAVONA

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CUNEO

POLLENZO

BENEVAGIENNA

CARAGLIO

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COSTIGLIOLESALUZZO

ALBABRASavigliano

Saluzzo

Crissolo

Pontechianale

Argentera

Sampeyre

Venasca

Pradleves

Demonte

Limone Piemonte

Boves

Mondovì

Fossano

Frabosa Soprana

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Numerosi e degni di nota sono i reperti visibili in città e nel museo. Oppure Pollenzo: importante centro militare e commerciale, con produzione tessile, di ceramica e di vetro. La struttura urba-nistica si è conservata nel “Borgo del Colosseo”,

edificato a raggiera sull’antico anfiteatro, capace di ben 15.000 spettatori.Le caratteristiche dell’arte figurativa e scultorea si colgono naturalmente dai reperti conserva-ti, ma un importante sito come quello di Bene Vagienna consente al visitatore di apprezzare, oltre all’evidente pregevolezza delle costruzio-ni, anche la disposizione dell’insediamento e di valutare a fondo i criteri di urbanizzazione che seguivano una ben precisa tipologia topografica. Infatti, a differenza di altri siti in cui la fruizione risulta ininterrotta da epoche precedenti fino a tempi attuali, la città moderna fu delocalizzata. Si deve ad appassionati eruditi quali Assandria e Vacchetta la riscoperta e lo studio sistematico del nucleo urbano, per far riemergere il quale affitta-vano i terreni dai contadini nei mesi liberi da col-ture. Le vie principali tra le quali si intrecciavano le strade erano il “cardine”, che designava l’asse intorno a cui ruota il sole (quindi l’asse dell’uni-verso), e il “decumano”, che divideva l’universo, e la città, da oriente a ponente. Il pregevole inse-diamento possedeva il foro, la piazza principale circondata da portici, un tempio, la basilica, un teatro attrezzato con 3.000 posti e un anfiteatro

IL TURRIGLIO DI SANTA VITTORIA D’ALBASi tratta di un’importante struttura muraria romana datata intorno al I Secolo a.C. e situata a brevissima distanza dalla Bra-Alba – la strada forse più traffi-cata dell’intera provincia – lungo la deviazione che a ponente della frazione Cinzano sale a Santa Vittoria.Delimitata da un ampio spazio quadrangolare e posta su base litica quadra-ta, presenta numerosi anelli rotondi sovrapposti e si erge divisa in quattro edicole semicircolari diroccate; si presume, inoltre, che un tempo misurasse circa 20 m in altezza.Diverse le interpretazioni sul suo significato: edicola funeraria, edificio ter-male, tempio... Tuttavia, un’ipotesi che va consolidandosi è quella secondo la quale si tratterebbe di un monumento celebrativo (quale il Trofeo di La Turbie, l’arco di Susa e molti altri) in onore della vittoria (101 a.C.) di Gaio Mario – anche Silla era fra le truppe – e Lutazio Catulo contro i Cimbri, popolazione germanica che come i fratelli Teutoni era scesa verso sud. La vicenda fu narrata da storici e poeti, come Plutarco, Velleio Patercolo, Floro, Vittone, Orosio, Claudiano. Nella stessa zona, inoltre, è documentata la battaglia, con cui il generale vandalo-romano Stilicone fermò i Visigoti di Alarico (402 d.C.). Qualunque sia la verità, il monumento vale assolutamente la deviazione.

Gli scavi della Villa Romana a Costigliole Saluzzo. Photo: Univesità degli Studi di Torino,

Dipartimento Studi Storici.

Nella pagina seguente: Un interno del Museo Civico “Eusebio” di Alba, autentico scrigno del territorio, riallestito nel 2.000 con criteri moderni e sintetici.

Photo: ATL Alba-Bra Lange e Roero.

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per spettacoli popolari. Risultava inoltre dotata di terme, piscina, acquedotto e necropoli. In pianura, la presenza delle villae, siti più este-si con un nucleo di edifici in parte residenziali (pars urbana) e in parte a destinazione produt-tiva (pars fructuaria o rustica), era minoritaria rispetto alla più diffusa “fattoria” e la diffusione capillare di aziende agricole di dimensioni medie o ridotte caratterizzava il paesaggio agrario del settore occidentale della Cisalpina fra tarda età repubblicana e prima età imperiale. Lo testimo-niano numerosi rinvenimenti, come a San Rocco Castagnaretta, nei pressi di Cuneo, o a Sant’Al-bano Stura, e quello rilevante di Costigliole Sa-luzzo, il più vasto e significativo del Piemonte sudoccidentale, dove una villa con adiacente attività agricola – risalente a un periodo tra l’Im-periale ed il Tardo-antico – ha portato alla luce stanze, mosaici, ceramiche, testimonianze di vita quotidiana, oltre a due vasche gemelle per la produzione vinicola.

La civiltà romana ha influenzato la lingua, la struttura giuridica e le tradizioni, ma anche la cultura tangibile, modellando la forma del terri-torio e del paesaggio in cui viviamo. Riaffiorano le coltivazioni e le abitudini in uso in quel perio-do, rivelando una curiosa identità con le realtà recenti. Ripercorrere oggi le antiche vie significa

immaginare concrete alternative e proposte per differenziare l’offerta turistica. Mancano tuttavia ancora efficaci azioni di valorizzazione del patri-monio archeologico e resta in fieri l’individua-zione di una rete di itinerari culturali, che pos-sano catturare l’interesse di cittadini, turisti ed eventuali operatori economici.

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tornare a sporcarsile maniDA MODELLO DESUETO A STRUMENTO DELLA NUOVA “URBAN AGRICULTURE” E ARCHETIPO DI SVILUPPO SOSTENIBILE, L’ORTO È TUTTO IN UNO: VITA, ARMONIA, SALUTE ETICA ED ESTETICA.

Con la primavera che incombe, al termine di un inverno che non si ricordava così

mite dal 2007, tornano prepotenti pensieri di verde, che impreziosisca le nostre case rinno-vandone il giardino o colori gli spazi che pos-siamo arredare con la natura, siano essi quelli di un balcone o di un semplice davanzale.

MODELLO VIRTUOSO DI SOSTENIBILITàDa alcuni anni, però, l’attenzione ciclica per le piante e la loro bellezza capace di ristora-re il corpo e lo spirito ha visto gradualmente aumentare l’importanza per quelle che, ol-tre a dare piacere a vista e olfatto, possono soddisfare il gusto e addirittura recare be-neficio a corpo e a salute. E non si tratta di una moda italiana, bensì di un movimento

mondiale con risvolti addirittura geopolitici. Parole come urban farming e urban agricultu-re diventano oggetto di progetti, protagoniste di scenari futuri, per l’alimentazione di una po-polazione umana che ormai, sul pianeta, si con-centra nelle città più che nelle campagne: una prima assoluta nella storia del genere umano. Se lo urban farming consiste nell’esercizio dell’attività agricola professionale, istallando serre o addirittura allevando animali in città, per ridurre in modo drastico la distanza tra chi produce e chi consuma (casi emblematici sono le grandi serre in Seattle o il progetto Pig Idea a Londra, che promuove l’utilizzo dei rifiuti organici derivanti dal cibo per il nu-trimento dei maiali, www.thepigidea.org), la urban agriculture è ciò che maggiormente

DI VANINA CARTA

Con la grave crisi economica di questi anni, l’orto torna prepotentemente di moda. Una tendenza che, però, non è solo ricerca di autosufficienza e di risparmio, ma anche una nuova necessità di “tornare alla terra” per comprendere il valore del cibo, ritrovando il piacere di un’alimentazione sana.Photo: USDAgov / Foter / CC BY-ND.

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“Urban farming” e “urban gardening” sono termini ormai sempre più familiari anche in Italia. Movimenti come Guerilla Gardening o i torinesi Badili Badola fanno degli “attacchi verdi” uno strumento per strappare al degrado aree pubbliche abbandonate (spesso operando senza alcuna autorizzazione) e rispondono chiaramente a una nuova dilagante esigenza di vicinanza al verde e alla natura che genera frutti.Photo: jenny downing / Foter / CC BY.Photo: OakleyOriginals / Foter / CC BY

corrisponde alla voglia di conoscere e pro-durre il proprio cibo, che sempre più anima anche chi vive e lavora lontano dalla terra. Si moltiplicano pubblicazioni e consigli reperi-bili in rete per creare il proprio minuscolo jar-din potager negli spazi solatii di una terrazza o di un lastrico solare, ma altrove c’è addirittura chi fa dell’occasione di autoprodurre patate, carote e zucchine un atto di riconquista di spa-zi di nuova socialità. È il caso di Prinzessinnen-gärten, movimento socio-agricolo berlinese, che raccoglie sempre più adesioni e che recu-pera gli spazi abbandonati della capitale tede-

sca per organizzare incontri, coltivare ortaggi, ma anche preparare piantine per coloro che vogliono contribuire a disseminare lo spirito in altre aree della metropoli. Obiettivo: un’agricoltura urbana, diffusa, socia-le ed ecologica, che permetta ai più piccoli di comprendere che non sono né gli scaffali dei supermercati, né le valli in cui pascolano vac-che lilla o dove gli alberi si animano per porgere le mele ai passanti, i luoghi dove nasce il cibo. E in Italia? Beh, nel Paese che a lungo è stato considerato il giardino d’Europa e che pri-ma dell’industrializzazione ebbe nell’export

delle derrate alimentari il primo (e oggi pos-siamo dire, più duraturo) motore di svilup-po economico, l’orto urbano torna anche grazie alla riscoperta delle generazioni più giovani e sensibili ai nuovi fermenti cultu-rali che popolano il web e i social network. Sempre più cittadine, in modo particolare e visibile nella provincia di Cuneo, dedicano spazi pubblici a coloro (in genere pensionati, ma non certo esclusivamente) che desiderano coltivare un orto. E così rinasce un’autoprodu-zione virtuosa, non solo per gli aspetti econo-mici e salutari intuibili, ma anche per l’alto va-

“Semplicità e sobrietà sonoil manifesto di un ‘orto felice’,

l’ecosostenibilità ne è il presupposto, mentre sole e acqua sono i suoi genitori”.

Paolo Pejrone

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lore sociale che l’iniziativa riveste. Ne derivano condivisioni di semi e piantine, scambi di pro-dotto e persino cene collettive per mangiare ciò che si produce insieme.

OBIETTIVO: AUTOSUFFICIENZANon si creda che un orto debba necessaria-mente essere qualcosa di limitato nelle sue ambizioni, dall’esiguità dello spazio o dall’inar-restabile avvicendarsi delle stagioni che segna il nostro clima boreale. Proprio dalla provincia di Cuneo è partita un’iniziativa che ha tra-sformato nell’orto la proverbiale, confuciana, canna da pesca. In pochi anni, Slow Food ha portato a compimento l’ambiziosa realizzazio-ne di 1.000 orti in Africa: in decine di Paesi sono state portate competenze, attrezzature, sementi e piantine, rigorosamente locale o adatte al clima locale, per aiutare piccole co-munità a riconquistare innanzitutto l’idea di una sovranità alimentare che il mercato mon-diale non aiuta loro a sviluppare.Spesso, infatti, Paesi chiave per la produzio-ne di materie prime generiche (le cosiddette commodities) richieste dai consumatori del

primo mondo (banane, cacao, olio di palma, per esempio) non riescono ad avere, sul mer-cato locale, coltivazioni necessarie a garantire l’autosufficienza. E quest’ultima non è rifiuto dell’agricoltura destinata all’esportazione, ma consapevolezza che, se non si dipende dagli aiuti FAO per sopravvivere, anche negli stessi rapporti commerciali si gode di una forza diver-sa. Lo ha sottolineato nella sua visita a Pollen-zo (Bra-CN) José Graziano da Silva, segretario generale della FAO, che ha visitato l’Universi-tà di Scienze Gastronomiche lo scorso anno. Un grande movimento planetario, quello degli Orti in Africa, che lo scorso 17 febbraio ha fatto segnare un nuovo ambiziosissimo passo in avan-ti. All’auditorium San Fedele in Milano, proprio Gaziano da Silva e l’ex ministro per l’integra-zione Kyenge hanno accompagnato l’annuncio di Carlo Petrini sul prossimo obiettivo: 10.000 orti in Africa entro i prossimi quattro anni. Una meta visionaria, che testimonia come le dimensioni contenute e le entità esigue che derivano dall’orticoltura di certo non sminui-scono la validità di questo modello di produ-zione, il quale, anzi, dalla tradizione torna con grande efficacia a giocare il proprio ruolo nella modernità.

L’ORTO FELICE L’hortus conclusus non è però solo archetipo virtuoso e modello di una “decrescita” che si trasforma in sviluppo consapevole: è anche bellezza, vita, dedizione, pazienza. Ce lo spie-ga il “giardiniere” per eccellenza, che proprio nell’orto vede il fulcro del giardino, Paolo Pejrone.

Cos’è l’orto per Paolo Pejrone?È il cuore pulsante del mio giardino di Revello. La parte centrale, la più amata. Le mie collezio-ni di magnolie e di bulbose, così come l’ulive-to, passano in secondo piano di fronte all’orto. Portare in casa una gustosa insalata invernale, le verdure primaverili – dalle cipolle appena

In città, ogni angolo e ogni terrazza, se ben organizzati e se godono di una buona esposizione, sono idonei alla progettazione di un piccolo orto.

Photo: New Brunswick Tourism | Tourisme Nouveau-Brunswick / Foter / CC BY

Grazie al progetto “1.000 ortiin Africa”, Slow Food ha contribuito a portare in

decine di Paesi africani competenze, attrezzature, sementi e piantine, aiutando le piccole comunità

a riconquistare poco alla volta la propria sovranità alimentare. Photo: CIAT International Center for

Tropical Agriculture - Gahna / Foter / CC BY-SA

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nate, ai ravanelli, dalle carote novelle ai pi-selli in baccello – è un privilegio. Così come i pomodori caldi del sole e i cetrioli freschi dell’ombra, o ancora le prime patate, compe-tono con la freschezza degli zucchini e dei fa-giolini appena colti. L’orto, nella quotidianità, è un punto di riferimento fondamentale per la cucina e la salute. Le concimazioni e il compo-staggio naturale, le pacciamature, il bando dei diserbanti, degli anticrittogamici e degli inset-ticidi sono la base di un orto sano, che a sua volta è garanzia di qualità di vita, per noi e per il futuro di chi ci sta accanto.

