Dossier - Un Dilemma - Huysmans

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DOSSIER Joris-Karl Huysmans “Un dilemma” 1

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DOSSIER

Joris-Karl Huysmans “Un dilemma”

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INDICE

PRE-TESTO

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TESTO

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SOGGETTO

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CONTESTO

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PRE-TESTO

Dario Pontuale

Sfogliando il dizionario etimologico fino al vocabolo “ambiguo”se ne scopre l’origine latina, ambìguus da ambigĕre: «dubitare, essere indeciso», composto dal prefisso amb «intorno» e dal verbo agĕre «spingere». L’ambiguo, quindi, inteso come ciò che può essere variamente definito e compreso. Questo concetto, ricorrente in molte materie umanistiche, offre agli studiosi numerose ipotesi interpretative, così se in campo pittorico il volto della Gioconda è un emblema di ambiguità, in quello letterario è l’opera di Joris-Karl Huysmans a rappresentarne una riprova. In essa, infatti, ribolle un magma di ambiguità che, traboccando dall’autore stesso, scava nelle viscere delle esperienze interiori. Un confine evanescente tra vita e arte, tra pagina scritta e spazio mentale, tra passioni e conversioni in cui scelte, alle volte radicalmente discordanti, disegnano una peculiare immagine di sé. Naturalismo, decadentismo e spiritualismo, tre tappe del cammino di Huysmans, tre fasi esistenziali, tre nuclei concettualmente separati dove, tuttavia, i processi osmotici paiono evidenti. […]Zaino in spalla, Controcorrente, L’abisso: ecco il bandolo necessario per districare l’ingarbugliata matassa attorno a Huysmans, opere che scandiscono un percorso letterario e umano funesto, decadente, metafisico. Un’evoluzione interiore alla perenne ricerca di sbocchi differenti per permettere la convivenza di più anime dietro lo stesso volto: l’adepto naturalista, il testimone del decadentismo, il mistico luciferino, il liturgico diligente. La denuncia sociale, l’indagine dello squallore esistenziale, il baratro del mondo interiore, l’ascetismo illuminato dalla religione, distinguono il profilo di uno scrittore eterogeneo. Sacerdote virtuoso di un’arte eretta come un tempio, fondata su un binomio di spinte contrarie, una materiale l’altra astratta: «Il romanzo si deve dividere spontaneamente in due parti saldate fra di loro, o meglio, fuse, come sono nella vita l’anima e il corpo, occuparsi delle reazioni, dei conflitti, delle intese possibili tra queste due parti». Un grave errore sarebbe, quindi, leggere Huysmans sotto un’unica luce, sotto un solo punto di vista, poiché proprio la polivalenza spirituale facilita suggestioni sconosciute. […] Una scrittura precisa e nervosa, sinfonia di sensazioni celestiali e grida demoniache, in cui carne e anima vengono ghermite come prede e lo stile funge da cemento compattando il frastagliato universo di Huysmans. Lo stile come atto supremo di coesione artistica, che cuce insieme tre decenni di lavori oggettivamente distanti, ma raccontati con una sensuale descrizione e un vocabolario ricchissimo. Senza smentirsi rimane un esteta dello stile, il gusto per la parola esatta ne autentica la prosa...

Dall’Introduzione

Tre anime dietro un solo volto

Dario Pontuale, studio-so appassionato della letteratura Otto-Nove-cento, ha pubblicato saggi su Serra, Montale, Buzzati, Svevo, Pessoa, Zola e tre romanzi: La biblioteca delle idee morte (2007, secondo al premio Soldati), L’ir-reversibilità dell’uovo sodo (2009, vincitore del premio della critica Le Muse) e Nessuno ha mai visto decadere l’atomo di idrogeno (2013, vincitore del premio internazio-nale Mondolibro). Con Emma Bovary di Gustave Flaubert – L’incredibile Emma (Kogoi edizio-ni), ha vinto il premio nazionale “Scriviamo insieme”– Sezione Sag-gistica (2014).

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TESTO

“ La vita entra in lui dagli occhi; traduce tutto in imma-gini, è il poeta eccessivo della sensazione.

(Emile Zola)”

Joris-Karl Huysmans

La vita piccolo-borghese è ipocrita: il gioco dei soprusi, il sesso come esercizio di potere sono la storia di Sophie in Un dilemma. Ma anche tutto ciò che spaventa può diventare narrazione: la noia come il male, ed ecco il campionario delle diverse rappresentazioni de Il mostro nella storia dell’arte. In Un dilemma, pubblicato per la prima volta a puntate su una rivista, naturalismo, satira e humour noir s‘intrecciano per raccontare le sventure di Sophie che, rimasta vedova del suo amante, padre del bimbo che porta in grembo, cerca invano un aiuto dalla borghesissima famiglia di lui che le invia il notaio Le Ponsart come liquidatore. E l’uomo si rivela davvero senza scrupoli...