E l’estetica?Se l’orto è sincero e vero è già di per sé bel-lissimo. La verdura sana e rigogliosa è la base della sua estetica e non bisogna temere una scanditura sistematica degli spazi. I letti di coltura ben distanziati e ben disposti possono diventare parte di una routine architettonica di sincera valenza. Semplicità e sobrietà sono il manifesto di un “orto felice”, l’ecosostenibilità ne è il presupposto, mentre sole e acqua sono i suoi genitori.

La terra conta?La terra, opportunamente alimentata da con-cimi naturali e con il giusto sostentamento, può diventare idonea alla coltura dell’orto. Il buon ortolano, per esempio, sa che una cer-ta componente sabbiosa è il segreto per belle carote, mentre l’argilla arricchita può essere di aiuto in estate per la crescita di pomodori e zucchine.

L’orto è anche paziente attesa...In realtà, l’attesa è molto più lunga nell’evo-luzione del giardino, poiché vedere crescere una magnolia o una quercia è un vero eser-cizio di pazienza, mentre i semi di pomodoro seminati in primavera, per esempio, crescono velocissimi; i ravanelli, se ben coltivati, dopo 18 giorni propongono già le loro primizie,

oppure il prezzemolo, a 40 giorni, inizia a germinare. L’attesa dunque non è così lun-ga, tuttavia la pazienza rimane una compo-nente fondamentale, come l’acqua, il sole, il compost e il lavoro dell’uomo e, se non si sa aspettare, all’orto mancherà sempre qualcosa, ben sapendo che le felicità attese sono sempre più felici di quelle improvvise...

È possibile l’integrazione tra orto e giardino? Dipende sempre dalla superficie e della posi-zione dell’orto, che dovrebbe essere separato dal giardino da una staccionata o una siepe. Questo per il semplice motivo che gli animali di casa non devono interferire: la competizio-ne sarebbe troppo forte, poiché tali spazi si ba-sano su un equilibrio delicato e hanno bisogno di cure. Ciò è anche il motivo per cui l’orto non dovrebbe trovarsi molto lontano dalla propria abitazione, ben sapendo, tuttavia, che un’area strappata al degrado grazie a un orto urbano, per esempio, val bene ogni distanza e che questo tipo di attività può diventare una forma di passatempo, di lavoro e di condivisio-ne dall’importante valenza civile.

Benché orto e giardino debbano stare separati, affinché il primo non subisca le invasioni degli animali di casa, il cuore pulsante di uno spazio verde rimane l’orto, per il quale la pazienza è componente fondamentale, insieme all’acqua, al sole, al compost e al lavoro dell’uomo.Photo: Zdenko Zivkovic / Foter / CC BYPhoto: wwarby / Foter / CC BY

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il giradinodei gustiCOME CUCINARE ALL’APERTOE COLTIVARE UN ORTO SUL BALCONE

Verde e cucina: binomio vincente per i progetti di arredo più innovativi. Che sia la cucina a “uscire” o il verde a “entrare in casa”, il risultato è sempre

comunque sorprendente e offre soluzioni per spazi da vivere di sicuro e sorprendente appeal.

Pareti di verde veritcale, orti portatili e mini serre con tanto di illuminazione e umidificatori per favorire lo sviluppo delle piante e creare le

condizioni ideali per la coltivazione di erbe e fiori isole per cucinare da esterni che per funzionalità

ed estetica offrono alte prestazioni.

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LIBERI IN CUCINAdi Alpes Inox, una collezione di elementi in acciaio inox e legno a libera installazione per cucinare all’aperto, da comporre con attrezzature a scelta. Design Nico Moretto. www.alpesinox.com

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studio di architettura PIANO DESIGN Costruita per esibire le piante in ogni momento, si distingue per linee pulite e

materiali raffinati quali vetro temperato ed acciaio.www.serradomestica.com

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la conferma di uno stileLO STUDIO KUADRA DI CUNEO HA APPENA FIRMATO LA NUOVA HALL DI ACCOGLIENZA DELLA SEDE STORICA DI REALE MUTUA A TORINO, FRA SPERIMENTAZIONE DI NUOVE FORME E RICERCA TECNOLOGICA

Fare architettura, ai nostri giorni, non è un mestiere facile: molti, forse troppi, professio-

nisti in un mercato in cui scarseggia la commit-tenza illuminata, quella che un tempo assumeva le funzioni di mecenate commissionando opere di rilievo ad artisti e architetti che avevano così l’occasione di esprimere liberamente la propria creatività. Stiamo vivendo un’epoca, complice una congiuntura economica negativa, in cui il gusto estetico si è appiattito, viziato ormai dai troppi interessi e speculazioni. Una situazione che si ritrova anche nelle piccole provincie, dove le occasioni di lavoro sono ridotte e l’ambizione, spesso, annullata da una mancanza di riferimen-ti e modelli architettonici rilavanti. Nonostante tutto si trovano ancora esempi virtuosi, soprat-tutto fra i giovani che riescono ad eccellere, di-

stinguendosi per il proprio stile ed il personale modo di lavorare, senza clamore e senza urla, come succede spesso in provincia.Accade così che agli inizi degli anni duemila un architetto e un designer uniscano le proprie idee ed esperienze con l’ambizione di creare uno studio creativo per emergere dal panora-ma locale. Oggi Andrea Grottaroli, architetto, e Roberto Operti, designer, sono alla guida di Kuadra – www.studiokuadra.it, uno studio multidisciplinare che si occupa di progettazione architettonica, design e graphic design. Hanno realizzato il loro sogno e stanno conquistando una credibilità internazionale.Idea ed innovazione sono le due parole all’origi-ne di ogni concept progettuale elaborato dallo staff, un gruppo affiatato di giovani professioni-

DI ROBERTO AUDISIOFOTO: P.O. KUADRA

Una vista interna della nuova hall della storica sede torinese della Società Reale Mutua Aassicurazioni. La grande parete verticale vegetale che si sviluppa per due piani è protagonista dello spazio.

Nuovo sistema di segnaletica brevettato, prodotto da Flex di Brescia. (con Comoglio Architetti)

Il team di studio Kuadra. In piedi da sinistra: Gian Piero Tuozzo, Manuel Giuliano, Roberto Operti, Werner Krippes, Ivan Sordello. Seduti: Andrea Carlevaris, Claudio Martini, Mattia Galliano, Andrea Grottaroli e Giorgia Angonova Menardi.

Vista esterna della nuova sede direzionale della Banca di Caraglio, composta da forme e volumi intersecanti.

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sti. “Lo stile di vita contemporaneo, con la sua di-namicità, richiede una accurata ricerca di nuove soluzioni funzionali ed architettoniche in linea con i tempi” è la riflessione dei due professioni-sti. “La sperimentazione di nuovi disegni e forme si abbina alla ricerca di soluzioni tecnologiche per soddisfare le esigenze della committenza avvalendosi di un consolidato team di consu-lenti specialistici (strutture, impianti, marketing,

illuminazione). Questo permette la realizzazione di prodotti innovativi anche nel mondo del pro-duct design: oggetti pensati per soddisfare biso-gni quotidiani unendo funzionalità ed estetica”.Una mission che ha consentito l’acquisizione di una prestigiosa clientela, non soltanto locale, collocando lo studio su un piano internazionale, a cui si affianca la partecipazione a concorsi di architettura e design in cui spesso le opere pre-

sentate ricevono riconoscimenti e segnalazioni.L’ultima opera dello studio, inaugurata lo scorso febbraio, è la nuova hall di accoglienza della sto-rica sede della Società Reale Mutua Assicurazio-ni, in Via Corte d’appello a Torino. Un intervento grazie al quale la Società si ripresenta al pubblico con una nuova immagine contemporanea, più vicina alle attese del mondo attuale. Sono stati completamente ridisegnati il piano rialzato e

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seminterrato dell’edificio, invasi oggi dalla luce e dal verde. Al piano rialzato un avveniristico desk reception, dalle forme avvolgenti, accoglie il pubblico in un ambiente dove il contrasto fra “costruito” e “naturale” è sottolineato dal gran-de giardino verticale che si sviluppa sulla parete di fondo per due piani, con un forte impatto scenografico. Grazie ai nuovi serramenti vetrati della facciata la nuova immagine della società si proietta all’esterno, catturando l’attenzione e invadendo l’ambiente urbano che, come in uno scambio di ruoli, entra a sua volta all’interno in un continuo dialogo.I locali, oltre al raffinato design interno, sono dotati delle più recenti e sofisticate soluzioni nel campo della climatizzazione ed illuminazione per migliorare il confort interno anche del piano seminterrato che ospita spazi di lavoro e sale riu-nioni di varie dimensioni.Un’opera questa che racchiude in sé lo stile e l’esperienza di oltre dieci anni di attività che nel tempo ha lasciato importanti segni e testimo-nianze nell’architettura contemporanea, come la nuova sede della Banca di Caraglio, la filiale di Fossano della Banca di Credito Cooperativo di Casalgrasso e Sant’Albano Stura o il progetto del “Memoriale della deportazione” di Borgo San Dalmazzo, per citare solo alcune delle opere pub-blicate sulle più importanti riviste di architettura.Anche nel campo dell’interior design lo studio Kuadra sta lasciando importanti segni del pro-prio stile, riconoscibili nell’allestimento della sala vip Milan-Opel allo stadio San Siro, nel progetto dei punti vendita Baume & Mercier a Dubai e Pechino, come in quello del negozio Calvin Klein orologi a Bologna, o per la nuova sede di Shangai della Fabio Perini spa, come nei progetti di stand e show-room temporanei nelle più importanti fiere mondiali per marchi presti-giosi quali Maserati, Festina, Azimut Yachts, Fiat Chrysler, Honda, Yamaha, Calvin Klein, Vodafo-ne Italia e Gruppo Piaggio per citarne alcuni. Non mancano infine oggetti di design disegnati per importanti aziende, come gli elementi di

Orologio realizzato con vegetazione stabilizzata prodotto dalla Progetti (MI).

Il Memoriale Permanente della Deportazione Ebraicaa Borgo San Dalmazzo (CN).

Hall della storica sede torinese di Società Reale Mutua Aassicurazioni,con vista sull’avvolgente desk che racconta la storia della società

attraverso immagini e filmati su diversi monitor.

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segnaletica “Blow e Dot” prodotte dalla Flex di Brescia, la linea giochi per esterni “Joy” prodot-ta dalla Metalco di Treviso o ancora i simpatici orologi a cucù “Koo-Koo,” “Fatti Più in La’” e “Cugino It”.

La nuova sede della Banca di Credito Cooperativo di Casalgrassoe S. Albano Stura a Fossano (CN), rivestita da chilometri di catene in metallo.

Nei particolare di una scala interna alla nuova sede della Banca di Caragliosi percepisce l’attenta ricerca stilistica di colori e volumi.

Il grande stand Festina disegnato per la fiera mondiale Basel World.Realizzazione Eurofiere (TO).

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è tempodi bellezzaTRA LE DOLCI COLLINE DEL ROERO, A CORNELIANO D’ALBA,UN’OASI PER IL BENESSERE, LA BELLEZZA E LA CURA DI SÉCHE SPOSA L’EQUILIBRIO E L’ARMONIA. UN INNO ALLA NATURALEZZA.

Arriva la primavera: la stagione del risveglio. Adesso viene il bello!

Rimettersi in forma è imperativo, sfoggiare un nuovo look, un nuovo stile per sentirsi in forma e rinnovati. Per piacersi di più, dalla testa ai pie-di. A cominciare dai capelli, i più trasformisti.“Quest’anno tagli geometrici, linee pulite che danno leggerezza e naturalezza, effetti luce per spezzare la monocromia del colore. Ovviamente il tutto personalizzato in base al tipo di viso e al capello. Colorazioni nelle tonalità del rame, del biondo, platino, miele, o addirittura del ghiaccio per andare incontro all’estate e al sole. Oggi la bellezza è l’effetto naturale.”Sono alcune delle tendenze in fatto di hair look 2014 che Ferruccio Micca, parrucchiere di espe-rienza, maestro d’arte, esperto nella cura del

capello, illustra nell’istituto di bellezza che ha creato nel 2002, nel centro di Corneliano d’Alba. Siamo in un vero e proprio “rifugio” di bellez-za, circondato da un paesaggio espressione di questo concetto, le colline del Roero, candidato nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità, insieme a Langhe e Monferrato. L’istituto, una facciata esterna raffinata, inserita nell’architettu-ra della piazza e un “cuore” professionale interno che l’arredo di design enfatizza, è interamente dedicato al beauty: al piano terra il salone per ca-pelli, a quello superiore il centro estetico, dove regalarsi momenti di relax dedicati al benessere e a programmi cosmetici. Unica la filosofia che lega il tandem: equilibrio e armonia. “Il bello o niente, non ci sono compromessi.” afferma con sicurezza l’hair stylist, classe 1977,

DI VILMA BRIGNONE

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Nella pagina precedente:La facciata dell’Istituto di bellezza nella piazzadi Corneliano d’Alba: il Salone parrucchierial piano terra e al primo piano il Centro beauty.

In questa pagina:L’interno del Salone Ferruccio Micca.

figlio d’arte (con sua madre Maria e la zia Anna ha lavorato per 22 anni) diplomato maestro d’ar-te uomo- donna all’ Accademia nazionale Accon-ciatori di Torino, collaborazioni con le accademie italiane più prestigiose, tra le quali l’Oreal e Aldo Coppola, nella capitale del fashion, a Milano.Ha scelto di puntare sulla qualità del servizio cu-cito intorno al cliente “Il cliente è il re in questa

struttura, non c’è altra parola. E prima, sentia-mo lui. Cerchiamo di capire di cosa ha bisogno. L’ascolto è la vera differenza, quella che dà la risposta al suo problema di cura e di bellezza. Dobbiamo saper interpretare la traccia di stile che ci indica e svilupparla su di lui, così come l’e-sigenza di cura o di trattamento per avere capelli sani e naturali, per i quali abbiamo scelto prodot-

Il cliente è il re in questa struttura, non c’è altra parola. E prima sentiamo lui.