Il mostro è una prosa d’arte inedita per il pubblico italiano, tratta dall’opera saggistica Qualcuno (Certains),1889. Un viaggio onirico e allucinato nella pittura, nell’iconografia e nel simbolismo della mostruosità attraverso le invenzioni spaventose, metafisiche e carnali di creatori magnifici: Bosch, Bruegel, Goya, Redon.In entrambi i testi è la maestria linguistica dell’autore che sa rendere vividi i personaggi della novella borghese quanto le figure fantastiche delle incisioni. Una lingua dalla sensibilità acuta e moderna, ricca di parole poco comuni, di espressioni popolaresche, d’impreviste metafore.

ISBN 978-88-98455-12-6 Collana: TalismaniData: maggio 2014Formato: 21x14PAG. 108 più illustrazioniPrezzo: € 13.00

CollanaTalismani

“Un dilemma”

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Di aspetto minuto, schivo, silenzioso, solitario; non certo amichevole come un parigino in vista. Così nel 1894 Frantz Jourdain definiva su «Le Figaro» Joris-Karl Huysman, romanziere e critico d’arte nato e morto a Parigi (1848-1907).Era poi parigino? Rue de Sèvres, dove egli viveva con il suo gatto, era lontano dai Boulevards, dalle corse, dai circoli alla moda. Nel suo isolamento finì per dimenticare l’esistenza di quei luoghi di piacere. Pur non frequentando la mondanità, tuttavia, conosceva a fondo Parigi, ma un’altra Parigi non quella festaiola. Il suo sguardo acuto e penetrante osservò, ricercò, comprese e indovinò tutto rivelando una umanità poco piacevole per cui divenne mediocremente entusiasta e poco allegro.Nel 1871 seguì Zola, Maupassant, Goncourt, Flaubert, ma per il disagio che provava tra la gente decise di proseguire in solitaria la sua avventura. In un’epoca povera di talenti, creò uno stile, un genere, un genio. Fu uno degli scrittori più potentemente originali del tempo. Con la sua visione, la sua pungente eloquenza, la sua sferzante ironia, la sua critica artistica magnificava tutto ciò che toccava; ognuno dei suoi libri da solo è già un capolavoro sufficiente alla gloria di molti. Mistico e scettico al contempo, visionario e metodico, poeta e realista, credente e perverso. Una natura complessa che ricorda un inquisitore alla ricerca di raffinate torture da infliggere agli eretici.Il suo torto essere nato nel XIX sec.; il suo ideale trovare del burro fatto con il latte e del vino con l’uva; il suo terrore la fama.

AUTORE

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L’uomo

Joris-Karl Huysmans.

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CONTESTO

Pochi cercarono di comprenderlo, ma molti di osteggiarlo andando alla spasmodica ricerca del difetto a tutti i costi, ponendo il suo lavoro sotto una spietata lente di ingrandimento che ne fece oggetto di accanita discussione, senza che alcuno sentisse il dovere di ergersi a suo difensore.Huysmans non sentì mai l’esigenza di scrivere per se stesso, per soddisfare il proprio ego o per cercare la gloria, dalla quale rifuggiva, egli scriveva perché era un artista assoluto che in perfetta buona fede e assoluta onestà riconosceva le proprie debolezze ed esprimeva i propri dubbi.Coerente ed onesto soprattutto con se stesso, egli non seppe mai affrescare di romanticismo l’umanità che lo circondava che rappresentava, invece, nella crudezza con cui la viveva.La sua conversione alla fede non fu per debolezza o solitudine, ma fu l’espressione più alta e pura di tutto del suo intimo e travagliato essere.La terribile efficacia della scrittura di Huysmans ben si prestò anche alla sua critica d’arte. Egli seppe tradurre in prosa mirabile le immagini che, così, uscivano vive e palpitanti dalle pagine dei suoi trattati. L’orrido, animalesco mostro con cui, fin dall’antichità, l’arte ha cercato di rappresentare la bellezza del terrore, non esiste più. Quell’essere deforme, semplice assemblaggio di figura d’uomo e d’animale, non incute più paura, non ispira più sentimenti oscuri, non evoca più quei significati maligni o divini per i quali era stato creato.La fantasia umana, pur trasformandolo nel tempo con mezzi e strumenti diversi, non ha saputo trovargli sembianze sufficientemente terribili all’altezza delle emozioni da originare.In questa tensione, dilatato sempre più, il soggetto originale ha finito per acquisire un aspetto farsesco, tanto finto da diventare ridicolo. È stato necessario l’intervento della natura per trovare una nuova strada, per riaffermare il concetto di “mostro”. Con una immaginazione e una creatività inverosimili, essa è riuscita a dare vita a dei mostri veri che un artista può vedere soltanto in sogno; creature vive, infinitesimali, tanto piccole da essere invisibili, da dover essere ricercate con il microscopio, ma così raccapriccianti da seminare non solo orrore ma anche morte. Sono i germi, i bacilli, i batteri, i virus, i microbi che silenziosamente e subdolamente si moltiplicano, si diffondono, brulicano, nell’organismo umano fino a espugnarlo. Questa nuova strada è stata percorsa da un unico artista M. Odilon Redon (Bordeaux 1840-Parigi 1916) che ha fuso le antiche forme con aspetti del tutto innovativi. A lui va anche l’eccezionale merito di aver saputo dare sembianze alla frase di Flaubert, tratta dalla Tentazione di Sant’Antonio: «E tutti i tipi di bestie orribili sorgono».In questo sforzo, però, l’arte è rimasta sola; sola, in un tempo in cui saziati e soddisfatti ormai i bisogni dell’anima, la simbologia religiosa non ha più bisogno di cercare alcuna nuova forma di espressione.

Il critico d’arte e il Mostro di Redon

Hieronymus Bosh, La tentazione di Sant’Antonio, olio, 1516.

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CONTESTO

Il Principe delle nubi

L’immagine con cui si apre lo scritto Cauchemar di Huysmans, riferita alla prima litografia dell’album di Redon Hommage à Goya, intitolata Dans mon rêve, je vis au ciel un visage de mystère, ha generato molteplici interpretazioni; alcuni critici vi hanno visto, oltre al «grande mago» (Mallarmé), «inconsolabile e ostinato cercatore di un mistero che sa inesistente e che, per questo, cercherà sempre, con il dolore della sua lucida disperazione», anche un autoritratto del pittore, una raffigurazione dell’uomo e della condizione umana, che ricalca le teorie di Pascal e i suoi interrogativi sul senso della vita, del cui mistero l’uomo ha una coscienza tormentosa ed esasperata, e al contempo una raffigurazione dell’artista, emarginato come l’Albatros di Baudelaire, «principe delle nubi, esiliato in terra», e «mistico», «illuminato», che comprende «il linguaggio dei fiori e delle cose mute» ma rispetta «l’inconoscibile, un aspetto che sfiora l’enigma». È del resto Redon stesso a fornire un motivo del fascino che esercitavano le sue opere sugli scrittori: «cosa ho messo nelle mie opere per suggerire loro tanta sottigliezza? Vi ho posto una piccola porta aperta sul mistero. Ho creato realtà immaginarie. Spetta a loro andare più lontano». (Chiara Pasetti, Postfazione)

Scritture... nere

Il successo del suo libro più famoso À Rebours comporta, comunque, l’insuccesso del suo protagonista che non sfugge al tedio della vita e Huysmans stesso non può contentarsi della formula estetizzante per dare un senso alle cose. La passione per l’esoterismo, l’occulto e il satanismo è quasi obbligata nel percorso di crescita dell’uomo e dell’artista. Frequenta i martinisti, gli spiritisti – di cui esisteva un circolo influente tra i funzionari dei Ministeri di Parigi –, i Rosacroce. Diventa amico di un giornalista, Jules Bois, che gli fornirà materiale per i suoi romanzi. Un amico letterato agnostico, Remy de Gourmont, gli farà conoscere la sua amante appassionata di esoterismo, la famosa Berthe Courrière che è devota frequentatrice della parrocchia di San Tommaso d’Aquino e, nel contempo, guida d’eccezione nel mondo dei riti satanici. Si tratta di un certo universo cattolico eterodosso, dove non è sempre chiaro quali siano i sacerdoti esorcisti e quali quelli che si concedono al fascino perverso del demonio. Si disse all’epoca che fu la donna a farlo partecipare a una messa nera, proprio a Parigi, collegata a un certo Louis Van Haecke, uno strano prete che la stampa locale, poi, difenderà dalle accuse di satanismo ma che lasciò dietro di sé una scia d’indizi notevoli. Lo scandalo della messa nera parigina, che coinvolse Huysmans, la Courrière e Van Haecke, fu cosa sicuramente lieve rispetto all’intricato rapporto che Huysmans, successivamente, intrattenne con lo scomunicato sacerdote Boullan, un uomo ossessionato dal satanismo quanto dalle avventure erotiche e che diventerà consulente indispensabile per la stesura del romanzo Là-bas.

Sette vizi capitali -. (IRA) 1558 acquaforte e bulino. 22,5 × 29,5 centimetri.

Sette vizi capitali -. (Avaritia) 1558 acquaforte e bulino. 22,5 × 29,5 centimetri.

Hieronymus Bosch, Il concerto nell’uovo, olio su tela, 1480.

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