L’ascolto è la vera differenza.Afferma Ferruccio Micca

creatore del marchio.

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ti che sono il top della qualità. Saremo noi a fare consulenza per il suo problema, per valorizzare il taglio nel salone ma anche per consentire di gestire il look nella quotidianità, a casa propria”.Nella professione ha sposato il concetto dell’armonia globale, un inno alla naturalezza, equilibrio di natura, arte e scienza: il principio dominante del marchio mito della bellezza con-temporanea del capello, creato nel 1958 dall’ar-tista giapponese Shu Uemura, l’uomo che ha rivoluzionato il make up del viso ed ha creato una linea di lusso per capelli con trattamenti cosmetici fatti di natura e tecnologia e veri e propri cerimoniali nell’arte di applicarli. Il salo-ne Ferruccio Micca è monomarca Shu Uemura Art of Hair, uno dei pochissimi in provincia di Cuneo. “Non abbiamo avuto nessuna esitazione nelle nostre scelte per garantire alla clientela i migliori prodotti e le migliori tecniche presen-ti sul mercato.Con l’altro marchio del salone: Inoa dell’Oréal Professionnel abbiamo un abbi-namento che è il massimo e che ci rende unici”. Dai capelli ad alto tono styling e salute, ai trat-tamenti più innovativi dello skin care corpo e viso, la strada è breve: basta salire una rampa di

scala. Qui, si apre un catalogo di servizi che è la selezione del meglio. Per primo la forza profes-sionale di un marchio d’istituto come Matis Paris e il suo ventaglio di Soin viso e corpo.Da conoscere il sistema di rigenerazione tes-sutale hi-care per uomo e donna, insieme alla tecnologia innovativa e brevettata (Radiancy) dell’ultima frontiera della depilazione: la foto-epilazione, mix calibrato di calore e luce. “E, in tema di beauty mani e piedi - spiegano le ope-ratrici del centro - l’ineguagliato Power Polish: Cnd Shellac, che garantisce unghie perfette fino a 21 giorni, mentre supera il metodo tradiziona-le della pedicure, il trattamento Calluspeeling®, rapido e semplice effettuabile anche in cabina durante altri trattamenti. Tra questi, i trattamen-ti benessere, rilassanti, antistress, drenanti per sentirsi bene corpo e mente”. La porta dell’Istituto di Ferruccio Micca, in piaz-za Cottolengo, 3 è aperta nei seguenti orari:

PARRUCCHIERItel. 0173 61.91.10: orario continuatodal mercoledì al sabato 9 – 19,30.

CENTRO ESTETICOtel. 0173 61.90.51: orario continuato: martedì, mercoledì 9 - 17,30;giovedì, venerdì 9 - 19,30Sabato 9 - 13.

E, “VOILà”!Non è il gran finale, ma il marchio nato lo scor-so anno, che completa con la creatività, il look femminile e gioca con trucco e accessori, bijoux nell’altro salone di coiffeur, sempre in piazza Cottolengo, 56.Telefono 0173 619903.Orari di apertura:dal martedì al venerdì 9 -12 /14.– 19.Sabato 8 – 12 / 13 - 19.

Per info, consultare il sito:www.ferrucciomicca.it

Il marchio Voilà: salone coiffeur,bjoux, trucco, accessori.

L’ingresso al primo piano del Centro estetico.

Ferruccio Micca nel suo Salone.

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oro bianco,le bufale del nord LA MOZZARELLA DI BUFALA MADE IN CUNEO CONQUISTA IL MERCATO. OLTRE MILLE CAPI DI BESTIAME NELL’ALLEVAMENTO MORIS DI CARAGLIO. CON LE BUFALE È STATO AMORE A PRIMA VISTA PER L’ALLEVATORE.

“Quando ho visto le bufale, ho perso la testa” afferma simpaticamente Franco

Morisiasco, titolare dell’allevamento Moris di Caraglio. E’ stato amore a prima vista, scoccato in una Fiera al Sud, dove questi esemplari hanno colpito il suo cuore di allevatore da sempre di mucche di razza piemontese e frisona.Nel 2002, la svolta con i figli Ivan ed Elisa per dar vita all’allevamento di bufale di razza mediterra-nea italiana e, per puntare sulla qualità del loro latte, “il futuro” dice. Dalla cinquantina di capi degli inizi, al migliaio di oggi nell’azienda di Caraglio, di cui circa 300 in mungitura ( le bufale danno il latte solo per 8-9 mesi, il tempo naturale per allattare il piccolo) e, nel 2009 l’apertura del caseificio aziendale per la produzione di mozzarella, formaggi, yogurt, in-

sieme al comparto per la lavorazione della carne di bufalo. Tutti prodotti made in Caraglio, a km 0, con un’altissima qualità, frutto della filosofia azien-dale fatta di attenzione, cura, passione in ogni passaggio della filiera, spiega l’ allevatore, “senza dimenticare la dedizione totale: sette giorni su sette, 24 ore al giorno” aggiunge Ivan.Dalla coltivazione della terra, all’habitat non in-quinato né sopra né sotto, all’alimentazione con il meglio delle sostanze nutritive, alla cura e alla relazione con gli animali. Questione di feeling!E, di rispetto per queste grandi meravigliose bufale, che raggiungono anche i dieci quintali di peso. Sono un colpo d’occhio che si fa notare. Gira-no libere nel loro vasto recinto, dal padiglione

DI V.B.

ALLEVAMENTO MORIS

Frazione Paschera – San Defendente,n. 79 Caraglio ( Cuneo)Prenotazioni: 328 0352938Info e visite e in azienda:320 3565576, 349 6487705.www.caseificiomoris.it

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esterno a quello interno. Vengono incontro al visitatore, curiose, ricambiano lo sguardo con i loro occhi scuri e un’ espressione di amicizia sul muso. Si mettono in posa per uno scatto foto-grafico, sotto il getto d’acqua aperto da Elisa, du-rante la visita all’azienda, con Cifula, la cagnolina “accompagnatrice turistica”. Nell’area nursery, una sorpresa: quella di vedere i bufalotti di pochi giorni, nei box con le mucche frisone. “Sono le balie da latte - racconta Elisa - a cui i piccoli vengono dati in adozione, dopo essere stati tolti alla madre, una decina di giorni dal parto e non prima, dovendo mangiare il co-lostro per sopravvivere. Il latte della bufala mam-ma servirà per la produzione di mozzarelle e dei formaggi. Questi piccoli accettano con fatica di essere alimentati con il biberon e potrebbero morire se non avessero una balia a cui attac-carsi”. E allora, l’escamotage di un allevatore di lunga data. Stanno bene qui gli animali, si percepisce. È l’etica Moris verso di loro. “Ricordo sempre il ringraziamento di una bufala, che dopo averla aiutata a partorire per un problema di posizione del nascituro, si è avvicinata per leccarmi ricono-scente” afferma Franco Morisiasco.Come è considerata una medaglia per lui, la frase di un bambino, al termine di una gita scolastica all’allevamento “mi piacerebbe essere un bufa-lotto per abitare qui”. Ma anche trofei di settore: la seconda bufala più bella d’Italia è di Caraglio. Si chiama “Numana”, è una super bufala nata qui nel 2007, incoronata lo scorso anno nella fiera AgroSud, nella patria del-la bufala, con il titolo di campionessa di riserva, tra i migliori esemplari. Le bufale del Nord diventano sempre più famo-se, come la loro mozzarella.“Mungiamo gli animali ogni giorno – racconta Ivan - lavoriamo di notte il latte per far avere ogni mattina il prodotto fresco nei nostri negozi. Il latte bufalino, ha una qualità molto alta ed è più digeribile di quello vaccino. Ha più protei-ne e soprattutto i cosiddetti grassi buoni tra cui

Omega 3 e acido linoleico con importanti pro-prietà per la salute.” Anche la carne di bufalo, tenera e con poco gras-so, ha proprietà nutrizionali che la rendono adat-ta per l’alimentazione di bambini, anziani, spor-tivi o per chi necessita di una dieta ipocalorica. I prodotti si trovano esclusivamente nei punti vendita del caseificio Moris. Oltre a quello di Caraglio, aperto anche la domenica mattina, una rete di altri cinque negozi: a Cuneo, Ventimiglia, Alba, Borgo San Dalmazzo e da alcuni mesi an-che nel centro di Torino. Dallo yogurt di bufala, cremoso e nutriente, una linea di cosmesi: è l’ultima novità. Sani dentro, belli fuori con shampoo, bagnoschiuma, crema mani, corpo e viso.

Nella pagina precedente:Le bufale dell’allevamento Moris.

In questa pagina:La linea cosmesi allo yogurt di bufala.

Il banco delle mozzarelle e dei formaggiprodotti con il latte di bufala.

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Con la mostra di Titti Garelli, Le regine neo-gotiche, in programma presso la Chiesa di

Santo Stefano a Mondovì, dal 12 aprile al 24 mag-gio, prosegue l’itinerario del progetto culturale triennale Il cuNeo gotico, curato da Enzo Biffi Gentili e voluto dalla Fondazione CRC di Cuneo.La personale dell’artista si basa sul tema della figura femminile, spesso giovanissima e ado-lescenziale. Il tema è ricorrente nella “cultura” neogotica, dove si trova nelle forme della belle dame sans merci, della dark lady, della strega, della fanciulla abbandonata, insidiata, sedotta e “traviata”. Un vero filo conduttore nella lettera-tura, nella cinematografia e nell’illustrazione che, negli ultimi anni, ha avuto una sempre maggiore attrattiva presso il pubblico giovanile.Le Regine neogotiche di Titti Garelli hanno, in parte, matrici “alte”, con citazioni culturali rag-guardevoli, affrontando peraltro l’horror al limite del kitsch. L’evento monregalese è anche l’occa-sione per un laboratorio che si incentra su tale rappresentazione femminile in modo non con-venzionale, nelle sue diverse modalità tecniche: fumetto, manga, stesure su fondi oro, con l’inten-to di una sua riproposizione in chiave moderna.

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DI FABRIZIO GARDINALI PHOTO: P.O. CUNEO GOTICO

REGINE IN MOSTRA NELLA CHIESA DI SANTO STEFANO A MONDOVÌ, DAL 12 APRILE AL 24 MAGGIO.

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L’idea-progetto nasce, da un lato, dalla conside-razione che esistono importanti testimonianze di Neogotico e il Cuneese ne è una enclave par-ticolarmente interessante. È sufficiente citare le architetture di Pelagio Palagi e Giovanni Battista Schellino a Pollenzo, Dogliani, Racconigi, o pen-sare alla persistenza di questa tendenza nei rac-conti “di masche”, vivi nella cultura popolare di vaste aree della Granda, o ancora alle reminiscen-ze catare e templari nel leggendario presente nel-le valli alpine. Inoltre, sarebbe errato considerare il Neogotico un fenomeno concluso fra XIX e XX secolo: si tratta piuttosto di una costante, certo coniugata in nuove forme e modalità.Scrive Biffi Gentili: “Secondo l’artista Wim Del-voye, che non è certo un passatista, ‘il gotico è arte eterna’. Un’affermazione estrema, ma di cer-to il neogotico da più di due secoli è un ‘genere permanente’ nella letteratura, nelle arti, nella moda… Affascina diverse generazioni, anche le giovanissime, attraverso varie reincarnazioni e denominazioni. È necessario quindi dedicare, fi-nalmente, a questo fenomeno un progetto trien-nale, interdisciplinare, internazionale a partire da uno dei luoghi, il Cuneese, di sua maggiore storica fioritura, nel folklore e nell’architettura”.Cuneo, fra il 13 giugno e il 14 settembre, in San Francesco, ospiterà una tappa fondamentale di questo percorso di valorizzazione e conoscenza del fenomeno, sovente relegato a una dimen-sione “minore” e marginale. Sotto il nome de Le camere oscure. Fotografie, figure, ambienti dell’immaginario neogotico, un’ottantina di ar-tisti fotografi presenteranno le loro opere. A par-tire da illustrazioni di architettura, con grande at-tenzione al patrimonio locale, ma con richiami ad altre aree dove la tendenza si è sviluppata, come la Francia del sud. Senza dimenticare la sezione dedicata all’estetica delle rovine, un soggetto nel quale, grazie al lavoro del movimento interna-zionale Urbex (Urban exploration), si è inserito anche il manufatto industriale abbandonato, che crea immagini e ambientazioni decisamente per-turbanti e coinvolgenti. E poi, ancora, il ritorno

della figura femminile, nella sua duplicità di por-tatrice di seduzione e amore, ma anche di rovina e morte... Infine la sezione Le cappelle ardenti, dove le sette cappelle laterali di San Francesco di-venteranno il luogo scenografico delle installazio-ni ispirate alle “camere ardenti”, misto di orrore per la morte e desiderio di esorcizzarla.Il ciclo Il cuNeo gotico di quest’anno terminerà in autunno (la data è ancora da definire) ad Alba, nel Complesso della Maddalena, con Fashion Wi-tch, dedicato alla moda “gotica”, con un concorso riservato a stilisti, anche affermati, che presente-ranno le loro divagazioni e realizzazioni, abiti e oggetti, ispirati a questo mondo dai risvolti oscu-ri, ma attraenti.

Nella pagina precedente: “Regina neogotica con ermellino” di Titti Garelli, artista che in questa mostra propone figure femminili, giovanissime dai tratti adolescenziali.

In questa pagine, da destra: uno scatto tratto “Attualità del Neogotico”, convegno che ha visto colloquiare esperti italiani, occitani e catalani. A fianco, “Albeisa” di Titti Garelli con i suoi colori e le forme che affascinano e attraggono per intensità.

In basso a sinistra: concerto di Ataraxia, uno dei più famosi gruppi neofolk/darkwave italiani, nell’ambito del progetto Cuneo gotico.

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LifeStyLeEGRIBIANCODANZA SALESUL PALCO DEL TEATRO TOSELLI

Giovedì 27 marzo, alle ore 21, la Compagnia Nazionale Ungherese di Danza Contemporanea – Gyori Ballett mette in scena, in collaborazione con la Compagnia EgriBiancoDanza, Ingrangere (Double Bill). Lo spet-tacolo vede interagire le due compagnie il cui sodalizio perdura da anni e si rafforza ulteriormente in questa occasione. In scena, estratti del ballet-to “Kodály” della Compagnia di Gyori e la Compagnia EgriBiancoDanza con la creazione coreografica di Raphael Bianco “Da Nobis Pacem”. “La condivisione delle emozioni, che sostiene il coreografo – sostengono gli organizzatori - è ciò che ci rafforza e che ci permette di non essere mai soli. Conoscere noi stessi, staccarci dall’apatia e confrontarci con gli altri e confrontarci con gli altri è una impresa audace dalla quale può nascere qualcosa di diverso e di nuovo”.Per info e prenotazioni: Fondazione Egri 366 4308040

GIOCHI DA FAVOLA, UN PROGETTO PER SOSTENERE, INCREMENTARENEI BAMBINI LE COMPETENZE MOTORIE, ESPRESSIVE E RELAZIONALI

I modi per stare insieme sono tanti. Le attività proposte da Carmen Agricola, terapista della neurop-sicomotricità dell’età evolutiva, e da Piero Viano, psicologo, in collaborazione con Vialibera, sono pensate per permettere ai bambini di interagire tra loro e con l’adulto, utilizzando anche modalità differenti rispetto alle abituali, sperimentando direttamente diversi ruoli e modi di entrare in rela-zione. Il gioco simbolico, il contatto fisico: sono numerose le modalità espressive a disposizione dei bambini. Il loro utilizzo integrato consente di sostenere le competenze espressive e comunicative nella relazione tra pari e con l’adulto. Attraverso l’ascolto e le attività con le fiabe, il bambino viene posto di fronte ai temi universali che lo riguardano: la conoscenza di questi aspetti, mediante il linguaggio simbolico della narrazione e la sperimentazione delle attività, sostiene le capacità del

bambino di affrontare anche le fasi critiche dello sviluppo, imparando a riconoscere in sé e negli altri le importanti risorse a disposizione. Il gioco è la modalità del bambino per scoprire il mondo, gli altri e sé stessi. Per questo, ogni attività proposta ai bambini è sempre pensata in forma di gioco, offrendo loro una esperienza arricchente, ma soprattutto piacevole. Per info: dottoressa Carmen Agricola 349 8402137 – www.vialiberacuneo.com

NEBBIOLO PRIMA 2014:L’EVENTO DEDICATO A BAROLODall’11 al 16 maggio ad Alba, si rinnova l’appuntamento con le nuo-ve annate dei tre vini piemontesi organizzato da Albeisa, che pre-senta un piano di riforestazione in Kenya “Nebbiolo Prima”, la ma-nifestazione che porta in scena le più note espressioni del vitigno piemontese è all’insegna della sostenibilità ambientale in Africa. L’anteprima delle nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero, giunta alla quinta edizione, si tiene nel Palazzo Mostre e Congressi di Alba. La presen-tazione dei tre grandi vini delle Langhe diventa, quest’anno, l’occasione per presentare la recente iniziativa di Albeisa per la conservazione della foresta tropicale del Kenya: il progetto dell’associazione, nato per celebra-re i quarant’anni della storica bottiglia albese, mira a finanziare il reintegro di 4000 alberi nella zona keniota di Bore, grazie al supporto dell’organiz-zazione Tree-Nation. Albeisa è stata fondata nel 1973 da un’idea di Renato Ratti con l’obiettivo di identificare attraverso un contenitore unitario, una bottiglia dalla forma unica e speciale, le migliori pro-duzioni di Langa. È un’as-sociazione non a scopo di lucro, la cui finalità prin-cipale è la promozione e la valorizzazione dei vini dell’albese.

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LifeStyLeEVER 2014:LARGO ALLE NUOVE IDEEÈ in programma dal 25 al 27 marzo, al Grimaldi Forum di Monaco, la nuo-va edizione del salone Ever, ideato e promosso per dare spazio a progetti, conferenze e presentazioni di veicoli che impieghino energie “pulite”. Per l’occasione studenti, ricercatori ma anche imprenditori del settore si con-frontano sulle varie tematiche relative alla mobilità elettrica e alle smart cities. L’edizione del 2014 è caratterizzata da una novità: l’allestimento di un vero e proprio “villaggio sostenibile” dove l’interattività e le diverse professionalità legate alla difesa dell’ambiente hanno la loro giusta collo-cazione. E, non da ultima, è prevista la finale del concorso Metha Europe. L’entrata è gratuita. www.ever-monaco.com

VIVERE IL PRESENTE PER STARE BENELasciare il passato nel passato (Astrolabio Ubaldini - collana Psiche e coscienza): è il nuovo libro di Francine Shapiro, ricercatrice insignita del International Sigmund Freud Award for Psychotherapy. Il titolo è eloquente. Ne ha sottolineato il contenuto lo psicologo Bruno Ramondetti – Psicotera-peuta EMDR Europe Association Accredited Practitioner – che ne ha curato la presentazione nella provincia di Cuneo. Il concetto è che occorre elaborare eventi dolorosi, traumi e ferite psicologiche per proteggere la propria salute psicofisica. Il tempo non guarisce tutte le ferite. Anzi, se l’evento traumatico non viene adeguatamente rielaborato, il trascorrere del tempo ne “congela” il ricordo nel cervello, generando reazioni automatiche di sofferenza e disagio. Lo sa bene chi, anche dopo molti anni, continua a provare la stessa rabbia, lo stesso identico dolore o rancore, come se il tempo non fosse mai passato. Secondo il modello EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) le esperienze traumatiche possono arrivare a sopraffare il sistema di elaborazione adattiva dell’infor-mazione, non consentendogli di fare i collegamenti interni necessari per giungere a una risoluzione interna delle esperienze stesse.

ROLEX MASTER.SCONTRO TRA TITANI

Terra rossa, ambiente elegante, business e incontri nell’area VIP, dove tra le palline autografate s’intravedono flutes di champagne e il blu del Medi-terraneo. Ecco come si presenta, ancora una volta, il Monte Carlo Rolex Masters, che si tiene a Monaco dal 12 al 20 aprile. Nonostante la crisi, il torneo inserito nel circuito categoria ATP World Tour Masters 1000, conta il quasi tutto esaurito con 130.000 presenze previste. Il segreto di questo successo? Sicuramente, oltre all’atmosfera che si respira durante le competizioni, il merito è dovuto anche agli eventi collaterali e alla certezza di assistere a match imperdibili. A vincere, come sempre, non sono solo i giocatori migliori, ma il talento e la grinta di tutti i partecipanti che con-tribuiscono a rendere indimenticabile ogni partita. Come gli attesi scontri tra “titani”, “teste di serie” che sulla terra rossa danno sempre il meglio ovunque, ma soprattutto qui, al Country Club di Monaco. E c’è chi si aspetta di vedere in finale di nuovo Djokovic, vincitore dello scorso anno, contro Nadal che ha dominato il Rolex Masters monegasco dal 2005 al 2012. Stiamo a vedere se Federer ci mette lo zampino...

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POLENTA ANCHE A PRIMAVERAParlare di polenta, o meglio di mais o farina di mais per polenta, può forse sembrare non adat-to alla stagione primaverile in cui ci stiamo inol-trando, eppure la sua versatilità saprà stupirci. Il mais, dalla lunga storia controversa, è utilizzato in svariati modi sia nell’alimentazione umana (dalla panatura croccante, alla preparazione di biscotti e paste di meliga, fino a quella dei corn flakes), sia in quella animale. Ma non solo, poi-ché è sfruttato anche per la produzione di ener-gia e per fini terapeutici, senza dimenticare che l’amido di mais è la base delle materie plastiche

biodegradabili. Nella nostra nutrizione è il cere-ale più utilizzato al mondo: importato in Europa dalle Americhe nel XV secolo, si diffuse in Italia verso la metà del XVII secolo. Da allora, la po-lenta è divenuta, lungo i secoli, il sostentamen-to per le popolazioni montane e collinari, prima del Nord, poi di tutto lo stivale, con ricette inte-ressanti declinate in molteplici varianti regiona-li. La ricetta che vi proponiamo è relativamente semplice e si può preparare prima che arrivi il caldo estivo. L’effetto della presentazione, che la vuole servita in modo individuale in piccoli cestini con crema ai quattro formaggi, sarà stra-

ordinario. La ricetta è di Federica Giuliani (dal libro Una blogger in cucina, ricco di proposte legate alla tradizione con cotture senza grassi e veloci).

CESTINI DI POLENTAIngredienti per 6-8 cestini:500 g di farina di mais macinata su pietra100 g di Gorgonzola dolce100 g di Fontina100 g di mozzarella100 g di Raschera50 g di Parmigiano grattugiato o Grana PadanoQualche noce di burroBurro fuso per spennellare i cestiniOlio extravergine di oliva per gli stampiniSale, pepe

PreparazioneCuocete la polenta per 45-50 minuti; nel frat-tempo ungete 6-8 cocotte di ceramica con una goccia di olio. Versate la polenta in ogni cocotte, sovrapponendone un’altra più piccola e pre-mendo bene affinché si crei un incavo al centro.Lasciate raffreddare in frigo per qualche ora. Mezz’ora prima di portare i cestini in tavola, togliete la polenta dalle cocotte: si staccherà con molta facilità. Tagliate a cubetti i formaggi, riempite l’incavo della polenta in ogni cestino, spennellate i bordi con burro fuso, spolverizza-te di Parmigiano e infornateli per 10-15 minuti a 180 °C, fino a far fondere il formaggio.Vino consigliato in abbinamento Barbera d’Alba Doc. Mulini consigliati per l’acquisto della farina di mais macinata su pietra: Mulino Sobrino – Via Roma 108 La Morra (CN) – Tel. 0173 50118Mulino Marino – Cossano Belbo (CN) – Tel. 0141 88129.

a cura di - Claudia Ferraresi - scrittrice ed esperta di enograstronomia

CEREALI SEMPLICI E GUSTOSI

polenta anche a primavera

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a cura di Alessandro Parola - avvocato

LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA, OBBLIGHI E SANZIONI

contratti di affittoNuove disposizioni in materia di contratti

di affitto sono da poco entrate in vigore: il decreto “Destinazione Italia” (DL 145/2013), dal 24 dicembre scorso, prevede che non sia più obbligatorio allegare l’APE (Attestato di Presta-zione Energetica) ai nuovi contratti di locazione stipulati per le singole unità immobiliari – pre-cedentemente previsto a pena di nullità del contratto stesso – mentre permane l’obbligo solo per le locazioni di interi edifici, oltre che per tutti i trasferimenti a titolo oneroso.L’entrata in vigore del decreto “Destinazione Ita-lia” (24 dicembre 2013) prevede però una serie di adempimenti ai quali è necessario prestare attenzione, in quanto la loro inosservanza può comportare l’applicazione di sanzioni molto salate.Ai sensi della normativa in vigore, che come detto non comporta più l’obbligo di allegazio-ne dell’APE al contratto di locazione, il locatore deve comunque informare il proprio condut-tore sulla prestazione energetica del bene im-mobile oggetto della locazione, così come la si deduce dal relativo attestato che, in ogni caso, deve essere messo a disposizione dell’inqui-lino ancora prima di concludere il contratto stesso di locazione, cioè nel momento in cui iniziano le trattative dirette a concedere il go-dimento del bene (articolo 6, comma 2, Dlgs 192/2005, così come modificato dalla Legge 90/2013).L’adempimento dell’obbligo di informativa deve essere assolto mediante l’inserimento nel con-tratto di un’apposita clausola con la quale il con-duttore dà atto di avere ricevuto le informazioni e la documentazione in ordine alla prestazione energetica del bene locato. È quindi sufficiente riportare nel contratto la dichiarazione dell’in-

teressato di avere ricevuto le opportune infor-mazioni riguardanti la prestazione energetica dell’immobile locato, mentre non è più neces-sario specificare nel dettaglio il tipo e la qualità delle stesse. Eliminato l’obbligo di allegazione dell’APE per le locazioni di singole unità immobiliari – che come visto in precedenza era sanzionato con la nullità del contratto – resta però una pesante ammenda da 1.000 a 4.000 euro (da ridursi alla metà per i contratti di durata inferiore a 3 anni) per l’ipotesi di mancata dichiarazio-ne all’interno del contratto. La sanzione vie-ne posta in capo alle parti in via solidale. A ciascuna delle parti – locatore o conduttore – potrà essere richiesta la somma per intero, fatta salva l’azione di regresso per la quota di competenza di una parte, ma corrisposta dall’altra. Questi nuovi obblighi riguardano unicamente i contratti che si stipulano per la prima vol-ta, restando pertanto escluse le ipotesi delle proroghe, delle cessioni, delle successioni dei contratti e casi similari. Sono altresì esclusi dall’obbligo anche i nuovi contratti non soggetti a registrazione, quelli cioè con durata non su-periore complessivamente a 30 giorni all’anno.Aldilà dell’obbligo di informazione e consegna, non viene in ogni caso meno il dovere del pro-prietario di dotare il proprio immobile dell’at-testato di prestazione energetica, che continua a essere previsto dall’articolo 6, comma 2, Dlgs 192/2005, e punito con una sanzione da 300 a 1.800 euro. Il rispetto dell’obbligo di consegna della certificazione energetica all’inquilino è ri-spettato proprio attraverso la stessa previsione dell’obbligo di dotazione.È opportuno non dimenticare inoltre che, an-

che nel caso di offerta di un immobile in vendita o in locazione, i corrispondenti annunci trami-te tutti i mezzi di comunicazione commerciali – giornali, agenzie o qualunque altro mezzo – devono sempre riportare l’indice di prestazione energetica dell’edificio o dell’unità immobiliare e la relativa classe energetica.Infine, va tenuto in considerazione il fatto che l’art. 17 del Dlgs 192/2005 permette alle singole Regioni di adottare sanzioni differenti e autono-mi provvedimenti per disciplinare la materia. Al fine quindi di non essere multati, occorrerà por-re particolare attenzione alla disciplina vigente nella Regione nella quale è situato l’immobile locato o compravenduto.

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a cura di Luca Morosi - blogger esperto di arte

LA PINACOTECA RAMBALDI A COLDIRODI

i musei che non ti aspetti

Nel mese di febbraio è uscito al cinema The Monuments Men, film che narra di

una divisione militare americana impegnata nel recupero delle opere d’arte trafugate dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Dalla “Grande Storia” alla “Piccola Storia” spes-so il passo è breve: mi riferisco a un episodio significativo, quasi del tutto sconosciuto alle cronache, che testimonia l’atteggiamento di autodifesa che una piccola comunità assunse nei confronti del proprio patrimonio. Accadde a Coldirodi, una frazione nell’entroterra sanreme-se, durante l’ottobre del 1944: quattro compae-sani (tra cui il parroco e la guardia municipale) nascosero nottetempo i dipinti e i libri conser-vati nella pinacoteca-biblioteca del borgo, frut-to di un lascito testamentario di Padre Stefano Rambaldi (1803-1865), ex rettore del seminario

di Firenze, patriota e cultore d’arte. Con quella tenacia e quello spirito di solidarietà a cui gli Ita-liani sanno attingere nei momenti di difficoltà, i quattro “eroi improvvisati” portarono a termine la loro missione silenziosa e, uscendone fortu-natamente incolumi, segnarono il destino di un’interessante collezione, salvandola dall’ine-vitabile dispersione.Ed è proprio qui che oggi mi trovo, a Coldiro-di, in una giornata assolata che profuma già di primavera, pronto a visitare la Pinacoteca Ram-baldi – Museo di Villa Luca, che cercherò di raccontarvi brevemente. Prima constatazione, indispensabile: aldilà delle discutibili percen-tuali di quel patrimonio artistico mondiale che, secondo le statistiche, dovremmo possedere (60-70-80… per alcuni irriducibili ottimisti anche 100%...), la vera particolarità che rende

La Pinacoteca Rambaldi è a Sanremo nella frazione Coldirodi. In un anno ha registrato 2.200 visitatori e, visti i risultati, si può affermare che da tempo svolge un’importante attività sul territorio.

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DA NON PERDERE

agendaveramente unica l’Italia nel mondo è il fatto che il territorio sia punteggiato di piccoli musei (ci-vici, diocesani, privati, etc.), persino in un luogo così panoramico, abbarbicato sul promontorio che domina il golfo di Ospedaletti, e contem-poraneamente così “scartato” rispetto ai grandi flussi turistici.La villa sorge su tre piani, è circondata dalle pal-me e dai limoni, e gode di una vista mozzafiato sul mare. Ci si arriva attraversando i tipici car-ruggi scoscesi, tra panni stesi al vento e musiche di radio lasciate a volume troppo alto. Mi acco-glie Lucetta Vistarchi, referente del museo, che fa le veci della dirigente Rita Andena e della di-rettrice Loretta Marchi. Lucetta mi accompagna sala dopo sala in una visita appassionata e coin-volgente, comunicandomi tutto il suo entusia-smo per i preziosi incunaboli e le cinquecentine custoditi nelle scansie, nonché per i pregevoli dipinti che popolano le pareti: parlo, per esem-pio, della Madonna col Bambino attribuita alla bottega di Lorenzo di Credi (1459-1537), della Sacra Famiglia di Onorio Marinari (1627-1716) e delle visionarie Tentazioni di Sant’Antonio di Salvator Rosa (1615-1673), di cui esiste anche una versione di dimensioni maggiori a Palazzo Pitti (Firenze). Seconda constatazione: anche questa è l’Italia che mi piace, quando cioè gli occhi brillano di gioia mentre si racconta una

storia, e quando ci si rammarica altrettanto sen-titamente del tragico destino del nostro Paese che non ha ancora capito che l’arte è (anche) una risorsa in grado di creare un indotto, un’e-conomia. Speriamo nelle scelte politiche pros-sime venture. Comunque, considerazioni a parte, il museo svolge da tempo un’importante attività sul ter-ritorio: in un anno ha registrato oltre 2.200 visi-tatori; ha ospitato conferenze a tema nella bella e spaziosa sala preposta; ha organizzato labora-tori didattici per bambini e ragazzi delle scuole (curati da Chiara Tonet), servendosi anche di un’attigua dépendance appositamente dedica-ta. Terza e ultima constatazione, per chiudere: purtroppo, in Italia, oggi, fanno tutti “quello che possono”, ma quando lo fanno con dedizione e sacrificio – come in questo caso – i risultati sono davvero apprezzabili. Complimenti!

PINACOTECA RAMBALDIMUSEO DI VILLA LUCAVia Rambaldi 51, Fraz. ColdirodiSanremo (IM)Orario: mar, mer, ven, 9.00-13.00;gio, sab 9.00-13.00 / 14.30-17.30Tel. +39 0184 670398www.rambaldi.duemetri.comufficio.museocivico@comunedisanremo.it

DOPPIO SOGNO. PITTURA E SCULTURAAL POLO REALE DI TORINOFino al 30 aprile

Nella straordinaria cor-nice di Palazzo Chiable-se, a Torino, va in scena la seconda parte della mostra Doppio Sogno, un percorso tra scultura e pittura a cura di Luca Beatrice e Arnaldo Co-lasanti. L’esposizione ha inaugurato i nuovi spazi espositivi del Polo Reale nel centro della città: 1.000 mq che un tempo ospitavano la collezione e la biblioteca dell’ex Museo del Cinema e che da oggi sono stati destinati a mostre ed eventi in grado di garantire una continuità delle iniziative nel tempo. Il percorso della mostra in corso si snoda attraverso una cinquantina di opere, in uno spaccato significativo tra le correnti del Novecento e l’arte “prettamente contempora-nea”, con accostamenti in alcuni casi impliciti, in altri azzardati, coerenti oppure bizzarri. Da De Chirico a Andy Warhol, da Felice Casorati ad Alighiero Boetti, da Alberto Savinio a Damien Hirst; e ancora, dalla Metafisica alla Pop Art di Mario Schifano, Enrico Baj e Mimmo Rotella, dall’Arte Povera di Boetti e Giulio Paolini alla Transavanguardia, fino alla frontiere della nuova figurazione italiana.

Palazzo Chiablese,Piazza San Giovanni 2, TorinoOrario: mar-dom, 10.30-18.30Tel. +39 011.5220404 – 3498735297www.polorealedoppiosogno.it

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a cura di Monia Re - wedding & event designer

SENTIRSI COSMOPOLITI , MA SOPRATTUTTO ESSERLO

paese che vai usanza che troviViaggiare è un regalo che cerchiamo di farci

quasi tutti, quando possiamo, per staccare un poʼ la spina e per ricaricare le batterie. È un piacere per il corpo e per lo spirito, ed è bene che le ferie non siano solo un trofeo da sban-dierare al mondo intero. Nell’era dei social, per molti, le vacanze diventano solo un modo per postare cronologicamente ogni istante, in ma-niera quasi ossessiva. Godersi il riposo vuol dire anche saper lasciare a casa le abitudini di tutti i giorni, per assaporare con calma quanto il ter-ritorio e le persone che ci accolgono hanno da regalarci. Per questo, prende un sapore specia-le il sapersi adattare agli usi e ai costumi altrui, come sappiamo fare quando entriamo in casa di altre persone. È importante leggere libri e gui-de sul Paese di destinazione, al fine di evitare spiacevoli scoperte o sorprese. Inoltre, ci sono alcuni principi di base, nella sfera delle buone maniere, che sono comunque e ovunque validi: evitiamo, per esempio, di fotografare persone che non conosciamo, dando per scontato che a loro possa far piacere, poiché spesso è proprio il contrario! E al ristorante, nel rispetto di chi sta lavorando, è preferibile se la scelta ricade sui piatti tipici, anziché su pizza o spaghetti.Quando si viaggia all’estero è anche opportuno tenere in considerazione le usanze locali, anche se per noi stravaganti o curiose, in segno di sensibilità nei confronti delle popolazioni che ci ospitano. Per esempio, forse non tutti sanno che…

• In Messico gli orari sono molto flessibili, quindi un po’ di ritardo sulla tabella di marcia sarà alquanto gradito.

• In Cina è consuetudine alzarsi in piedi quan-do entra qualcuno in una stanza. Inoltre, i

piedi coperti anche in estate e un abbiglia-mento semplice sono abitudini apprezzate.

• In Giappone, per salutarsi non ci si stringe la mano, ma ci si inchina. Occorre togliersi le scarpe prima di entrare in un’abitazione; non si dice mai “cin cin” durante un brindisi ed è bene aspettare che sia il padrone di casa a parlare per primo. Infine, mai rifiutare una tazza di tè.

• In Australia, nei bagni sia pubblici che privati, occorre ricordarsi di abbassare il coperchio del WC, per non incorrere in rimproveri im-barazzanti.

• In Irlanda, probabilmente potrà capitare che in un pub qualche sconosciuto rivolga la pa-rola a chi entra. Non è da considerarsi un atto di invadenza, bensì una forma di cortesia ri-servata agli stranieri.

• In Gran Bretagna, come in Giappone e in tan-ti altri Paesi, occorre rispettare rigorosamen-te le file e le code quando si sale su un mezzo pubblico o in un ufficio.

• In Lapponia, chiedere a un abitante del luogo dove pascolano le sue renne è come se chie-dessero a noi dove abbiamo depositato i no-

stri risparmi. Peggio ancora se gli si domanda quante renne possiede!

• Nella Città del Vaticano, fulcro della Cristianità, è fondamentale indossare un abbigliamento rispettoso del luogo.

• In Danimarca e in Olanda è molto gradito il rispetto della corona.

• In California, Utha, Nevada e tantissimi altri Stati degli USA, si potrà incorrere in sanzioni da 2.000 dollari e oltre se si getta per strada un pezzo di carta.

• In Turchia, per dire “no” le persone emettono un semplice suono (tsk), oppure alzano le so-pracciglia o ancora fanno le due cose insieme, sollevando la testa di scatto. Scuotere la testa per dire “no”, all’italiana, non avrà il risultato desiderato, in quanto nella loro usanza vuol dire semplicemente “non ne sono sicuro”.

• In India, la carta igienica non è utilizzata – si trova solo negli hotel – ed è consuetudine lavarsi con acqua corrente. Nel sud, il cibo si mangia con le mani, nello specifico con quella destra, poiché la sinistra è considerata impura.

Quindi “tutto il mondo è paese”? Più o meno sì, basta conoscerlo, rispettarlo, sapersi adatta-re e poi... l’importante è viaggiare e godere dei benefici che ciò comporta per la mente e per lo spirito!

KAIROSOrganizzazione Eventi e MatrimoniSedi: Cuneo – Milano – Novi – Verdunowww.kairoseventi.itTel. [email protected]

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a cura di Giovanna Foco - giornalista ex redattore infografico “Class CNBC”

LA CULTURA CREA CONOSCENZA E PRODUCE REDDITO

l’importante è non stare fermiCultura ed economia sono stati a lungo

considerati due mondi distinti. Da un lato, si annidava il sapere, evidente àmb-ito delle forme espressive e della produzione simbolica; dall’altro, si palesava l’economia, orientata all’agire strumentale, alla produzione materiale, guidata dall’interesse individuale.Ora, cultura ed economia sono viste come un “unicum”. Una delle ragioni che spiega la crescita del ruolo della cultura nelle econo-mie avanzate è il suo radicamento ai contesti locali. Se, infatti, la riorganizzazione interna-zionale della produzione industriale è spinta dalla ricerca di minimizzare il costo unitario del lavoro, lo sviluppo delle attività culturali tende invece a rimanere legato ai singoli ter-ritori. Questo può essere giustificato sia per l’impossibilità materiale di spostare il “patri-monio culturale” - come musei, monumenti, paesaggi - , sia per l’impossibilità di riprodurre in un altro luogo la combinazione di fattori che hanno reso possibile la realizzazione di quel particolare prodotto culturale, sia esso un mo-numento, un evento teatrale o musicale, un’o-pera artistica o architettonica, un’idea creativa di design, un percorso naturale endemico. La cultura è un’industria che sta assumendo un peso crescente nelle economie contempo-ranee.Esempio tangibile di uso della cultura a fini, anche, economici è la Regione Piemonte che, tra l’altro, è stata la prima in Italia ad essersi dotata di un portale istituzionale - Bookin-gPiemonte.it - che, accanto alla prenotazione alberghiera a tariffe vantaggiose, offre al turista numerosi servizi da aggiungere al proprio car-rello online, rendendo le eccellenze del terri-torio acquistabili con semplici click.

In quanto fenomeno che trova le proprie ra-dici nelle tradizioni di un luogo, la cultura è in grado di mobilitare risorse e competenze presenti nel territorio, rafforzando la creatività

e le capacità di innovazione della popolazione e favorendo così l’evoluzione dei sistemi eco-nomici locali verso un posizionamento com-petitivo sostenibile in un’economia aperta.

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LE CAPITALI DELLA CULTURA EUROPEERiga, in Lettonia, e Umeå, in Svezia, sono le nuove Capitali europee della cultura per il 2014. Dal 1985 ad oggi più di 40 città in tutta Europa sono state designate come Capitali della cultura per evidenziare la diversità e la ricchezza culturale in UE. Dal 2011 due città di due Stati membri si aggiudicano questo onore ogni anno. Riga è la capitale della Lettonia ed è la città più grande degli Stati baltici. La sua storia ha più di 800 anni e ogni secolo ha lasciato il segno nell’architettura urbana. La sua posizione centrale nella regione del Mar Baltico rende la città un importante centro culturale, industriale, commerciale e finanziario.Umeå è la prima città svedese a diventare Capitale europea della cultura dopo Stoccolma nel 1998. A più di 600 chilometri a nord di Stoccolma, Umeå, con le sue Università e i suoi 34.000 studenti, è un importantissimo centro di ricerca. Scopo della città per l’anno 2014 è mostrare agli europei il nord della Svezia e intensificare gli scambi culturali tra tra Umeå e il resto d’Europa.

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a cura di Riccardo Celi - giornalista automobilistico

PIACCIONO SEMPRE

le compatte del segmento “c”

Un tempo, alla mobilità delle famiglie italia-ne ci pensavano soprattutto vetture come

la Volkswagen Golf e l’Opel Astra (dette anche “compatte”, o segmento “C”), che oggi sono state messe un po’ in ombra da auto di altro tipo. Tuttavia, solo nel 2013, ne sono state im-matricolate oltre 174.000. Ne parleremo esclu-dendo le “quattro porte”, che con lunghezze sui 4,5 m non sono esattamente “compatte”, e i modelli di lusso, un sub-segmento a sé.Partiamo dalle coreane. La Kia cee’d, 3 o 5 por-te, costa 16.700 euro con il motore 1.4 a benzina da 73 kW-100 CV (anche a gpl). Segue, a 21.900 euro, la 1.6 GDI automatica con 99 kW-135 CV e, a 28.000 euro, la pro-cee’d, un’esuberante 1.6 sovralimentata da 150 kW-204 CV. Tra le diesel, troviamo una 1.4 da 66 kW-90 CV e una 1.6 da 81 kW-110 CV (da 18.700 a 21.700 euro). In casa Hyundai, c’è la gamma i30, con motori uguali a quelli Kia (manca il più potente), più un 1.6 a

benzina da 88 kW-120 CV e un diesel 1.6 da 94 kW-128 CV. Da 15.950 a 24.225 euro.All’interno della produzione europea, Citroën offre la C4 con due unità a benzina (1.4 da 70 kW-95 CV e 1.6 da 88 kW-120 CV ) e tre diesel da 1,6 e 2 litri (68 kW-92 CV, 84 kW-114 CV e 110 kW-150 CV ), con prezzi da 18.850 a 26.000 euro. Ci sono anche le DS4, un’intera gamma (da 21.100 a 32.700 euro) con carrozzeria C4, ma con dettagli raffinati e più scelta di motori, compreso un 2 litri a benzina da 147 kW-200 CV. La cugina Peugeot 308 li ha simili (tranne il 1.2 a 3 cilindri da 60 kW-82 CV, che sulla Citroën manca) e identici a gasolio (ma la 308 non ha il più potente). Prezzi da 17.100 a 24.300 euro. L’offerta francese è completata dalla Renault Mégane in 17 versioni 5 porte (le 3 porte sono definite “coupé”) con prezzi da 20.700 a 25.350 euro. I motori: un 1.2 da 85 kW-116 CV o 97 kW-130 CV e un 1.6 da 81 kW-110 CV (c’è anche a

La rinnovata Alfa Romeo Giulietta fronteggia con vigore la concorrenza delle sportive tedesche del segmento “C”.

La gamma delle Opel Astra berlina è piuttosto articolata. Nell’immagine, la potente versione Biturbo a gasolio da 143 kW-194 CV.

La produzione coreana (qui la compatta Kia cee’d a 5 porte) è ormai in grado di competere ad armi pari con quella europea e nipponica.

Nella pagina seguente:Tra versioni e allestimenti, le Ford Focus a 5 porte disponibili sul mercato italiano sono 30.

La Volkswagen Golf è la regina incontrastata del segmento “C”. Nella foto, la nuovissima versione “R” da 221 kW-300 CV con trazione integrale 4Motion.

Ecco l’ultima versione della Renault Mégane 5 porte, con il frontale aggiornato secondo gli ultimi canoni stilistici della casa francese

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gpl), mentre i diesel 1.5 dCi erogano 66 kW-90 CV, 70 kW-95 CV, 81 kW-110 CV o 96 kW-130 CV. Le Ford Focus sono 30, con prezzi da 16.750 a 39.900 euro. Le motorizzazioni base sono i trici-lindrici 1.0 da 74 kW-100 CV e 92 kW-125 CV. Se-guono un 1.6 da 88 kW-120 CV (a benzina-gpl), oppure 110 kW-150 CV, e il muscoloso “duemi-la” da 184 kW-250 CV. I diesel: 1.6 da 70 kW-95 CV o 88 kW-115 CV (proposto anche in versione “ECOnetic” da 77 kW-105 CV ) e 2 litri da 120 kW-163 CV. C’è anche una versione a batteria, la più costosa. La rivale Opel risponde con l’Astra, dalla gamma ancora più vasta, offerta nelle versioni a 3 porte, tutte sovralimentate (da 21.600 a 32.300 euro), e 5 porte (da 17.050 a 29.100 euro), anche non turbo. Propulsori: tra i benzina si va dal 1.4 aspi-rato da 74 kW-100 CV al 2 litri da 206 kW-280 CV (250 km/h, 0-100 km/h in 6”) e non mancano i gpl. Tra i diesel, il 1.7 CDTI da 81 kW-110 e il 2.0 da 143 kW-194 CV. Non si può parlare di segmento “C” senza citarne la regina, cioè la Volkswagen Golf, disponibile in 51 allestimenti. Completissima la gamma dei motori, tutti sovra-limentati: sette a benzina (dal 1.2 da 63 kW-85 CV al 2 litri da 221 kW-300 CV ) e quattro a gaso-lio (1.6 o 2.0, da 66 kW-90 CV a 135 kW-184 CV ), con prezzi da 17.950 a 42.800 euro. La cugina Seat Leon adotta parte dei motori Golf con l’ag-giunta di un 1.8 a benzina da 132 kW-179 CV. Listino compreso tra i 17.780 e i 27.650 euro. Tra le nipponiche, ecco la Honda Civic (18.900-33.400 euro) con due unità a benzina (1.4 da 73 kW-100 CV e 1.8 da 103 kW-142 kW ) e due diesel: il nuovo 1.6 da 88 kW-120 CV e il 2,2 litri da 110 kW-150 CV. Mazda punta sul modello 3 (da 17.600 a 25.800 euro) offerto con tre mo-tori: due a benzina, da 1,5 e 2 litri, e un diesel 2.2. Toyota propone la Auris (da 18.750 a 25.450 euro), con i benzina 1.3 e 1.6, più l’ibrido 1.800 termico-elettrico (quello della nota Prius), da 100 kW-136 CV. Due i diesel: un 1.4 da 66 kW-90 CV e un 2.0 da 91 kW-124 CV. L’Italia compe-te (poco) con il terzetto Alfa Romeo Giulietta,

Fiat Bravo e Lancia Delta. La prima, l’unica in grado di “dire la sua” alle tedesche, è offerta in tre versioni a benzina turbo: un 1.4 da 77 kW-105 CV o 88 kW-120 CV (l’ultimo anche a gpl) e uno con tecnologia Multiair da 125 kW-170 CV. I diesel, 2 litri, erogano 77 kW-120 CV o 110 kW-

150 CV. La Fiat Bravo offre due diesel 1.6, da 77 kW-105 CV e 88 kW-120 CV, a prezzi da 19.710 a 23.470 euro. Ridotta anche la gamma Lancia Delta: stessi diesel della Bravo, oltre a un 1.4 turbo a benzina-gpl da 88 kW-120 CV. Da 22.950 a 26.750 euro.

LA CRISI APPARENTEI consuntivi delle immatricolazioni 2012 e 2013 di auto del segmento “C” parlano di un calo del 24,8% e del 3,1% sui rispettivi anni precedenti. Tuttavia, altri segmenti, per esempio utilitarie (“B”) e medie (“D”), hanno subito tracolli anche peggiori, quindi, a un tipo di auto che l’anno scorso ha comunque pesato per il 13,5% sul totale, non è andata poi così male. Le compatte, però, subiscono la concorrenza di monovolume e Suv di dimensioni più o meno comparabili, ma oggi più gradite. Inoltre, pesa anche la decisa debolezza della produzione italiana, che non pare più in grado di competere con quella estera: Fiat Bravo e Lancia Delta sono ormai a fine carriera e l’Alfa Romeo Giulietta, sportiva un po’ di nicchia, non è fatta per i grandi volumi di vendita.

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a cura del dott. Fabio Moretti - presidente EBIOS FUTURA

STRESS OSSIDATIVI IN AGGUATO

integratori mirati per ben vivereLo “stress ossidativo” e gli integratori, parlia-

mone per conoscerli.Dicembre 2013, Roma, Congres-so Internazionale di Genetica Umana: la professoressa Bianchi, ricercatrice americana, annunciò che nei mesi successivi avrebbe pubblicato uno studio, da cui è emerso che gli stress ossidativi hanno un ruolo fondamentale nel-la formazione di disfunzioni cromosomiche in gravidanza.Arriva così l’ennesima conferma che lo stress ossidativo è un pericoloso nemico della nostra salute, da combattere, però, con quali armi e in che modo?Sicuramente modificando in senso positivo il nostro stile di vita e di alimentazione, e magari assumendo degli integratori mirati.Gli integratori sono strumenti fantastici e or-mai sono consolidate le prove della loro effi-cacia, ma attenzione, come sempre, dobbiamo essere molto prudenti e informati su ciò che assumiamo.È buona regola verificare la serietà della so-cietà che li produce, la quale deve poter contare su pubblicazioni scientifiche che ne sostengano l’efficacia. Un integratore, inoltre, deve riportare i propri principi attivi in modo ben evidente con la dichiarazione di titolatura (la percentuale di principio attivo) e la stan-dardizzazione (la garanzia che la quantità di principio attivo sia costante e identica in ogni produzione).Non è obbligatorio, ma sicuramente di buon senso, chiedere indicazioni a un medico e farsi consigliare. Ed proprio ciò che abbiamo fatto andando a parlarne con il dottor Sergio Bran-

catello, Medico di Medicina Interna e Dieto-logo, di Mondovì (CN).

Dottor Brancatello, quali sono secondo lei le carenze alimentari cui siamo soggetti?Nei cosiddetti “paesi industrializ-zati”, si assiste a un graduale de-cadimento della qualità del cibo, con gravi ripercussioni sullo stato

di salute dell’organismo e con carenze difficili da diagnosticare, se non quando compaiono i sintomi da “stress ossidativo”: depressione, astenia, scarsa qualità del sonno, lingua amara ed impanata, alterazioni del peso, algie diffu-se, anemia, invecchiamento precoce, fragilità di unghia, caduta dei capelli.Sta di fatto che, nonostante la prevenzione medica, oggi sono in aumento i casi di Alzhei-mer, Parkinson, neoplasie, artrosi, aterosclero-si, diabete mellito ed obesità. Anche la cattiva alimentazione è alla base di tali incrementi.

Quali sono i pericoli o le conseguenze?Una delle conseguenze della cattiva alimen-tazione è l’accumulo dei radicali liberi (ROS), per cui l’alimentazione, come viene spesso concepita oggi, fa invecchiare prima e ci porta verso molte malattie, anche gravissime (studio italiano del Winter Academy of Dermatology and Oncology). Di conseguenza, la pelle dei golosi e di coloro che non integrano invecchia prima. E non solo la pelle: tutti gli organi e i tessuti interni, compresi i neuroni condivido-no tale sorte.

Cosa sono i radicali liberi?I radicali liberi sono sostanze instabili e reatti-

ve che si formano incessantemente nelle cel-lule dell’organismo. Mancano di un elettrone, per cui tentano di “rubarlo” alle molecole con cui vengono in contatto.I fattori che favoriscono la produzione di radi-cali liberi sono molteplici: La semplice respi-razione cellulare; l’alimentazione ricca di fritti, grassi saturi e zuccheri a rapido assorbimento; l’obesità; malattie croniche, come l’Epatite B e C e la positività all’HIV; l’ingestione incon-sapevole di pesticidi ed anticrittogamici; ca-renza o mancanza di sonno; le gravidanze; le infiammazioni acute e croniche, e le allergie; le infezioni batteriche e virali; l’inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico; lo stress fisico e psichico; l’ansia e la depressio-ne; la rabbia; le sostanze inquinanti che intro-duciamo mangiando o respirando (coloranti, conservanti, alcool, farmaci); i raggi X e gam-ma; il fumo attivo; le radiazioni UVA nocive e le esposizioni eccessive ai raggi solari senza ade-guata protezione; le malattie croniche e dege-nerative (diabete mellito, gotta, aterosclerosi, artrosi); lo scarso e l’eccessivo movimento.

Quindi è importante integrare. Potrebbe de-finire gli antiossidanti?Gli antiossidanti sono sostanze che rallentano o prevengono l’ossidazione cellulare. Questi terminano tale reazione a catena intervenen-do sui radicali intermedi ed inibendo altre re-azioni di ossidazione facendo ossidare se stes-si. L’uso degli antiossidanti in farmacologia è stato intensamente studiato, in particolare nei trattamenti dell’ictus e delle malattie neuro-degenerative causate, oltre che da altri fattori ambientali, comportamentali e familiari, da un accumulo di radicali liberi.

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a cura di Camilla Nata - giornalista Rai

SULLA CAPITALE

una “finestra” esclusivaUna serata creata in collaborazione con la

Galleria Mucciaccia, che ha esposto le sue opere d’arte, e il The First Luxury Art Hotel, che l’11 gennaio scorso ha aperto le porte delle suite, insieme al Ristorante All’Oro, con lo chef Riccardo Di Giacinto (una Stella Michelin) che ha proposto alcuni dei propri cavalli di battaglia, come il “Rocher di coda alla vaccinara con gelée di sedano” e il “Tiramisù di patate e baccalà con lardo di cinta senese”, accompagnati da bolli-cine francesi e Asti spumante. La possibilità di ammirare la vista a 360 gradi su tutta Roma dal roof garden, una delle terrazze più alte del cen-tro storico, ha raccolto i “modaioli” capitolini in una cornice di grande effetto.

TERZA EDIZIONE DEL PREMIO VIS IURIDICAUna sinfonia di sapori e tradizioni ha accompa-gnato la terza edizione del Premio Vis Iuridica, che l’Associazione IUSgustando, presieduta dall’avvocato Antonella Sotira Frangipane, ha conferito il 29 gennaio scorso, a personalità che si sono distinte non solo per la difesa e la tutela dei valori di legalità e giustizia, ma anche per quelli della sana ed etica alimentazione.Premiati il primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, il vicepresidente dell’Au-torità Garante Augusta Iannini, il capo dipar-timento della Giustizia, presidente Simonetta Matone, l’attuale sottosegretario alla Giustizia Cons. Cosimo Maria Ferri, l’avvocato Grazia Volo, il presidente nazionale dell’Ordine dei Tecnologi alimentari Carla Brienza, il consi-gliere nazionale della Chaîne des Rôtisseurs Anna Accalai, lo chef Fabio Campoli e il fi-lantropo Roberto E. Wirth, proprietario e direttore generale dell’Hotel Hassler Roma, nonché presidente dalla Onlus CABSS (Centro

Assistenza per Bambini Sordi e Sordociechi). Di rilievo le motivazioni dei premi, “declinate” in versi e aforismi giuridici. Nella cucina dell’An-tica Biblioteca Valle, la cantante napoletana Giò di Sarno e lo chef Alessandro Vassallo si son ci-mentati in una “gara di ragù”, che la giuria di de-gustazione, formata dai premiati e dalla bellissi-

ma Matilde Brandi, ha degustato per giungere al verdetto finale, senza possibilità di appello. Conferiti anche i riconoscimenti di Socio Onorario a molti esponenti del mondo fo-rense, il presidente dell’Ordine degli Avvo-cati di Roma, Mauro Vaglio, l’ex presidente Alessandro Cassiani, il criminologo Natale Fusaro, la giornalista Cristiana Lodi, il presi-dente della Commissione Federale Antidoping Pino Capua, il dirigente della Scuola di Polizia Domenico Antonio Scali, il vicepresiden-te della LIDU Onlus (Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo) Maricia Belfiore, e Luigi Man-nucc, Bailli Roma Urbe Chaîne des Rôtisseurs. Per l’asta di beneficenza a favore dell’AISPPD (Associazione Internazionale di Sensibilizzazio-ne e Prevenzione delle Patologie della Donna), l’ultima creazione dell’Antica Oreficeria Ger-mano, i cui fondatori lavorarono per le regine di casa Savoia: Sapore tricolore, un porte-bonheur a forma di peperoncino con brillanti tricolore, e il ciondolo-anello in argento Una Rosa per la vita.

All’entrata del First Luxury Art Hotel con lo chef Riccardo di Giacinto.

Nunzia Esposito e Lucilla Anastasio - Iusgustando

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LA RASSEGNA HA RADDOPPIATO E SI È TRASFORMATA IN “DIAMANTE” Photo: Vanessa Casaretti

roccaforte in danzaRoccaforteInDanza, è la rassegna che in

pochi anni si è conquistata un consenso sempre maggiore di pubblico per la serietà e la professionalità con cui organizza stage estivi con i migliori coreografi internazionali e ha rad-doppiato il proprio appuntamento trasforman-dosi in “DIAMANTE”.Perché Diamante? Perché la sua giuria altamente qualificata, composta dai docenti degli stages - Chiara Borghi, ex ballerina del Teatro la Scala di Milano, Maurizio Bellezza, etoile internazionale di danza classica, Roberto Altamura, coreogra-fo di danza contemporanea e Virgilio Pitzalis,

insegnante free-lance di danza moderna – ha premiato i danzatori con riconoscimenti, borse studio ed un importante premio al miglior ta-lento della rassegna: un diamante solitario.Il brillante per il “Miglior talento della Rassegna” è stato vinto da Monica Punzi, de La Maison de la Danse di Cuneo. Il premio le è stato conse-gnato da Vanna Pescatori, collaboratrice de La Stampa.La direzione artistica dell’evento è stata di Si-mona Rivotti, direttrice de La Maison de la Dan-se che ha accolto i giovani danzatori provenienti da tutta Italia.

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LA NUOVA E FRESCA CONCESSIONARIA A CUNEO

honda bianco motoLa primavera sta facendo capolino e le porte

della Concessionaria Honda Bianco Moto di Cuneo accolgono motociclisti, appassionati, cu-riosi che apprezzano il locale inaugurato quest’in-verno. Attimi che non si sono dimenticati. La ma-nifestazione, ha avuto come ospiti d’eccezione il veneziano Lucio Cecchinello, titolare del Team LCR MotoGP e il torinese Livio Suppo, Team Principal della Repsol Honda Moto GP, nonché recente vincitore del titolo mondiale della Moto-GP con Marc Marquez. Il pubblico inoltre poteva in esclusiva ammirare direttamente la MotoGP RC 213V di Stefan Bradl del Team LCR MotoGP e la Superbike CBR1000RR di Jonathan Rea. Hanno inoltre partecipato: Alex Puzar, il cebano che è

stato campione del Mondo di Motocross in sella ad una Honda. Il cuneese Nicola Dutto che ha raccontato i risultati conseguiti nella Baja, primo e unico pilota paraplegico in gara su una moto e che è grato a Bianco Moto per avere creduto, per primo, in lui. Oltre alle moto e alle bellissi-me ragazze, il servizio impeccabile del Ristorante Picchio Rosso di Centallo che ha curato il vernis-sage. La Bianco Moto è certamente esempio di volitività. Parole di congratulazioni anche dall’as-sessore allo Sport del Comune di Cuneo, Valter Fantino, che ha elogiato l’azienda per aver “co-raggiosamente affrontato la scelta di impegnarsi in una nuova avventura, in un momento non certamente facile”.

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ciak, en langaDe Marco Jorio – pg 18Le cinéma découvre la Langa. Ou bien alors, la Langa découvre-t-elle le cinéma et ses potentialités, pour dévoiler un territoire qui fascine et qui a vraiment beaucoup à raconter. En parcourant les biographies des auteurs et des réa-lisateurs de quelques productions ciné-matographiques de ces derniers mois – déjà en salle ou sur le point de l’être – on s’aperçoit que le point commun est la provenance des cinéastes, très souvent jeunes et parfois débutants, qui décident de célébrer leur territoire d’origine à travers des péripéties retracées sur le grand écran. Que ce soit des récits imaginaires, des scénarios originaux ou des documentaires, le dénominateur commun est le lieu : la province de Coni et plus particuliè-rement les territoires de la Langa.

« THE REPAIR MAN », FILM D’ESSAI 2013Le long métrage « The Repair Man » reçoit des critiques vraiment encourageantes et participe à d’importants festivals du secteur. Tourné dans la province de Coni, entre Mondovi, Carru, Santa Vittoria et Barolo, il a été pro-jeté, en fin 2013, au « Torino Film Festival », après le « Raindance Festival » de Londres, en lice pour le prix final en tant que « Meilleur premier film » dans cette kermesse si importante dédiée au cinéma indépendant. La pro-duction a été assurée par Filippo Margiaria et Paolo Giangrasso, deux jeunes originaires de Bra et de Monticello d’Alba, qui ont fondé l’Aidia Productions et coproduit le film. Le film, dirigé par le Piémontais Paolo Mitton et interprété par le talentueux Daniele Savoca, commence à faire parler de lui, grâce également aux critiques très positives de la presse et à l’entrée dans la catégorie « Film d’essai », certifiée, en 2013, par le ministère de la culture. C’est l’histoire de Scanio Libertetti, un ingénieur manqué qui gagne sa vie en réparant des machines à café et qui suit un cours de récupération de points dans une auto-école de province. Lorsqu’on lui demande pourquoi il n’a plus de permis, il bouleverse l’enseignant et ses compagnons de cours avec l’histoire, longue comme un film, de l’année écoulée. Un film humoristique et non conventionnel, où le territoire de la province de Coni et, plus particulièrement celui de la Langa, s’élève au rang de scénographie naturelle, sur le fond des bizarreries et des vicissitudes du protagoniste.

JOE BASTIANICH NOUS PARLE DES BAROLO BOYSIl faut remonter en 1986 au cœur de la Langa, pour le début du film « Barolo Boys. Histoire d’une révolu-tion », retraçant un tournant décisif de la vie récente du territoire. Les auteurs et metteurs en scène Paolo Casalis et Tiziano Gaia, de la production indépendante « Stuffilm Creativeye », ont tourné et parachèvent actuellement une histoire, strictement documentaire, des évènements advenus dans les années 80, lorsque, après le scandale du méthanol, une poignée de jeunes producteurs « visionnaires » décida de rompre avec les traditions de leurs pères, de produire du vin grâce à des méthodes modernes et d’ouvrir de nouveaux marchés. Ces producteurs furent baptisés les Barolo boys par le « New York Times » et, alors qu’en Italie la bataille faisait rage (comme aujourd’hui encore) entre les « anciens et les modernes », leur ascension, partie de l’étranger, eut finalement de fortes répercutions en Italie. « Le film sortira en mai et nous comptons tout d’abord le présenter aux États-Unis, où le mythe des Barolo boys a été lancé, puis en Italie – nous explique Tiziano Gaia, coauteur et coréalisateur avec Paolo Casalis. – Dans le documentaire, le narrateur sera Joe Bastianich, aussi bien pour la version italienne que pour la version américaine, afin de souligner l’envergure internationale de la production ». Les partenaires de cette aventure sont la Film Commission Piémont, la Région Piémont, Eataly Media, sous le patronage de Slow Food Italie.

L’HISTOIRE D’UNE RÉVOLUTIONC’est l’histoire d’une révolution plus qu’un film sur le vin, avec tout ce que comporte une révolution : une ascension, une apogée, des difficultés, des critiques et des oppositions. Les rares extraits du film ont déjà soulevé des discussions : « Nous avons essayé de nous faire raconter et de reconstruire les dessous de ces évènements, en posant parfois des questions délicates et personnelles », nous dit Tiziano Gaia. 1986 fut une année particulièrement riche : c’est cette année-là que naquît ce qui allait devenir Slow Food et le guide des Vins d’Italie, qu’éclata le scandale du méthanol et que démarra l’aventure des Barolo boys. « Nous retraçons l’histoire du point de vue des modernes, mais nous n’avons pas oublié l’autre âme de la Langa : les anciens et le matériel d’archive y trouvent également leur place. Nous savons qu’il y a eu deux âmes et un chapitre est justement dédié à cette guerre du Barolo qui a fait parler de la terre de la Langa. On évite de s’étendre lorsque l’on évoque certains thèmes, mais, en définitive, ils furent le moteur de la promotion de la Langa des années 90 : si, aujourd’hui, La Morra compte 100 embouteilleurs, contre les 4 des années 80, c’est parce que quelqu’un a commencé à faire un vin qui plaisait plus », conclut Gaia.

« E FU SERA E FU MATTINA » (« IL Y EUT UN SOIR, IL Y EUT UN MATIN »),PRODUCTION VENUE « DU BAS »Tout part d’une association culturelle d’Alba, « Il Nucleo », créée en 1979 pour promouvoir la culture à tra-vers le cinéma. Le projet cinématographique « E fu sera e fu mattina », venu « du bas » a retenu l’attention du public et de la critique. Signé par un jeune réalisateur d’Alba, Emanuele Caruso, le film a eu les débuts communs aux productions indépendantes : financé par une opération de crowd equity funding (financement participatif – ndr), sous le patronage de la « Film Commission Piémont », il a rempli toutes les salles de la province de Coni où il a commencé à être projeté début janvier 2014, pour entamer ensuite un long tour promotionnel dans toute la péninsule, encore en cours à ce jour. Tourné dans un petit village de la Langa de 2.000 âmes dominant une colline verdoyante, le film « E fu sera e fu mattina » (« Il y eut un soir, il y eut un matin »), est inspiré de cette même phrase, reportée dans le premier livre de la Bible, la Genèse. “Nous avons vu dans la beauté des Langhe le théâtre idéal pour faire nos filmages”, expliquent les producteurs. “Et le village de La Morra nous semblait le plus indiqué. C’était fondamental pour nous que ce film puisse raconter le goût de cette terre. L’environnement doit être reconnu, ainsi comme ses habitants, son histoire, ses coûtumes et sa culture.

LA FILM COMMISSION TORINO PIEMONTE Dans tous les projets ci-dessus il y a la Film Commission Piemonte, qui soutient les productions et aide les troupes de cinéma à la recherche d’une location, à trouver les endroits les plus suggestifs du Piémont, avec plus de 1.000 fiches à la disposition des producteurs potentiels. Cela parce-que le cinéma peut promouvoir le territoire et aide à créer du travail pour des centaines de personnes: on calcule à présent une retombée d’environ 15 millions 910.000 Euro sur le territoire régional des 69 productions (parmi lesquelles, 13 long métrages et 7 films pour la télévision) auxquelles la Film Commission Torino Piemonte a donné son support en 2013. Des productions qui ont employé 677 techniciens locaux, 72 acteurs locaux et 6.080 figurants, pour un total de 121 semaines de travail et 56 de préparation. Parmi les documentaires les plus récents financés par “Piemonte Doc Film Fund” – Institution Régionale pour le Film Documentaire: Slow Food Story (2013) de Stefano Sardo, tourné à Bra; Meno 100 chili, ricette per la dieta della nostra pattumiera (2012), de Emanuele Caruso, le metteur en scène de E fu sera e fu mattina, tourné entre tra Alba et Dogliani; Il popolo che manca (2010) de Andrea Fenoglio et Diego Mometti, avec des filmages dans toute la province de Côni, des plaines jusqu’à la Vallé Maira et, encore, Bundì bundì – Canto per l’Alta Langa (2009) de Sandro Carnino et Giulio De Leo avec des prises à San Benedetto Belbo et Cortemilia.

Yachting de charmeDe Maria Bologna – pg 32En exclusivité pour Unico, nous avons rencontré Bernard D’Alessandri, Secré-taire Général du Monaco Yacht Club qui, repondant à nos questions, nous a confirmé que la Principauté peut véri-tablement transformer «l’art de la mer» et la promouvoir excellemment dans le monde entier. A partir du Prince Albert I au souverain actuel, une fois encore, tradition et innovation dans le secteur nautique font de Monaco la capitale au-thentique du yachting.

Monaco, capitale mondial du yachting: tradition ou innovation?La Principauté de Monaco, berceau de la Belle Epoque, peut se vanter de bénéficier d’une réelle légitimité en matière de yachting. Le Prince Albert Ier, navigateur émérite, a été le précurseur de la grande plaisance et pionnier de l’océanographie moderne. Désireux de faire de son pays la vitrine du yachting et des innovations technologiques, il organisa dès 1862, les premières régates. Un amour pour le yachting, partagé par le Prince Rainier III. Ce prince bâtisseur en-couragera, dès 1959, Carlo Riva à créer le premier port à sec ainsi que des pontons d’amarrage flottants, sans oublier quelques décennies plus tard sa volonté d’installer une digue semi-flottante. Trois innovations mondiales majeures, au service d’un développement économique tourné vers la mer. Dès 1953, le Prince Rainier III, en véritable visionnaire, pense que le sport ne suffit plus. Il décide de doter le port de Monaco, dont il prévoit l’importance dans le développement futur de la Principauté ʼ “L’avenir de Monaco est en mer” disait-il ʼ d’une structure capable d’attirer et de fidéliser les yachtmen du monde entier. C’est ainsi qu’il fonda le Yacht Club de Monaco.

Soixante ans plus tard, l’histoire se poursuit avec l’inauguration le 20 juin 2014 d’un nouveau bâtiment.Avec la réalisation de ce édifice, dédié à la mer et à l’industrie du yachting, notre Président a souhaité étudier un projet de création d’un cluster. Il s’agit d’une vision nouvelle et innovante qui permet de rapprocher l’en-semble des différents acteurs du secteur. L’objectif est de les fédérer et de mettre en place des synergies afin de rendre la destination “yachting Monaco” toujours plus attrayante. Cette orientation vers la grande plaisance est réellement innovante et une réelle opportunité pour la Principauté en matière d’attractivité. Preuve en est, l’industrie de la finance qui s’intéresse de plus en plus à celle du yachting et les armateurs ont de plus en plus recours à du financement de yachts. Cela démontre bien que les intervenants sont de plus en plus nombreux dans la chaine et que Monaco a une réelle carte à jouer, en les réunissant, pour faire de sa place un haut lieu du yachting. Un axe de travail important en termes d’attractivité et de notoriété pour la Principauté, qui peut générer des retombées économiques directes et indirectes.

Une siège rénové, des services, une nouvelle marine: quels défis?Parallèlement à sa vocation première d’être un club exclusif dédié à ses membres et aux armateurs de su-per-yachts, le Yacht Club de Monaco se doit également, conformément à ses statuts de 1953, de contribuer à l’attractivité de Monaco, en offrant à l’industrie du yachting une plateforme de communication et de promo-tion. Tel est le défi que nous souhaitons relever autour de “l’art de vivre la mer”, pour que chacun dans son domaine de compétences puisse développer ses compétences pour qu’elles deviennent devenir un Art, non seulement au service des armateurs avec la volonté de leur proposer un accueil sur-mesure mais aussi des pro-fessionnels du yachting. Projet de création d’un cluster, favoriser les escales de courtes durée en Principauté en offrant un choix de services variés et exclusifs, en complément de la gestion de l’avant port ( YCM Marina) et mettre en place une Ecole de formation professionnelle... nombreux sont les projets pour lesquels nous menons une réflexion approfondie.

Petite histoire du nouvel bâtiment et les chiffres clefsNous avons la chance de pouvoir bénéficier de la signature prestigieuse de Lord Norman Foster. Et cela n’est pas anodin, peu de clubs en Europe, voire dans le monde peuvent s’enorgueillir de pouvoir accueillir leurs membres et invités dans un tel édifice, dont le niveau 2 sera exclusivement réservé aux membres du YCM, of-frira aux amateurs et professionnels du yachting un lieu de rencontre privilégié, qui contribuera à l’animation du Port Hercule autant qu’au rayonnement international de la Principauté. C’est un message fort des autorités monégasques sur l’intérêt qui est porté au yachting. Il est vrai que Monaco a une vraie carte jouer dans ce secteur.Avec seulement nos 2 km² de superficie, le CA des professionnels installés en Principauté représente 2% du CA global du yachting mondial.

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La mer et les jeunes: un regard vers le futur...La mer est une formidable école de vie pour les jeunes qui doivent appréhender de nouveaux élé-ments. De l’initiation à la compétition au plus haut niveau, les six moniteurs et entraîneurs se donnent pour mission l’apprentissage de la voile, la découverte de la mer et la sauvegarde de notre environne-ment, que ce soit en scolaire, en compétition ou en loisirs. Dans cette optique, nous avons intensifié nos programmes de formation, avec la mise en place du SeAdventures Camp, des stages durant les vacances scolaires pour les jeunes de 7 à 17 ans, avec au menu une déclinaison d’activités “sur, dans et sous l’eau”: cours de voile adaptés à leur niveau, paddleboard, kayak, plongée, visites et animations au Musée Océanographique... Alliant éducation et divertissement, l’objectif est d’encourager la pratique de la voile, sous une forme ludique tout en sensibilisant les enfants à la nécessaire préservation de la mer. La formation est essentielle pour préparer le futur. Parallèlement à l’EFG Bank Sailing Academy by the Yacht Club de Monaco, que nous avons mis en place dès 1999 afin d’encourager la formation pro-fessionnelle de jeunes adultes et la promotion des métiers liés au yachting, nous travaillons également avec beaucoup de passion sur la Solar1 Monte-Carlo Cup. Propulsés par l’énergie solaire, les bateaux venant du monde entier, vont participer pendant deux jours au premier championnat du monde de bateaux résolument écologiques. Ces unités sont développées par des universités internationales et pilotées par de jeunes étudiants. C’est un projet très enthousiasmant car il s’agit d’une innovation ma-jeure et concrète au service du développement de l’industrie du yachting. Je suis ravi que cela attire en Principauté de nombreux jeunes compétiteurs venant du monde entier; car cette nouvelle génération est incontestablement très impliquée et concernée par les avancées technologiques qui participent à la sauvegarde de notre planète. Il s’agira du premier événement international organisé dans notre nouveau bâtiment... un regard vers le futur.

Voies de communication et romanitéimpériale dans la province de ConiDe Bruno Lubatti – pg 50Il faut peut-être dissiper l’épaisse brume faite d’am-bigüités et de bouleversements qui enveloppe l’histoire des itineraria entre les vallées et les plaines, en remontant dans le temps. Ces itinéraires figurés (itineraria picta) sont à l’ori-gine d’un guide pratique au-jourd’hui encore valable. L’équi-valent antique des graphismes modernes des cartes routières est la table de Peutinger (Tabula Peutingeriana), itinéraire routier de la fin de la période impériale, parvenu jusqu’à nous à travers une copie médiévale, un long rouleau de 7,40 m, qui retrace le monde connu par les Romains.Si, dans tout l’Occident, le Proche-Orient et l’Afrique du nord, la civilisation romaine est partout présente à travers des vestiges et des héritages culturels, la zone méridionale du Piémont ne peut certes pas y faire exception, même si, à l’époque, elle s’avérait peu peuplée. Les Ligures, ces tribus celtiques qui habitaient la zone de Coni dans la période préromaine, ne se soumirent pas facilement à la puissance de Rome : ils en furent d’implacables ennemis, comme Han-nibal, et s’opposèrent à son expansion. Lors de la conquête de l’Europe occidentale par Jules César, les légions transitèrent principalement sur les voies alternatives aux cols de nos contrées.Ce fut principalement à l’époque d’Auguste et de l’Empire que ce territoire fut définitivement conquis et les populations locales anéanties. Des cités comme Alba et Pedona devinrent d’importants centres romains. Des localités comme Pollentia, Augusta Bagiennorum, Forum Germa-(norum), même si elles étaient déjà habitées, présentent clairement une urbanisation romaine. Le champion de l’occupation et de la colonisation fut justement l’empereur Auguste, qui distribua les terres confisquées à ses fidèles vétérans. L’Italie fut divisée en 11 régions et la nôtre fut dénommée « Regio IX », « Liguria » (« Région IX », « Ligurie »).Le territoire fut subdivisé en parties rigoureusement égales. La division, réalisée sur une base agraire, était la centuria. Les centuries étaient séparées par des sentiers et des routes qui servaient également de frontières (limites) parfaitement droites et parallèles, se croisant donc à angle droit. Souvent, les routes européennes actuelles reproduisent le tracé des anciens parcours romains et l’on retrouve de nombreux vestiges de ce passé (des grands amphithéâtres aux objets les plus petits, comme les innombrables stèles, véritables livres parlants,

retrouvées dans nos rivières), dont une partie est encore en excellent état ou bien parfaitement insérée dans les espaces urbains d’aujourd’hui. Ce réseau routier très efficace fut à la base de la création et du maintien de l’Empire. En suivant ce réseau, nous rencontrons les centres les plus im-portants de notre province: de nord-est la via Fulvia qui, arrivant de Asti, traversait Alba (-Pompeia) et Pollenzo (Pollentia), suivait la vallée du fleuve Tanaro et croisait la route directrice provenant de Turin (Augusta Taurinorum). Du côté Sud, on rencontrait Bene Vagienna (Augusta Bagiennorum) et Ceva (Ceba), pour poursuivre vers Savona (Vado Sabatia) ou Albenga (Alba Ingauna). Du côté Ouest, par les cols des Alpes Turinoises on arrivait à Cavour (Caburrum), à Envie (Forum Vibii), à San Lorenzo de Caraglio (Forum Germa-norum), à Borgo San Dalmazzo (Pedo) et, par moyen de la route Julia Augusta, à la Vallée de la Roya (Rutuba) pour rejoindre enfin Vintimille (Alba Intemeliis).Dans toute la région, à la confluence des vallées avec la plaine, on devait payer la quadragésime Galliarum (une taxe dont la valeur était un quarantième, c’est-à-dire 2,50% de la valeur des mar-chandises en transit), entre les stationes par exemple de Piasco et de Saint Laurent de Caraglio. De nombreuses pièces archéologiques sont présentes dans plusieurs villes et dans les musées. Un exemple, Pollenzo: un centre militaire et commercial très important, avec sa fabrication de tissus, de céramiques et de verre. La structure urbaniste s’est conservée dans le “Bourg du Colosseo”, édifié en éventeil sur l’ancien amphithéâtre, en mesure d’accueillir 15.000 spectateurs.Les caractéristiques de l’art figuratif et sculptural sont naturellement perçues à travers les pièces archéologiques, mais un site important comme celui de Bene Vagienna (Augusta Bagiennorum) permet, au visiteur, d’apprécier la disposition et la valeur de l’habitat et d’évaluer les critères d’urba-nisation qui suivaient une topographie bien précise. On doit à d’érudits passionnés, comme Assan-dria et Vacchetta, la redécouverte et l’étude systématique du centre urbain : pour le faire ressurgir, ils prenaient en location les terres des paysans dans les mois libres de cultures. Les voies principales interceptées par les routes secondaires étaient le « cardo », qui désignait l’axe autour duquel tourne le soleil (donc l’axe de l’univers), et le « decumanus », qui divisait l’univers et la cité, du levant au ponant. Les implantations d’importance possédaient un forum, une place principale entourée d’ar-cades, un temple, une basilique, un théâtre de 3.000 places et un amphithéâtre pour les spectacles populaires. On y trouvait également des thermes, une piscine, un aqueduc et des nécropoles. Dans la plaine, la présence des villae, des sites plus étendus avec leurs bâtiments - une partie des-quels était réservée aux habitations (pars urbana) et l’autre aux activités de fabrication (pars fruc-tuaria ou rustica) – était plus réduite par rapport à la diffusion des entreprises agricoles de petites ou moyennes dimensions qui caractérisaient le paysage. La découverte de nombreux sites le témoigne, comme celui de San Rocco Castagnaretta, dans les alentours de Cuneo, ou de Sant’Albano Stura, ou encore de Costigliole Saluzzo, le plus imposant du Piémont du Sud-ouest, où une villa avec sa partie dédiée aux activités agricoles a fait découvrir des salles, des mosaïques, des céramiques, enfin des témoignages de la vie quotidienne, en plus de deux bassins pour la production du vin. La civilisation romaine a influencé la langue, la structure juridique et les traditions, mais aussi la culture, elle a forgé les formes du territoire et du paysage dans lequel nous vivons. Parcourir aujourd’hui ces anciennes routes peut signifier pour nous la possibilité d’ima-giner des alternatives et des nouvelles propositions pour différencier l’offre touristique. Il faudra en même temps structurer des actions de valorisation du patrimoine archéologique par l’individuation d’un réseau d’itinéraires culturels qui puissent attirer l’attention des citoyens, des touristes et de ceux qui travaillent dans les différents secteurs touristiques.

LE TURRIGLIOIl s’agit d’une importante structure romaine en maçonnerie datant du 1er siècle av. J-C et située à peu de distance de la route de Bra à Alba – certainement la route la plus empruntée de toute la province de Coni – le long de la déviation qui, au ponant, monte de Cinzano à Santa Vittoria. Délimitée par un large espace quadrangulaire et posée sur une base lithique carrée, elle présente de nombreux anneaux superposés et s’érige en quatre édicules semi-circulaires en ruine. On suppose qu’elle s’élevait, autrefois, à une hauteur de 20 m. Sa signification a donné lieu à diverses interpréta-tions : édicule funéraire, édifice thermal, temple… Toutefois, une hypothèse se confirme : il s’agirait d’un monument commémoratif (comme le Trophée de La Turbie, l’arc de Suse et bien d’autres) en l’honneur de la victoire (en -101) de Gaius Marius et Lutatius Catulus contre les Cimbres, population germanique qui, comme leurs frères Teutons, était descendue dans le sud. L’évènement fut narré par des historiens et des poètes, comme Plutarque, Velleius Paterculus, Florus, Orose, Claudien. Sur ce même emplacement, une autre bataille est documentée : celle du général romain d’origine vandale Stilicon qui arrêta les Visigoths d’Alaric (en 402). Quelle que soit sa signification réelle, ce monument vaut vraiment le détour.

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